(Adnkronos) – Alzi la mano chi non ha mai sognato di ricevere una eredità inaspettata. Un sogno per tutti, tra chi vorrebbe mollare tutto e partire per mete lontane e chi, invece, semplicemente vorrebbe poter migliorare la propria vita, magari in un momento particolarmente difficile. Ebbene, due sorelle di Genova si sono ritrovate catapultate in una vicenda che potrebbe sembrare un film, ma con un finale che rischia di essere un incubo.
Protagonista della storia, una casa dove le due sorelle, da piccoline, hanno vissuto per un periodo con i loro genitori e il loro nonno, rimasto vedovo: “Circa 20 anni fa – spiega all’Adnkronos una delle due – mio nonno è venuto a mancare all’improvviso, con un ictus. E mio padre ha voluto riscattare l’appartamento. Ma non siamo più tornati a vivere lì. Lo abbiamo affittato e abbiamo messo tutte le cose del nonno in cantina”.
Qualche tempo dopo, però, anche il papà delle due ragazze si ammala e muore. E lo scorso anno, le due sorelle, d’accordo con la mamma, decidono di vendere la casa del nonno. Le due si organizzano per svuotare i locali e si danno appuntamento con carta da imballo, scatoloni e scotch. Una volta in cantina, iniziano a saltare fuori le fotografie, i ricordi, la nostalgia dell’infanzia e la malinconia per chi ha accompagnato la loro vita nel momento più tenero e ora non c’è più. Chiunque si sia trovato in una casa da svuotare lo sa bene. “Svuotiamo i bauli, togliamo il vino, iniziamo a fare su e giù per portare via le cose -dice- ma a un certo punto vedo mia sorella con una espressione stranissima”.
Dopo aver aperto la credenza, ha improvvisamente cominciato a tremare e a balbettare: “Qua c’è della pasta, mi ha detto. E io: ‘Sarà scaduta, buttala! E lei: ‘non capisci, devi assolutamente venire a vedere’. E ha iniziato a piangere. Le ho detto ‘ma sei impazzita?? Che cosa c’è?’ Ben presto mi sono resa conto del perché aveva avuto quella reazione: in quei pacchi c’erano un mucchio di banconote da centomila e da cinquantamila lire tutte sistemate in pacchi da dieci milioni. Non potevo credere ai miei occhi”. Si trattava della bellezza di 158milioni di vecchie lire, divise in 1.436 banconote da 100mila lire e 88 banconote da 50 mila lire. Le due tremano, ridono, saltano e piangono. Le lacrime non smettono di scendere, soprattutto perché quel giorno ricorda loro la scomparsa del papà e quindi viene spontaneo pensare ad un regalo da lassù.
Una delle due, in particolare, sta crescendo da sola tre figli, due dei quali soggetti fragili. Ha un lavoro part-time e lo stipendio non basta mai. A lei, tutti quei soldi darebbero davvero una grossa mano, ma come accade in tutti i film, arriva il colpo di scena. Dal ritenersi le donne più fortunate del mondo a sentirsi addosso tutto il peso di una sventura è un attimo: “Ci siamo rivolte alla Banca d’Italia per chiedere di effettuare il cambio, ma ci hanno risposto che essendo ormai trascorsi dieci anni dall’entrata in circolazione dell’euro (2002), non è più possibile”. Decisamente un film horror.
A quel punto hanno pensato di rivolgersi a Giustitalia, un’associazione che si occupa di tutela dei risparmiatori: “A livello legislativo -spiegano dall’associazione- questa è l’attuale situazione in Italia: il 28 febbraio 2002 le banconote e le monete in lire hanno cessato di avere corso legale; il termine ultimo per la conversione delle banconote in lire non prescritte era fissato al 28 febbraio 2012”.
Il 6 dicembre 2011 il legislatore ha anticipato la prescrizione delle lire dal 28 febbraio 2012 al 6 dicembre 2011, con decorrenza immediata (Dl 201/2011) e il 7 ottobre 2015 la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale della norma. Il 21 gennaio 2016, il Mef, nel dare esecuzione alla sentenza della Corte Costituzionale e al fine di garantire certezza e trasparenza alle operazioni di conversione, ha previsto l’onere, a carico del soggetto che richiede la conversione, di dimostrare di aver presentato la richiesta di cambio delle lire tra il 6 dicembre 2011 e il 28 febbraio 2012, specificandone l’importo. Il 22 gennaio 2016 le filiali della Banca d’Italia aperte al pubblico hanno iniziato a effettuare le operazioni di cambio delle lire nel rispetto delle istruzioni impartite dal Mef. Le operazioni di cambio eseguite nel periodo 22 gennaio 2016 – 31 maggio 2021 sono state 263, per un importo complessivo di 2.661.596,96 euro.
“A tutto questo -prosegue Giustitalia- va aggiunta la corrispondenza tra il Governatore della Banca d’ Italia Ignazio Visco e l’allora ministro dell’Economia e delle Finanze Pier Carlo Padoan, in cui si ipotizza una riapertura dei termini. Ora, anche se attualmente in Italia esiste una prescrizione ordinaria decennale per l’esercizio dei diritti di credito, come sostiene Bankitalia, prescrizione che peraltro non esiste in tutti gli altri Paesi della Comunità europea dove è ancora possibile ‘cambiare’ in euro l’ex moneta nazionale, è altrettanto vero che il termine iniziale dei dieci anni decorre da quando il soggetto può far valere il proprio diritto (art. 2935 c.c.)”. Quindi, “nel caso di specie, dalla data di ritrovamento delle banconote, che risale a poco tempo fa. Tra l’altro -fa notare ancora l’associazione- il legittimo titolare della somma è deceduto nel 2000, quindi prima che intervenisse la moneta unica europea e con il decesso del titolare del diritto si interrompe la prescrizione”.
Per le due sorelle è un incubo: “Abbiamo parlato della nostra vicenda a dei nostri parenti che vivono in Svizzera -spiega ancora una delle due- e loro ci hanno detto che lì è ancora possibile cambiare le vecchie valute; mi domando per quale motivo in Italia le cose debbano andare così”. Del resto si tratta di una cifra davvero importante. E come loro due, chissà a quanti altri è successa la stessa cosa. “Quei soldi -dice amareggiata- risolverebbero la vita di mia sorella, non posso pensare che non ci sia più nulla da fare”.
Le due sorelle stanno pensato anche di scrivere al presidente Mattarella e al governatore di Bankitalia, Panetta: “Vorrei chiedere a loro e a chiunque possa avere la possibilità di fare qualcosa, di mettersi una mano sulla coscienza, perché le altre nazioni europee continuano a cambiare i soldi del vecchio conio che magari vengono ritrovati casualmente, come nel nostro caso. Come noi ci sono tante altre famiglie e per molti significherebbe poter risolvere tanti problemi. Molti nonni e molti genitori hanno risparmiato per una vita e così si vanificano anche i loro sacrifici. Io davvero mi auguro che si riesca a fare qualcosa”.