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Ansia e insonnia da tablet e device per bimbi, mai schermi sotto i 3 anni

(Adnkronos) – Quanto tempo i piccoli possono usare device? Quali sono i pericoli? Ansia, insonnia, stili di vita scorretti sono gli effetti negativi dell’uso eccessivo di cellulari, pc, tablet da parte di bambini e ragazzi. Lo confermano i dati di un’ampia indagine, condotta nelle scuole di diversi gradi, coordinata da Osama Al Jamal, referente per la salute digitale della Federazione italiana pediatri (Fimp), che è all’origine della ‘Guida pratica: bambini e adolescenti in un mondo digitale’, di cui si è parlato al congresso nazionale del sindacato medico, in corso fino a domenica a Giardini Naxos (Messina). “Molti ragazzi hanno effetti negativi dall’uso eccessivo degli schermi soprattutto sul sonno, e di conseguenza sul rendimento scolastico e sportivo. Da queste osservazioni, con il collega Giovanni Cerimoniale, è nata l’idea della guida, scritta per i pediatri, ma che è di semplice lettura anche per i genitori”, spiega Al Jamal all’Adnkronos Salute.  

Si tratta di un testo che raccoglie le evidenze scientifiche con l’obiettivo di aiutare i pediatri ad ‘educare’ i genitori sull’uso corretto degli schermi. Già a partire dalla gravidanza. “Sugli effetti che un utilizzo eccessivo dei device può avere sul feto gli studi non sono molti – precisa Al Jamal – Ma ci sono e invitano alla prudenza. Ed è questa la parola chiave, l’obiettivo è evitare il più possibile i rischi, come nel caso dell’esposizione all’elettrosmog durante i 9 mesi”.  

Per quanto riguarda i figli, “i nostri dati indicano che quasi la totalità dei ragazzi al di sopra dei 12 anni possiede un cellulare, si arriva a oltre il 91%. Avere il cellulare per gli adolescenti significa anche esporsi a contenuti che possono inquinare il loro sviluppo a livello psico sociale. Abbiamo condotto studi su campioni differenti nelle scuole. I dati che abbiamo tirato fuori sono molto preoccupanti, perché è evidente l’influenza negativa sul tempo dedicato ai rapporti sociali, all’attività sportiva, allo studio”.  

Per quanto riguarda i più piccoli, “purtroppo nella stragrande maggioranza delle famiglie – continua il pediatra – il bambino viene lasciato solo con il cellulare, che può essere anche molto utile se adeguatamente gestito. La prima regola quindi è seguire i figli”. Seconda regola è che è che “i bambini fino ai 3 anni di vita non devono essere esposti a schermi. Anche la tv deve essere usata con moderazione”. Secondo la guida, prima dei 3 anni il bambino ha l’esigenza di costruire i suoi riferimenti spazio-temporali, pertanto è opportuno evitare il più possibile l’utilizzo degli schermi; dai 3 ai 6 anni il bambino ha bisogno di scoprire tutte le sue possibilità sensoriali e manuali, dunque va incoraggiato il gioco con i coetanei, evitando smartphone o tablet personali; dai 6 ai 9 anni è l’età in cui si scoprono le regole del gioco sociale, pertanto è consigliabile disincentivare l’uso di Internet; infine, dai 9 ai 12 anni, cioè l’età in cui il ragazzo inizia a rendersi autonomo dai riferimenti familiari, il web può rappresentare un valido strumento per esplorare nuovi contenuti adatti alla sua età, sotto l’occhio attento dei genitori, ma si suggerisce di evitare la partecipazione diretta ai social network.  

Da qui la dimostrazione che l’orologio biologico dei pazienti esaminati scorre più velocemente di quello di una persona mediamente in salute. Ma c’erano dei problemi di precisione e il team ha sviluppato un nuovo orologio epigenetico più accurato – l’orologio Glasgow-Karolinska, appunto – che funziona altrettanto bene sia su tessuti sani che su quelli malati. 

Man mano che il corpo invecchia, una serie di fattori portano a cambiamenti epigenetici e alla perdita di un ‘tag chimico’ (metilazione del Dna) dal codice genetico. Questo fenomeno è spesso associato a una serie di malattie comuni con l’invecchiamento, come la malattia renale cronica, il cancro e le malattie cardiache. Gli orologi epigenetici sono stati proposti come ‘gold standard’, poiché sono in grado di misurare questi aspetti. 

Quello sviluppato dagli esperti ha dimostrato di farlo più accuratamente, anche “rispetto agli elevati standard di un contesto clinico”, afferma Helen Erlandsson (Karolinska Institutet), una delle prime autrici dello studio. “L”etichettatura’ della metilazione del Dna è influenzata da ciò che mangiamo e anche dal microbioma intestinale. Di conseguenza – evidenzia – questo nuovo orologio ha un reale potenziale per essere in grado di valutare interventi sullo stile di vita, inclusa la dieta, che potrebbero avvantaggiare il pubblico e aiutare ad affrontare questioni come le disuguaglianze di salute”. 

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