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Berlusconi: un re Mida che mancherà a tutti, anche ai suoi detrattori

Il 12 giugno è venuto a mancare Silvio Berlusconi, l’uomo che ha caratterizzato – se non catalizzato – la storia d’Italia degli ultimi 50 anni. Nei libri di storia il 12 giugno 2023 diventerà una data spartiacque: ci sarà un prima e un dopo. La scomparsa improvvisa del Cavaliere (anche i ricchi sono soggetti alla legge inesorabile della “Livella di Totò”) ha lasciato un vuoto enorme, sia tra chi lo ammirava, sia tra chi lo detestava (anche se questi ultimi non lo ammetteranno mai). Ci sentiamo tutti un po’ orfani di chi per anni ha riempito le nostre vite con annunci, iniziative, progetti, realizzazioni, vittorie, trofei, campagne elettorali, summit internazionali e anche alcune gaffe che, paradossalmente, lo hanno reso più “umano”. E questo perché, a livello più o meno inconscio, l’anelito alla felicità, al piacere, alla bellezza, al successo, alla ricchezza è insito in ciascuno di noi. C’è poco da fare. Chi afferma il contrario, mente sapendo di mentire. Dall’edilizia alla politica, passando per l’editoria e le assicurazioni, fino alle tv e al calcio: Berlusconi è stato uno straordinario imprenditore, soprattutto di se stesso, capace di trasformare in oro qualsiasi cosa toccasse. Un vero e proprio re Mida. Per chi lo ha odiato, invece, ha rappresentato l’immagine di ogni male. Come leader di Forza Italia, Berlusconi è riuscito nell’impresa di creare dal nulla un partito che, dopo 3 mesi, ha avuto la forza di battere alle urne i partiti di centrosinistra (capeggiati dai post-comunisti del PDS). Un exploit in grado di riempire quel vuoto lasciato dalla scomparsa dei principali partiti di governo, il Partito Socialista e la Democrazia Cristiana, decapitati dall’inchiesta ‘Mani Pulite’ durante Tangentopoli. La sua discesa in campo, fulminea e dirompente, ha cambiato il corso della storia, certificando l’avvento della Seconda Repubblica. A parte qualche professionista dell’antiberlusconismo militante e qualche odiatore complusivo e seriale, quasi tutti, anche dall’altra parte della barricata politica, gli hanno sempre riconosciuto l’onore delle armi: Berlusconi è stato un combattente indomito, coraggioso e resiliente. Come imprenditore, poi, è stato semplicemente insuperabile. Si è distinto nel settore immobiliare, realizzando Milano 2 (nel comune di Segrate) e Milano 3 (nel comune di Basiglio), due quartieri dove si coniugano bellezza estetica e funzionalità. Ma Berlusconi, muovendosi con rapidità e scaltrezza, è stato soprattutto l’inventore della Tv commerciale, in un’epoca in cui in tutta Europa, non solo in Italia, vigeva il monopolio della televisione pubblica nazionale. In Fininvest (1975) – e poi Mediaset (1993) – per primeggiare ha ingaggiato i professionisti più capaci della televisione, prelevandoli dalla Rai. Uno su tutti: Mike Bongiorno. È entrato nel calcio nel 1986, acquistando un Milan in profonda crisi: grazie alla sua grande disponibilità economica, ma anche alle sue intuizioni (i 3 olandesi, Sacchi e Capello), ha trasformato un club nobile ma decaduto nella società più titolata del mondo, aggiudicandosi ben 29 trofei in 31 anni. Venduto il Milan nel 2017, l’anno successivo ha comprato il Monza calcio, portandolo dalla C alla A.

 

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Ma il più grande miracolo italiano di Berlusconi resta la politica: oltre ad aver plasmato il centrodestra e legittimato un partito di destra ai margini, come l’ex ‘Movimento Sociale Italiano’(dal ’95 Alleanza Nazionale e poi, dal 2012, ‘Fratelli d’Italia’, oggi espressione della maggioranza relativa in Parlamento, con la sua leader Presidente del Consiglio), è stato il Premier più longevo d’Italia: 3.339 giorni, spalmati in 4 governi. Facendo addirittura meglio di ‘mostri sacri’ come Giulio Andreotti (2.678 giorni in 7 governi), Alcide De Gasperi (2.591 in 7 governi), Aldo Moro (2.279 giorni in 5 governi) e Amintore Fanfani (1.659 giorni in 6 governi). Un altro primato, l’ennesimo, in un campo diverso da tutti gli altri, scivoloso e pieno di trappole. Dal 1994, ha dovuto affrontare oltre 30 processi. Una sola la condanna definitiva, per frode fiscale, che nel 2013 ha portato il Senato a votare a favore della sua decadenza da parlamentare, ai sensi dell’effetto retroattivo previsto dalla Legge Severino. Alle ultime elezioni politiche del 2022, si è consumata la rivincita: Berlusconi è tornato proprio in quel Palazzo Madama che 9 anni prima lo aveva defenestrato. Chiudendo un cerchio. Con la politica e, a posteriori, con la sua stessa vita. Perché, tra tutte le imprese di un’esistenza da vero fuoriclasse, il consenso della gente è sempre stato il risultato di cui andava più orgoglioso. Con il celebre ‘incipit’ del 1994, “L’Italia è il Paese che amo”, che resta senza dubbio il suo testamento, la sua eredità più grande.

 

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