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Chi furono i Veneti antichi? Quali le loro origini?

I popoli italici

 

Non a caso, il discorso sul popolo veneto e la sua origine fa seguito a quello sui Siculi antichi. Questo perché i due popoli sono accomunati non solo da una simile origine indoeuropea, ma anche da un simile e interessante percorso storico sorprendente. Siculi e Veneti antichi non erano un semplice e circoscritto agglomerato, come i tanti rami dei popoli italici. Essi costituivano due distinte grandi famiglie italiche, di cui si hanno tracce nelle stesse regioni geografiche: dal bacino mediterraneo al centro Europa. Circa l’origine dei Veneti antichi vi sono due principali correnti: l’una risalente alla tradizione classica, ove Omero fa risalire l’origine di questi all’Asia Minore, alla Paflagonia, un’antica regione situata a sud del Mar Nero, a nord dell’attuale Turchia, ai confini della terra delle Amazzoni e dell’Impero Ittita. I greci li chiamarono Heneti (dal termine greco Heneto), prima di migrare in Italia. L’origine asiatica degli Heneti è confermata anche da Tito Livio nell’Ab Urbe Condita (I 1-3), ove narra che i greci risparmiarono Enea e Antenore perché fautori della pace e della restituzione di Elena. Nell’Iliade, Omero parla degli Eneti, della loro leggendaria cavalleria e del fatto che parteciparono alla guerra di Troia a fianco dei troiani, contro i greci. Quale fu l’esito della guerra è risaputo. Ma alla fine gli Heneti, privati del loro capo, Pilemene, caduto durante l’epica battaglia, si rivolsero ad Antenore (un troiano) affinché li conducesse sulle coste occidentali del Mar Adriatico settentrionale. Una volta giunti vi trovarono popolazioni locali (Euganei), che gli Eneti respinsero sui monti, mentre loro si insediarono lungo la pianura. Per Livio non vi sono dubbi: gli Eneti sono originari della Paflagonia. Anche Virgilio è dello stesso parere e ricorda che Antenore fu il fondatore della città di Padova. Interessante l’analogia che Virgilio fa tra Padova e Roma: le due città risultano fondate da eroi di stirpe troiana: Antenore e i pronipoti di Enea, Romolo e Remo. Fin qui il mito. Ma come spesso accade, i miti si riferiscono a fatti realmente accaduti. Nelle civiltà tradizionali, le guerre e le imprese straordinarie, prima di essere redatte, venivano esaltate, rese epiche ed eroiche da una tradizione poetica orale. Il passato e i protagonisti venivano idealizzati al punto da diventare mitici e leggendari.

 

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Questo di sicuro avvenne a seguito della presa e distruzione di Troia (chi si ricorderebbe oggi di Elena, Ulisse, Priamo, Achille, Ettore, Paride, Menelao ecc. senza l’epopea troiana cantata da Omero?). Troia, fino alla sua eccezionale scoperta da parte di Heinrich Schliemann (1822-1890), era considerata città leggendaria. Grazie a lui la città di Ilio entrò negli annali della storia. Schliemann, a seguito della sua scoperta, in risposta agli scettici che continuavano a sostenere il lato leggendario di Troia, ebbe a dichiarare: “Partendo dal mito, ho scoperto non una sola città di Troia, bensì dieci”, riferendosi alle distruzioni subite e alle rinascite della leggendaria città di Ilio e di Priamo. Sempre secondo questa fonte, verosimilmente, a seguito della caduta di Troia, gli Eneti si stabilirono in Tracia, poi passarono nell’Illiria, raggiungendo in seguito le rive occidentali dell’Adriatico (l’Italia).  Alla fine, verso il 900 a. C., finirono con coabitare, “Veneti Paflagoni” e autoctoni, integrandosi a vicenda, dando origine ad un popolo veneto e chiamando la regione Venetia. La conferma che gli Heneti corrispondono a quelli che noi conosciamo come paleoveneti o veneti ci è pervenuta da molte fonti, in special modo da Terenzio e Varrone. Lo stesso dicasi per Virgilio, Catone, Erodoto e Euripide. Però, non tutti gli Heneti arrivarono dal Mare. Una parte di loro, dopo la guerra di Troia giunse nell’attuale Veneto attraversando l’Illiria, mentre altri continuarono la loro ricerca di una “terra promessa” continuando il loro cammino a nord, verso le Alpi. Giulio Cesare, nel suo De Bello Gallico, chiama i Veneti i “Celti del Mare”. Sembra che questi ultimi si siano spinti oltre la Francia, fino al Galles. In Italia, storicamente la regione occupata dai Veneti andava dall’Adriatico al Timavo ed al Po, ed era racchiusa dalle Alpi Carniche e del Cadore, fino al Lago di Garda. L’insieme di questo popolo comprendeva: i Veneti di mare e i Veneti di terraferma (autoctoni). Nell’insieme, quest’amalgama s’integrò vicendevolmente e pacificamente mantenendo integri costumi e tradizioni. Sin dall’origine, questo popolo si distinse per ingegno,  laboriosità e indole pacifica, ma pronto a difendere con fermezza i suoi confini e la sua terra tanto voluta e cercata. Furono provetti artigiani, coltivatori, ma soprattutto furono rinomati per i loro cavalli. Omero li qualifica come “popolo dai bei cavalli”. Riferendosi alla loro indole, Omero osserva che il loro nome (Heniti) significa “degni di lode”. Popolo antichissimo, più degli Etruschi, indoeuropeo con una sua cultura e una sua lingua, il Venetico. Strabone li presenta come: “ordinari di statura alta e robusta e ben proporzionata, pervenivano ad età molto avanzata, che bei vecchi tra loro vedeansi, mercè il clima salubre e l’aere confacente, biondi i capelli, ma presto canuti e radi, le donne a pinguedine inclinate.” (Continua)

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