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Manovra 2024, dieci giorni di tira e molla: la strategia delle bozze

(Adnkronos) – Le bozze ci sono sempre state e i provvedimenti economici sono sempre stati scritti con fatica, una versione dopo l’altra, fino al testo definitivo. La manovra 2024 sarà ricordata però per una ‘strategia delle bozze’ più spregiudicata del solito, con le misure politicamente più sensibili messe nero su bianco per testare reazioni, e misurare le forze lungo la strada verso il compromesso finale. L’intenzione di limitare al minimo il confronto parlamentare, puntando a un esame con pochissimi emendamenti della maggioranza, ha spostato il confronto interamente sulla carta, con gli uffici legislativi chiamati a fare e disfare e i tecnici impegnati a trovare soluzioni partendo da input diversi.  

 

La premier Giorgia Meloni ha parlato di “sentito dire” o comunque di “documenti non ufficiali”. Lo ha fatto, in particolare, per prendere le distanze, via Facebook, da una delle misure ipotizzate più scomode e controverse, quella sul prelievo diretto sui conti correnti ai fini della lotta all’evasione. “Avviso ai naviganti: nella legge di bilancio NON C’È la misura che consentirebbe all’Agenzia delle Entrate di accedere direttamente ai conti correnti degli italiani per recuperare le imposte non pagate. Consiglio di non inseguire i sentito dire o documenti non ufficiali”. Gli ultimi dieci giorni, dall’approvazione in Cdm di una manovra ancora tutta da scrivere a oggi, lo stesso schema è stato replicato più volte. Le misure contenute in una bozza, arrivata alla stampa per le vie abituali che sono quelle tradizionali che passano da tecnici e lobbisti di ogni ordine e grado, sono state rivendicate, contestate, disconosciute secondo convenienza. Un tira e molla che crea evidentemente confusione nell’opinione pubblica ma che è il risultato di norme scritte e validate e non di rumors e indiscrezioni sbagliate. 

 

L’altro terreno di scontro passato attraverso modifiche per bozze successive è quello delle pensioni. Sicuramente il più delicato guardando alle diverse sensibilità politiche all’interno della maggioranza. “Non ci sarà nessun ritorno alla Fornero, non ci sarà nessuna quota 104. L’obiettivo della legislatura è di arrivare a quota 41”, ha scandito stamattina il leader della Lega Matteo Salvini. Nei testi circolati finora però, prima in una versione più drastica e poi in una più edulcorata, la manovra allontana l’obiettivo di quota 41 e inasprisce gli attuali requisiti per andare in pensione. Il testo definitivo potrebbe tornare a quota 103, la stessa introdotta dal governo Draghi, senza passare a quota 104. Una conferma dello status quo che la guerra delle bozze potrebbe nobilitare perfino a una ‘vittoria’ rispetto a un rischio scampato.  

 

Solo oggi, a metà giornata, è stata ufficializzata la fine dei giochi. Il Mef ha comunicato in una nota di aver inviato il disegno di legge di bilancio alla presidenza del Consiglio per consentire la trasmissione al Parlamento, al termine delle operazione tecniche di rito. E’ il passaggio che chiude il valzer delle bozze e affida la manovra 2024 a un testo che, da ora, ha la piena responsabilità di chi lo firma: il ministro dell’Ecomomia, Giancarlo Giorgetti. Una responsabilità che il Mef vuole ribadire nero su bianco, con una formula significativa: “Il testo presentato è coerente con i principi di responsabilità e serietà annunciati dal governo nel rispetto della tutela delle fasce più deboli e della tenuta dei conti pubblici”. Finito il tempo delle bozze, inizia quello dell’esame parlamentare. Dove le misure andrebbero discusse e, quando serve, modificate. (Di Fabio Insenga) 

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