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Insonnia: cos’è e cosa fare per combatterla

A cura di Salvatore Modica

 

L’insonnia è una delle condizioni di sofferenza più comuni nelle società occidentali. In Canada, ne soffre in modo permanente  il 10% circa degli adulti; in modo occasionale, tra il 20% e il 25%. L’insonnia è una condizione più comune nelle donne, negli anziani, nei lavoratori turnisti, nelle persone con disturbi mentali. Può essere definita come la difficoltà a trovare il sonno, a rimanere addormentato, il fatto di svegliarsi troppo presto senza essere in grado di riaddormentarsi o ancora come una combinazione delle tre situazioni anzidette. Queste difficoltà hanno un impatto negativo sulla vita quotidiana: sensazione di stanchezza più o meno marcata, eccessiva sonnolenza diurna con conseguente difficoltà di attenzione e concentrazione.

 

Diverse possono essere le cause dell’insonnia. Tra quelle più comuni vi sono: ansia e depressione; nicotina, caffeina ed alcol; medicinali quali decongestionanti, stimolanti e alcuni antidepressivi; disturbi quali reflusso gastroesofageo, ingrossamento della prostata, morbo di Parkinson, morbo di Alzheimer, ictus; inattività durante il giorno; dolore causato da artrite o altri problemi di salute; i cambiamenti di turno; disturbi del sonno, come la sindrome da apnea notturna; stress correlati a diverse situazioni (lavoro, vita familiare, gravi malattie personali o familiari, lutti, difficoltà finanziarie). Si distingue l’insonnia a breve termine che, causata da fattori contingenti, scompare allorché viene meno o viene elaborato a livello psicologico il fattore scatenante lo stress specifico, dall’insonnia cronica, allorché la causa o le cause sono più strutturate.

 

Una sana prevenzione dell’insonnia si realizza quando avviene un miglioramento della qualità del sonno e dei comportamenti abituali. Contribuisce notevolmente a favorire il buon dormire il rispetto di alcune semplici regole: andare a letto in modo regolare e presto, evitare di dormire fino a tardi e di fare più pisolini durante il giorno, astenersi o comunque limitare il consumo di bevande alcoliche e contenenti caffeina, dormire in una camera al buio e senza rumori, mangiare leggero la sera, svolgere una regolare attività fisica, non usare il telefonino, bere una tazza di latte caldo, camomilla o valeriana prima di andare a letto, praticare tecniche di rilassamento. La terapia cognitivo-comportamentale è raccomandata come trattamento per l’insonnia. Mira a mettere la persona nelle condizioni di saper autogestire gli eventi stressanti, imparando e mettendo in atto tecniche di rilassamento e le norme dell’igiene del sonno, correggendo i comportamenti dannosi.

 

Quando si presentano problemi di insonnia, è bene rivolgersi al proprio medico di fiducia, che, sulla base di un’anamnesi ben accurata sulle condizioni di salute/malattia, orienterà la persona ad effettuare esami approfonditi prima di prescrivere le terapie conseguenti. Alcuni pazienti sono inviati ad effettuare una consultazione presso uno specialistica in disturbi del sonno, che di solito prescrive la polisonnografia, per misurare la qualità del sonno ed eventualmente diagnosticare la sindrome delle apnee ostruttive del sonno.

 

Sono, purtroppo, molte le persone che usano i cosiddetti sonniferi senza prescrizione medica e, di sovente, abusandone andando oltre le dosi prescritte. È bene saper che  questi farmaci possono aiutare a dormire meglio all’inizio, ma non curano l’insonnia, potendo persino peggiorarla quando se ne fa un uso prolungato. Infatti, una volta interrotto il trattamento, i sintomi dell’insonnia ritornano e si accentuano. È bene comunque sapere che non esiste attualmente alcun sonnifero che dia luogo a un sonno naturale. Anche quando si assumono farmaci su prescrizione medica, è sempre importante fare uso di metodi non farmacologici.

 

Non dimenticate che, oltre al medico di famiglia, è sempre disponibile il vostro farmacista di fiducia, professionista competente al servizio dei bisogni di salute delle persone.

 

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