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Diritti umani, i settori con le maggiori disparità

(Adnkronos) – In tema di rispetto dei diritti umani l’UE ha emanato la Corporate Sustainability Due Diligence Directive (CSDDD), una direttiva ad hoc sugli obblighi di sostenibilità delle aziende. L’obiettivo della CSDDD è controllare e ridurre l’impatto sociale e ambientale delle aziende lungo la catena di fornitura, quindi in tutte le fasi di produzione e distribuzione, in modo da promuovere un’economia globale più equa e sostenibile, incentrata sul rispetto dei diritti umani e sulla salvaguardia dell’ambiente. Ciò detto, la realtà restituisce un quadro non proprio in linea con quanto stabilito dall’UE. Da una recente analisi MSCI ESG Research, fornitore di strumenti e servizi per il rating e l’analisi su temi ESG, emerge infatti che un numero considerevole di aziende che rientrano nell’ambito di applicazione della CSDDD non rispettano le pratiche fondamentali sui diritti umani. A tale proposito, per contrastare ulteriormente la mancata conformità alla Direttiva da parte delle imprese, l’UE potrebbe inserire sanzioni fino al 5% del fatturato annuo complessivo in caso di verifica negativa del rispetto dei diritti. 

In sintesi, la CSDDD impone alle aziende di intraprendere la due diligence in tema di diritti umani e sostenibilità ambientale nel rispetto degli standard internazionali, tra cui i principi delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani e le linee guida dell’OCSE per le multinazionali. Per dimostrare il proprio impegno concreto nel rispettare tale principi, le imprese di tutti i settori con almeno 500 dipendenti e un fatturato netto di almeno 150 milioni di euro, sono tenute alla rendicontazione sull’impatto della propria attività produttiva e finanziaria, evidenziando lo sviluppo di una politica sui diritti umani, il coinvolgimento degli stakeholder, i processi di reclamo e di riparazione eventualmente emersi. La Direttiva europea sul rispetto dei diritti umani ha individuato due settori produttivi in particolare, minerario ed agricolo, considerati ad alto impatto e per i quali sono state riservate linee guida specifiche sulla due diligence. Dai dati dell’analisi MSCI, solo il 13% delle aziende del settore minerario ed agricolo è dotato di strumenti ad hoc per monitorare l’efficacia della propria politica sui diritti umani e solo il 55% è dotato di pratiche adeguate per mitigare il settore. 

L’applicazione di quanto contenuto nella CSDDD sui diritti umani comporta un impegno diretto e concreto da parte delle imprese che rientrano nell’ambito di applicazione della Direttiva stessa. In questo senso i dati emersi dal report di MSCI sono tutt’altro che positivi. Analizzando i componenti potenzialmente inclusi nell’MSCI ACWI IMI (All Country World Index Investable Market Index), uno dei più ampi indici di riferimento per il mercato azionario globale, risulta che solo il 14% delle aziende ha sinora monitorato l’efficacia delle proprie politiche sui diritti umani e fissato obiettivi in tale ambito. Ma soprattutto, ben un quarto delle aziende coperte dalla CSDDD è stato accusato di violazioni dei diritti umani negli ultimi tre anni; il 4% di queste violazioni è stato considerato di livello grave o molto grave. 

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