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Il Presepe, la Grotta, la Mangiatoia, l’Albero, il Vischio e l’Agrifoglio

Natale e i suoi simboli

 

Il “sempreverde natalizio” per antonomasia è il pino. Però, alla luce dei tempi che viviamo, propongo un “sempreverde” portafortuna, simbolo di pace legato al periodo solstiziale: il vischio. Secondo la tradizione usata anche dai Cristiani durante le festività natalizie, il vischio simboleggia la pace e aiuterebbe a proteggere la casa e ad allontanare la sfortuna. Se poi due innamorati si baciano sotto il vischio, il loro amore sarà a sua volta baciato dalla fortuna.

 

J.W.Goethe, nelle sue Massime e Riflessioni, scriveva: “La verità è simile a Dio: non si rivela direttamente e dobbiamo indovinarla dalle sue manifestazioni”. Sulla stessa linea di pensiero, R. Guénon, nel suo pregiatissimo “Symboles de la science sacrée”, scrive: “Ci sono simboli che sono comuni alle più diverse e più remote forme tradizionali, non in seguito a prestiti, ma perché appartengono in realtà alla Tradizione Primordiale da cui queste forme sono tutte derivate in modo diverso o indiretto”. Questo vuol dire che i simboli per essere “veri” e rivestire dimensioni spirituali necessitano di una dimensione ciclica, universale e atemporale. Natale diventa universale se abbraccia e integra lo stesso principio vissuto universalmente, anche se celebrato in forme diverse. Da sempre, il 25 dicembre ha celebrato la nascita di figura eccezionali, le quali vissero tutte 33 anni: Mythra (chiamato il Salvatore, prima di Gesù), Zaratustra, il Principe Sidharta (Budda), Mercurio, Dionisio, Krishna, Horus, Ercole, Tammuz, Adonis, ecc. Tutti eroi solari che il 24-25 dicembre irruppero nel mondo, emulando con la loro nascita un dramma cosmico. Il solstizio invernale celebra la rinascita del nuovo sole e il trionfo sulle ombre simboleggiata dalla nascita di un Salvatore. Il nostro presepe celebra un evento universale e trascende contingenze storiche (nei Vangeli non vi è menzione di una data esatta della nascita di Gesù), integrando un archetipo. Qui la figura dell’Eroe Solare è Gesù, che riflette lo stesso eterno principio di gloria sulle ombre. Il presepe reitera un “Illo tempore” ciclico originario, celebrato con la nascita di Gesù Bambino, Redentore e Salvatore. Gesù nasce in una grotta e risorge dal sepolcro; in questo caso la grotta e il sepolcro simboleggiano il grembo: il primo materno e terreno, il secondo atanor e fucina spirituale. Quando invece di una grotta il luogo di nascita è una stalla, la culla del Divin Bambino è una mangia-toia, sacro ricettacolo, custode e testimone del sacrificio futuro (…prendete e mangi-ate, questo è il mio corpo…). La Grotta o la Stalla sono da intendere quali luoghi di morte e matrice di resurrezione. Questo simbolo lo si ritrova nel rito di iniziazione alla Gnosi, che avveniva appunto in una grotta… il chicco di grano muore e germoglia nel grembo di Madre Terra.

 

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Un altro simbolo natalizio, archetipale è l’Albero di Natale, la cui celebrazione ha attraversato epoche e religioni. Il simbolo dell’albero natalizio ha radici antiche quanto la storia dell’uomo. In tutte le culture l’albero ha sempre rivestito un doppio significato: quello spirituale, quale Albero cosmico, e quello della vita. Presso i romani, le celebrazioni, in occasione del solstizio invernale, includevano la celebrazione dell’Albero, ornandolo di oggetti votivi dedicati a Sol Invictus e al dio Mitra. Vi fu un tempo che gli alberi celebrati furono alberi da frutta, dispensatori di beni, i quali, però, rispondendo al ritmo della natura, si addormentano durante l’equinozio autunnale e, dopo il lungo sonno invernale, si risvegliano all’equinozio primaverile. Per questa ragione, più tardi, durante le celebrazioni del solstizio invernale, furono preferiti alberi sempreverdi al fine di auspicare metaforicamente la vita che continuava a palpitare anche durante l’inverno, quando tutto sembrava vinto dal freddo e dalle ombre. Al di là degli addobbi, delle luci e dei doni, l’albero rimane un simbolo di forte connotazione spirituale. A partire dai riti pagani, passando per le manifestazioni medioevali, l’albero è sempre riuscito a comunicare valori essenziali del quotidiano: resilienza, speranza e forza di rinascita. A livello archetipale, l’albero è concepito integrando una doppia natura: metà  terrestre, con le sue radici, e metà celeste per i suoi rami sempre protesi verso l’alto. Oltre ad essere simbolo natalizio, l’albero è anche simbolo dell’uomo (vedi l’Albero cosmico capovolto con le radici nel cielo). Nell’era cristiana, il primo pino natalizio è menzionato nel 1441 in Estonia, a Tallin. Per alcuni secoli la tradizione di decorare un albero sempreverde era limitata alle regioni della Renania, perché considerata dai cattolici un’usanza protestante. Fu la Principessa Henrietta von Nassau-Weilburg ad introdurre l’albero di Natale a Vienna; occasione che segnò la sua diffusione in tutti i Paesi d’Europa, mentre in Italia fece la sua comparsa grazie alla regina Margherita, che volle il primo albero decorato al Quirinale nella seconda metà dell’Ottocento. In quanto al vischio, esso è associato a riti risalenti all’antichità indoeuropea. I druidi attribuivano al vischio poteri miracolosi. Per i Romani era un simbolo di pace; l’incontro col nemico avveniva sotto il vischio; si deponevano le armi e si dichiarava tregua.

   È da questa usanza che proviene la tradizione di baciarsi sotto il vischio…. Anche l’agrifoglio, a causa delle sue foglie sempreverdi, è simbolo di perseveranza, tenacia ed eternità della vita. È nel segno di questi valori che auguro a tutti voi lettori, insieme ai vostri cari, un felice Natale e un propizio Anno Nuovo, all’insegna del benessere, della fortuna, della salute e della riuscita dei vostri progetti! 

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