(Adnkronos) – Il divario di genere condiziona ancora profondamente il livello di realizzazione delle donne in Italia. Dalla scelta del percorso di studi a quello professionale, dalle esperienze in fase di colloquio di lavoro, fino a quando il desiderio di formare una famiglia e la cura delle persone può tramutarsi in ostacolo per la carriera. Le donne dichiarano di avere la sensazione di essere prese poco sul serio professionalmente e di essere spesso retribuite meno rispetto a colleghi di pari livello. È questa la fotografia del percepito femminile nel nostro Paese che emerge dal sondaggio ‘Essere donna: un percorso ad ostacoli’ realizzato da SWG e commissionato da Amazon.
La ricerca ha indagato le sfide che le donne devono superare ancora oggi nei percorsi formativi, nella carriera professionale e nelle scelte di vita: 8 intervistate su 10, infatti, dichiarano di percepire freni al proprio sviluppo di carriera, siano essi legati a fattori endogeni (preparazione e carattere) che esogeni (come estrazione sociale, territorio, condizioni familiari), sentendosi quindi in ritardo o disallineate rispetto ai loro obiettivi professionali originari.
“La motivazione per cui abbiamo deciso di promuovere questa ricerca è stata guidata dalla nostra aspirazione a diventare il miglior datore di lavoro al mondo”, commenta Mariangela Marseglia, country manager Amazon per Italia e Spagna. “Per fare questo è fondamentale ascoltare, non solo i nostri dipendenti, ma anche il contesto locale in cui ci troviamo ad operare”.
In generale, 6 donne su 10 si dicono ‘spettatrici’ della propria vita, con la sensazione di uno scarso margine di intervento su di essa. Un dato peggiore rispetto a quello, pur allarmante, degli uomini che si attesta al 52%. Se osserviamo gli spaccati dei profili delle donne coinvolte nel sondaggio, quasi il 20% delle laureate sottolinea come un ostacolo importante di carriera sia stato un blocco ai vertici, che non ha concesso loro spazi di crescita professionale. Significativo e coerente con la situazione socioeconomica italiana anche il dato che emerge dalla provenienza geografica: ben il 35% delle intervistate del Sud Italia e il 29% di chi abita in piccoli borghi identifica infatti nel territorio di origine un impedimento alla propria realizzazione professionale.
“Essere donna nel mondo del lavoro non può e non deve diventare in alcun modo uno svantaggio. Il sondaggio Swg, purtroppo, ci consegna un quadro della società italiana ancora troppo squilibrato”, prosegue Marseglia. “In Amazon -continua- crediamo fortemente nel ruolo attivo delle aziende come portatrici di cambiamento e di valori. Un cambiamento che parte sempre dall’ascolto delle persone e dall’analisi delle loro esigenze, dentro e fuori dai nostri uffici e centri logistici. La nostra responsabilità come datori di lavoro è fornire a ciascuno gli strumenti per andare incontro alle diverse necessità, così che tutti abbiano le giuste opportunità. Ogni giorno cerchiamo di mettere in pratica questo paradigma, che è a fondamento della nostra cultura aziendale, per essere promotori di equità”.
L’ascolto e l’analisi sono stati elementi essenziali di un percorso intrapreso da Amazon Italia lo scorso anno che ha permesso all’azienda di conseguire la certificazione di parità di genere prevista dal Pnrr per tutte le sue linee di business nel nostro Paese: gli uffici corporate, il centro assistenza clienti, Amazon Logistics e Amazon transportation.
Tra le coppie, per il 54% delle donne – contro il 29% degli uomini – un fattore che ha inciso negativamente sulle proprie opportunità di carriera e sul ritardo nel raggiungere gli obiettivi professionali è la presenza di figli o altri membri della famiglia che richiedevano un’attività di cura, condizione che spesso ha imposto delle scelte al ribasso. Inoltre, l’impegno nel lavoro a scapito del tempo per la famiglia genera tra le donne un senso di colpa non trascurabile (47% delle intervistate) che conferma la ancora forte pervasività delle tradizionali costruzioni di genere.
Un esempio controcorrente è Martina, oggi senior operations manager presso il centro di distribuzione Amazon di Novara che racconta come la maternità non abbia mai rappresentato un blocco per la sua carriera in azienda: “Ho avuto la possibilità di ricoprire ruoli di responsabilità sempre maggiori, prendendo fiducia delle mie capacità e consolidando le mie doti professionali e manageriali. Una professionalità che non è mai stata messa in discussione anche dopo la mia maternità”.
Il supporto alla genitorialità in Amazon si traduce in azioni concrete pensate appositamente per andare incontro alle esigenze dei genitori, per qualunque tipo di coppia. Nei centri logistici, per esempio, sono stati introdotti strumenti come il “Turno Famiglia” o lo “Swap and Switch” che consente di scambiare un giorno lavorativo con un giorno di riposo e viceversa, oppure di scambiare il turno di una intera settimana con quello di un altro o un’altra collega. Motivo d’orgoglio è poi il congedo parentale rivolto a tutte le coppie sposate, conviventi e di fatto che prevede fino a 6 settimane di assenza retribuita, per figli naturali e adottivi.
Per quanto riguarda il background formativo, l’essere donna è percepito come un ostacolo rilevante per le lavoratrici con profili tecnico-scientifici: tra queste, 1 su 4 dichiara di sentirsi discriminata nella sua possibilità di carriera in quanto donna. Mentre appena il 57% delle lavoratrici tout court (contro il 74% dei lavoratori) ritiene di svolgere un lavoro coerente con il proprio percorso di studi.
Un esempio di chi ha fatto del proprio percorso accademico una carriera è Alessia, 28 anni, laureata in Economia e oggi manager del team Made in Italy di Amazon. “Mi occupo di supportare le pmi che vendono su amazon.it nella loro crescita. Obiettivo è esportare il Made in Italy all’estero” spiega Alessia, “in azienda si incentiva l’approccio ‘learning by doing’ che permette di modellare la propria carriera in base alle proprie attitudini e aspirazioni professionali”.
Argomento ancora delicato in Italia è il tema dell’equità retributiva, tra i fattori scatenanti dei processi di segregazione verticale. I dati Swg confermano questa tendenza in negativo: 2 donne su 5 segnalano infatti uno stipendio più basso rispetto ai propri colleghi di pari livello, verosimilmente uomini. Ed è sulle politiche per garantire l’equità retributiva che Amazon si attesta modello virtuoso. La modalità di gestione delle retribuzioni dell’azienda si basa su linee guida trasparenti e fasce retributive per ciascuna famiglia professionale. Il pay gap in azienda è infatti inferiore al 5%, come previsto dalla recente Direttiva (UE) 2023/970.
Amazon si dedica costantemente al miglioramento dell’ambiente lavorativo, offrendo uno dei luoghi di lavoro più innovativi al mondo per il settore, con salari competitivi, processi e sistemi che assicurano il benessere e la sicurezza di tutti i dipendenti.
Da ottobre 2023 lo stipendio di ingresso per gli operatori di magazzino è stato fissato a 1.764 euro lordi al mese, moltiplicati per 14 mensilità nell’arco di un anno. Si tratta di un incremento del 21% rispetto al 2019 e le retribuzioni di ingresso sono superiori dell’8% rispetto ai livelli salariali previsti dal 5° livello del Ccnl logistica, trasporto merci e spedizioni. A ciò si aggiungono benefit quali assicurazioni sanitarie e cure mediche private, sconti sugli acquisti su Amazon.it e buoni pasto per tutti i dipendenti. Amazon offre inoltre ai propri dipendenti ulteriori opportunità come l’innovativo programma Career Choice, che copre fino al 95% del costo delle rette e dei libri di testo per chi desidera specializzarsi in un ambito specifico frequentando corsi professionali, per un importo fino a € 8.000 in quattro anni.
Porsi l’ambizioso obiettivo di essere il miglior dato di lavoro al mondo implica un impegno costante nell’offrire ai propri dipendenti l’ambiente più inclusivo possibile perché, solo potendo essere sempre sé stessi, si può davvero dare il meglio. Amazon lavora ogni giorno affinché la valorizzazione delle diversità rappresenti sempre uno dei suoi valori fondanti. L’azienda offre lavoro a persone di qualsiasi origine ed età: nelle sedi italiane sono rappresentate più di 100 nazionalità; l’età media dei dipendenti è di 34 anni. Inoltre, offre opportunità di lavoro anche a persone in età più avanzata: l’8% dei dipendenti ha più di 50 anni e il dipendente più anziano ne ha 64. Le donne rappresentano il 53% della popolazione aziendale presso gli uffici corporate a Milano, Torino, Roma e del customer service di Cagliari. All’interno della nostra rete logistica sono il 35%, una percentuale superiore rispetto alla media nazionale del settore del trasporto e magazzinaggio che, secondo gli ultimi dati Istat, è pari al 21,8%.