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Il Senatore Toni Varone, una vita per il Canada

La prestigiosa nomina

“Con questa nomina ho realizzato il sogno di mio padre. Bisogna dare alla Comunità per costruire una società migliore, essere protagonisti del nostro Paese”

 

OTTAWA – È appena atterrato ad Ottawa, da Toronto, il tempo di ritirare le chiavi del nuovo appartemento in centro, e ci incontriamo in un Caffè, a pochi passi dal Senato, per la prima intervista con il Cittadino Canadese. È il Senatore Toni Varone, nominato il 20 dicembre scorso, una nomina sostenuta da tutta la Comunità Italo-Canadese di Toronto. La cerimonia di giuramento si terrà martedì 6 febbraio. Nei suoi occhi traspare l’emozione ed il pensiero va subito a suo padre: “Questa nomina ha realizzato il sogno di mio padre – spiega – il cui motto è sempre stato work, no leisure  e con quest’insegnamento sono cresciuto”. Imprenditore, businessman tra i più rinomati del Paese, nel campo delle costruzioni, dell’ospitalità e del property management, ma anche filantropo da 40 anni, Toni – ci chiede di chiamarlo così – si racconta, riavvolgendo il nastro della sua vita familiare: la madre di 93 anni, sua figlia di 9, una vita da raccontare, come in un film.

 

Sei il terzo Senatore rappresentante dell’Ontario. Qual è stato il tuo primo pensiero dopo la nomina?

“Sono il terzo senatore canadese, in Ontario, di origine italiana, dopo il senatore Consiglio Di Nino e Peter Bosa, ma sono il primo dell’Ontario ad essere nato in Canada come il Senatore Tony Loffreda, il primo nato in Quebec. È un grande riconoscimento per mio padre che ha lasciato la sua città, Cassino, l’Italia, perché voleva costruire un futuro migliore per i suoi figli. Sapere che questi sacrifici ed il duro lavoro sono stati riconosciuti con questa nomina in Senato è una grande emozione che conferma che ha fatto la scelta giusta a venire qui in Canada per cominciare una nuova vita. Essere riconosciuto come qualcuno che ha contribuito con il suo lavoro e la sua dedizione alla costruzione del proprio Paese mi emoziona molto”.

 

Qual è il tuo primo obiettivo da raggiungere come Senatore?

“Ho una lista di obiettivi da raggiungere.  Il primo è identificare case accessibili per tutta la Comunità, per famiglie giovani che non possono affrontare i costi alti, persone anziane, madri single, famiglie con membri portatori di handicap. Bisogna sedersi intorno ad un tavolo e parlare la stessa lingua, costantentemente, con i diversi livelli del governo. Grazie alla mia prospettiva di Senatore e di costruttore – perché è questo il mio lavoro da 40 anni – bisogna capire le regole e creare le condizioni concrete per concepire e costruire abitazioni per tutti. Essere stato membro della Società Immobiliare del Canada è di grande aiuto per il mio compito. Il Senatore Tony Loffreda mi guiderà in questo percorso politico nuovo, lo stimo molto e sono sicuro che lavoreremo molto bene insieme, collaborando con le Comunità Italo-Canadesi di Montréal, Toronto, Ottawa e Vancouver, dando voce a tutto il Paese. Con umiltà accetto questa nomina, ma sono consapevole che devo trovare un equilibrio tra il mio impegno di Senatore ed il mio lavoro, senza rischiare di rompere l’equilibrio familiare. Sono emozionato e, al tempo stesso, consapevole della grande responsabilità di quest’ incarico, responsabilità che ricoprerò con umiltà per  lavorare, nel concreto, come ho sempre fatto nella mia vita”.

 

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Tuo padre Carlo fece una scelta drastica nel lasciare l’Italia, Cassino, bombardata, e venire in Canada: che cosa successe in quegli anni nella tua famiglia?

“C’è una ragione per questa scelta. Quando aveva 13 anni, mio padre, il più grande di 8 fratelli, durante i bombardamenti, schivando le bombe, indossava sempre una giacca molto grande con tante tasche per conservare il cibo che cercava di racimolare quotidianamente per portarlo a casa.  Una volta, durante i bombardamenti, fu catturato, ma, grazie ai soldati canadesi che stavano combattendo per liberare gli italiani a Cassino, fu messo in salvo proprio dai canadesi che, da allora, ha definito angeli”.

 

Tuo padre decise di seguire tua madre in Canada? 

“Mio zio Toni Lanni fu il primo a trasferirisi in Labrador e fu poi raggiunto dalle mie sorelle a Toronto. Mio padre, venticinquenne, Carabiniere a Trieste, lasciò il suo lavoro e decise di seguire mia madre, allora ventiquattrenne, in Canada. Un grande amore per cominciare una nuova vita, lavorando alacremente nelle costruzioni. Un esempio per tutti, la famiglia DelZotto, che ha dato grandi opportunità di lavoro a tutti gli italiani emigrati in Canada”.

 

Tua figlia, 9 anni, che cambiamento ha portato nella tua vita?

“Mia figlia mi ha spinto a continuare a perseguire i miei obiettibi. Essere padre significa tutto, significa trasmetterle gli insegnamenti che mio padre mi ha tramandato. Jennifer, mia moglie, è il collante che tiene unita la famiglia. Ci riuniamo a pranzo, ogni domenica, con mia madre, mio fratello, le mie sorelle ed i miei nipoti: è una gioia stare insieme”.

 

Il volontariato, una scelta di vita…

“Ho iniziato entrambi, lavoro e volontariato, 40 anni fa. Ho cominciato a lavorare nel 1981, e a fare volontariato nel 1982 al Columbus Center. Nel 1985 ero Presidente del board e nel 1988 Presidente di tutte le organizzazioni chiamate Villa Charities. Sono Presidente di Earthquake Relief Fund e lavoro ancora nella Fondazione di Villa Charities. È stato un onore dedicare alla Comunità la mia esperienza, devolvendo aiuti economici a queste organizzazioni e continuerò a farlo. Bisogna dare alla Comunità per costruire un Paese migliore”.

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