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‘Cuore in scatola’ ridona la vita: a Roma prima volta al Centro-Sud – Video

(Adnkronos) – Un ‘cuore in scatola’ che viaggia da Lecce a Roma per ridare la vita a un malato. “Per la prima volta nel Lazio e nel Centro-Sud” Italia, all’ospedale San Camillo Forlanini di Roma “è stato eseguito con successo un trapianto di cuore utilizzando un sistema di trasporto associato a perfusione noto come Ocs”, Organ care system, che permette di conservare l’organo espiantato in una scatola sterile e di farlo battere grazie alla stimolazione elettrica, così da consentirgli di percorrere tragitti lunghi anche più di 6 ore. Oggi l’annuncio dell’intervento, eseguito il mese scorso. Il paziente ha superato l’operazione, la fase di stabilizzazione successiva e la prima tranche di controlli, informa una nota. 

Autori del trapianto i medici dell’équipe di Cardiochirurgia del San Camillo guidata da Federico Ranocchi, supportati dai tecnici perfusionisti del gruppo di Carlo Contento e dal cardioanestesista Emilio D’Avino. Il tutto sotto il coordinamento del Centro trapianti regionale diretto da Mariano Feccia, con sede proprio al San Camillo. L’ospedale festeggia “un importante risultato” messo a segno dai professionisti della Cardiochirurgia formati grazie alla scuola di Francesco Musumeci, “tra i più noti e pionieristici cardiochirurghi italiani, che a fine estate ha lasciato il San Camillo per sopraggiunto pensionamento e ha affidato ‘in buone mani’ il programma trapianti di cuore da lui avviato e consolidato negli anni”. 

“Il San Camillo ha una importante tradizione nell’ambito della Cardiochirurgia – dichiara il direttore generale dell’azienda ospedaliera San Camillo Forlanini, Narciso Mostarda – e anche in questo la professionalità e la competenza dei nostri medici e di tutto il personale sanitario ha permesso di raggiungere un risultato straordinario, sperimentando una tecnica articolata e difficile. Dall’inizio del 2023 – sottolinea il Dg – l’équipe di Cardiochirurgia San Camillo ha eseguito 12 trapianti di cuore, confermando un trend in costante crescita”. 

L’obiettivo della tecnica Ocs – spiega la nota – è aumentare del 20-30% circa il numero di trapianti all’anno, avendo a disposizione una platea più ampia di possibili donatori. La metodica, nata negli Stati Uniti, permette all’organo destinato al trapianto di poter sopportare, senza deperimento, tempi di trasporto più lunghi. Il sistema Ocs è composto da una piccola scatola sterile a temperatura controllata, al cui interno viene posizionato il cuore espiantato e successivamente collegato a un sistema di perfusione e ossigenazione e ad alcuni elettrodi: il ‘cuore in scatola’ può così tornare a battere. Il cuore battente all’interno dell’Ocs può inoltre essere valutato dal punto di vista strumentale e biochimico, attraverso esami come ecocardiogramma e coronarografia.  

Grazie a questa tecnica non solo si rende possibile il prelievo di organi in luoghi lontani e poco collegati dalla rete di trasporto, ma la riperfusione permette una vera e propria rigenerazione dell’organo e una valutazione della sua efficienza, compresa la sua contrattività meccanica, prima del trapianto, ampliando quindi anche la quantità di organi idonei all’impianto. Infine il sistema Ocs, in linea con le nuove direttive del Centro nazionale trapianti, permette di tracciare l’organo in ogni momento del suo lungo viaggio. 

 

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