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Unifil, stop attacchi contro i ‘caschi blu’: Paesi chiedono protezione missione Onu

(Adnkronos) – Proteggere i ‘caschi blu’ di Unifil. E’ quanto chiedono in una dichiarazione congiunta 34 Paesi che contribuiscono alla missione dell’Onu nel sud del Libano, fra cui l’Italia. La dichiarazione è stata presentata dalla Polonia dopo che cinque militari della missione sono stati feriti. “Consideriamo il ruolo di Unifil particolarmente cruciale alla luce dell’escalation in corso nella regione. Condanniamo con forza i recenti attacchi contro i ‘caschi blu’ di Unifil, azioni che devono essere fermate immediatamente e devono essere indagate in modo adeguato”, si legge.  

Continuano i raid israeliani in Libano e a Gaza. Nella regione di Nabatieh, nel sud del Libano, è stato colpito un mercato, ha reso noto l’agenzia libanese Nna. Almeno quattro edifici sono stati distrutti mentre non ci sono notizie di vittime. Raid anche nella valle della Bekaa, a est, hanno colpito le località di Baalbek e Nabi Sheet.  

Il ministero della Sanità libanese ha reso noto che nove persone sono rimaste uccise in raid israeliani contro due villaggi, uno a nord di Beirut e un altro a sud della capitale. 

Mentre le Idf denunciano che nel giorno della festività di Yom Kippur Hezbollah ha lanciato 320 razzi e droni contro Israele, la maggior parte dei quali sono stati intercettati dai sistemi di difesa aerea. Tutti gli altri proiettili sono caduti in zone aperte. Solo due persone sono rimaste lievemente ferite vicino ad Acre. In risposta agli attacchi, le Idf hanno colpito 280 obiettivi nella Striscia di Gaza e in Libano, fra cui tunnel, arsenali e postazioni per il lancio di razzi.  

Nel nord della Striscia di Gaza 22 persone hanno perso la vita e molte altre sono rimaste ferite a seguito dei raid aereo israeliano che ha colpito il campo profughi di Jabalia. Hamas parla di “rappresaglia contro civili disarmati sotto copertura americana” in cui sarebbero rimaste uccise almeno 22 persone e ferite più di 90. Lo rende noto l’organizzazione in una dichiarazione ripresa da Al Jazeera. “Questi massacri sono la continuazione del genocidio criminale in corso contro il nostro popolo, e protetto dal sostegno americano”, si legge nella dichiarazione, aggiungendo che l’escalation di attacchi contro i civili è un tentativo di “punire la popolazione per la sua resilienza e il rifiuto dello sfollamento”.  

“I continui crimini terroristici nazisti, giunti al secondo anno – afferma Hamas – dimostrano al mondo che questa entità canaglia e fascista è assetata di sangue e cerca vendetta attraverso un ulteriore genocidio contro il nostro popolo a Gaza e la popolazione libanese”. 

Già oggi il governo israeliano dovrebbe prorogare il divieto di trasmissione per Al-Jazeera e la chiusura delle sedi in Israele. Secondo le autorità israeliane, l’emittente del Qatar rappresenta una “minaccia alla sicurezza nazionale”. La sospensione delle trasmissioni, secondo quanto riporta Haaretz, dovrebbe essere di 40 giorni. Stessa sorte anche per Al Mayadeen, l’agenzia di stampa libanese legata a Hezbollah, che dovrà interrompere le trasmissioni per 45 giorni.  

Continua il pressing per arrivare ad un cessate il fuoco da parte del premier libanese Najib Mikati, che ha parlato a distanza di poche ore prima con Amos Hochstein, rappresentante della Casa Bianca, e poi con il presidente dell’Assemblea consultiva islamica dell’Iran, Mohammad Bagher Ghalibaf. Lo riporta la Nna, agenzia di stampa nazionale libanese.  

Parlando con Hochstein per telefono, Mikati si è concentrato sulle strategie per fermare gli “scontri militari” e procedere con una soluzione politica globale basata sulla Risoluzione 1701 del 2006 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, che comporterebbe un cessate il fuoco permanente e la fine delle ostilità tra Hezbollah e Israele. Nell’incontro con Ghalibaf a Beirut, Mikati ha ribadito che la priorità del governo libanese è “lavorare per un cessate il fuoco, fermare l’aggressione israeliana e garantire la sicurezza del Libano e del suo popolo”, si legge sulla Nna.  

L’Iran intanto avrebbe subito un cyberattacco che ha coinvolto siti governativi e degli impianti nucleari. “Quasi ogni ramo del governo iraniano, giudiziario, legislativo ed esecutivo, è stato coinvolto da questo attacco, con il risultato di furto di informazioni”, ha dichiarato Abolhassan Firouzabadi, ex segretario del Consiglio Supremo dell’Iran per il Cyberspazio, secondo quanto riferisce l’emittente Iran Internazional.  

“I nostri impianti nucleari, insieme alle reti cruciali come quelle della distribuzione del carburante, dei servizi municipali, dei trasporti e dei porti anche sono finiti sotto attacco”, ha aggiunto.  

L’Iran ha vietato l’uso di cercapersone e walkie-talkie su tutti i voli aerei, a poche settimane dai sabotaggi dei dispositivi che hanno portato alla morte in Libano di almeno 39 persone legate ad Hezbollah, alleato dell’Iran. Lo riferisce l’agenzia di stampa iraniana Isna. “È stato vietato l’ingresso di qualsiasi dispositivo di comunicazione elettronica, ad eccezione dei telefoni cellulari, nelle cabine di volo o nel carico non accompagnato”, ha dichiarato Jafar Yazerlo, portavoce dell’Organizzazione dell’aviazione civile iraniana. 

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