Giorno: 14 Gennaio 2025

  • A 94 anni da 60 ore su barella nel Salernitano, ambulanza bloccata

    A 94 anni da 60 ore su barella nel Salernitano, ambulanza bloccata

    (Adnkronos) – Sono oltre “60 ore che l’ambulanza di Nocera è bloccata con la barella nel pronto soccorso di Mercato San Severino, su quella barella scomoda c’è una donna di 94 anni! Si faccia qualcosa in nome di quella povera paziente!”. E’ la denuncia pubblicata sulla pagina Facebook dell’associazione ‘Nessuno tocchi Ippocrate’, che riferisce del mezzo fermo nella struttura del Salernitano dalle 23.41 dell’11 gennaio, sottolineando anche lo scandalo di “una risorsa in meno per chi può averne bisogno”. Episodio confermato all’Adnkronos Salute anche dal direttore del 118 della provincia di Salerno, Domenico Violante, che dà notizia anche di un’altra ambulanza bloccata nello stesso pronto soccorso da lunedì, “sempre con un paziente, di cui non ho notizie”.  

    Al momento, quindi, “sono due le ambulanze ferme all’ospedale Curteri di Mercato San Severino. Per la prima ho già scritto alla direzione dell’Asl perché si risolva rapidamente e mi appresto a fare lo stesso per la seconda. Non posso fare altro”, aggiunge con rammarico il direttore del 118. Le ambulanze, spiega Violante, sono in qualche modo ‘sequestrate’ dal pronto soccorso che non ha barelle per i pazienti e quindi trattiene quella dell’ambulanza che, in questo modo, non può essere utilizzata. “Non posso rimetterla in servizio perché non è funzionale senza barella”, continua Violante che evidenza anche l’inadeguatezza di questi dispositivi.  

    “Le barelle del 118 non sono idonee per far stazionare i pazienti. Sono corte, sono fatte per il trasportare il paziente dal luogo dell’evento all’ambulanza, quindi hanno una struttura che le rende anche pericolose. Non sono fatte per trattenere un paziente a lungo, non hanno un materasso spesso, possono creare anche problemi” legati al “decubito”, spiega evidenziando che “risulta comunque singolare che in tutto questo tempo all’ospedale non abbiano avuto la possibilità di risolvere”. La situazione è complessa anche per l’equipaggio dell’ambulanza, che non può muoversi. “Stiamo cercando di alleviare anche loro, facendogli fare pause per andare a mangiare e non stazionare tutto il tempo in attesa. E’ molto stressante per gli operatori che, tra l’altro, in queste ore non hanno un posto dove stare”, conclude. 

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  • Consulta, l’uscente Prosperetti: “Se giudici eletti giovedì, in tempo per plenum su referendum”

    (Adnkronos) –
    Ennesima fumata nera in Parlamento
    , riunito in seduta comune per l’elezione dei

    quattro giudici mancanti della Corte costituzionale. Si rischia adesso a causa delle successive formalità da espletare di pregiudicare la ricostituzione del plenum della Consulta entro lunedì prossimo, quando la Corte si riunirà in Camera di Consiglio sull’ammissibilità dei referendum, tra cui quello sull’Autonomia. E’ così? “Se i parlamentari eleggessero i 4 giudici giovedì prossimo, i neo eletti potrebbero fare in tempo, giurando al Quirinale venerdì 17, anche se non porta bene”, risponde scherzando con l’Adnkronos l’ex vice presidente della Corte costituzionale Giulio Prosperetti, nella rosa dei 4 giudici ancora da sostituire con il voto delle Camere in seduta comune.  

    Secondo Prosperetti, la verifica di requisiti e non incompatibilità degli eletti che dovrà effettuare la Corte immediatamente dopo l’elezione infatti “è una formalità, molto rapida perché le persone sono conosciute” e che si espleta in tempi celeri “attraverso la nomina di un relatore che riferisce sui titoli dei neo eletti”. Nella storia della Corte tuttavia ci sono stati alcuni episodi in cui i giudici costituzionali hanno dovuto discutere dei titoli più a lungo del previsto: “C’è stato il caso di Fernanda Contri”, prima donna a diventare giudice della Corte costituzionale della Repubblica italiana nel 1996 grazie alla nomina del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. “Il problema dibattuto sulla Contri – racconta il giudice costituzionale – fu che non aveva l’anzianità di 20 anni di avvocato, ma grazie al cambiamento della legge che aboliva il procuratore legale fu confermata. Si ritenne infatti che anche gli anni da procuratore contribuissero a contemplare il ventennio richiesto dalla Costituzione”. 

    E poi, ricorda Prosperetti, “un caso più importante ed in là nel tempo: quello di Brunetto Bucciarelli Ducci”, eletto dal Parlamento in seduta comune nella seduta del 27 gennaio 1977, insieme ad Alberto Malagugini e a Oronzo Reale. “Il problema fu che Bucciarelli Ducci era magistrato ma avendo fatto sempre carriera politica non era arrivato in Cassazione e la eleggibilità alla Corte è riservata alle magistrature superiori. Tuttavia si disse che l’esser stato presidente della Camera lo poneva a un livello tale per cui fu comunque ritenuta legittima la sua designazione. Anche se successivamente quando si ventilò il nome di Luciano Violante che pure era stato presidente della Camera, non se ne fece niente perché si ritenne che non aveva i requisiti”. 

    Provenienze politiche non rilevano su operato giudici: In Italia non esiste dissenting opinion, segreto Camera Consiglio li assolve da componenti che li hanno espressi’  

    Quindi commentando all’Adnkronos lo stallo della politica e delle camere rispetto all’elezione dei giudici costituzionali, l’ex vice presidente della Consulta afferma: “Io credo ci siano problemi all’interno dei gruppi politici, non fra i gruppi politici, a causa dell’affastellamento fra le candidature e della necessità di valutare anche la potabilità del candidato proposto dall’altra parte. Non è infatti una ripartizione secca”. “Ma la verità – rimarca – è che le provenienze non rilevano minimamente. Nella mia esperienza nella Corte non si è mai palesato un giudizio di alcun membro che fosse minimamente influenzato dalla componente che lo aveva espresso”. L’arrovellarsi della politica in un certo senso lascerebbe il tempo che trova: in Italia non c’è oltretutto l’istituto della dissenting opinion, cioè la possibilità per i giudici dissenzienti in un collegio di farlo sapere e di motivare la propria posizione. 

    “C’è stata una grossa polemica sulla dissenting opinion sollevata da Zanon – ricorda Prosperetti -. Io sono stato sempre contrario a questo strumento perché farebbe emergere le provenienze, perché conduce al dover render conto del proprio voto e del perché non ci si è opposti. Mentre il segreto della Camera di Consiglio assolve tutti i giudici dall’essere o meno conviventi con le componenti che li hanno espressi”.
     

    Fisiologico l’accorpamento di nomi per il voto, è in vigore dall’istituzione Corte 

    Potrebbe essere la richiesta di una quaterna di nomi ad avere complicato la scelta del Parlamento? “E’ stato molto criticato il fatto che si siano accorpati 4 nomi. Ma ritengo che sia fisiologico. Quando nel 1956 fu istituita in Italia la Corte costituzionale – racconta – la norma in vigore prevedeva per i giudici un mandato di 12 anni ed un complesso sistema di rinnovo per sorteggio relativo a circa metà del collegio ogni 6 anni per la conferma di alcuni giudici che sarebbero restati in carica solo per il periodo residuo ed il rinnovo di altri”.  

    “La norma fu poi abrogata, perché nella prima formulazione della Corte i giudici erano molto anziani e parecchi morirono nei primi 9 anni, sicché non ci fu più bisogno del sorteggio, dal momento che l’avvicendamento non comportava più una scadenza dell’intera Corte. Pertanto – conclude rispondendo all’Adnkronos Prosperetti – già il legislatore dell’epoca aveva previsto la possibilità di una votazione congiunta per un certo numero di giudici e adesso rimane singolare il fatto che tutti veniamo rinnovati con un avvicendamento secondo le scadenze dovute ai decessi della prima composizione della Corte”. (di Roberta Lanzara)
     

     

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  • Ucraina, Kiev: “Sferrata la più massiccia ondata di attacchi contro Russia”

    (Adnkronos) –
    L’Ucraina rivendica di aver sferrato “la più massiccia” ondata di attacchi la notte scorsa su obiettivi situati in Russia dall’inizio della guerra. “Le Forza di difesa ucraine hanno lanciato il più massiccio attacco contro le strutture militari dell’occupante ad una distanza di 200-1.100 chilometri dentro il territorio della Federazione russa”, ha postato lo stato maggiore sui social media.  

    Gli impianti chimici, le raffinerie e i depositi di munizioni della base aerea di Engels sono stati presi di mira con successo, ha riferito al Kyiv Independent una fonte del Servizio di sicurezza ucraino (SBU). I droni ucraini avrebbero preso di mira più regioni, tra cui gli oblast di Saratov, Voronezh e Orel, nonché il Tatarstan.  

    Il Ministero della Difesa russo non ha specificato il numero di droni coinvolti, ma ha reso noto che Kiev aveva lanciato missili occidentali sul territorio russo in un attacco notturno che ha colpito una base militare. Le forze di difesa hanno abbattuto “sei razzi Atacms di fabbricazione statunitense e sei missili da crociera britannici Storm Shadow”, che sono stati lanciati sulla regione di confine di Bryansk, nonché due missili Storm Shadow sul Mar Nero. 

     

    La Russia ha dichiarato di aver riconquistato due villaggi ucraini nella regione orientale di Donetsk, che Kiev aveva strappato al controllo russo all’inizio del conflitto. Il Ministero della Difesa russo ha affermato in un briefing quotidiano che le sue unità dell’esercito hanno “liberato” i villaggi di Neskuchne e Terny, in due diverse aree della linea del fronte. 

     

    La Russia è pronta a discutere le garanzie di sicurezza per il Paese “che ora si chiama Ucraina”, ma “nel contesto di accordi più ampi”, ha affermato il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, nel corso di una conferenza stampa. “Naturalmente, le minacce sul fianco occidentale, ai nostri confini occidentali, devono essere eliminate”, ha precisato Lavrov, citato dall’agenzia di stampa Tass. “Solo nel contesto di accordi più ampi, siamo pronti a discutere le garanzie di sicurezza per il Paese che ora si chiama Ucraina, o per parte di questo Paese, che non si è ancora determinata, a differenza della Crimea, del Donbass e della Novorossiya”, ha dichiarato. 

    Lavrov ha anche dichiarato di accogliere con favore i segnali provenienti dal presidente eletto degli Stati Uniti Donald Trump sul conflitto in Ucraina, a meno di una settimana dal suo insediamento. Trump si è impegnato a porre fine rapidamente al conflitto durato quasi tre anni, ha espresso scetticismo sul sostegno militare di Washington a Kiev e ha simpatizzato con le preoccupazioni di Mosca sull’alleanza militare Nato. “Il fatto stesso che le persone stiano iniziando a parlare di più delle realtà sul campo probabilmente merita di essere accolto con favore”, ha detto. 

    La Russia occupa quasi un quinto del territorio internazionalmente riconosciuto dell’Ucraina e ha affermato di aver annesso cinque delle sue regioni: la Crimea nel 2014 e le regioni di Donetsk, Kherson, Lugansk e Zaporizhia nel 2022. Il presidente russo Vladimir Putin ha chiesto all’Ucraina di ritirarsi da tutti questi territori, compresi quelli significativi ancora sotto il controllo delle forze di Kiev, come precondizione per i colloqui di pace. 

    Nonostante abbia appoggiato la posizione pubblica di Trump, Lavrov ha affermato che la Russia non ha ancora ricevuto proposte specifiche su come intende portare le due parti al tavolo dei negoziati. “Aspetteremo iniziative concrete”, ha detto Lavrov. “Una volta che diventerà presidente e formulerà una posizione definitiva sugli affari ucraini, ovviamente la studieremo”, ha aggiunto. 

     

     

     

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  • A 94 anni da 60 ore su barella nel Salernitano, ambulanza bloccata

    (Adnkronos) – Sono oltre “60 ore che l’ambulanza di Nocera è bloccata con la barella nel pronto soccorso di Mercato San Severino, su quella barella scomoda c’è una donna di 94 anni! Si faccia qualcosa in nome di quella povera paziente!”. E’ la denuncia pubblicata sulla pagina Facebook dell’associazione ‘Nessuno tocchi Ippocrate’, che riferisce del mezzo fermo nella struttura del Salernitano dalle 23.41 dell’11 gennaio, sottolineando anche lo scandalo di “una risorsa in meno per chi può averne bisogno”. Episodio confermato all’Adnkronos Salute anche dal direttore del 118 della provincia di Salerno, Domenico Violante, che dà notizia anche di un’altra ambulanza bloccata nello stesso pronto soccorso da lunedì, “sempre con un paziente, di cui non ho notizie”.  

    Al momento, quindi, “sono due le ambulanze ferme all’ospedale Curteri di Mercato San Severino. Per la prima ho già scritto alla direzione dell’Asl perché si risolva rapidamente e mi appresto a fare lo stesso per la seconda. Non posso fare altro”, aggiunge con rammarico il direttore del 118. Le ambulanze, spiega Violante, sono in qualche modo ‘sequestrate’ dal pronto soccorso che non ha barelle per i pazienti e quindi trattiene quella dell’ambulanza che, in questo modo, non può essere utilizzata. “Non posso rimetterla in servizio perché non è funzionale senza barella”, continua Violante che evidenza anche l’inadeguatezza di questi dispositivi.  

    “Le barelle del 118 non sono idonee per far stazionare i pazienti. Sono corte, sono fatte per il trasportare il paziente dal luogo dell’evento all’ambulanza, quindi hanno una struttura che le rende anche pericolose. Non sono fatte per trattenere un paziente a lungo, non hanno un materasso spesso, possono creare anche problemi” legati al “decubito”, spiega evidenziando che “risulta comunque singolare che in tutto questo tempo all’ospedale non abbiano avuto la possibilità di risolvere”. La situazione è complessa anche per l’equipaggio dell’ambulanza, che non può muoversi. “Stiamo cercando di alleviare anche loro, facendogli fare pause per andare a mangiare e non stazionare tutto il tempo in attesa. E’ molto stressante per gli operatori che, tra l’altro, in queste ore non hanno un posto dove stare”, conclude. 

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  • Claudio Cecchetto torna in Rai con il ‘Gioca Jouer’ – Video

    (Adnkronos) –
    Claudio Cecchetto, ospite a ‘BellaMa’’ lunedì 14 gennaio su Rai2, ha riportato in onda sui canali Rai il “Gioca Jouer”, la sua hit del 1981, sigla del 31esimo Festival di Sanremo, condotto proprio da Cecchetto. Pierluigi Diaco, alla guida del varietà del pomeriggio di Rai2, ha fatto una sorpresa al talent scout più importante d’Italia (con cui aveva lavorato a fine anni ’90 su Radiodue), facendogli interpretare integralmente in diretta la sua canzone manifesto, dopo quasi 44 anni.  

    A fine esibizione, Pierluigi Diaco ha chiesto ufficialmente a Claudio Cecchetto di poter utilizzare “Gioca Jouer” come sigla di testa della quarta edizione di “BellaMa’”, in onda dal prossimo settembre: “Ma certo, se vuoi firmo subito. Grazie Pierluigi”, ha commentato Cecchetto. 

    “BellaMa’” è in onda su Rai2 dal lunedì al venerdì dalle 15.25 alle 17, la puntata integrale di oggi, come sempre, è disponibile su RaiPlay dalle ore 18. 

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  • Brescia, Extinction Rebellion denuncia: “Attiviste costrette a spogliarsi e fare squat in questura”

    (Adnkronos) – “Mi hanno chiesto di spogliarmi, di togliermi le mutande e fare tre squat per dei controlli, a detta loro”. Lo racconta una delle attiviste di Extinction Rebellion in un video pubblicato sulla pagina Telegram del movimento ambientalista ieri sera. I fatti sarebbero avvenuti in questura a Brescia, dove sono stati portati i militanti di Extinction Rebellion, Palestina Libera e Ultima Generazione che ieri mattina hanno bloccato l’ingresso della sede di Leonardo.  

    Il video è stato pubblicato ieri sera, quando “dopo oltre 7 ore di fermo in questura, sono state rilasciate le 23 persone di Extinction Rebellion, Palestina Libera e Ultima Generazione che erano state fermate dopo la manifestazione alla Leonardo spa di Brescia”. La richiesta di spogliarsi ed eseguire gli squat – a quanto denuncia Extinction Rebellion – sarebbe stata fatta solo alle donne, non agli uomini. “Chiederemo giustizia, anche questa volta, affinché il diritto al dissenso venga difeso, onorato e protetto”, scrive il movimento ambientalista, chiedendo di diffondere la testimonianza.  

    Sull’episodio il vice capogruppo di Avs alla Camera Marco Grimaldi ha depositato un’interrogazione parlamentare. “Spieghino gli agenti della questura di Brescia come mai hanno sottoposto a 7 ore di fermo persone che avevano fornito i documenti e quindi non dovevano essere trattenute in base all’articolo 349 del codice di procedura penale. Ma, soprattutto, spieghino perché donne e ragazze sarebbero state costrette a spogliarsi e a eseguire piegamenti sulle gambe”, chiede Grimaldi, aggiungendo che “di questi abusi, dopo il 2001, ne abbiamo abbastanza. Come ne abbiamo abbastanza delle denunce arbitrarie, che regolarmente cadono davanti al pm, e dei fogli di via elargiti a chiunque manifesti”. 

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  • Inapp: “Tra dicembre 2019 e ottobre 2024 oltre 1 mln di posti creati, ma persistono criticità”

    (Adnkronos) – Il Rapporto Inapp 2024 (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) esplora il futuro del mercato del lavoro italiano e propone un cambio di visione per affrontare le sfide strutturali legate all’invecchiamento della popolazione e alla crescente pervasività delle tecnologie digitali. Il rapporto evidenzia risultati positivi, come la crescita dell’occupazione, con un aumento in Italia del 3,5% tra dicembre 2019 e ottobre 2024, con oltre 1 milione di nuovi posti di lavoro creati. Questo risultato ha portato il numero degli occupati a 24,1 milioni, con un tasso di occupazione record del 62,5%. Tuttavia, permane una differenza del tasso di occupazione tra Italia e i 20 principali Paesi della UE che risulta essere, da un’indagine Eurostat 2023, di -8,5% del T.O. equivalente a 3,156 milioni di posti di lavoro a parità di popolazione. Circa il 70% della carenza di occupati italiana risulta concentrata nei comparti influenzati dalla spesa pubblica: la sanità e l’assistenza (-1,270 milioni), la pubblica amministrazione e l’istruzione. 

    Persistono ulteriori criticità. 1) Tasso di inattività elevato: un terzo della popolazione in età lavorativa non partecipa al mercato del lavoro, con una forte concentrazione di giovani e donne. In particolare, nel Mezzogiorno il tasso di inattività femminile raggiunge il 58,2% e supera di 10 punti la media UE. 

    2) Difficoltà nel reperire lavoratori: oltre il 47% delle imprese segnala problemi nel trovare personale idoneo, un dato in crescita di oltre 22 punti rispetto al 2019. L’occupazione femminile è ostacolata anche dalla carenza di servizi di cura, che da una ricerca INAPP del 2023 sono alla base del 18% delle uscite lavorative e del 40% delle dimissioni volontarie delle donne. La riduzione demografica di circa 4 milioni di persone in età di lavoro entro il 2040 e la diffusione delle tecnologie digitali nei processi produttivi sono fattori che aggravano il fenomeno in oggetto. 

    3) Disallineamento tra domanda e offerta di lavoro: il mismatch è alimentato da una formazione professionale poco aderente ai fabbisogni delle imprese e da una riduzione della popolazione attiva. La chiave per superare questo disallineamento è rappresentata dalle politiche attive per il lavoro. Il varo del Programma Gol ha consentito, in prima istanza, di elevare la partecipazione formale alle politiche attive del lavoro delle persone in cerca di lavoro (+178%) e al 30 novembre 2024 ha permesso a 3,1 milioni di persone di essere presi in carico. Di questi, circa 1,9 milioni (61,3%) hanno avviato o concluso una politica attiva o un tirocinio extracurriculare.  

    Al 30 novembre 2024 il sistema delle Comunicazioni obbligatorie segnalava un esito occupazionale positivo per 1.139 mila lavoratori, pari al 36,6% del totale dei presi in carico, tra i quali il 58% assunti con contratti di natura temporanea. Tuttavia, dalle attività di monitoraggio emergono diverse criticità: la crescente difficoltà nel sincronizzare le modalità e i tempi delle prese in carico; la bassa efficacia delle misure formative per le finalità occupazionali; il mancato funzionamento delle condizionalità previste per i beneficiari dei sostegni al reddito. Queste criticità evidenziate motivano l’esigenza di una riforma organica delle politiche attive del lavoro.  

    Il Rapporto Inapp 2024 evidenzia, la necessità di un approccio innovativo per affrontare le problematiche del mercato del lavoro. Questo cambio di paradigma deve mettere al centro delle politiche economiche e lavorative l’obiettivo di incrementare la produttività, migliorare le competenze dei lavoratori e garantire un utilizzo ottimale delle risorse umane. L’evoluzione richiesta non si limita alla gestione delle risorse pubbliche o alle competenze delle amministrazioni. E’ necessaria una collaborazione articolata ed integrata tra istituzioni formative, rappresentanze delle imprese, organizzazioni dei lavoratori e del Terzo settore. Impiegare al meglio le risorse finanziarie, tecnologiche e umane disponibili rappresenta il percorso fondamentale per affrontare le criticità del sistema produttivo e migliorare l’equità nella redistribuzione del reddito.  

    “Gli incentivi per le assunzioni, nella forma degli sgravi contributivi, hanno mobilitato una parte rilevantissima delle risorse pubbliche destinate alle politiche per il lavoro. Nel 2023 sono stati utilizzati per il 25% delle nuove attivazioni, che salgono al 42% per la componente femminile (il 77% delle assunzioni agevolate delle donne riguarda contratti a termine e part-time). Il 50% delle imprese con meno di 50 dipendenti, per la gran parte nei comparti dei servizi, ha utilizzato le agevolazioni”. A dirlo Natale Forlani, presidente Inapp, Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche, in occasione della presentazione del Rapporto. 

    “La rilevanza dell’utilizzo degli incentivi nei settori caratterizzati da una elevata flessibilità dei rapporti di lavoro – spiega – ha vanificato l’obiettivo primario di favorire le assunzioni a tempo indeterminato per la durata minima di tre anni. La media effettiva dei rapporti di lavoro incentivati per tale scopo non supera infatti i 16 mesi. Sono esiti che trovano conferme anche nelle analisi precedenti dell’Inapp, che non evidenziano una significativa incidenza degli sgravi contributivi sulla evoluzione delle tipologie dei rapporti di lavoro e dei trattamenti salariali. In alcuni comparti di attività essi potrebbero aver contribuito positivamente alla riduzione delle prestazioni sommerse”.  

    “L’eccessiva estensione degli incentivi per le diverse categorie di disoccupati – chiarisce – ha comportato inevitabilmente uno spiazzamento negativo per quelle più svantaggiate. Le ricerche Ril-Inapp evidenziano la particolare efficacia, per la crescita della produttività e il miglioramento delle condizioni di lavoro, degli incentivi finalizzati agli investimenti condizionati dalla promozione di programmi formativi per i lavoratori coinvolti. Risultati analoghi vengono riscontrati nell’indagine Inapp-Fondimpresa sugli esiti dei progetti di formazione continua. Con l’utilizzo dei dati dell’indagine campionaria Icp-Inapp integrati con le informazioni della Rilevazione continua delle forze di lavoro-Inapp, è stata svolta anche una prima indagine sulle professioni ad alto rischio di sostituzione (23%). Nel primo trimestre di quest’anno sarà presentato un primo rapporto dell’impatto sull’occupazione e sulle retribuzioni”. 

    “La crescita degli investimenti – avverte Forlani – risulta inadeguata nei comparti di attività, in particolare dei servizi, caratterizzati da alta intensità di occupazione e da bassa produttività. Gli obiettivi della transizione digitale e ambientale possono essere colti se si individuano modalità capaci di trasferire le innovazioni tecnologiche e di soddisfare la domanda di nuove competenze nelle piccole imprese. La costituzione della Zona economica speciale (Zes) unica per il Mezzogiorno rappresenta un’occasione straordinaria per aumentare l’attrattività di investimenti e le opportunità lavorative: la chiave del successo delle politiche può essere rappresentata dall’utilizzo di incentivi che combinano investimenti e programmi formativi finalizzati ad adeguare le competenze dei lavoratori”.  

    “Il 55% dei lavoratori stranieri immigrati – ricorda – è occupato nei servizi alle persone, nelle costruzioni, negli alberghi e ristorazione, nell’agricoltura e nei trasporti e magazzinaggio (dati Istat 2023), con livelli di impiego ufficiali e salari inferiori alla media generale. La quota delle famiglie straniere in condizioni di povertà assoluta (30% del totale) è superiore di cinque volte rispetto a quella dei cittadini italiani. Sono numeri che consigliano di aggiornare la lettura dei flussi migratori e delle politiche rivolte a migliorare la qualità e l’attrattività del nostro mercato del lavoro, in un contesto in cui si va formando un mercato del lavoro internazionale alimentato da una domanda di lavoratori qualificati superiore alla capacità di risposta dei mercati del lavoro dei singoli Paesi”.  

    “La possibilità di favorire gli ingressi extra quota dei lavoratori formati nei Paesi d’origine introdotta dalla recente riforma dei flussi – chiarisce – andrebbe ampliata anche ai nuovi ingressi che prevedono i percorsi formativi nel nostro territorio finalizzati all’inserimento lavorativo, sulla base di fabbisogni circostanziati e responsabilizzando le imprese richiedenti o gli operatori per l’intermediazione accreditati sull’esito lavorativo”. 

    “Nonostante le innovazioni introdotte per ridurre i tempi per la gestione delle procedure – spiega – le quote assegnate con le modalità dei click day continuano a risultare distanti da una corretta valutazione dei fabbisogni della domanda di lavoro. Le domande presentate dalle imprese risultano disallineate rispetto alla consistenza delle attività produttive nei territori, e per una parte rilevante degli stranieri entrati in Italia con un relativo nulla osta non è stato sottoscritto un regolare contratto di lavoro. La gran parte di tali domande proviene da comparti economici caratterizzati da un’incidenza delle prestazioni sommerse superiore alla media nazionale e da una presenza elevata di lavoratori stranieri”.  

    “Le risorse messe a disposizione dal Pnrr per le politiche del lavoro – ricorda – hanno consentito di finanziare il Programma nazionale di politiche attive del lavoro Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori), dotato di 5,4 miliardi di euro, che propone di raggiungere nell’arco del quinquennio 2021-2025 una serie di obiettivi (target): la presa in carico di almeno 3 milioni di beneficiari delle misure, tra i quali il 75% disoccupati di lunga durata, donne, giovani under 30, disabili, lavoratori over 55; 800 mila beneficiari di attività di formazione tra i quali 300 mila per le competenze digitali”.  

    “Il Programma – fa notare – viene affiancato da un ulteriore intervento per potenziare i cpi al fine di garantire l’erogazione di servizi relativi ai Livelli essenziali delle prestazioni (Lep) nell’80% degli sportelli pubblici di ogni regione. Il varo del Programma Gol ha rappresentato una novità importante nello scenario delle politiche attive del lavoro per i livelli di cooperazione attivati dal ministero del Lavoro e delle politiche sociali nella programmazione delle attività e per la gestione degli interventi sulla base di standard e di informazioni condivise. Il Programma ha consentito, in prima istanza, di elevare la partecipazione formale alle politiche attive del lavoro delle persone in cerca di lavoro (+178%) e di costruire modelli di valutazione (assessment) per orientare i percorsi di inserimento dei disoccupati sulla base dei fabbisogni formativi personalizzati e per adeguare o riqualificare le competenze con il coinvolgimento a valle dei soggetti privati e del privato sociale accreditati”. 

    “Dall’avvio del Programma Gol al 30.11.2024 – sottolinea – sono oltre 3,1 milioni gli individui presi in carico attraverso la sottoscrizione di un patto di servizio. Di questi, circa 1,9 milioni (61,3%) hanno avviato o concluso una politica attiva o un tirocinio extracurriculare. Escludendo la componente dei cosiddetti work-ready (percorso 1 di reinserimento lavorativo), corrispondente a circa la metà degli individui presi in carico, la quota di individui avviati a un’attività formativa supera di poco il 20% (328 mila individui). La metà del bacino è rappresentata dagli adulti tra i 30 e i 54 anni e, sommando la quota degli over 55, supera il 70%. Gli individui non immediatamente occupabili sono quelli che presentano maggiori caratteristiche di vulnerabilità. Il 25% richiede percorsi di formazione per adeguare le competenze, e il 21,4% per riconvertirle, il 56% è costituito da donne. Il 45,3% delle persone prese in carico risulta disoccupato da oltre 12 mesi”.  

    “La misura per l’inserimento lavorativo – suggerisce il presidente Forlani – più utilizzata è quella dei tirocini extracurriculari che riscontrano buoni esiti occupazionali. Sul totale dei tirocini avviati e conclusi nel 2021 e con almeno un mese di esposizione alla ricerca di lavoro (pari a 312.894), il 48,6% ha una Comunicazione obbligatoria (Co) per lavoro a un mese dalla conclusione dell’esperienza, pari a 151.987 tirocini. Al 30 novembre 2024 il sistema delle Co segnalava un esito occupazionale positivo per 1.139 mila lavoratori, pari al 36,6% del totale dei presi in carico, tra i quali il 58% assunti con contratti di natura temporanea. I tassi di occupazione risultano più elevati (45,5%) per il contingente delle persone più prossime al mercato del lavoro, o che richiedono un percorso di parziale adeguamento delle competenze (37,2%)”.  

    “I valori – spiega – si abbassano per quelle avviate ai percorsi di formazione per la riconversione delle competenze (18,3%) o se associati a programmi di inclusione sociale (19,7%). Le attività di monitoraggio segnalano diverse criticità. In particolare, una crescente difficoltà: nel sincronizzare le modalità e i tempi delle prese in carico con l’attivazione delle misure formative e con i fabbisogni della domanda di lavoro; nel valutare l’efficacia delle misure di politica attiva utilizzate per le finalità occupazionali, per il mancato funzionamento delle condizionalità previste per i beneficiari dei sostegni al reddito. Due linee di intervento, quella finalizzata all’inserimento dei soggetti con elevati livelli di disagio e quella relativa ai programmi collettivi di reinserimento dei lavoratori nelle aree di crisi, non riscontrano significativi risultati. Queste criticità risultano accentuate dalla carenza di solide modalità di coinvolgimento dei soggetti accreditati privati e del privato-sociale nella valutazione dei fabbisogni e nella progettazione degli interventi”. 

    “L’attuazione dei Lep nei 750 centri pubblici per l’impiego – fa notare – risulta difforme nel territorio. L’obiettivo di promuovere un punto rete ogni 40 mila abitanti trova riscontro solo per un terzo delle sedi. Per quanto riguarda le caratteristiche dei servizi erogati, solo quelli attinenti all’accoglienza e alle informazioni per gli utenti registrano una congrua diffusione sul territorio (90%). Le disparità territoriali sono notevoli per le attività di orientamento, per la facilitazione dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro e per i servizi rivolti alle imprese. L’evoluzione delle piattaforme per la condivisione di informazioni sui fabbisogni della domanda di lavoro e dell’offerta formativa ha contribuito all’avvio del Sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (Siisl) per supportare l’accesso alle nuove misure di riforma del Reddito di cittadinanza (Rdc), dell’Assegno di inclusione (Adi) e del Supporto per la formazione e il lavoro (Sfl), fornendo la matrice per estendere l’utilizzo a tutto il sistema delle politiche attive del lavoro. Il potenziale di sviluppo del Siisl, recentemente aperto alla partecipazione diretta delle persone e delle imprese, per facilitare l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro è enorme, per la disponibilità di informazioni e di banche dati che non sono ancora adeguatamente sfruttate, nonché per la finalità di condividere una lettura più evoluta delle transizioni lavorative attraverso l’utilizzo delle applicazioni di intelligenza artificiale. Le criticità evidenziate motivano l’esigenza di una riforma organica delle politiche attive del lavoro orientata dalla necessità di concorrere alla riduzione del mismatch e dei tempi delle transizioni lavorative: per sviluppare modelli di governance multilivello capaci di coinvolgere nella programmazione e nella progettazione degli interventi il complesso delle istituzioni, delle parti sociali e dei soggetti accreditati per la formazione e l’intermediazione della domanda e offerta di lavoro; per favorire la diffusione di modelli cooperativi (ad esempio le associazioni di scopo), finalizzati a offrire servizi integrati di orientamento e di formazione; per favorire lo sviluppo del Siisl con letture evolute delle transizioni lavorative e con l’introduzione e diffusione del fascicolo del lavoratore come strumento in grado di favorire la crescita dell’autostima personale e la produttività dei percorsi di attivazione delle misure; per rendere effettive le condizionalità per i beneficiari di sostegni al reddito. Tutte le offerte di lavoro coerenti con il profilo professionale delle persone dovrebbero essere accettate, anche per aumentare il tasso di impiego nei settori con elevata mobilità e ridurre la quota dei lavoratori con bassi redditi. L’accettazione dei rapporti di breve durata potrebbe essere incentivata rendendo compatibile entro certi limiti la continuità del sostegno pubblico e il salario percepito”. 

    “In Italia – suggerisce il presidente Forlani – bisogna dare priorità assoluta al rafforzamento dei percorsi in duale (apprendistato e tirocini extracurricolari), con la costruzione di una cornice condivisa normativa e contrattuale nazionale in grado di valorizzare in modo organico le innovazioni normative; alla flessibilizzazione e personalizzazione dell’offerta formativa finalizzata ad accelerare i tempi dell’inserimento lavorativo, da erogare anche nell’ambito lavorativo certificando le competenze acquisite; alla predisposizione di moduli formativi per rafforzare la capacità di orientamento e le competenze digitali”.  

    “La partecipazione ai corsi di formazione professionale – spiega – rimane attestata sull’8% dei giovani e in riduzione sul piano numerico (da 228 mila del 2022 a 210 mila nel 2023). Rispetto all’offerta di corsi, si segnala un aumento nei territori del Mezzogiorno, ma la quota maggioritaria dei diplomati, il 55%, continua ad essere generata in Lombardia. Il dato positivo è rappresentato dalla costante progressione del numero dei percorsi di formazione in alternanza proposti, con il raddoppio degli iscritti nell’a.f. 2022-2023 (oltre 108 mila) rispetto all’anno precedente, grazie alle importanti risorse stanziate dal Pnrr. L’istituto dell’apprendistato registra una lenta crescita della partecipazione in tutto il territorio nazionale, 556 mila contratti nel 2022 tra i quali 312 mila nelle regioni del Nord, e concentrato nella modalità dell’apprendistato professionalizzante (97,7%)”.  

    “La previsione di estendere – afferma – la partecipazione ai disoccupati adulti senza vincoli di età (decreto legislativo n. 81/2015) non ha riscontrato una pratica attuazione. L’incidenza di questo rapporto di lavoro rimane distante dai livelli di utilizzo nei principali Paesi europei che privilegiano l’apprendistato per veicolare i percorsi in alternanza e per valorizzare la formazione anche tra i lavoratori adulti. L’istituto dei tirocini extracurriculari ha registrato una concreta attuazione, 1,150 milioni nel quadriennio 2020-2023, come strumento finalizzato all’inserimento al lavoro dei disoccupati (75,4%) piuttosto che un canale di orientamento nelle scelte professionali e all’occupabilità nel percorso di transizione tra scuola-università e lavoro (10%). Il tasso di partecipazione delle scuole secondarie e delle università nella loro attivazione è inferiore al 4%. L’11,6% della popolazione in età lavorativa compresa tra i 25 e i 64 anni ha partecipato ad attività di istruzione e formazione, con una crescita di 2 punti percentuali rispetto all’anno precedente e di 4 posizioni (dal 18° al 14° posto) nel ranking dei Paesi europei, ma rimane distante dai Paesi leader che registrano tassi di gran lunga superiori al 20%”.  

    “La crescita degli interventi diretti dei 19 Fondi interprofessionali promossi dalle parti sociali, con l’adesione formale di circa 770 mila imprese e di circa 11 milioni di lavoratori – sostiene – è stata stimolata dai cofinanziamenti del Fondo nuove competenze con la mobilitazione di 1,256 miliardi di euro tra il novembre 2020 e il dicembre 2023. I Fondi paritetici interprofessionali, in particolare con il II Avviso del Fnc, hanno favorito la promozione di 5.144 piani formativi con il coinvolgimento di 5.173 aziende e 480 mila lavoratori. Il Fondo nuove competenze è stato recentemente rifinanziato con una dote di 730 milioni di euro (novembre 2024) per potenziare le competenze green e digitali. Oltre alla debolezza del sistema duale, risulta carente l’offerta formativa rivolta ad adeguare le competenze nelle transizioni lavorative, valorizzando l’ambito lavorativo e i percorsi di micro-learning che rivestono una grande importanza per l’evoluzione delle competenze della popolazione adulta e, in particolare, per l’invecchiamento attivo. Le rilevazioni Cedefop 2023 segnalano l’elevato gradimento delle imprese europee per queste pratiche (63%). Il fenomeno è confermato anche nell’indagine Inapp Indaco-imprese per le imprese italiane: il 22,4% delle imprese con oltre 250 dipendenti adotta il micro-learning a fronte del 7,3% delle microimprese, mentre per quanto riguarda la formazione digitalizzata, il 33% l’ha adottata per almeno il 75% dei progetti informativi attivati. L’indagine Inapp Indaco-adulti 2022 segnala anche il grande potenziale di sviluppo delle attività formative non convenzionali: il 45,4% delle persone tra i 18 e i 64 anni ha partecipato a percorsi strutturati di apprendimento con tutor o docenti considerati, a pieno titolo, apprendimento non formale nell’indagine Adult Education Survey di Eurostat”. 

    “Questi riscontri – commenta Natale Forlani – sembrano compensare, almeno in parte, quelli negativi che scaturiscono dall’indagine Ocse-Piaac sulle competenze cognitive della popolazione dei Paesi sviluppati, curata dall’Inapp per la parte italiana, che conferma la collocazione del nostro Paese nella bassa classifica sui tre indicatori utilizzati (la comprensione dei testi, l’utilizzo di informazioni matematiche, la capacità di risolvere problemi in modo dinamico). Lo sviluppo dell’Atlante del Lavoro e delle qualificazioni dell’Inapp consente di valutare i fabbisogni formativi in modo personalizzato sulla base delle caratteristiche degli individui e delle organizzazioni del lavoro. E’ uno strumento che può essere utilizzato dai centri per l’impiego e dagli operatori accreditati per condividere informazioni e per progettare le offerte formative, anche per valorizzare l’apprendimento pratico negli ambiti lavorativi e le competenze trasversali”. 

    “La contrattazione collettiva nazionale – fa notare – non appare in grado di incentivare la crescita dei salari reali se non vengono adottati altri indicatori per orientare gli aumenti delle retribuzioni: l’incremento della produttività dei fattori; il fabbisogno di lavoratori competenti; l’attrattività delle proposte salariali rispetto all’andamento dell’offerta di lavoro. Il potenziamento del secondo livello aziendale o territoriale è il complemento necessario per rendere aderente la contrattazione collettiva alle evoluzioni delle organizzazioni produttive e del mercato del lavoro”.  

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  • Brescia, incendio in reparto Spedali Civili: fiamme dalla sigaretta di una paziente

    Brescia, incendio in reparto Spedali Civili: fiamme dalla sigaretta di una paziente

    (Adnkronos) – Un incendio è divampato alle 4 di questa mattina agli Spedali Civili di Brescia, in una stanza del reparto della Terza Medicina, situato alla Scala 6 dell’ospedale. Il fuoco avrebbe avuto origine, spiegano dall’Asst in una nota, “al letto di una paziente che, secondo quanto ricostruito, stava fumando una sigaretta nonostante i divieti posti. Il tempestivo intervento degli operatori ha evitato il propagarsi dell’incendio, limitandolo al solo letto della paziente interessata che, purtroppo, versa in condizioni critiche avendo riportato gravi ustioni”. 

    Il sistema di rilevazione incendi, prosegue l’ospedale nella nota, “si è immediatamente attivato, inviando l’allarme alla centrale del telecontrollo”. E’ scattata la chiusura delle porte antincendio e “sono subito intervenuti gli addetti antincendio del reparto, la squadra antincendio del presidio, attiva 24 ore su 24. Sono intervenuti prontamente” anche “i vigili del fuoco di Brescia”. Gli altri 26 pazienti ricoverati nel reparto interessato, “che non hanno riportato alcuna conseguenza”, informa infine l’Asst, “sono stati trasportati in altri reparti, in attesa di ripristinare e sanificare la Terza Medicina”. 

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  • Joao Fonseca, il ‘piccolo Sinner’ che sta incantando Melbourne. E ora sfida Sonego

    (Adnkronos) –
    Joao Fonseca continua a stupire. Il tennista brasiliano, 18 anni, è diventato il primo tennista nato nel 2006 a vincere una partita dello Slam. Fonseca, numero 112 del mondo, ha infatti battuto, al primo turno degli Australian Open, Andrey Rublev, numero nove del ranking Atp, con il punteggio di 7-6 (1), 6-3, 7-6 (5). Un risultato straordinario per Joao, che conferma una crescita iniziata la scorsa stagione, dove si era fatto notare nell’ultima edizione della Coppa Davis, e continuata alle Next Gen Atp Finals, vinte da imbattuto. 

    In Arabia Saudita Fonseca ha raggiunto Jannik Sinner e Carlos Alcaraz nello speciale club dei tennisti capaci di trionfare alle Next Gen prima dei 19 anni. Nel torneo riservato ai migliori emergenti del circuito, Fonseca ha battuto in finale l’americano Learner Tien, arrivando così a Melbourne con i crismi del predestinato e lo status di potenziale outsider. La partita con Rublev ha confermato Fonseca come una delle mine vaganti del torneo, con la conferma che è attesa già nel prossimo turno, quando sfiderà l’azzurro Lorenzo Sonego. 

     

    Fonseca ha mostrato umiltà e maturità anche fuori dal terreno di gioco, come confermano le sue parole a caldo dopo la sfida con Rublev: “Non è male battere il numero 9 del mondo”, ha detto con un sorriso, “mi sto godendo questo momento. Come dice Federer, il talento da solo non basta. Mi impegno molto per arrivare dove voglio ogni giorno, il mio team lo sa. Mi piace vedere che tanti brasiliani sono venuti a tifare per me, è un pubblico magnifico”. 

    Sono già in molti a paragonare Joao Fonseca a Jannik Sinner. La sua crescita verticale ricorda l’exploit dell’azzurro, che ha appena vissuto un 2024 da favola e arriva alla nuova stagione da numero uno del mondo. Anche il modo di giocare, aggressivo fin dal servizio, ricorda Sinner, come confermato proprio da Fonseca: “Se dovessi identificarmi in qualcuno direi Sinner perché mi piace giocare aggressivo”, aveva detto il giovane brasiliano in un’intervista a Marca, “al momento il mio rovescio è migliore del dritto, che in ogni caso rimane la mia arma principale. Riesco a essere subito incisivo grazie al servizio e ho gambe molto magre. Penso sia anche per questo che in Brasile mi chiamano ‘piccolo Sinner’”. 

     

    Joao Fonseca ha compiuto 18 anni lo scorso 21 agosto, festeggiando il compleanno cinque giorni dopo Sinner, e proprio come Jannik ha vissuto un 2024 da sogno, iniziato da numero 727 del mondo e concluso al 112esimo posto nel ranking. Fonseca ha iniziato la stagione facendosi notare nel torneo di casa a Rio de Janeiro, raggiungendo per la prima volta i quarti di finale in un torneo Atp e ha continuato conquistando il suo primo titolo Challenger a Lexington. In totale, nel circuito Atp, Fonseca ha giocato 14 partite, vincendone la metà e chiudendo l’anno con il trionfo alle Next Gen. 

    Lo stile di gioco di Fonseca è migliorato molto nel corso dell’anno. Joao tende a prendere in mano lo scambio fin da subito specialmente nei propri turni di battuta, con il servizio che viaggia già a una media di 225 chilometri orari, cercando di chiudere il punto il più rapidamente possibile. Proprio come Sinner, sfrutta molto i colpi da fondo campo, riuscendo a essere incisivo sia di dritto che di rovescio. Si tratta di un giocatore completo, che sta imparando a variare il proprio gioco per non dare punti di riferimento e sorprendere l’avversario. 

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  • Ucraina, aerei e droni navali contro ‘flotta ombra’ russa nel Baltico: al via missione Nato

    (Adnkronos) – Aerei, navi e satelliti, ma anche una piccola flotta di droni navali. La Nato aumenta la sua presenza militare nel Mal Baltico e annuncia l’avvio di una nuova missione di monitoraggio per proteggere le infrastrutture critiche dai sabotaggi attribuiti alla Russia. Lo ha dichiarato il segretario generale dell’Alleanza Mark Rutte in conferenza stampa dopo la riunione dei Paesi Baltici. 

    Guidato dal generale statunitense Christopher Cavoli,l’iniziativa coinvolgerà una serie di mezzi, compresi aerei, navi e satelliti per il monitoraggio marittimo. Previsto anche “l’impiego di nuove tecnologie, tra cui una piccola flotta di droni sottomarini”, aggiunge Rutte. 

    La misura fa seguito a un aumento progressivo di incidenti nel Mar Baltico, con il sospetto che si tratti di operazioni di guerra ibrida condotti dalla Russia attraverso la sua cosiddetta “flotta ombra”. In tutta l’Alleanza si sono registrati “elementi di campagne di destabilizzazione delle società, attacchi informatici, tentativi di assassinio e sabotaggio, danni alle infrastrutture e ai cavi vitali per la sicurezza e la prosperità nazionale”, dice Rutte, ricordando che “diversi cavi sottomarini sono stati spezzati negli ultimi mesi”. 

    “Le indagini sono ancora in corso ma c’è motivo di grave preoccupazione”, continua il segretario generale della Nato, evidenziando che la salvaguardia delle infrastrutture è cruciale per l’approvvigionamento energetico e per il traffico internet (il 95% dei flussi di dati è garantito dai cavi, su cui passano circa 1,3 mila miliardi di dollari di transazioni finanziarie al giorno, sottolinea Rutte). In questo campo sono in aumento gli sforzi di collaborazione tra gli alleati, aggiunge, inclusi sforzi per integrare i rispettivi apparati di sorveglianza nazionale con la Nato per assicurarsi un rilevamento delle minacce a tutto tondo. 

     

    Tra i risultati della riunione tra i Paesi baltici della Nato tenutasi in mattinata c’è anche la decisione di istituire un gruppo di esperti legali “che dovrà occuparsi della libertà di navigazione nelle acque internazionali e del genere di azioni che possiamo intraprendere” all’interno di questo quadro, ha detto il presidente finlandese Alexander Stubb durante la conferenza stampa al termine della riunione. 

    Lo sviluppo avviene in seguito a un aumento di incidenti sospetti che hanno riguardato l’infrastruttura energetica e di comunicazione sul fondo del Mar Baltico. Il caso più recente è avvenuto a dicembre, quando le autorità finlandesi hanno sequestrato una petroliera che trasportava petrolio russo sospettando che avesse danneggiato il cavo elettrico Estlink 2, steso tra Finlandia ed Estonia, e quattro cavi per le telecomunicazioni trascinando l’ancora sul fondale marino. 

    Questa reazione ha segnato un salto di qualità nel decisionismo con cui gli alleati hanno finora trattato questo genere di incidenti, rileva Stubb, ricordando che solo un anno fa una nave responsabile di un danno del genere “è scappata” e a novembre 2024 le autorità danesi ne hanno abbordata un’altra. “Ora abbiamo la capacità e la volontà di agire. Aumenteremo la presenza della Nato nel Mar Baltico e continueremo a migliorare l’uso delle moderne tecnologie per scoprire le attività nel Baltico e le infrastrutture, continueremo ad affrontare con decisione la flotta ombra della Russia”, ha detto il presidente finlandese. 

    La questione della deterrenza “è all’attenzione di tutti”, spiega Michal, aggiungendo che nell’ambito del monitoraggio rinforzato 360 petroliere hanno presentato i documenti, 62 non lo hanno fatto, e 7 sono state abbordate. La flotta ombra “sta facendo girare i soldi per la Russia affinché possa finanziare questo tipo di guerra ibrida contro l’Europa, dovremmo affrontare tutte le possibilità e mettere in campo regole migliori per rispondere”, esorta. 

    Rutte indica le “azioni forti” di Helsinki come un modello da replicare altrove all’interno dell’Alleanza, assicurando che agli alleati arriverà un rapporto dettagliato su quanto successo a dicembre col sequestro della nave sospetta.  

     

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