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Iulia Concordia, Aquilea e Venezia: tre poli, una continuità nel solco di Roma antica

I popoli italici, I Veneti

Nella prima immagine, tre littori rinvenuti negli scavi di Iulia Concordia. Nella seconda immagine veduta di una fedele ricostruzione di come appariva Aquilea antica. Nella terza immagine una spettacolare veduta dell’affascinante Ponte Rialto di Venezia. Infine, l’immagine mozzafiato della basilica di San Marco a Venezia.

 

Installate fra le Alpi e le lagune adriatiche, popolazioni paleovenete composte da “veneti del mar e Veneti di terra”, ben presto costituirono la “Venetia”. Sin dal principio dell’incontro con i Latini di Roma, la Venetia intrecciò solidi e leali rapporti con la Repubblica Romana. Come mai questo rapporto particolare tra veneti e romani? Questi ultimi, in genere, erano visti e considerati con ostilità dalle altre popolazioni italiche e non. A questo riguardo ricordo la già citata spiegazione fornita a seguito dei più recenti reperti archeologici e studi linguistici, con i quali i ricercatori hanno stabilito una comune origine dall’Europa centrale. Arrivati nella Penisola italiana ad ondate differenti, dopo secoli veneti e Latini si sono incontrati, scoprendo reciproci rapporti comuni nella lingua e nelle comuni tradizioni. A dimostrazione di questa particolare dinamica nei loro rapporti, i romani, una volta egemoni sul territorio nel 40 e 42 a.C., su un insediamento veneto del VII sec. A.C., i nuovi arrivati fondarono la celebre Iulia Concordia, nome questo che dice tutto sul tipo di relazione che i romani intendevano stabilire con la popolazione paleoveneta. È risaputo che per i romani la fondazione di una città implicava rituali e simbolismi religiosi di profonda portata. Infatti, il nome della nuova colonia, Iulia Concordia, fa allusione non solo alla pacificazione dopo le sanguinose guerre civili a seguito dell’assassinio di Giulio Cesare nel 44 a.C., ma anche alla politica romana e al tipo di rapporto con la popolazione veneta. Questo tipo di rapporto verso una colonia maturò già con Giulio Cesare. Nel corso della conquista delle Gallie, fu nel Veneto che Giulio Cesare, tra il 59 e il 50 a.C. svernò ripetutamente insieme alle sue legioni. Segno, questo, dell’ottimo rapporto della Repubblica romana con quelle popolazioni. Lontano da Roma, lo scaltro e prudente condottiero, assieme alle sue legioni, riponevano piena fiducia nei Veneti, quasi a considerarli “di casa”. Finanche Pompeo e Augusto, durante la guerra civile, soggiornarono nella colonia.

 

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Augusto venerava la memoria dello “zio-padre”, per cui continuò a coltivare gli stessi rapporti con i Veneti. È, inoltre, risaputo che Cesare, assieme a sua moglie Livia, soggiornarono spesso e volentieri nella colonia; quest’ultima, sembra che apprezzasse il locale vino Pucino, tanto da considerarlo il miglior vino in assoluto, a cui attribuiva il dono della longevità. Ma i romani, scaltri militari, amministratori e politici, già sapevano che il futuro della Repubblica, e poi dell’Impero, sarebbe stato garantito da un’efficace difesa delle frontiere; e la frontiera più esposta ai pericoli di un’invasione era quella del Nord-Est. Furono quelle regioni a contenere l’urto di popolazioni germaniche dall’Est. Perciò, Iulia Concordia divenne ben presto una città-fortezza con mura larghe fino a due metri lungo il perimetro della collina, con monumentali porte nei quattro punti cardinali della città. Seguirono fortificazioni, strade, ponti, templi e vari percorsi fluviali lagunari. Da Iulia Concordia dipartivano larghe strade lastricate, mentre all’interno correvano i cardini (Nord-Sud) e i decumani (est-Ovest). In seguito (148 a.C.) la città si trovò ubicata a cavallo di due strade importanti: la via Postumia congiungerà Genova con Aquileia, e la via Annea (137 a.C.) congiungerà Adria con Aquileia. Infine, Iulia Cocordia disponeva di uno scalo sul mare (Portus Reatinum, attuale Caorle). È durante questo periodo che risale la locale e celebre fabbrica d’armi di Sagittae, da cui deriva il nome più recente di Iulia Concordia: Concorda Saggitaria. L’altro polo della presenza romana nel veneto antico fu Aquilea. La città che oggi conta sui tremila abitanti fu un avamposto romano fondato nel 181 a.C. e fu la capitale della X regione Venetiae et Histria, secondo l’ordinamento geografico augusteo. Oggi il moderno ordinamento geografico pone Aquileia in Friuli. Nel 181 a. C. i romani fondarono il castrum di Aquileia a difesa dei Carni e degli Istri. In breve tempo Carni ed Istri furono sottomessi e, con l’arrivo di 3500 coloni inviati da Roma, la città divenne in breve tempo “la Roma veneta”. Nell’89 a. C. la città divenne municipio continuando ad ingrandirsi. Anche qui Giulio Cesare trovò opportuno accamparsi con le sue legioni, per poi partire e sottomettere gli Elvezi. Per molto tempo Aquileia rappresentò Roma nel settentrione e divenne centro politico e amministrativo di grande spessore. L’altra città che, seppur non fondata dai romani (ma ricordava Roma e guardava a Costantinpoli), durante la sua storia ne rappresentò lo spirito fu senz’altro Venezia. Con le invasioni barbariche, i veneti espulsi dagli ostrogoti e dai longobardi si rifugiarono nelle paludi della foce del Po, fondando Venezia. La Serenissima, Signora dell’Adriatico, per secoli rappresentò lo spirito, il sangue e l’estremo  baluardo latino. Di tutti gli stati sorti in Italia dopo lo sgretolamento dell’apparato politico-militare romano, Venezia rappresentò il simbolo e la maestà di Roma imperiale. Nella sua latinità, nell’estro militare e artistico, la Serenissima merita senz’altro il titolo della “Fenice che rinasce dalle ceneri”.

(Conclusione)

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