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La microbiologa Maria Rita Gismondo va in pensione: “E’ l’inizio di una nuova vita”

(Adnkronos) – “Il giorno in cui la moglie del ‘paziente 1’ di Codogno”, il caso spartiacque che segnò l’ingresso ufficiale di Covid in Italia, “anche lei colpita dal virus, ha partorito una bimba sana” è il ricordo più intenso di Maria Rita Gismondo, microbiologa dell’ospedale Sacco e dell’università Statale di Milano. Nota a livello internazionale per il suo contributo nella lotta al bioterrorismo grazie allo sviluppo di un test rapido per la diagnosi di antrace, in prima linea contro tutte le emergenze infettivologiche degli ultimi decenni, dalla Sars alla ‘febbre suina’ fino alla pandemia di Covid-19, la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica delle bioemergenze del Sacco, classe 1954, va in pensione. “Oggi si chiude una parentesi importantissima della mia vita, 38 anni in università di cui 29 in ospedale”, dice Gismondo raccontando all’Adnkronos Salute un passaggio che “non è un addio, ma un arrivederci”. 

“Ho dedicato più tempo al lavoro che non alle mie figlie, come invece forse avrei voluto fare”, confessa senza nascondere quel senso di colpa comune a tante mamme. “Però mi sento soddisfatta per aver dato al sistema pubblico tutto ciò che potevo e che era nelle mie capacità. E adesso di parentesi se ne apre un’altra: quella della vita privata, quella della libera professione” e soprattutto “quella, di cui sono molto orgogliosa, della collaborazione con il ministro della Salute Orazio Schillaci”, di cui è diventata consulente. “Spero di essere utile a lui e, attraverso questo incarico, alla salute dei cittadini italiani”, auspica l’esperta.  

“Mi dedicherò – aggiunge – anche all’hobby professionale che ho coltivato da sempre e che è la medicina estetica, perché mi piace rimanere a contatto con il pubblico, con i pazienti e con le donne”. Un’altra “passione” della microbiologa, da vent’anni presidente della Fondazione Donna a Milano Onlus che ha creato nel 2005 per la salute femminile e il contrasto alla violenza di genere. Gismondo ‘camice rosa’ la conosce di persona. “La mia vita cominciò con mio padre che entrò nella camera da letto dove avevo appena vagito, gli annunciarono ‘femmina’ e svenne perché aspettava un maschio”, scrisse in ‘Ombre allo specchio. Bioterrorismo, infodemia e il futuro dopo la crisi’, uno dei libri che ha firmato. “Questo mondo è maschile e nuotare controcorrente è stato difficilissimo”, spiegava ricordando gli anni nella sua Catania, lo scontro avuto con un docente, “il re”, e le molestie che ebbe il coraggio di denunciare. Anche allora, come oggi, voltò pagina.  

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