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Manovra 2025 e sanità, Gimbe: “Mancano 19 miliardi da qui al 2030 rispetto a misure previste”

(Adnkronos) – “Il Disegno di legge sulla Manovra 2025 è molto lontano dalle necessità della sanità pubblica: le risorse stanziate non bastano a risollevare un Servizio sanitario nazionale (Ssn) in grave affanno. Sono ampiamente insufficienti per finanziare tutte le misure previste dalla Manovra e mancano all’appello priorità rilevanti per la tenuta della sanità pubblica”. Queste le criticità principali emerse dall’audizione della Fondazione Gimbe presso le Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato, dove il presidente Nino Cartabellotta ha invitato a non utilizzare la sanità come terreno di scontro politico ed ha avanzato proposte concrete per il rifinanziamento del Fondo sanitario nazionale.  

Per Cartabellotta “emerge chiaramente la riduzione degli investimenti per la sanità rispetto alla ricchezza prodotta dal Paese, segno che il rafforzamento del Ssn e la tutela della salute non sono una priorità nemmeno per l’attuale Governo”. Infatti, in termini di percentuale di Pil, il Fsn scende dal 6,12% del 2024 al 6,05% nel 2025 e 2026, per poi precipitare al 5,9% nel 2027, al 5,8% nel 2028 e al 5,7% nel 2029. “Questo trend – ha osservato – riflette il continuo disinvestimento dalla sanità pubblica, avviato nel 2012 e perpetrato da tutti i Governi. L’aumento progressivo del Fsn in valore assoluto, sempre più sbandierato come un grande traguardo, è in realtà una mera illusione: perché la quota di Pil destinata alla sanità cala inesorabilmente, fatta eccezione per gli anni della pandemia quando i finanziamenti straordinari per la gestione dell’emergenza e il calo del Pil nel 2020 hanno mascherato il problema. E con la Manovra 2025 si scende addirittura sotto la soglia psicologica del 6%, toccando il minimo storico”. 

Dall’analisi dettagliata delle misure previste emerge un netto divario con le risorse stanziate. Nel periodo 2025-2030, il costo complessivo delle misure ammonta a 21.365 milioni, a cui vanno aggiunti i rinnovi contrattuali del personale sanitario, non riportati dal testo della Manovra. Costi che la Fondazione Gimbe ha stimato in 7.649 milioni: 3.618 milioni per il triennio 2025-2027 e 4.031 milioni per il 2028-2030. “Calcolatrice alla mano – spiega Cartabellotta – le misure previste dalla Manovra per il periodo 2025-2030 hanno un impatto complessivo di oltre 29 miliardi, mentre le risorse stanziate ammontano a circa 10,2 miliardi. Con un divario che sfiora i 19 miliardi e un Ssn già in grave affanno, è ovvio che anche le Regioni più virtuose faticheranno a implementare le misure disposte dalla Manovra e dovranno tagliare i servizi e/o aumentare le imposte regionali”. 

“Dalla Manovra 2025 – ha rilevato Cartabellotta – restano escluse priorità cruciali per la tenuta del Ssn. Innanzitutto, il piano straordinario di assunzione medici e infermieri, l’abolizione del tetto di spesa per il personale e risorse adeguate per restituire attrattività al Ssn, visto che le indennità di specificità sono solo briciole. Mancano inoltre risorse per ridurre/abolire il payback sui dispositivi medici e per gestire il continuo sforamento del tetto di spesa della farmaceutica diretta, che pesa sempre di più sull’industria del farmaco”. Infine, anche i ‘nuovi’ LEA per le prestazioni specialistiche e protesiche, attesi da ben 8 anni, rischiano di slittare oltre il 1° gennaio 2025, per esiguità delle risorse stanziate. 

Seguendo le opzioni politiche suggerite dal report Ocse del gennaio 2024, la Fondazione Gimbe ha presentato in audizione proposte concrete per rifinanziare il Ssn. “Nell’impossibilità di aumentare la spesa pubblica totale visto l’inverosimile balzo del Pil nel breve-medio termine e i vincoli Ue sul debito, occorre puntare sulla combinazione delle altre strategie proposte dall’Ocse. Innanzitutto, aumentare le risorse per la sanità – indica Gimbe – riallocandole da altri capitoli di spesa pubblica e/o introducendo tasse di scopo, in particolare su prodotti che danneggiano la salute (‘sin taxes’): sigarette, alcol, gioco d’azzardo, bevande e prodotti zuccherati, e/o tassando i redditi milionari e/o gli extra-profitti di multinazionali”. 

“In secondo luogo – proseguono le proposte Gimbe – rivalutare i confini tra spesa pubblica e spesa privata: previo aggiornamento efficace dei Livelli essenziali di assistenza (le prestazioni che il Ssn è tenuto a fornire a tutte le persone, gratuitamente o dietro pagamento di ticket), occorre attuare una ‘sana riforma’ della sanità integrativa che permetta di coprire i bisogni di salute aumentando la spesa intermediata e riducendo quella pagata di tasca dai cittadini (out-of-pocket); rivedere le compartecipazioni alla spesa sanitaria; incentivare, previa definizione di una governance nazionale, le partnership pubblico-privato. Infine, attuare un Piano nazionale di disinvestimento da sprechi e inefficienze per aumentare il valore della spesa sanitaria”. 

“E’ ormai tempo di rimboccarsi le maniche – ha concluso Cartabellotta – abbandonando sia i proclami populisti del Governo sia le proposte irrealistiche di rifinanziamento delle forze di opposizione, evitando di fare della sanità un campo di battaglia politica. Perché senza un adeguato potenziamento del Ssn con adeguate risorse e coraggiose riforme di sistema, non resterà che assistere impotenti al suo declino: vedremo dissolversi la sua funzione di tutela universale della salute, disattendendo il principio sancito dall’articolo 32 della Costituzione. Di conseguenza, è indispensabile ripensare le politiche allocative del Paese per contrastare la progressiva demotivazione e fuga del personale sanitario dal Ssn, le difficoltà di accesso alle innovazioni farmacologiche e tecnologiche, le diseguaglianze nell’accesso a servizi e prestazioni sanitarie, l’aumento della spesa privata e la rinuncia alle cure. Altrimenti, diremo definitivamente addio all’universalismo, all’uguaglianza e all’equità, principi fondanti del Ssn”. 

Immediate le reazioni da parte delle opposizioni. “Giorgia Meloni si fermi, smetta di litigare con le calcolatrici, perché abbiamo tutti visto che i conti non tornano”, afferma in una nota la segretaria del Pd, Elly Schlein. 

“Se non vuole ascoltare le nostre richieste sulla sanità pubblica, ascolti almeno il grido di allarme che oggi Gimbe lancia sul finanziamento al SSN e ascolti gli operatori sanitari ormai allo stremo che tutti i giorni lavorano a contatto con i cittadini. Già nel 2027 Gimbe prevede una spesa in rapporto al Pil sotto il 6%, per un ammanco totale di 19 miliardi. Avevamo già capito che il disegno di questa destra fosse quello di incentivare la sanità privata, la loro sanità privata, come le cliniche del sottosegretario del suo governo, Gemmato. Ma qui siamo oltre ogni limite: dare questo colpo di grazia al servizio sanitario nazionale significa smantellarlo”.  

“Quindi, invece che continuare a buttare denaro dei contribuenti nel già fallimentare modello Albania, metta le risorse necessarie per salvare il Ssn. Lo deve alle cittadine e ai cittadini italiani il cui diritto alla salute è sancito dalla Costituzione, su cui lei ha giurato”, conclude Schlein. 

“Sulla sanità siamo di fronte a un’emergenza nazionale ma tempo che il governo Meloni non l’abbia compreso, come emerso in tv, dove era in evidente difficoltà nel fare i conti”, scrive su Facebook il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte. “I conti oggi in Parlamento li ha fatti la Fondazione Gimbe: nella programmazione della Manovra – prosegue il presidente M5S – mancano 19 miliardi per garantire le misure previste, il rapporto fra il Fondo Sanitario e il Pil arriverà a toccare il ‘minimo storico’ nel 2027, sotto il 6%, le Regioni dovranno tagliare i servizi o aumentare le tasse. Mentre il ministro alla Salute del Governo Meloni annuncia 10mila assunzioni di infermieri indiani migliaia di nostri infermieri sottopagati vanno all’estero e, come ricorda Gimbe, nella manovra 2025 manca il piano straordinario di assunzione medici e infermieri, l’abolizione del tetto di spesa per il personale, mentre per le indennità di specificità del personale sanitario ci sono solo briciole”.  

Per Conte, dunque, “serve una terapia d’urto, un’inversione a U su cui tutti i cittadini devono appellarsi a questo Governo: non servono 39 miliardi e +7,5 miliardi in 3 anni sugli armamenti, serve piuttosto tassare gli extraprofitti collezionati dall’industria delle armi con la guerra. Prendiamo le risorse dalla corsa al riarmo per accentrarle sulla sanità, sui pronto soccorso, sulle liste d’attesa, sugli stipendi e le indennità di medici e infermieri. La vera trincea del Paese – conclude – è questa: il diritto alla salute è in codice rosso”.  

Per Angelo Bonelli, portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Avs, “i dati presentanti dalla Fondazione Gimbe parlano chiaro e mettono a nudo il disastro messo in atto dal governo Meloni: entro il 2027, i finanziamenti al nostro Sistema Sanitario precipiteranno al 5,9% del PIL, il livello più basso di sempre, mentre entro il 2030 accumuleremo un buco di 19 miliardi”.  

“La destra ha scelto di abbandonare il SSN, lasciandolo in agonia per favorire il settore privato e gli interessi di pochi, incluso chi ha legami diretti con la sanità privata, come il sottosegretario Gemmato. Questo governo sta dando il colpo di grazia al nostro sistema sanitario lasciando milioni di cittadini senza cure adeguate. Mentre la premier Meloni va in televisione a presentare dati fittizi e improvvisati, la realtà è sotto gli occhi di tutti: quello del governo è un attacco deliberato ai diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione. In questi due anni di governo, banche, società energetiche e farmaceutiche, così come le industrie militari, hanno accumulato profitti per oltre 100 miliardi di euro. Eppure, il governo non vuole tassare questa enorme ricchezza”.  

“Al contrario, continua a tagliare fondi essenziali per la sanità, l’ambiente, il trasporto pubblico, la scuola e i servizi sociali. Perché non destinare i fondi previsti per il Ponte sullo Stretto di Messina (14 miliardi di euro) un progetto inutile e propagandistico voluto da Salvini, al servizio sanitario nazionale? Sarebbe una scelta di buon senso, ma questo governo è totalmente disinteressato a ridurre le diseguaglianze territoriali e sociali”.  

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