(Adnkronos) – In pazienti con leucemia linfatica cronica, nuovi dati confermano l’efficacia del trattamento in prima linea con una combinazione a durata fissa di ibrutinib più venetoclax (I+V). Lo rivelano i risultati a lungo termine (5 anni) dello studio di fase 3 Glow e, a 57 mesi, dello studio di fase 2 Captivate, presentati al recente Congresso annuale dell’American Society of Hematology (Ash) da Janssen, azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson. Nello specifico – si legge in una nota – lo studio Glow ha mostrato che il trattamento in prima linea a durata fissa di ibrutinib più venetoclax permette di ottenere una percentuale di sopravvivenza globale superiore all’84%. Lo studio Captivate ha mostrato che l’82% dei pazienti con leucemia linfatica cronica (Llc) trattati in prima linea con la combinazione di farmaci non ha avuto bisogno di un trattamento successivo.
La leucemia linfatica cronica è un tumore del sangue a crescita lenta dei globuli bianchi. L’incidenza complessiva in Europa è di circa 4,92 casi per 100 mila persone all’anno ed è circa 1,5 volte più comune negli uomini che nelle donne.1 È prevalentemente una malattia che colpisce gli anziani, con un’età media di 72 anni alla diagnosi. Mentre i risultati clinici dei pazienti sono migliorati notevolmente negli ultimi decenni, la malattia è ancora caratterizzata da episodi successivi di progressione della malattia e dalla necessità di sottoporsi ad ulteriore trattamento farmacologico.
Lo studio Glow, in particolare, ha registrato, nel follow-up di 57 mesi, un tasso di sopravvivenza globale stimato pari a 84,5% nei pazienti di prima diagnosi di Llc, anziani e/o con comorbidità trattati con (I+V), rispetto al 63,7% della coorte di controllo, che ha ricevuto clorambucil più obinutuzumab. I pazienti trattati con la combinazione di I+V, inoltre, hanno registrato una riduzione del rischio di morte del 55% rispetto ai non trattati. I risultati dello studio Captivate, hanno mostrato remissioni profonde con valori significativi di sopravvivenza libera da progressione elevati e costanti, con il 70% dei pazienti trattati (I+V) ancora in vita e senza progressione della malattia con un follow-up di 57 mesi.
“Siamo orgogliosi – dichiara Edmond Chan, MBChB, M.D. (Res), Senior Director, Emea Therapeutic Area Lead Haematology, Janssen-Cilag Limited – dell’impatto che ibrutinib continua ad avere sui pazienti con Llc, grazie a miglioramenti sia degli esiti clinici sia dell’esperienza di trattamento. Ad oggi, ibrutinib è l’unica target therapy che ha dimostrato di avere un beneficio significativo in prima linea in termini di sopravvivenza globale in uno studio di fase 3. In questo senso – continua – gli ultimi dati presentati all’Ash dimostrano che, a fronte di un follow-up più lungo, questo regime di combinazione a durata fissa continua a mantenere risposte profonde e durature, anche nei pazienti a rischio più elevato”.
I risultati aggiornati dello studio Glow dopo 5 anni “continuano a dimostrare l’efficacia della terapia a durata fissa I+V nei pazienti con LLC di prima diagnosi più anziani o con comorbidità – aggiunge George Follows, PhD, Consultant Hematologist at Cambridge University Addenbrooks Hospital & Clinical Lead for Lymphoma/CLL- Anche se attualmente non esiste una cura per questa malattia, questo trattamento risulta molto promettente, con un’efficacia costante nel tempo e con risposte durature a quasi 5 anni di follow-up”.
A tale proposito, ribadisce Craig Tendler, MD, Vice Presidente, Late Development and Global Medical Affairs, Johnson & Johnson Innovative Medicine: “Glow e Captivate sono gli studi sul trattamento con I+V a durata fissa più lunghi condotti su pazienti affetti da Llc, con quasi 5 anni di risultati. Se analizzati nel complesso – conclude Tendler – i risultati di questi studi indicano la combinazione I+V come un’importante terapia di prima linea, completamente orale, per la leucemia linfatica cronica, e sottolineano ulteriormente l’importanza di questa combinazione nel cambiare lo standard di cura per i pazienti con LLC e altri tumori maligni a cellule B”.