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50 anni di design radicale italiano nelle case di tutto il mondo

Sono passati ormai 50 anni esatti dalla storica mostra dedicata al nuovo design italiano presso il prestigioso museo MOMA di New York “Italy: the new domestic landscape”. Ideata e allestita dal progettista argentino Emilio Ambasz, curatore del dipartimento di architettura e design del museo, la mostra del 1972 raccontava la rivoluzione progettuale, formale e domestica che stava nascendo e crescendo in Italia, attraverso 180 oggetti di uso domestico e 11 ricostruzioni di ambienti commissionate dal museo stesso per l’occasione.

Un’intuizione giusta, sponsorizzata non a caso dal Ministero per gli affari esteri e dall’Istituto per il commercio estero, che sancì il primato del design italiano con una connotazione rivoluzionaria, sperimentale e, appunto, radicale. Radicale nel proporre nuovi modelli formali, o meglio, l’assenza del modello e la sua decostruzione verso una totale libertà di interpretazione estetica del progetto, slegata dalla tradizione e dagli esempi classici. Questa impostazione, a tratti giocosa ma tutt’altro che superficiale, rispondeva anche alla necessità di adattare il design a nuovi stili di vita e nuovi modi di vivere la casa.

Cosa resta oggi di questa ondata di cambiamento? Sicuramente un patrimonio di arredi iconici, scultorei dal forte carattere. Si inseriscono alla perfezione nelle case di chi sente il desiderio di sperimentare, di stupire, ma anche di vivere la casa a modo suo. Di chi non si accontenta di arredi che assolvono una funzione ma ricerca, piuttosto, elementi che raccontano una storia e ispirano nuove forme di socialità, oggi come nel 1972.

Non a caso, i designer coinvolti nella mostra del MOMA sono alcuni di quelli che tuttora rappresentano il design italiano nel mondo. Il design radicale si è sviluppato anche al di fuori della mostra newyorkese e ha generato una serie ampia e creativa di arredi ancora attuali e di portata innovativa. Lo è, ad esempio, il divano Bocca di Gufram, unico nel suo genere ed estremamente pop; così come la seduta Proust di Alessandro Mendini che parte dal modello di poltrona settecentesca e ne conserva le linee stravolgendone però il decoro. Altrettanto innovativa ma dalle radici completamente diverse è la seduta Up di Gaetano Pesce, prodotta da B&B Italia: un corpo femminile, allo stesso tempo sensuale e materno da cui lasciarsi avvolgere.

Per chi volesse rivisitare la mostra del 1972 attraverso le foto dell’epoca, consultarne il catalogo (440 pagine) e leggere il comunicato stampa può cliccare sul sito web.

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