IL PUNTO di Vittorio Giordano
Trudeau ha chiesto perdono agli Indiani per averli ricacciati in mare nel 1914
Di Iorio: “La nostra Comunità deve essere riconosciuta per il suo contributo e le sue istituzioni, dicendo basta a qualsiasi altra forma di diffamazione”
“Pur sapendo che nessuna parola sarà in grado di cancellare completamente il dolore e la sofferenza vissuti dai passeggeri, presento le scuse più sincere, a nome del governo di Ottawa, per le leggi in vigore all’epoca che hanno permesso al Canada di restare indifferente alla triste sorte poi occorsa ai passeggeri di Komagata Maru. L’incidente Komagata Maru rappresenta un momento buio nel nostro passato. (…) Abbiamo imparato e continueremo ad imparare dagli errori del nostro passato, facendo in modo di non ripeterli più”. Sono le parole, profonde e solenni, pronunciate il 18 maggio scorso dal Primo Ministro del Canada, Justin Trudeau, alla Camera dei Comuni: scuse formali ed ufficiali che si riferiscono a quanto avvenne ad una nave giapponese che, nel 1914, salpò da Hong Kong, fece tappa in Giappone e poi si diresse in Canada con 276 passeggeri indiani, quasi tutti sikhs. Nonostante fossero nativi della provincia dell’Impero, e quindi di fatto cittadini britannici, solo 24 furono accettati, mentre gli altri 352 furono respinti e costretti a fare ritorno in India, dove in 19 vennero giustiziati dalle autorità britanniche e molti altri furono rinchiusi in prigione o costretti a darsi alla macchia. Una pagina nera della storia canadese che Trudeau ha fatto benissimo a stigmatizzare ed a condannare: nonostante siano passati oltre cento anni, non è mai troppo tardi per fare ‘mea culpa’. Ma c’è un’altra pagina nera della storia canadese che reclama, pretende, grida, urla… GIUSTIZIA. E visto che, soprattutto a livello istituzionale, sono ammissibili tempi diversi, ma non sono mai giustificabili due pesi e due misure, ci chiediamo quando arriveranno le scuse di Ottawa – formali, ufficiali, in Parlamento ed altrettando sacrosante – per tutti quegli italo-canadesi che durante la Seconda Guerra Mondiale furono discriminati perché dichiarati “enemy aliens” (stranieri nemici). Tanto che in più di 600 (di cui 215 solo a Montréal) furono addirittura internati in veri e propri campi di concentramento come quello (tristemente noto) di Petawawa, in Ontario. In tutto il Paese, circa 31 mila italo-canadesi, senza nessuna prova di colpevolezza, sono finiti sotto la stretta sorveglianza della Gendarmeria Reale del Canada (GRC). Crediamo sia giunto il momento di “lavare”, una volta per tutte, l’onta della deportazione saldando un debito con la storia e rimarginando una ferita mai completamente cicatrizzata. Il Comune di Montréal ha già aperto un solco: 3 anni fa, infatti, ha proclamato il 10 giugno come “giornata ufficiale della commemorazione dell’internamento dei membri della Comunità italiana”. Ora manca l’ultimo sigillo, quello più atteso: le scuse ufficiali del governo federale. A dire la verità qualcosa si è già mosso: nel 1990, il Primo Ministro Brian Mulroney ha presentato le sue scuse pubbliche, “piene ed intere”, ai “compagni canadesi di origine italiana” per il trattamento “abusivo, ingiusto ed illegale” subito ad opera della polizia federale. Ma lo fa fatto in occasione della biennale del Congresso nazionale degli italo-canadesi a Toronto. Manca l’ultimo miglio, il passo decisivo per chiudere il cerchio: le scuse in Parlamento. Ci ha provato l’ex deputato di St-Léonard/St-Michel Massimo Pacetti con la proposta di legge C-302 (Loi de reconnaissance et d’indemnisation des Canadiens d’origine italienne), che prevedeva, oltre alle scuse ufficiali, anche la creazione di una fondazione (amministrata dagli organismi italo-canadesi) per lo sviluppo di materiali didattici sulla storia italocanadese, da usarsi nelle scuole e nei centri culturali, e l’emissione di un francobollo commemorativo. Peccato che la legge non venne mai alla luce visto che, dopo essere stata approvata dalla Camera dei Comuni (147 voti a favore e 134 contrari), non ha mai ricevuto il sigillo finale del Senato. Diventando, di fatto, carta-straccia. Non è mai troppo tardi per rimediare. La pensa così anche l’attuale deputato liberale eletto nella contea di St-Léonard/St-Michel, Nicola Di Iorio: “Per noi italo-canadesi – ci ha detto il parlamentare – il 10 giugno del 1940 è una data che non potremo mai dimenticare visto che, ancora oggi, gli italiani in Canada, che sono circa un milione e mezzo, ne stanno pagando il prezzo. I nostri connazionali dell’epoca, poco istruiti, non hanno mai saputo perché sono stati internati, ma hanno subito convenuto che evidentemente il governo doveva avere una buona ragione per farlo: erano loro ad avere torto e si sono persino vergognati. Le generazioni successive ne hanno scontato le conseguenze: negli anni 50’ c’era chi, tra gli italiani, si sentiva in colpa per aver creato un dispiacere al governo. E, negli anni a venire, c’era chi ha continuato a sfruttare quell’ambiguità contro gli italiani facendo ricorso ad insinuazioni ed accuse infondate per costringerli sulla difensiva. Noi saremo in Parlamento per accertarsi che Justin Trudeau faccia le scuse anche agli italo-canadesi: i sikhs non sono i soli a meritare le scuse nella Camera dei Comuni. La nostra Comunità deve essere unita e seguire i suoi rappresentanti in Parlamento manifestando con insistenza il suo desiderio di essere riconosciuta per il suo contributo e le sue istituzioni, dicendo basta a qualsiasi altra forma di diffamazione”.