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Malattie rare: studio, trattamento in neonati con Sma ancora efficace dopo 5 anni

(Adnkronos) – I bambini che hanno iniziato il trattamento con nusinersen prima della comparsa dei sintomi clinici di Atrofia muscolare spinale (Sma) – malattia genetica rara – continuino a mantenere e a raggiungere nuove tappe di sviluppo motorio nell’arco di cinque anni. Dopo due ulteriori anni di follow-up, tutti i pazienti sono ancora in vita, senza necessità di ventilazione permanente e 23 bambini su 25 hanno raggiunto la capacità di camminare autonomamente, la maggior parte entro i tempi previsti per la fascia d’età. Sono questi i risultati dello studio Nurture pubblicati nella rivista ‘Muscle & Nerve’ che forniscono inoltre, nell’ambito di un processo di screening neonatale sempre più diffuso a livello globale, ulteriori indicazioni sull’importanza della misurazione oggettiva dell’attività di malattia per poter definire le aspettative terapeutiche sulla base delle caratteristiche al basale dei singoli pazienti. 

La Sma è malattia rara caratterizzata da degenerazione dei motoneuroni delle corna anteriori del midollo spinale. Nusinersen – spiega la farmaceutica Biogen in una nota diffusa oggi – è un oligonucleotide antisenso (antisense oligonucleotide o Aso) che agisce sulla causa principale della Sma aumentando continuamente la quantità di proteina Smn (survival motor neuron) prodotta nell’organismo, carente in chi ha la malattia. Il farmaco viene somministrato direttamente nel sistema nervoso centrale, dove risiedono i motoneuroni, per fornire il trattamento dove la malattia ha origine. Approvato in più di 60 Paesi per il trattamento di neonati, bambini e adulti con Sma, è stato  somministrato in più di 14.000 persone in tutto il mondo. “Nello studio Nurture – afferma Matteo Papi, direttore medico di Biogen Italia – la maggior parte dei bambini trattati in fase presintomatica ha raggiunto la tappa della deambulazione autonoma; molti di questi hanno ottenuto tale risultato entro la finestra temporale tipica dei bambini della stessa età. I dati di questo importante studio – continua – mostrano gli effetti di un trattamento precoce e continuo con nusinersen nel lungo periodo e sottolineano l’importanza di implementare in modo uniforme a livello nazionale lo screening neonatale per la Sma, allo scopo di ottenere una diagnosi quanto più precoce possibile”. 

I risultati a cinque anni dello studio Nurture – spiega la farmaceutica – dimostrano che i bambini con tre copie del gene Smn2 (10) sono riusciti a raggiungere tutte le tappe di sviluppo motorio definite dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) entro i tempi previsti, con l’eccezione di un bambino che però è riuscito a raggiungere la tappa della deambulazione autonoma, nei tempi previsti. Tra i bambini con due copie del gene Smn2 (15), tutti hanno raggiunto la capacità di stare seduti senza supporto e di stare in posizione eretta con assistenza, 14 sono stati in grado di deambulare con assistenza e 13 sono riusciti ad assumere la posizione eretta e a deambulare autonomamente; alcuni hanno raggiunto tali tappe di sviluppo nelle finestre temporali previste per l’età. Dalla precedente pubblicazione dei risultati di Nurture, due ulteriori bambini con due copie del gene Smn2 hanno raggiunto il punteggio massimo dell’Infant Test of Neuromuscular Disorders del Children’s Hospital of Philadelphia (Chop Intend) all’età di 3,8 e 4,8 anni, portando il totale a 22 bambini partecipanti allo studio (12, ovvero l’80%, con due copie di Smn2; 10, ovvero il 100%, con tre copie di Smn2). Nessun altro bambino ha richiesto un intervento respiratorio come definito dall’endpoint primario dal precedente cut-off dei dati, quando a necessitarne erano stati in quattro. 

“La comunità scientifica – commenta Thomas Crawford, M.D., co-direttore della Muscular Dystrophy Association Clinic e professore di Neurologia all’Università Johns Hopkins – sta iniziando a riconoscere l’importanza dei marcatori precoci di neurodegenerazione nei neonati con Sma in apparenza asintomatici, quando vengono valutati per la prima volta. I dati dello studio Nurture mostrano come piccole differenze nelle caratteristiche basali possano avere un forte impatto sui risultati, tra cui la funzionalità motoria, respiratoria, la deglutizione e l’alimentazione. L’ampiezza del Cmap e l’areflessia  (che misurano l’attività muscolare, Ndr) sono indicatori dell’avanzamento della patologia ancor prima della comparsa di segni o sintomi; queste caratteristiche – osserva – e altre ancora da definire, sono importanti per la corretta interpretazione dei dati degli studi che valutano le terapie per la Sma”. 

Un’analisi post-hoc dei dati di Nurture – informa Biogen – ha valutato i marcatori precoci dell’attività di malattia, come il Compound Muscle Action Potential (Cmap) e l’areflessia al basale, nell’ipotesi che le misurazioni del danno neuronale possano indicare la progressione della malattia ancor prima della comparsa dei segni e sintomi clinici. Tra i risultati osservati si è riscontrato l’aumento della percentuale di raggiungimento delle tappe motorie entro i normali tempi di sviluppo e l’assenza o riduzione del numero di bambini che hanno necessitato di un intervento respiratorio, del posizionamento di un tubo per gastrostomia e con presentazione dei sintomi di Sma entro i 24 mesi. Il profilo di sicurezza di nusinersen durante questo periodo di follow-up esteso è risultato coerente con i dati ottenuti in precedenza. Nello studio, 12 partecipanti (48%) hanno sviluppato uno o più eventi avversi gravi, nessuno dei quali è stato ritenuto correlato al trattamento. Se analizzata a intervalli approssimativamente annuali, l’incidenza di eventi avversi gravi è diminuita nel tempo.  

Nurtude – conclude la nota –  è uno studio di Fase 2 in aperto, attualmente in corso, condotto su 25 pazienti presintomatici con diagnosi genetica di Sma (considerati più a rischio di sviluppare Sma di Tipo 1 o 2) che hanno ricevuto la prima dose di nusinersen prima di aver raggiunto le 6 settimane di vita e intende valutare l’efficacia e la sicurezza a lungo termine del trattamento, fino all’età di 8 anni, per comprendere meglio l’impatto del trattamento precoce.  

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