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I popoli dell’Italia antica | I Liguri

1a parte)

 

Nella prima immagine, stele ligure antropomorfa che rappresenta la Grande Madre, evidenziata da due mammelle a simboleggiare la maternità e la fecondità; mentre, nella seconda immagine, la stele rappresenta un guerriero ligure che sostiene con le due mani una spada, in evidente postura di sfida.

 

In antropologia, i Liguri vengono considerati un popolo autoctono dell’Europa occidentale e atlantica, stanziato in Europa 10.000 anni fa. Stando alla teoria evoluzionista, i Liguri sarebbero di probabile derivazione dell’Uomo di Cro-Magnon (però, nelle Grotte di Toirano, in Liguria, son state rinvenute tracce risalenti a oltre 12.000 anni fa dell’Homo Sapiens!). Allora, storicamente, chi furono i Liguri? Poco sappiamo di loro, delle loro usanze e della loro storia. Tutto ciò che sappiamo su questo popolo dell’Italia antica sono notizie frammentarie distribuite attraverso i secoli e che, peggio, provengono da cronache riportate dalla parte vincente. Ancora oggi la loro origine e le loro migrazioni costituiscono un affascinante mistero, sul quale storici e archeologici faticano a far luce. Perfino Catone dice che neppure i Liguri stessi sapevano da dove provenissero. Virgilio e Livio, parlando dei Liguri, li presentano come gente rozza, incurante dell’arte, della cultura e della loro stessa storia. Forse questi giudizi, non proprio lusinghieri, sono dovuti al confronto con i loro vicini, gli Etruschi e altri popoli antichi più progrediti, come Greci e Fenici. Forse, il loro tipo di società e le loro abitudini riflettevano l’ambiente in cui vivevano. Un ambiente montuoso, non generoso, dove la scarsezza di cibo era di regola. Diodoro Siculo (IV, 20,1,2.), parlando di loro, riporta: “Costoro abitano una terra sassosa e del tutto sterile e trascorrono un’esistenza faticosa e infelice… A causa del continuo lavoro fisico e della scarsezza del cibo, si mantengono nel corpo forti e vigorosi. In queste fatiche hanno le donne come aiuto (…). Trascorrono la notte nei campi, raramente in qualche semplice podere o capanna, più spesso in cavità della roccia o in caverne naturali (…). Generalmente le donne di questi luoghi sono forti come gli uomini e questi come le belve (…). Essi sono coraggiosi e nobili non solo in guerra, ma anche in quelle condizioni della vita non scevre di pericolo”. Dei Liguri, non conoscendo questi la scrittura, non ci è pervenuta nessuna testimonianza scritta. Della loro lingua conosciamo solo toponimi e suffissi come “asca” o “asco” (desinenza per villaggio), ad esempio: Godiasco, Gremiasco, ecc… La tesi più comune è che si tratti di un’antica lingua pre-indoeuropea come il Basco, successivamente influenzata da lingue celtiche e latine, e quindi “indoeuropeizzata”. Altri sostengono che l’antico ligure sarebbe stato una variante della lingua celtica, cugina del gallico.

 

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Purtroppo, oltre ai preziosi reperti archeologici, non resta che la toponomastica a rivelare la presenza storica dei liguri nelle Alpi occidentali, nell’Appennino nord-occidentale, in Valle d’Aosta (dalla romana Augusta Praetoria, oggi Aosta) in Piemonte, Liguria, Lombardia, Emilia, Toscana, Umbria, Lazio, fino a Linguadoca, Rossiglione, Valle del Rodano, penisola iberica, Corsica e anche Sicilia. Ad alimentare la confusione sul mistero ligure, alle varie teorie tradizionali si aggiungono Pseudo Scillace e Festo Avieno, che li considerano iberici, mentre Plutarco li classificò come celti. Dionigi di Alicarnasso riporta di aver sentito parlare dei Liguri confusi con i mitici confinanti con gli Umbri, cioè gli Etruschi. Tutti però concordano nel riconoscere che erano terribili combattenti, crudeli e feroci. Strabone riporta quanto segue: “I Liguri erano, uomini e donne, scarsi nel cibo, resistenti alle fatiche e alle avversità, coraggiosissimi, amanti e gelosi della loro libertà per la quale erano sempre pronti a qualsiasi sacrificio”. Oggi la presenza dei Liguri, oltre alle testimonianze antiche, è confermata da reperti magico-religiosi rappresentati da statue-stele, comuni soprattutto nella Lunigiana. Si tratta di tipi di menhir a carattere antropomorfo, eseguiti su monoliti di pietra, che rappresentano figure femminili e maschili. Questi megaliti costituiscono una delle più antiche testimonianze della presenza umana. Massi imponenti dal peso di più di cento tonnellate, sono ancora in piedi da migliaia di anni, a rappresentare una delle prime manifestazioni dell’arte e uno dei più affascinanti misteri nello studio della preistoria. I megaliti liguri risalgono al III millennio a.C., fino ai più recenti del III secolo a.C. Si ritiene che molte delle più piccole di queste stele siano state distrutte in passato, altre usate come materiale edilizio da ignari contadini. La zona occupata dai Liguri comprendeva l’attuale Liguria (a cui diedero il nome, assieme al Mar Ligure), Piemonte, parte della Lombardia, parte dell’Emilia-Romagna, tutta la Toscana settentrionale, la regione oggigiorno francese della Provenza-Alpi-Costa azzurra, la Corsica, e il nord-est della Sardegna. Ecateo di Mileto conferma la presenza dei Liguri nel VI sec. a.C., dal sud della Spagna sino alla Toscana. Tucidite (V sec. a.C.) riferisce che i Sicani e i Paflagoni si stabilirono in Sicilia, dopo esser stati scacciati dai Liguri dalla loro terra, sulle rive del Fiume Sicano in Iberia. Storici e specialisti hanno cercato di mettere ordine sull’evidente, tradizionale confusione delle fonti antiche circa l’origine dei Liguri, individuandone la presenza storica di alcuni principali raggruppamenti o tribù. Nell’area litoranea vi erano: i Deciati, i Vediantii, i Tigulli, i Genuati (che diedero il nome alla città di Genova) e i Sabazi; nell’area interna appenninica: i Friniati, i Veituri e gli Apuani (questi ultimi abitarono la zona delle Alpi Apuane, a cui diedero il loro nome); nell’area piemontese troviamo gli Statielli, i Doctunini, i Bagenni, gli Epanteri, i Caburriati, i Taurini (da loro deriva il nome della città di Torino), i Libui, i Maielli, i Veneni; nell’area centro padana vi furono i Marici; nell’area “provenzale” vi furono i Segobrigi; nell’area “Lingua doca” gli Elici e nell’area corso-sarda vi furono i Corsi. A proposito di questi ultimi, Sallustio riporta che questi abitavano la Corsica e il nord-est della Sardegna. Egli dice: “…. La leggenda riporta che una donna ligure di nome Corsa, pascolando i suoi armenti, si spinse fino all’isola che poi in suo onore prenderà il suo nome: Corsica. Invece, Pausonia il Periegeta riferisce che una parte dei Corsi si trasferì poi dallaCorsica in Sardegna

(Segue) 

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