(Adnkronos) – I cristiani armeni “rischiano lo sterminio”. È l’allarme lanciato attraverso l’Adnkronos da Alessandro Monteduro, direttore di Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs-Italia), commentando la crisi degli sfollati dal Nagorno-Karabakh dopo l’operazione avviata dall’Azerbaigian il 19 settembre e le condizioni accettate da Erevan per il cessate il fuoco che hanno spinto, spiega, “13.350 rifugiati” in Armenia.
“Aiuto alla Chiesa che Soffre è particolarmente vicina alle vittime di questa ingiustificata aggressione – sottolinea Monteduro – , in particolare ai cristiani armeni. Ancora una volta, un’intera comunità rischia lo sterminio”. Dalla guerra del 2020 per il controllo del Nagorno-Karabakh, “i drammatici segnali che si sono susseguiti nel tempo non lasciavano presagire nulla di positivo, e infatti, a fine settembre di quest’anno, il processo in corso ha subìto un ulteriore, drammatico peggioramento”, sottolinea Monteduro, precisando che a metà settembre 2023 nella regione contesa gli armeni sfollati erano 36mila, mentre altri 120mila vivevano in una condizione drammatica.
“Il blocco del ‘Corridoio di Lachin’ da parte dell’Azerbaigian ha messo in pericolo i cristiani armeni residenti nell’area e soprattutto impedito che giungessero i beni essenziali per i bisogni primari – prosegue il direttore di Acs – Anche le tensioni tra musulmani e cristiani si erano mantenute elevate e avevano comportato, oltre a numerose atrocità, la distruzione di molte chiese e altri luoghi sacri”.
“Le notizie che giungono testimoniano la coerente prosecuzione del progetto di distruzione di un’intera popolazione”, conclude Monteduro, ricordando come già il 20 settembre il presidente azero, Ilham Aliyev, avesse dichiarato conclusa l’operazione avendo ottenuto l’obiettivo, cioè la resa di quelle che ha definito “unità armene illegali”. L’Azerbaigian, ha aggiunto Aliyev, ha riconquistato la piena sovranità sull’area, con l’intendimento di trasformarla in un “paradiso”.
Il 21 settembre l’ambasciatore armeno Andranik Hovhannisyan, rivolgendosi al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, ha fornito qualche informazione sul concetto azero di “paradiso”. L’Azerbaigian sta attuando una “pulizia etnica” e sta commettendo un “crimine contro l’umanità. Questa non è una semplice situazione di conflitto, è un vero e proprio crimine contro l’umanità e dovrebbe essere trattato come tale”, ha affermato il diplomatico.