Per darvi un’idea dei ritardi davanti ai tribunali, la situazione che sto per raccontarvi è iniziata nell’aprile 2017 e si è conclusa sei anni dopo, nel 2023. La storia inizia quando la polizia riceve una chiamata che la informa sul fatto che un individuo ha guidato un veicolo dopo aver consumato dell’alcol. La polizia si reca sul posto sulla base delle informazioni ricevute. Si tratta di un campeggio. Riconoscono il veicolo descritto e osservano un individuo che si allontana e che corrisponde alla descrizione fornita. Guidare un veicolo in stato di ebbrezza è un reato penale. Ma la polizia deve comunque entrare in possesso delle prove necessarie per poter formulare un’accusa. Ad aiutarli è il Codice penale, secondo cui un agente di polizia, in tali circostanze, può chiedere a qualcuno di “fornire immediatamente” un campione di alito qualora l’agente abbia il sospetto che abbia guidato in stato di ebbrezza nelle 3 ore precedenti. Il campione deve essere fornito utilizzando uno specifico dispositivo di rilevamento comunemente noto come ADA.

Quando una persona soffia nel dispositivo, la polizia è in grado di determinare, alla lettura del risultato, se c’è abbastanza alcol nell’organismo per giustificare il ricorso ad un alcol test completo. Chiunque si rifiuti, senza un ragionevole motivo, commette un reato penale. Esistono, quindi, due tipi di dispositivi. Il primo è un dispositivo di rilevamento portatile (ADA), mentre il secondo è un dispositivo di analisi, che generalmente si trova presso la stazione di polizia e viene utilizzato da un tecnico appositamente formato. Ma ecco che gli agenti di polizia, di solito, non portano con sé i dispositivi portatili. Cosa hanno fatto nel nostro caso? Hanno chiesto ai colleghi di portarne uno. Nel frattempo, hanno ordinato al cittadino interpellato di fornire un campione di alito, anche se sprovvisti del dispositivo ADA. L’ordine è stato ripetuto tre volte e ogni volta il cittadino ha detto alla polizia che non era lui alla guida e che non avrebbe fornito un campione del suo alito. Di fronte ai ripetuti dinieghi del cittadino, che sosteneva di non essere il conducente del veicolo, e considerato il fatto che il dispositivo non era ancora stato recapitato sul posto, i poliziotti hanno finito per annullare la loro richiesta. Il cittadino è stato successivamente accusato di essersi rifiutato di ottemperare all’ordine di un agente di polizia di fornire un campione di alito. In effetti, se si soffia nel dispositivo e si supera il limite, si è colpevoli. Se si rifiuta di soffiare, che si sia al di sotto o al di sopra del limite consentito, si è comunque colpevoli di essersi rifiutati di sottoporsi al test.

La questione sollevata da questo caso, che ormai costituisce un precedente che fa giurisprudenza, è la seguente: quale significato dovrebbe essere dato all’espressione “fornire immediatamente” un campione di alito quando richiesto da un agente di polizia? La Corte Suprema del Canada ha stabilito che la validità dell’ordine di fornire un campione di alito richiede che i poliziotti abbiano accesso a un ADA NELLO STESSO ISTANTE in cui viene dato l’ordine. Secondo il tribunale, la parola “immediatamente” dovrebbe, come regola generale, essere interpretata in modo restrittivo e fedele al suo significato ordinario, vale a dire “nello stesso istante, subito”. In questa fase della procedura di rilevamento, il conducente detenuto non ha diritto all’assistenza di un avvocato come garantito dalla Carta canadese dei diritti e delle libertà, poiché deve fornire IMMEDIATAMENTE un campione di alito. La limitazione di questo diritto è giustificata dalla brevissima durata del fermo. Cosa avrebbe dovuto fare la polizia? Appena partiti, avrebbero dovuto chiamare i colleghi affinché li raggiungessero sul posto con il dispositivo oppure aspettare di ricevere il dispositivo prima di dare l’ordine al cittadino.