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  • Hassan Guillet agli Italo-Canadesi: “Abbiamo la stessa storia e gli stessi valori”

    Hassan Guillet agli Italo-Canadesi: “Abbiamo la stessa storia e gli stessi valori”

    Montréal – Nato in Libano e giunto in Canada nel 1974, poliglotta (parla fluentemente 6 lingue, ma ne conosce 8), ingegnere e avvocato in pensione, agricoltore nel tempo libero, residente a Saint-Rémi, Hassan Guillet si presenta come indipendente nella contea di St-Léonard/St-Michel. Una decisione maturata dopo che il Partito Liberale ne ha revocato la candidatura, alla luce di alcune frasi di stampo “antisemita e anti-israeliano”, risalenti a qualche anno fa, denunciate dal “B’nai Brith”, un influente organismo internazionale che difende i diritti degli ebrei. Laurea e master in Ingegneria Aerospaziale a Concordia, laurea in Giurisprudenza all’Université de Montréal, membro dell’Ordine degli Ingegneri del Québec, Hassan Guillet è stato anche insignito della Medaglia del giubileo di diamante della regina Elisabetta II, nel 2012.

    Qual è la sua storia di emigrazione?

    “Sono arrivato in Canada come la maggioranza degli italiani di prima generazione, con pochi soldi in tasca: all’inizio non potevo permettermi nemmeno gli scarponi, o il biglietto dell’autobus. Ma non ho mai smesso di studiare e lavorare, per inviare i soldi ai miei genitori durante la guerra civile in Libano. Poi ho richiamato in Canada tutta la mia famiglia. Come hanno fatto gli italiani. Condividiamo la stessa storia”.

    Lei ha vinto le Primarie liberali della contea. Poi cosa è successo?

    “Ho vinto con una larga maggioranza e sono stato il candidato ufficiale del partito per tre mesi. All’ultimo momento, il Partito ha tirato in ballo alcune frasi di qualche anno fa che già conosceva, o che avrebbe dovuto conoscere. Lo stesso ex deputato Nicola Di Iorio ha ammesso che ne aveva parlato più volte alla direzione del partito. Se si trattava di affermazioni gravi, perché il partito non è intervenuto prima? Evidentemente voleva imporre qualcuno senza passare per nuove primarie. I fatti parlano chiaro. I cittadini di St-Léonard/St-Michel hanno scelto il loro candidato ed è per questo che mi presento come indipendente”.

    Quanti sono i cittadini di origine araba a St-Léonard/St-Michel?

    “Nutro grande rispetto per una Comunità forte come quella italiana, che ha costruito St-Léonard. Ho viaggiato molto e, ogni volta che mi trovo in un un parco, mi sento come in Italia. Secondo Statistique Canada, su oltre 110 mila cittadini residenti, e circa 76 mila elettori, ci sono più o meno 18 mila cittadini di madrelingua italiana e circa 19 mila di madrelingua araba. Poi 10 mila di lingua creola, 7/9 mila di lingua spagnola, 7 mila anglofoni e 35 mila francofoni”.

    La Comunità italo-canadese ha diversi candidati in lizza. Lei è l’unico candidato della Comunità araba. Saprà approfittarne?

    “Non voglio approfittare delle divisioni. Al contrario, penso di poter conquistare la fiducia della Comunità italiana perché: a) mi sento molto vicino ai suoi valori; 2) alle primarie sono stato l’unico a parlare in italiano per buona parte dell’intervento di presentazione; 3) alle 2 del mattino, subito dopo la vittoria, ero stanchissimo, eppure le prime parole di ringraziamento sono state in italiano. Perché ho detto ai miei collaboratori: ‘Magari non guadagneremo il loro voto, ma conquisteremo la loro fiducia’. Ed è quello che è successo. La gente vede che sono un uomo semplice, che la pensa come loro, ed è stufa di essere presa per acquisita: St-Léonard/St-Michel non appartiene ad un partito, ma alla popolazione di St-Léonard/St-Michel”.

    A chi la critica che non è di Saint-Léonard cosa risponde?

    “Tutta la mia famiglia già abita in questa contea e, appena sarò eletto, anche io farò il trasloco. E poi, nemmeno il deputato uscente abitava a St-Léonard/St-Michel. In Canada, i deputati che vivono nella propria contea sono molto meno numerosi di quelli che abitano fuori”.

    Perché gli Italo-Canadesi dovrebbero votarla?

    “Gli italiani, arabi o haitiani sceglieranno qualcuno che li sappia rappresentare, qualcuno che gli assomigli e che li sappia riunire. La mia cultura, la mia esperienza è molto simile a quella degli italo-canadesi: da immigrati, abbiamo vissuto le stesse difficoltà. Votiamo per qualcuno che possa aiutare davvero la nostra Comunità”.

    Chi vincerà le elezioni?

    “Può succedere di tutto, saranno gli elettori a decidere. Una cosa è certa: un candidato indipendente può fare molto di più di un deputato che appartiene ad un partito, perché non deve dare conto al Primo Ministro o al leader del suo partito, ma solo ai cittadini. In un contesto di un governo minoritario, il voto di un candidato indipendente varrà molto di più anche di quello di un Ministro, perchè quest’ultimo sarà obbligato a votare sempre a favore del governo”.

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  • Guillet: “Liberali incompetenti o in malafede”

    Guillet: “Liberali incompetenti o in malafede”

    La dura presa di posizione dell’ex Imam che sfida il partito che venerdì scorso lo ha escluso dalla corsa per la contea di St-Léonard/St-Michel

    Montréal – Dopo l’esclusione a sorpresa per le frasi antisemite e antisraeliane denunciate da “B’nai Brith”, un influente organismo internazionale che difende i diritti degli ebrei, Hassan Guillet non fa nessuna marcia indietro. Anzi, passa al contrattacco, accusando apertamente il Partito Liberale del Canada di “incompetenza o, peggio, malafede”. “Sapevano già dei miei post su Facebook, come mai se ne sono accorti solo ora?”: questa l’accusa dell’ex Imam, che mercoledì ha spiegato le sue ragioni convocando un’affollata conferenza stampa nel suo ufficio elettorale su Jean-Talon Est. “Sono due anni che il partito può avere accesso ai miei account sui social: un partito con la forza e la reputazione del Partito Liberale del Canada non può dirmi che non ne era a conoscenza, non può dirmi che non ha fatto le dovute verifiche prima di sollecitare la mia candidatura”. Guillet ha raccontato tutte le tappe della vicenda, con tanto di data e ora, spiegando come, insieme allo stesso partito (che lo ha contattato per la prima volta nel novembre 2017), avesse messo a punto un piano di azione per contrastare le accuse di antisemitismo. Fino al 30 agosto scorso, quando i vertici del PLC gli hanno dato l’aut-aut: “O ti dimetti per motivi personali oppure saremo noi a revocare la tua candidatura”. Un diktat che Guillet ha respinto al mittente, contestando al partito i modi ed i tempi di una “scelta unilaterale”, scelta che mette a repentaglio il “dialogo tra la Comunità israeliana e quella musulamana”, oltre che l’ “armonia sociale” nel suo complesso. E poi ha aggiunto: “C’è stata una pressione sul PLC revocasse la mia candidatura? Di formazione sono ingegnere e avvocato, non faccio speculazioni, preferisco basarmi sui fatti: è vero che alcune persone della Comunità italiana erano a disagio con la mia candidatura, ma dovreste fare questa domanda a chi ha preso questa decisione in seno al Partito Liberale del Canada”. Per l’immediato futuro, Hassan Guillet non ha ancora sciolto le riserve: la richiesta al PLC di tornare sui suoi passi è destinata a cadere nel vuoto. Con la campagna elettorale ormai alle porte, lo scenario più realistico, a questo punto, è che l’ex Imam continui candidandosi come indipendente: “Certamente non abbandonerò le migliaia di persone che credono in me e chiedono un vero cambiamento”. Una scelta forte, che senza dubbio gli permetterà di accaparrarsi il voto della folta Comunità araba di St-Léonard/St-Michel. (Vittorio Giordano)

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  • Guillet non è più il candidato liberale di St-Léonard/St-Michel

    Guillet non è più il candidato liberale di St-Léonard/St-Michel

    Montréal  Colpo di scena nella contea di St-Léonard/St-Michel: venerdì 30 agosto il Partito Liberale del Canada ha ritirato la candidatura dell’ex imam Hassan Guillet nella contea di St-Léonard/St-Michel, dopo che “B’nai Brith”, un influente organismo internazionale che difende i diritti degli ebrei, ha pubblicato sul suo sito ufficiale alcune affermazioni (risalenti ad un paio di anni fa) di stampo “antisemita e anti-israeliano” dell’ex imam. Frasi che Guillet aveva pubblicato sui social media, salvo poi cancellarle.

    Le frasi “antisemite e antisraeliane” rilanciate da “B’nai Brith”. In una di queste dichiarazioni, datata 8 luglio 2017 e rilanciata da B’nai Brith, Guillet accoglie con favore “la liberazione, dopo nove mesi in una prigione della Palestina occupata, Raed Salah, che qualifica come “resistente” e “jihadista”. E ancora: “Ci congratuliamo con lo sceicco Salah – ha scritto in arabo – per la sua liberazione e resistenza. […] Chiediamo a Dio di accelerare il rilascio di tutti i prigionieri, nonché la liberazione della moschea Al-Aqsa e di tutta la Palestina”. Sempre B’nai Brith ha riportato un’intervista rilasciata da Guillet a ‘Radio-Canada International’ in spagnolo nel dicembre 2017, in merito alla decisione del presidente Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. In questa occasione, Guillet ha definito Israele uno “stato di apartheid” ed ha accusato Jared Kushner, genero ebreo del presidente Trump, di aver indirizzato il suo governo verso un’agenda “pro-Israele”: ha accusato Kushner di doppia lealtà a causa del suo background ebraico, descrivendolo erroneamente come un ebreo “ultraortodosso” e “fondamentalista”. Affermazioni radicali che stridono con la storica amicizia tra lo stato di Israale ed il Canada. Sul sito del Partito Liberale, in particolare, si legge che “il Canada è un amico indefesso di Israele” e ribadisce il suo sostegno ad una soluzione a due stati al conflitto israelo-palestinese. B’nai Brith ha poi aggiunto di aver contattato il Partito Liberale da “più di una settimana”, senza mai ricevere una risposta.

    La decisione del PLC di revocare la candidatura. In realtà, dopo un’inchiesta interna durata settimane, già nel pomeriggio di venerdì 30 agosto, lo stesso giorno della ‘denuncia’, il Partito liberale ha comunicato la revoca della candidatura di Guillet nella circoscrizione di St-Léonard/St-Michel: “I commenti insensibili – recita un comunicato del partito – fatti da Hassan Guillet non sono in linea con i valori del Partito Liberale del Canada. Justin Trudeau e d il Partito liberale si oppongono ad ogni idea di tipo antisemita, odio, razzista, islamofobo, omofobo, sessista e ad ogni forma di discriminazione. Il partito liberale condanna ogni forma di discriminazione, e ci aspettiamo sempre che i nostri candidati facciano lo stesso”. Benissimo. Troppo facile, però, dirlo a posteriori: il PLC ha peccato di superficalità non facendo le opportune ricerche sul passato di un candidato che, a poche settimane dal voto, si è rivelato incandidabile.

    Ora Guillet potrebbe candidarsi come indipendente.

    La reazione di Hassan Guillet, ingegnere e avvocato di formazione, non si Ë fatta attendere: gi‡ venerdÏ, subito dopo che ìBínai Brithî ha pubblicato sul suo sito i commenti antisemiti dellíormai ex candidato liberale, questíultimo ha precisato : ìTutti coloro che mi conoscono, personalmente o attraverso le mie attivit‡, sanno che sono contro l’odio, il razzismo, l’antisemitismo e la violenza, indipendentemente dall’identit‡ degli autori o delle vittime. Se le mie dichiarazioni sono risultate offensive per alcuni dei miei compagni ebrei, chiedo scusaî, ha aggiunto líex imam, diventato famoso per il sermone all’indomani dell’attacco alla moschea di QuÈbec nel 2017. Una reazione composta e moderata. Molto pi˘ accesi, invece, i toni in seguito alla decisione del partito di revocarne la candidatura: in una dichiarazione inviata alla Canadian Press sabato, infatti, Hassan Guillet ha respinto le accuse di antisemitismo nei suoi confronti. “La decisione del PLC mi ha scioccato. Ribadisco che non sono antisemita. Al contrario, mi batto e mi batterÚ sempre contro ogni forma di razzismo, islamofobia e antisemitismo compresiî. Guillet ha poi aggiunto di non essersi dimesso e che sta valutando con il suo team tutte le possibili opzioni: “Questa non Ë tutta la verit‡ e questa storia non finisce qui ñ ha scritto su Facebook – : certamente non abbandonerÚ le migliaia di persone che credono in me e chiedono un vero cambiamentoî. Nessun passo indietro, quindi. Anzi: Hassan Guillet non molla e passa al contrattacco. Lo scenario pi˘ plausibile, a questo punto, Ë che líex Imam continui la campagna elettorale candidandosi come indipentente, accaparrandosi, verosimilmente, il voto della crescente Comunit‡ araba di St-LÈonard/St-Michel.

    Probabile il ripescaggio di Patrizia Lattanzio per il PLC. E ora chi sarà il candidato del Partito Liberale nella contea di St-Léonard/St-Michel?  In base all’articolo 16, comma 2, del regolamento nazionale di selezione dei candidati del PLC, le possibilità sono sostanzialmente due: il partito potrà candidare uno degli altri candidati in lista alle primarie, più probabile Patricia R. Lattanzio (arrivata seconda) che Francesco Cavaleri (terzo), oppure potrà indire delle nuove primarie, in questo caso con nuove candidature e quindi con nuovi nomi che possono entrare in gioco. Considerato, però, che la campagna elettorale dovrebbe cominciare ufficialmente l’8 settembre, la strada più percorribile sembra essere quella di ripescare la seconda classificata delle primarie, alle spalle dello ‘squalificato’ Hassan Guillet, ovvero la consigliere municipale Patricia R. Lattanzio. Che alle primarie del 27 maggio scorso, al primo turno, su 1273 votanti (3758 gli aventi diritto) ha ricevuto 371 preferenze, contro le 275 per il notaio Francesco Cavaleri e le 588 a favore di Guillet (nel secondo turno, poi, 602 voti sono andati a Guillet e 474 alla Lattanzio). Un’opzione, quella della Lattanzio, che ricostituirebbe il binomio vincente ‘Partito Liberale e candidato italiano’, in una contea-roccaforte come quella di Saint-Léonard/Saint Michel. (V.G.)

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  • Ilario Maiolo è pronto: “È ora di cambiare”

    Ilario Maiolo è pronto: “È ora di cambiare”

    Inaugurato il comitato elettorale del PCC a St-Léonard/St-Michel

    Nella foto Ilario Maiolo e Vincenzo Guzzo circondati da sostenitori e amici nel corso della serata di apertura del comitato elettorale al 5330 Jean-Talon Est (Foto Sara Barone)

    Montréal – Quasi 200 persone hanno preso parte, il 17 luglio scorso, all’inaugurazione del comitato elettorale (situato al 5330 rue Jean Talon est) dell’avvocato Ilario Maiolo, 38 anni, candidato del Partito Conservatore del Canada (PCC) nella contea di Saint-Léonard-Saint-Michel (che oggi conta poco più di 110 mila abitanti), in vista del voto federale fissato per lunedì 21 ottobre. Nato a Montréal, da padre d’origine calabrese (il dottor Giuseppe è il noto presidente dei Servizi Comunitari Italo-Canadesi del Québec) e da madre originaria dell’Isola di Ponza, Ilario si è laureato in Diritto civile all’Università di Ottawa e poi si è specializzato in Diritto internazionale all’Università di Ginevra, in Svizzera. Ha lavorato come consulente per il Ministero degli Affari Esteri canadese e poi come consigliere giuridico per la Croce Rossa canadese, occupandosi, in particolar modo, di diritto internazionale e diritto umanitario. Tra le sue ‘missioni’, Haiti nel 2010 (dopo il terremoto) e Siria nel 2012 (per assistere i profughi del conflitto armato). Molte le personalità presenti: oltre al Senatore conservatore Leo Housakos, i consiglieri municipali Dominic Perri e Lili-Anne Tremblay, Joe Occhiuto, Luigi Liberatore, il presidente del Congresso Nazionale Roberto Nazionale, Ivana Bombardieri di Radio CFMB, la prof.ssa Filomena Sclapari, il Sen. Basilio Giordano, Giorgio Lombardi di ItalVin e Tony Commodari. Ilario è assistito da una squadra formata da: Barbara Pisani, Rocco Caruso, Carmen Isac, Maria Teresa Laurito e Domenico Romagnino. Ad introdurre Maiolo, è stato Vincenzo Guzzo, noto imprenditore dell’industria cinematografica quebecchese: “È la prima volta che mi espongo ad appoggiare un candidato a Saint-Léonard. Ho avuto modo di frequentare il governo in carica – ha detto Guzzo – ed ho capito che il consenso della Comunità italiana viene dato per scontato. Ilario è un candidato agli antipodi del PCC, un avvocato dalla vocazione umanitaria, che ha dedicato gran parte della sua vita ad aiutare i meno fortunati nel mondo. Basta fare i timidi, è il tempo di mandare un messaggio chiaro e netto ai liberali: la misura è colma”. Ilario Maiolo, dal canto suo, ha fatto un intervento particolarmente ispirato e convincente: “Nei miei 10 anni di servizio umanitario e nel corso della mia carriera, ho imparato che bisogna stare all’ascolto della gente e mi impegno ad ascoltare e rappresentare al meglio i cittadini di Saint-Léonard Saint-Michel : sarò la voce della mia gente a Ottawa e non la voce di Ottawa tra la mia gente”. Ha poi enumerato i tanti fallimenti del governo Trudeau, come la guerra commerciale con la Cina, il deficit galoppante ed il sistema di immigrazione “ingiusto ed iniquo”. “Quando faccio il ‘porta a porta’, la gente mi dice che è molto delusa dai liberali”. Maiolo si impegna ad assistere meglio soprattutto i nostri anziani, i cui club vibrano come le “piazze italiane”, e la classe media. A  prescindere dalle origini: “Quella di Saint-Leonard/St-Michel è una grande famiglia multiculturale”. Fermo restando il suo orgoglio tricolore: “Sarò fiero di rappresentare una contea in cui si respira un’atmosfera italiana”. A tutti i suoi concittadini, italiani e non, Maiolo vuole restituire dignità e rispetto. “Per un governo conservatore in grado di rappresentarci all’estero con dignità, e capace di fare degli interessi dei cittadini la sua priorità assoluta”. (V.G.)

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  • La Comunità italo-canadese ormai è adulta

    La Comunità italo-canadese ormai è adulta

    IL PUNTO di Vittorio Giordano

    In occasione delle primarie del Partito liberale del Canada nella circoscrizione di St-Léonard/St-Michel, tra le più “italiane” del Canada, la Comunità italo-canadese ha subìto una sconfitta storica. Inutile cercare alibi o giustificazioni esterne: il primo errore, imperdonabile, è stato quello di esprimere due candidature. In questo modo, il voto italo-canadese si è diviso, favorendo il terzo candidato, votato in blocco dalla Comunità araba di Montréal. Tra i due litiganti, ha goduto il terzo ‘incomodo’, scaltro nell’approfittare delle divisioni della nostra Comunità, per dare scacco matto ed aggiudicarsi una contea appannaggio degli italo-canadesi dal 1984. Erano 35 anni, infatti, che la Comunità italiana esprimeva un candidato, poi puntualmente eletto alle elezioni federali. La circoscrizione di Saint-Léonard/St-Michel è sempre una roccaforte liberale (anche grazie anche al voto italo-canadese) dalla sua costituzione nel 1984 ed è stata rappresentata negli anni da Alfonso Gagliano, Massimo Pacetti e Nicola Di Iorio. Detto questo, se la Comunità italo-canadese si è data la zappa sui piedi, il Partito Liberale non è apparso super-partes. In primo luogo, non ha controllato che tutte le persone in fila fossero effettivamente registrate e avessero perciò ‘diritto di voto’. Non sono da escludere a priori, infatti, strategie ostruzionistiche di chi si è messo in fila al solo scopo di rallentare le procedure di voto. In secondo luogo, il partito liberale non ha trattato allo stesso modo due fasce sociali deboli, come le mamme e gli anziani: a causa dei bambini piccoli, molte mamme, spesso accompagnate da coniugi e familiari, hanno potuto usufruire di una ‘corsia preferenziale’, mentre molti anziani, sia uomini che donne, sono stati costretti a fare la fila senza che il partito, tanto comprensivo e accomodante con le mamme, si scomodasse per fornire loro una sedia. Una disparità di trattamento clamorosa. Tanto che molti anziani, stanchi e affaticati dall’estenuante attesa, hanno alzato bandiera bianca rinunciando ad un loro legittimo diritto. Tra coloro che sono riusciti ad arrivare alle urne, in molti sono stati respinti perché non erano in possesso di un documento d’identità munito di fotografia. Ignorando – ci auguriamo in buona fede – che molti anziani con più di 75 anni, come prevede la legge provinciale, non sono tenuti ad avere una foto sulla loro carta malattia. La cosa più grave, però, è che il partito ha convocato i membri iscritti al partito entro il 30 aprile soltanto via email, ‘discriminando’ di fatto chi non era in possesso di un indirizzo di posta elettronica. In questo modo, infatti, in molti non hanno saputo in tempo delle primarie e in tanti non hanno potuto conoscere la normativa che disciplina la partecipazione al voto delle primarie liberali. Ora gli italiani, delusi dal Partito Liberale che hanno sempre votato ‘a prescindere’, hanno due possibilità per esprimere il loro malcontento alle elezioni federali del 21 ottobre: disertare le urne, oppure votare in blocco per l’unico candidato italiano (ad oggi) in lizza, ovvero Ilario Maiolo del Partito Conservatore. La sensazione è che, dopo decenni di convinta militanza e ossequiosa lealtà, gli italo-canadesi siano pronti a voltare le spalle al Partito Liberale optando per un candidato che parla la loro stessa lingua e condivide la loro stessa storia e cultura. In questo modo la Comunità Italiana dimostrerebbe di essersi emancipata, di essere diventata ‘adulta’, recidendo il cordone ombelicale con un partito che ha commesso l’imperdonabile errore di dare per scontato, acquisito e sicuro il suo prezioso voto. Che magari, il 19 ottobre, sarà decisivo.

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  • Nicola Di Iorio Avvocato Emerito

    Nicola Di Iorio Avvocato Emerito

    Prestigioso premio per il deputato di St-Léonard—St-Michel

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    Montréal – Importante riconoscimento per Nicola Di Iorio, avvocato di formazione, eletto deputato per il PLC nella contea di St-Léonard-St-Michel alle ultime elezioni federali. Il 3 agosto scorso, l’Ordine (il Barreau) degli avvocati del Québec aveva annunciato che il parlamentare italo-canadese sarebbe stato insignito di questo prestigioso premio, ovvero la distinzione di “Avvocato Emerito”. Un’onorificenza che riconosce i percorsi professionali eccellenti nel campo del diritto. Martedì 21 novembre si è tenuta la cerimonia di consegna. Tra le personalità che hanno già ricevuto questo premio (creato nel 2007), ricordiamo Brian Mulroney (2007), Jean Chrétien (2010) e Marc Lalonde (2011). Nicola Di Iorio esercita la professione a Montréal come associato dello studio legale ‘Langlois Avocats’ a Montreal, dove si occupa soprattutto di diritto del lavoro. Dopo 32 anni di attività, Di Iorio si è guadagnato la stima dei colleghi nel suo campo di specializzazione, tanto da essere uno degli avvocati più affidabili e raccomandato dai suoi colleghi, secondo il sondaggio annuale realizzato dalla rivista specialistica LEXPERT-BUSINESS OF LAW. Motivo per cui, sia nel 2014 che nel 2016 il repertorio ‘The Best Lawyers in Canada’ lo ha riconosciuto come uno dei migliori avvocati canadesi in diritto del lavoro. Ma Di Iorio non pratica la giurisprudenza solo nelle aule dei tribunali, ma anche nelle aule universitarie, insegnando la sua materia agli studenti di McGill, Udem, Sherbrooke e nella scuola di formazione professionale dell’Ordine del Québec.

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  • Mélanie Joly si racconta alle italo-canadesi

    Mélanie Joly si racconta alle italo-canadesi

    Da sin.: Silvio De Rose, presidente del CLDV; Frank Sorrentino, direttore marketing del CLDV; il notaio Damiana Cavallaro; Marie Anne Colucci, assistente della Ministra Melanie Joly; Pat Buttino, direttore culturale del CLDV; l’agente immobiliare Nancy Forlini; il deputato federale Nicola di Iorio ed il consigliere municipale Dominic Perri
    Da sin.: Silvio De Rose, presidente del CLDV; Frank Sorrentino, direttore marketing del CLDV; il notaio Damiana Cavallaro; Marie Anne Colucci, assistente della Ministra Melanie Joly; Pat Buttino, direttore culturale del CLDV; l’agente immobiliare Nancy Forlini; il deputato federale Nicola di Iorio ed il consigliere municipale Dominic Perri

    La Ministra del Patrimonio
    al Centro Leonardo da Vinci

    La deputata liberale di Ahuntsic-Cartierville ha ripercorso le fasi più importanti
    della sua carriera, tra delusioni , ripartenze  e rivincite. Fino alla cena a casa di Obama…

    di Vittorio Giordano

    joly-cldv4Montréal – Il successo non è mai istantaneo, ma il risultato di un lungo processo, spesso tortuoso e travagliato. Un vero e proprio ‘rito di iniziazione’. Dove spesso l’obiettivo resta un labile miraggio. Ma anche dove l’umiltà, la capacità di cadere e rialzarsi, la perserveranza… possono fare la differenza. Fino al sospirato successo. È il caso di Mélanie Joly, 37 anni, dal novembre scorso deputata federale di Ahuntsic-Cartierville e poi scelta come Ministra del Patrimonio canadese, che l’8 aprile scorso è stata protagonista di una conferenza che si è tenuta al Piccolo Teatro del Centro Leonardo da Vinci (140 i partecipanti, al 95% donne) nell’ambito di una serie di incontri sulle “sfide” delle carriere al femminile. La serata – al costo di 15 $ e seguita da un leggero rinfresco – ha visto la partecipazione, tra gli altri, dell’On. Nicola Di Iorio, deputato federale della contea di St-Léonard/St-Michel; Silvio De Rose, presidente del CLDV; Dominic Perri, consigliere municipale di St-Leonard; il notaio Damiana Cavallaro; Marie Anne Colucci, assistente della Ministra; Rosaria Monaco, direttrice della scuola Picai ‘Notre-Dame-de-la-Defense’; Frank Sorrentino, direttore marketing del CLDV; Pat Buttino, direttore cultura e congressi del CLDV. L’idea di una serie di forum per discutere delle esperienze al femminile è venuta ad un comitato formato da: Cristina Mucciardi, Cristina Zilic, Nancy Forlini, Damiana Cavallaro, Elisa Lopez, Marie Anne Coluccio, Sonia De Rose, Stacie Keenan, Stephanie Valenti e Frank Sorrentino. Già programmati i prossimi incontri (in totale saranno 6): il 3 maggio sarà il turno di Carmela Caltagirone, direttrice vendite, est di Montréal, di TD Bank; mentre a giugno sarà la volta della dott.ssa Josée Tremblay ed a settembre toccherà all’agente immobiliare Nancy Forlini.

    Una panoramica della platea (stracolma) del Piccolo Teatro al Centro Leonardo da Vinci
    Una panoramica della platea (stracolma) del Piccolo Teatro al Centro Leonardo da Vinci

    Mélanie Joly: la forza delle idee e la voglia di farcela. Una carriera, quella di Mélanie Joly, sin dagli albori ‘dominata’ da alcune costanti: l’impegno sociale, lo spirito filantropico, la passione per la comunicazione, ma anche la propensione imprenditoriale. Ed una filosofia di vita vincente: “Conoscere a fondo se stessi, vivere il presente, non avere paura di rischiare, anche a costo di ricominciare da zero o andare controcorrente, credere nelle proprie idee, gestire in modo autentico le proprie emozioni, puntare sui propri punti di forza e sfidare le proprie debolezze”: questo il suo messaggio. Figlia di un papà contabile (con un passato alla Commissione finanze del PLC) e di una mamma direttrice della Commissione scolastica di Mille-Îles, Mélanie si laurea (con lode) in Giurisprudenza all’Université de Montréal e poi ottiene un prestigioso Master in Diritto Europeo e Comparato all’Università di Oxford. Avvocato di formazione, nel corso della serata la Ministra ha raccontato tutte le sue ‘peripezie’ professionali prima di trovare nella politica la giusta sintesi alle sue molteplici aspirazioni: prima avvocato presso gli studi ‘Davies Ward Phillips et Vineberg’ e ‘Stikeman Elliott’, poi giornalista a Radio Canada, quindi direttrice dell’agenzia di comunicazione internazionale ‘Cohn & Wolfe’. E ancora: fondatrice del partito Vrai changement pour Montréal e candidata a sindaco della città alle elezioni del 3 novembre 2013 (arriverà seconda, dietro Denis Coderre, con il 26.5% dei voti). Fino all’incontro con Alexandre Trudeau: diventa consigliera politica del fratello Justin per il Québec e poi candidata liberale nella contea di Ahuntsic-Cartierville (aggiudicandosi prima le primarie e poi le elezioni col 47% dei consensi). Il 15 ottobre del 2014 è uscito il suo primo saggio politico: “Changer les règles du jeu”, edizioni Québec Amérique. Ma la Joly si è distinta anche per il suo impegno sociale: nel 2009 ha co-fondato ‘Génération d’idées’, un gruppo di riflessione politica per i giovani di 25-35 anni, e dal 2008 fa parte di diversi consigli di amministrazione, tra cui quelli della ‘Régie des Rentes’ del Québec, del Museo di Arte contemporanea e della Fondazione del CHUM. Il magazine ‘ELLE Québec’ l’ha eletta “Donna dell’anno” nel 2008 e nel 2013, mentre il quotidiano ‘La Presse’ l’ha scelta nel 2013 come ‘Modello femminile del futuro”. “La politica di oggi – ha concluso – è alla ricerca di leadership morale: soprattutto in Québec, abbiamo bisogno di leader con valori morali, che sappiano gestire le emozioni in maniera autentica, che siano onesti non solo in termini di azioni ma anche di motivazioni. Ecco perché Trudeau sta avendo successo: quando parla di femminismo e diritti delle donne, ci crede veramente”. E Mélanie Joly non è da meno. Con la serata di gala alla Casa Bianca, accolta da Obama e Michelle, nella recente visita a Washington insieme al Primo Ministro (“Un’esperienza straordinaria, una serata storica”) a suggellare l’inizio di una lunga e brillante carriera politica. Anche a livello internazionale.

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