(Adnkronos) – Su Linkedin si definisce un “professionista con oltre dieci anni di esperienza nei settori dello sviluppo e umanitario con Ong internazionali in Sud America, Etiopia, Nepal, Grecia e Libano”, con “esperienza comprovata nella gestione di progetti e uffici, coordinamento, progettazione e budget di proposte, risorse umane e logistica. Madrelingua italiana, fluente in spagnolo, inglese e francese”. Lui è Alberto Trentini, il cooperante italiano della Ong Humanity & Inclusion, di cui non si hanno più notizie dallo scorso 15 novembre, dopo l’arresto da parte delle autorità venezuelane scattata durante la missione umanitaria. Fondata nel 1982, la Ong lavora in una sessantina di Paesi “al fianco delle popolazioni vulnerabili, specialmente quelle con disabilità”.
Laurea in storia moderna e contemporanea all’Università Ca’ Foscari, prima di collaborare con Humanity & Inclusion Trentini, di origini veneziane, ha lavorato nel campo della cooperazione internazionale in tutto il mondo: fra il 2023 e il 2024, con il Consiglio danese per i rifugiati, a Barbacoas, località della Colombia. Per gli ultimi 4 mesi del 2022 invece, sempre in Colombia, è stato, per l’Ong francese Solidarités International, field coordinator; stessa mansione che ha ricoperto per Première Urgence Internationale.
Tra il 2017 e il 2020, Trentini ha collaborato con l’organizzazione Coopi in Ecuador, Perù, Libano e Etiopia. Tra gli altri paesi dove ha compiuto missioni umanitarie Grecia, Nepal, Paraguay e Bosnia-Erzegovina.
Trentini, si spiega in una nota dell’avvocato Alessandra Ballerini, si trovava in Venezuela per una missione con la Ong Humanity e Inclusion per portare aiuti umanitari alle persone con disabilità. “Alberto era arrivato in Venezuela il 17 ottobre 2024 ed il 15 novembre mentre si recava in missione da Caracas a Guasdalito è stato fermato ad un posto di blocco, insieme all’autista della Ong – si legge – Dalle scarse e informali informazioni ricevute sembrerebbe che pochi giorni dopo il fermo Alberto sia stato trasferito a Caracas e, ad oggi, ci risulta ‘prigioniero’ in una struttura di detenzione, senza che gli sia mai stata contestata formalmente nessuna imputazione”.
Nella nota si spiega che “nessuna notizia ufficiale è mai stata comunicata da nessuna autorità venezuelana né italiana e di fatto, da quasi due mesi, nulla sappiamo sulle sorti di Alberto, tenuto anche conto che soffre di problemi di salute e non ha con sé le medicine né alcun genere di prima necessità. Dal suo arresto ad oggi, a quanto sappiamo, nessuno è riuscito a vederlo, né a parlargli. Neppure il nostro Ambasciatore è riuscito a comunicare con lui né ad avere sue notizie nonostante plurimi tentativi”.
L’Ambasciata d’Italia e il Consolato Generale a Caracas, in stretto raccordo con la Farnesina, stanno seguendo la vicenda dell’arresto del cooperante Alberto Trentini con la massima attenzione sin dalla prima segnalazione mantenendo i contatti con la famiglia e i legali del connazionale.
A quanto si apprende, la Sede ha interessato in modo incessante e attraverso diversi canali le Autorità venezuelane per richiedere con urgenza che sia garantito l’esercizio dell’assistenza consolare nei confronti del connazionale e che vengano comunicati quanto prima i motivi dell’arresto e il luogo di detenzione. In data 13 dicembre è stata convocata alla Farnesina l’Incaricata d’Affari ad interim del Venezuela per richiedere un tempestivo e risolutivo intervento sulla vicenda di Trentini.