(Adnkronos) – “L’Accademia dei Campioni è un progetto che permette allo sport di tornare ad essere il reale e più forte mezzo educativo e formativo. Lo sport nella mia vita mi ha dato la possibilità di percepirla come un’opportunità, soprattutto nel disagio. Parlare di disagio giovanile e utilizzare i grandi campioni dello sport, non per le medaglie vinte, ma perché hanno resistito al duro percorso che li ha portati a quel traguardo e a quell’obiettivo mi fa ben sperare che con autenticità riusciremo sicuramente ad essere efficaci e funzionali nei confronti dei ragazzi. Gli forniremo gli strumenti per la loro crescita personale e la loro formazione”. Lo ha dichiarato Annalisa Minetti, cantautrice e atleta paralimpica, in occasione della presentazione dell’Accademia dei Campioni promossa dall’Osservatorio Nazionale Bullismo e Disagio Giovanile.
“L’Accademia dei Campioni è una grande opportunità contro il bullismo – ha proseguito Minetti – Sono dell’opinione che quando si dà allo sport un grande valore lo si fa molto spesso parlando di inclusione, parola che brilla e splende sotto i riflettori, ma che spesso poi dietro le quinte viene spesso dimenticata. Spero che oggi in Senato si responsabilizzi nuovamente la nostra politica nei confronti di questa meravigliosa parola. L’inclusione in realtà dovrebbe essere proprio la capacità di organizzare luoghi e creare attività partecipate in maniera attiva, dando la possibilità a tutte le persone con caratteristiche diverse, non disabilità o diversità sottolineo, di poter essere valorizzate e rendere accessibile questi luoghi a tutti”.
Minetti ha poi aggiunto: “La scuola chiaramente ha una fondamentale responsabilità in questo. Oggi parlo negativamente della sua abilità nel proporre l’inclusione, perché ancora oggi ci sono ragazzini che vengono tolti dalle classi e portati in altre perché ancora considerati elementi di disturbo che rallentano la classe. Ci sono ancora tanti tasselli che non sono sviscerati nel modo giusto, perché non sono alte le competenze nei confronti dei tanti disagi e caratteristiche dei nostri studenti. Quindi oggi lo sport dovrebbe essere quel linguaggio motorio efficace perché attraverso il gioco potrebbe arrivare veramente ovunque tra i ragazzi. Spero che invece di parlare sempre solo della didattica questi ragazzi possano conoscere la loro storia, le loro speciali abilità e credere in questa parola, quindi non più normalità, ma essere speciali.”