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L’UNIVERSITÀ È UN CAMPEGGIO?

Gaza ha goduto di un lungo periodo di prosperità e pace, quando faceva parte dell’Impero Romano. Un aspetto della storia di cui si parla poco. Da qualche tempo, la Striscia di Gaza è dotata di una superficie equivalente al territorio dell’arrondissement di Saint-Laurent ed è abitata da quasi due milioni di persone. Dopo lotte intestine tra fazioni palestinesi, Hamas ha preso il potere. Hamas è un gruppo terroristico riconosciuto come tale da diversi Paesi, Canada incluso. Il 7 ottobre, Hamas ha ucciso più di mille israeliani e ne ha feriti più di tremila, oltre ad aver commesso violenze sessuali contro donne innocenti, nel corso di un’aggressione a sorpresa. Inoltre, Hamas ha rapito più di 250 israeliani, la maggior parte dei quali sono ancora tenuti in ostaggio in luoghi segreti. La reazione di Israele è arrivata subito dopo e da allora è scoppiata la guerra. Il Canada non è parte in causa in questa guerra. Quasi immediatamente dopo l’inizio del conflitto, in tutto il mondo hanno preso il via manifestazioni a sostegno della causa palestinese. Io stesso ne ho viste parecchie a New York, Washington, Miami, Londra, Parigi, Toronto, Vancouver e altrove. Sono rimasto sorpreso dall’entità dei mezzi impiegati e dalle risorse a disposizione degli organizzatori di questi eventi, che si sono svolti da ottobre ad aprile. Con l’arrivo della primavera e delle temperetaure più calde, è comparsa una nuova forma di protesta: il campeggio nei campus universitari. Il primo è stato quello allestito il 17 aprile alla Columbia University di Manhattan, a New York City, che, nonostante sia circondata da imponenti grattacieli, dispone di un prato verde di notevoli dimensioni. Il fenomeno è stato emulato in molti altri campus universitari del Nord America. Il 27 aprile, alcuni sostenitori filo-palestinesi (come abbiamo visto, un buon numero degli occupanti non sono studenti) hanno seguito l’esempio, allestendo un accampamento presso la McGill University di Montréal; e il giorno della Festa della mamma, il 12 maggio, l’occupazione è proseguita per il quindicesimo giorno consecutivo. La prima domanda che ci si pone è la seguente: ‘È legale un’occupazione di questo tipo?’. La risposta è molto chiara: l’occupazione è illegale. Sorge allora, spontanea, una seconda domanda: ‘Se l’occupazione è illegale, perché gli occupanti non vengono sgomberati?’. La risposta più immediata e inequivocabile è che i proprietari del terreno – la McGill University – non hanno preso provvedimenti per porre fine all’occupazione. Una terza domanda, a questo punto, è d’obbligo: ‘Perché la McGill University non prende provvedimenti per sgombrare gli occupanti illegali?’. La risposta è semplice, ma lascia il tempo che trova: l’Università non è più quella di una volta.

 

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Da tempo le Università si vantano di essere luoghi in cui sono ammessi tutti i punti di vista e tutte le opinioni. Non è più il caso. Vi faccio un esempio. Recentemente è emerso che all’Università di Harvard il 98% dei Professori sostiene lo stesso partito politico negli Stati Uniti. Il restante 2% non sostiene un altro partito, ma non si pronuncia. Nel momento in cui quasi il 100% dei Professori sostiene lo stesso partito, non c’è dimostrazione più evidente che l’Università è più un luogo di propaganda che di discussione tra opinioni opposte e diverse. Al 10 maggio, la McGill non aveva ancora preso le misure necessarie per sgombrare gli occupanti. L’Università è cambiata, la polizia è cambiata e anche i tribunali sono cambiati.

 

Un gruppo di studenti ebrei ha presentato una richiesta di ingiunzione alla Corte Superiore per porre fine all’occupazione, temendo per la propria incolumità con l’avvicinarsi degli esami. Quello che emerge da questa iniziativa è che gli studenti ebrei subiscono insulti antisemiti e sono sottoposti ad atti intimidatori. Tuttavia, l’Università McGill non ha sostenuto la loro richiesta e il tribunale l’ha respinta. Insolitamente, tuttavia, il tribunale ha “INVITATO” gli occupanti illegali a non usare parole antisemite o che incitino alla violenza. La stessa giudice riconosce che il suo modo di agire può rappresentare una “prova di grande ingenuità”. Ciò che porta la giudice a rifiutarsi di ordinare l’evacuazione degli occupanti è il fatto che, secondo lei, non esiste alcuna emergenza, ma anche e soprattutto il timore che la sua decisione di ordinare agli occupanti di sgombrare non sarebbe stata rispettata e avrebbe solo peggiorato la situazione. Lo afferma nella prima riga della sua sentenza, formata da più di 50 paragrafi.

 

A che punto siamo? Dopo oltre quindici giorni di rinvii, la McGill ha deciso di chiedere, a sua volta, alla Corte Superiore di ordinare agli occupanti di sgombrare e, in caso contrario, di ordinare alla polizia di usare la forza necessaria per farlo. Un centinaio di persone occupano i luoghi e molti non sono nemmeno studenti della McGill. L’Università ha già annunciato che la tradizionale cerimonia di consegna dei Diplomi di Laurea dovrà essere spostata altrove. La McGill ha dimostrato grande sensibilità nei confronti di meno di cento studenti. Gli altri circa 20.000 altri studenti che si stanno laureando avrebbero senza dubbio apprezzato la stessa sensibilità.

 

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