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  • Filo diritto di Nicola Di Iorio: armare i civili

    Filo diritto di Nicola Di Iorio: armare i civili

    L’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) è stata creata nel 1922. Malgrado il nome, è sempre stata un’associazione di stati sottomessi all’egemonia russa. È stata una dittatura che ha sfruttato il termine democratico per cercare di creare l’illusione che i suoi cittadini consentissero di sottomettersi all’autorità di un governo che rappresentava l’unica vera scelta alle elezioni. Gli elettori, infatti, avevano la possibilità di votare per il governo o di depositare una scheda bianca nell’urna, con il rischio di essere scoperti e puniti. Nel 1991, l’URSS è crollata nel momento in cui un riformatore non è stato più in grado di guidare lo Stato. La Russia è poi scivolata irrimediabilmente in un’altra forma di dittatura e si è ritrovata sempre più soggiogata al governo di Vladimir Putin. Oggi la Russia può contare su più di 6.250 testate nucleari, tante quante quelle di Stati Uniti, Cina, Francia e Gran Bretagna messi insieme. Un paese del genere va preso sul serio, anche se non gli si dovrebbe dare tutta l’importanza che gli si dà quando si considera che il PIL (Prodotto Interno Lordo) degli Stati Uniti è 15 volte quello della Russia e che il PIL della Russia è di molto inferiore a quello dell’Italia.

    Non va inoltre dimenticato che l’Italia produce beni grazie al genio dei suoi cittadini, ricchi di competenze accumulate nel corso dei secoli. La Russia estrae risorse dal suo suolo e le vende ad altri paesi. Vi ricordate l’ultima volta che avete acquistato un prodotto “Made in Italy”? Ora provate a ricordarvi l’ultima volta che avete comprato un bene “Made in Russia”! L’URSS è stata una minaccia per noi perché cercava di espandere la sua influenza in Italia, Francia e Spagna. Basta ricordare l’importanza del Partito Comunista italiano per rendersi conto di quanto la nostra Madrepatria sia stata vicina a diventare una dittatura autocratica sotto il controllo russo. Quando l’URSS è crollata nel 1991, molti dei suoi sostenitori si sono affrettati a cambiare l’abito, pur mantenendo le stesse abitudini.In questo modo la Russia è diventata una dittatura controllata dai sostenitori del vecchio regime. Questi hanno accumulato fortune colossali sostenendo il nuovo regime, in cambio dell’assegnazione di grandi imprese a prezzi stracciati. Altri paesi dell’ex Unione Sovietica hanno approfittato del crollo per avvicinarsi ai paesi dell’Europa occidentale. In questo modo, molti di loro sono diventati membri della Comunità europea ed hanno raggiunto livelli di prosperità senza precedenti. Hanno anche scelto di diventare membri della NATO per beneficiare della protezione militare degli Stati Uniti contro la Russia. Tuttavia, questo doppio privilegio – UE e NATO – non è disponibile per l’Ucraina. Perché? Pensateci.

    Se Jacques Parizeau o René Lévesque avessero deciso di allearsi con la Russia, permettendosi al suo esercito di stabilirsi in Québec, quanto tempo ci sarebbe voluto prima che gli Stati Uniti invadessero il Québec? Negli ultimi cinque anni, molti capi di governo di paesi membri della NATO sono diventati sempre più preoccupati per l’Ucraina che rivendica l’adesione all’Unione Europea ed alla NATO. Capite il nervosismo di Vladimir Putin all’idea di avere potenzialmente carri armati americani a 600 km da Mosca? I paesi della NATO, Canada in primis, sanno che non si impegneranno mai militarmente in Ucraina.

    Tuttavia, hanno lasciato che l’Ucraina si affermasse vis-à-vis alla Russia, lasciando ambiguità sull’adesione alla NATO. Il despota russo ha scelto di non rischiare ed ha ordinato l’invasione in un periodo dell’anno in cui il terreno è ancora gelato per consentire le manovre dei veicoli militari nei campi dell’Ucraina. E i civili in tutto questo? Chi li protegge? Qualcuno ha suggerito di armarli per difendere la madrepatria. Per tentare di limitare la brutalità della guerra, i paesi hanno elaborato delle leggi universali che proteggono coloro che non vi partecipano. È vietato maltrattare i civili. La guerra si fa tra soldati. Ma se si arma un civile, come si può pretendere che sia protetto in quanto civile? Come si può vedere, non esistono soluzioni facili contro un tiranno determinato.

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  • L’Italia vista da vicino di Teddy Colantonio

    L’Italia vista da vicino di Teddy Colantonio

    È arrivata la primavera, ma non da noi (Molise). Ieri pomeriggio ha ancora nevicato a Campobasso e dintorni e le temperature sono sotto la media stagionale. Ma la vita continua. È ripartita la F1 con il trionfo della rinata Ferrari, è iniziata la stagione ciclistica con la Milano-Sanremo e seguiamo sempre con interesse le ultime battute del campionato italiano di calcio, con Milan e Napoli allo sprint finale, l’Inter che arranca da un paio di mesi e la Juve che, almeno in Italia, fa sempre paura. Dimenticavo quasi la netta vittoria della Roma di Mourinho nel derby. Diciamo che, come inizio di stagione, è stato un weekend di fuoco che ci ha fatto dimenticare per qualche oretta la guerra in Ucraina.

    La Milano-Sanremo ha sempre il suo fascino. Ricordo la mia impazienza quando vivevo a Montréal, ero a CFMB per sentire il suono della nuova Ferrari o per conoscere il vincitore della corsa. Per curiosità mia ed anche per informare gli sportivi che mi bombardavano di telefonate. E ho un vivo ricordo della vittoria di Saronni, campione del mondo in carica, che nel 1983 ha preceduto di 44’’ Guido Bontempi, Raas, Vanderaererden, Kelly e tanti altri avversari. Facevo la spola tra lo studio e la telescrivente e, infine, è arrivata la notizia: “Saronni si aggiudica perdistacco la Milano-Sanremo’’.

    Sarebbe stato, lo scorso weekend, il momento ideale per ritrovare il sorriso, ma l’ombra della guerra in Ucraina resta sempre con noi. Dalle ultime notizie, gli sfollati sono quasi 10 milioni ed i russi bombardano anche ospedali, scuole e supermercati. Nonostante tutto, si continua a parlare di pace. I più ottimisti dicono tra dieci giorni, altri a fine maggio.

    Ripercussioni in Italia

    La guerra in Ucraina sta già complicando la già complicata vita dell’Italia. Molti prodotti come pane, concimi e carne hanno subito notevoli aumenti, per non parlare del gas e della benzina che ha superato i due euro. Sul prezzo della benzina, molti automobilisti ci ridono su e sperano che i prezzi ritrovino una certa normalità. L’unica soluzione è trovare al più presto un accordo tra Russia e Ucraina. Sono momenti difficili per tutti perché abbiamo lottato prima contro il Covid e, quando pensavamo di poter tornare a vivere, è scoppiata la guerra.

    La settimana scorsa vado a fare la spesa al solito supermercato e inizio dal bancone del pesce perché generalmente è sempre affollato. L’addetta non c’era. Si trovava a qualche decina di metri, intenta a parlare con un’anziana signora molto distinta, sicuramente sopra la novantina, accompagnata da una giovane signorina italiana che poteva essere sua nipote o la badante. Si avvicina al bancone e con lo sguardo scorre da destra a sinistra, osservando le varie specie di pesci. Sicuramente sarà rimasta colpita dai prezzi. A parte lo sgombro, i prezzi degli altri pesci si aggiravano sui venti euro o li superava. Non ha comprato niente, ma era contenta di ritrovarsi tra la folla degli avventori. La ritrovo al bancone dei salumi e formaggi e fa la stessa operazione: scorre con lo sguardo da destra a sinistra, alza la testa e non compra niente. Stessa cosa al mercato pubblico. Mi fermo dal solito venditore che mi consiglia di fare delle provviste perché forse lunedì non resterà nulla da comprare.

    Siamo disperati? Non ancora. Ci ha fatto sorridere Berlusconi che, con l’arrivo della primavera, ha deciso di impalmare la sua giovanissima fidanzata. Sessanta invitati, tra cui Salvini. E Forza Italia è in fermento.

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  • Parlano i protagonisti di Carla Bonora: l’Ambasciatrice dell’UE in Canada: “La nostra Politica di accoglienza non conosce frontiere”

    Parlano i protagonisti di Carla Bonora: l’Ambasciatrice dell’UE in Canada: “La nostra Politica di accoglienza non conosce frontiere”

    Per difendere e sostenere l’Ucraina, dall’Unione Europa un piano straordinario di 500 milioni di Euro

    “Purtroppo sono i civili che stanno pagando il prezzo più alto dell’attacco senza precedenti della Russia contro l’Ucraina, la guerra sta provocando una catastrofe umanitaria, più di tre milioni di Ucraini sono fuggiti, accolti a braccia aperte dai Paesi Europei, dimostrando che la solidarietà dell’UE non conosce frontiere”.

    Inizia così l’intervista all’Ambasciatrice dell’Unione Europea in Canada, Dr. Melita Gabrič, già Ambasciatrice della Slovenia in Canada dal 2018. Un’intervista dai toni chiari, che spiega ai lettori del Cittadino Canadese come l’Unione Europea stia reagendo unita alla guerra in Ucraina, attuando una serie di azioni comuni in materia di protezione temporanea per i rifugiati, sanzioni, difesa, politica energetica e transizione verde. Sostegno per il governo ed il popolo ucraino, rispetto delle libertà fondamentali, dei principi democratici e dei diritti dell’uomo: questi i valori sottolineati con forza dall’Ambasciatrice, “valori che l’Unione Europea condivide con il Canada, che, insieme con il rispetto dell’ordine internazionale fondato sulle regole, sono le fondamenta della nostra amicizia di lunga data. La nostra è una collaborazione strategica in diversi settori”.

    1. Per la prima volta, dopo la Seconda Guerra Mondiale, stiamo affrontando un esodo epocale di cittadini europei: qual è la posizione dell’Unione Europea ? “L’UE continuerà ad offrire una protezione a coloro che cercano un rifugio o che vogliono rientrare nel loro Paese, il nostro aiuto proseguirà anche nei prossimi mesi. Il Meccanismo di Protezione Temporanea, accettato dai Paesi Membri lo scorso 4 marzo, politica comune su vasta scala dell’UE, prevede uno status sicuro per i rifugiati, l’accesso a scuole, cure mediche e mercato del lavoro. Abbiamo un dovere morale di aiutare i nostri amici europei”.
    2. Quali le decisioni dell’Unione Europea in materia di sicurezza comune ed assistenza all’Ucraina? “Per la prima volta, il budget europeo è stato utilizzato per l’acquisto e la spedizione di mezzi e risorse alle forze armate ucraine, comprese le armi di combattimento. Questo nuovo strumento dell’UE – “Facilité europeenne pour la paix” – ha erogato 500 milioni di Euro per difendere e sostenere l’Ucraina. Riguardo le sanzioni, le nostre azioni sono coordinate tra tutti gli Stati, come sta facendo il Canada. Abbiamo adottato una serie di sanzioni contro la Russia, tra le più rigorose, che comprendono finanza, energia, trasporti e tecnologia, sospendendo la diffusione dei media russi RT e Sputnick all’interno dell’UE per frenare la diffusione delle fake news. Siamo consapevoli che le sanzioni avranno un costo anche per la nostra economia, ma è il prezzo da pagare per difendere la nostra libertà. Siamo fermi, determinati ed uniti”.
    3. Esiste una vera Politica Europea della Difesa? “L’ Unione Europea ha già creato una Politica di sicurezza e difesa comune (PSDC). Questa ci permette di avere un ruolo preminente nel rinforzare la sicurezza internazionale per la prevenzione dei conflitti e le operazioni volte ad assicurare la pace, facendo ricorso a strumenti civili e militari. L’invasione dell’Ucraina rappresenta la più grande sfida per la nostra sicurezza collettiva, dopo la Seconda Guerra Mondiale”.
    4. Possiamo parlare di una Politica Energetica Europea? “La guerra in Ucraina è la prova che non possiamo avere fiducia in un Paese fornitore d’energia che ci minaccia in modo esplicito. Non dobbiamo più essere dipendenti dai combustibili (gas, petrolio e carbone) russi, dobbiamo diversificare le nostre fonti energetiche ed investire nelle energie rinnovabili. La transizione verso un’economia verde è una priorità politica dell’UE da molti anni. Il Green Deal europeo, reso pubblico nel 2019, presenta una visione dettagliata per far diventare l’Europa il primo continente neutro per il clima entro il 2050. Il suo aggiornamento, il Fit per 55, presentato nel 2021, prevede la riduzione di emissioni del gas ad effetto serra di almeno il 55% per il 2030. La guerra in Ucraina ci spinge ad accelerare questa transizione verde, permettendo l’indipendenza energetica dell’UE”.
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  • Filo diritto col Parlamento di Patrizia Lattanzio: omaggio alle donne colpite dalla guerra in Ucraina

    Filo diritto col Parlamento di Patrizia Lattanzio: omaggio alle donne colpite dalla guerra in Ucraina

    Le ultime settimane sono state difficili e inquietanti per la diaspora ucraina di Montréal che assiste, impotente, all’invasione illegale del proprio paese di origine da parte dell’esercito russo. Il nostro governo ha ripetutamente denunciato le azioni di Vladimir Putin, che non solo sono riprovevoli, ma rappresentano un pericolo per tutto il mondo democratico. È difficile credere che nel 2022 un paese agisca in maniera arcaica, tentando di annettere un paese sovrano, attraverso un’invasione armata.

    Va notato che il Canada ospita la più grande Comunità ucraina all’estero e che la comunità Ucraino-Canadese ha contribuito notevolmente allo sviluppo economico, sociale e culturale del Canada come lo conosciamo oggi.

    Fino ad oggi, il nostro governo ha impegnato oltre 150 milioni di dollari in aiuti umanitari ed a favore dello sviluppo in Ucraina, attraverso le agenzie delle Nazioni Unite e il Movimento della Croce Rossa al fine di appoggiare la consegna di aiuti che comprendono un sostegno per i servizi sanitari di emergenza, l’acqua, gli aiuti alimentari e gli alloggi.

    A ciò va aggiunto che il Canada ha già inviato in Ucraina quasi 60 milioni di dollari in equipaggiamento militare, che include materiale militare altamente sofisticato, attrezzature non letali come giubbotti antiproiettile ed elmetti, oltre a mitragliatrici, lanciarazzi e bombe a mano.

    Per porre fine a questa invasione illegale, il nostro governo continuerà ad imporre delle sanzioni economiche a centinaia di individui ed entità russi e bielorussi, direttamente e indirettamente coinvolti in questa aggressione ingiustificabile, incluso il presidente Putin ed i suoi contatti più stretti.

    Visto che l’8 marzo si è celebrata la Giornata internazionale della Donna, approfitto di questa rubrica per rendere omaggio a tutte le Donne che, grazie alla loro forza, alla loro dedizione ed al loro impatto positivo sulle nostre Comunità, alimentano la nostra speranza per un futuro più giusto ed equo.

    Inoltre, mi sta a cuore rendere omaggio a:

    – le donne Ucraine, che a causa dell’invasione russa hanno dovuto abbandonare il loro paese natale con i figli, senza i loro mariti, con la speranza di poter sopravvivere alla guerra;

    – le donne Ucraine che hanno scelto di non lasciare il proprio paese e che, con grande coraggio e determinazione, hanno preso in mano le armi per la prima volta nella loro vita, per combattere e difendere il proprio Paese;

    – le donne Russe che rischiano la loro vita e la loro libertà denunciando pubblicamente le atrocità commesse dal loro governo contro l’Ucraina.

    È rimarchevole che queste donne, che si trovano sui due lati opposti dei loro rispettivi confini e che vivono in due mondi così diversi, nutrano il desiderio comune di difendere e salvaguardare la pace e la democrazia.

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  • L’opinione di Claudio Antonelli: Vladimir Putin e la “reductio ad Hitlerum”

    L’opinione di Claudio Antonelli: Vladimir Putin e la “reductio ad Hitlerum”

    Fascismo e nazismo sono fenomeni storici che hanno tirato da lunga pezza le cuoia, ma ad essi non sono mai stati concessi i funerali perché sui loro cadaveri sono in molti a pasteggiare. Infatti, contro i fantasmi del “fascismo” – abbreviazione di “nazifascismo” – le élite e le masse sono impegnate in continui esorcismi, denunce, crociate. La “reductio ad Hitlerum” ossia il giocare la carta nazista, asso piglia tutto, è irresistibile per gli amanti del bene assoluto. E così le bocche dei difensori della civiltà denunciano con ardore l’Hitler del giorno.

    Nell’attribuzione delle parti, Putin avrebbe potuto incarnare Stalin, Ivan il terribile, Pietro il Grande – suoi connazionali – o il mongolo Genghis Khan. No, Putin è il nuovo Hitler (“Putler”) che vuole “fascistizzare” anzi “nazificare” Russia e Ucraina. Lo hanno stabilito sceneggiatori e direttori di scena; e inoltre i caricaturisti scansafatiche: basta mettere il ciuffetto e i baffetti al nemico assoluto.

    “The Economist” è stato tra i pochi ad accusarlo, invece, di “stalinizzare” la Russia. Da parte sua Putin ha dichiarato di voler “denazificare” Kiev. Ha inoltreequiparato le sanzioni occidentali contro la Russia ai pogrom antisemiti di ieri.

    L’Olocausto è stato tirato in ballo. Dopo il falso annuncio che gli aerei russi avevano bombardato il memoriale dell’Olocausto ‘Babyn Yar’ di Kiev, il presidente ucraino Zelensky, ebreo, aveva lanciato un appello a tutti gli ebrei del mondo affinché si svegliassero, perché “il nazismo è nato nel silenzio”. Giorni dopo, rivolgendosi per via telematica alla Knesset, Zelensky ha detto che Putin, da autentico Hitler, è per la “soluzione finale”. In Israele hanno immediatamente reagito giudicando il confronto con l’Olocausto scandaloso e, io aggiungerei, blasfemo.

    Con i nefasti eventi che sconvolsero l’Europa nella prima metà del secolo scorso, il manicheismo “buoni/cattivi”, “angeli/demoni”, “luci-tenebre” attinse l’apice, trasformando il termine “fascista” in sinonimo di “male assoluto”. Al giorno d’oggi ci si serve di “fascismo”, “fascista”, “nazismo”, “nazista” senza correlazione col fascismo e il nazismo storici, ma semplicemente per infamare l’avversario di cui si denuncia il carattere obbrobrioso e la sua non appartenenza al genere umano. È un linguaggio ormai obbligato…

    Dopo la sconfitta dell’Asse, ci si aspettava che il mondo entrasse in una fase di pace universale. Ma non fu così. Il condizionamento mentale, morale e politico, operato da quel tragico periodo, è mantenuto da allora vivo e fremente grazie all’attivismo, da stakanovisti del bene, degli autonominatisi eredi morali dei vincitori di allora; attraverso cerimonie, riti, rimembranze e fioritura di mitologie hollywoodiane, celebranti il bagno di sangue in cui annegò quel lontano male assoluto, che però – tutti ne sono convinti – continuamente riemerge, si reincarna, si metamorfosa…

    L’intera Europa, pacificata e unificata, si mette in festa ogni anno nel ricordo delle date decisive della seconda guerra mondiale – guerra civile europea – con i suoi massacri, i suoi lutti, i suoi odi, i suoi bombardamenti, il suo tremendo spirito divisivo. Si torna ogni volta a demonizzare i tedeschi e a celebrare quel lieto fine chesi tradusse anche, non dimentichiamocelo, nella divisione della Germania in due tronconi, nella perdita delle terre del nord-est adriatico per noi, e nella miseria economica, politica e morale piombata sui paesi europei schiavizzati dall’URSS.

    Io penso invece che sarebbe tempo di cambiare vocabolario e di chiamare i nostri nemici col loro vero nome. Smettiamola, insomma, di usare un vocabolario rimasto bloccato agli eventi di quasi un secolo fa: Hitler, nazisti, fascisti… La seconda guerra mondiale è finita. E speriamo che non ve ne sia una terza, ad opera questa volta dei vincitori della seconda, russi e americani, in mortale conflitto tra loro.

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  • Biden prepara il suo viaggio in Europa

    Biden prepara il suo viaggio in Europa

    Bruxelles approva la “bussola strategica”. L’Unione europea mette sul tavolo sanzioni energetiche contro gli invasori

    NEW YORK – Joe Biden pressa gli alleati in vista degli incontri bilaterali previsti nei prossimi giorni in Europa (sarà al vertice della Nato ed al Consiglio europeo sull’Ucraina il 24, prima di recarsi in Polonia il 25). È durata un’ora, lunedì, la telefonata del presidente americano con i leader europei, tra i quali il premier italiano Mario Draghi. Oltre al supporto alla popolazione civile ucraina, il presidente Usa punta a un ulteriore inasprimento delle sanzioni alla Russia. Inoltre gli Stati Uniti hanno promesso a Kiev i sistemi di difesa antimissile chiesti dall’Ucraina, inclusi quelli di fabbricazione sovietica e gli S-300. L’Ue torna a insistere, invece, sulla difesa comune.

    Borrell: bussola strategica “momento storico”. L’adozione della bussola strategica – che istituisce la capacità di schierare rapidamente fino a 5mila soldati per diversi tipi di crisi – è un “momento storico: è una svolta per l’Ue come ente che fornisce sicurezza. L’adozione è un segnale molto forte di unità e determinazione e arriva in un momento chiave. Questa non è una risposta alla guerra in Ucraina, abbiamo cominciato a lavorarci due anni fa, ma il momento è tempestivo”, ha detto l’Alto rappresentante della politica estera Ue, Josep Borrell. Borrell si è detto convinto che Putin stia usando i profughi come un’arma di pressione, mandandone il più possibile: “Non ha distrutto le infrastrutture, ma ha distrutto le città per terrorizzare i civili e farli scappare. Siamo pronti ad aiutarli tutti”.

    Petrolio russo nel mirino dell’Ue. I Ministri degli Esteri dell’Ue stringono sulle sanzioni al settore energetico russo. Ma la strada dell’autosufficienza è ancora lunga, come ha fatto rilevare il vicepremier russo Aleksandr Novak. “È impossibile” per l’Europa al momento, ha detto, fare a meno del gas russo.

    Avvertimento di Mosca agli Usa. Intanto il Ministero degli Esteri russo ha convocato l’Ambasciatore americano John J. Sullivan e gli ha consegnato una nota di protesta contro i commenti “inaccettabili” di Biden su Putin (“È un criminale di guerra”), minacciando una “rottura dei rapporti”.

    Zelensky: dopo un accordo ci vorrà referendum. Il presidente ucraino Zelensky è tornato ad alzare la voce: “Non possiamo accettare ultimatum dalla Russia”. In particolare, Kiev ha chiarito che non accetterà alcun compromesso sull’integrità territoriale e sulla sovranità del Paese, ha specificato il negoziatore ucraino Mykhaylo Podolyak alla Bbc. La resistenza ucraina all’invasione, ha affermato Podolyak, ha costretto la Russia “a valutare in modo più adeguato la realtà” della situazione, il che ha contribuito a incoraggiare “una sorta di dialogo”. Un eventuale accordo con la Russia, secondo Zelensky, dovrà essere ratificato da un referendum popolare. E comunque l’Ucraina dovrà beneficiare della garanzia di alcuni Paesi Nato.

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  • De Gustibus di Alessandra Cori: guerra in Ucraina

    De Gustibus di Alessandra Cori: guerra in Ucraina

    I venti di guerra, che ormai da giorni soffiano sull’Ucraina, e le conseguenti sanzioni economiche imposte alla Russia di Vladimir Putin fanno infiammare i prezzi delle materie prime, da quelle energetiche come gas e petrolio, che alimentano il “caro bollette” e il “caro benzina”, fino a quelle alimentari, che rendono più oneroso l’acquisto di beni di prima necessità come pane e pasta.

    Infatti, i rincari record delle materie prime energetiche e agricole si devono a tanti fattori ma le ripercussioni sono diventate ormai evidenti anche ai consumatori finali, dopo diversi mesi di incremento “silenzioso”.

    Poche settimane fa l’agroalimentare italiano festeggiava il superamento dello storico traguardo di 50 miliardi di euro di export e ora deve fare i conti non solo con l’aumento dei costi di produzione, ma anche con il conflitto tra Russia e Ucraina.

    Lo scoppio del conflitto si è inserito in un contesto di tensioni sui mercati dei cereali che non si vedeva dalla precedente crisi dei prezzi del 2007-2008. Queste tensioni vedono l’Italia particolarmente vulnerabile a causa della sua dipendenza dall’estero proprio per gli approvvigionamenti di grano e mais con i quali si fanno le nostre paste e i nostri biscotti o con i quali si nutre il bestiame.

    Dalle più recenti analisi effettuate dopo lo scoppio delle ostilità, risulta che frumento tenero, frumento duro e mais hanno raggiunto, sia in Italia che all’estero, quotazioni mai toccate prima. Non tutto però è riconducibile direttamente alla guerra, che certamente ha aggravato soprattutto le dinamiche alla base della fiammata che varia a seconda del prodotto.

    Il grano duro, per esempio, aveva già raggiunto il suo prezzo massimo a dicembre 2021. In questo caso, l’instabilità era stata determinata principalmente dal vuoto d’offerta che si era creato dopo il crollo dei raccolti in Canada (-60%), principale esportatore mondiale e il calo registrato da altri importanti Paesi produttori. Nelle forniture globali di grano duro, il ruolo del conflitto fra Russia e Ucraina sembra praticamente inesistente, visto che la produzione è concentrata in Europa, Canada, Usa, Turchia e Algeria.

    Tuttavia non si può non tenere conto che Russia e Ucraina sono i più grandi esportatori mondiali di grano (insieme rappresentano circa il 30% delle esportazioni globali), di mais (circa il 20%) e di olio di semi (per quasi l’80%). È vero che l’Italia, per quanto riguarda ad esempio il grano, produce il 65% circa del fabbisogno destinato al mercato interno, ma per il restante 35% dipende proprio dai paesi coinvolti in questa crisi politica.

    A questo punto non è difficile prevedere che a breve, e in qualche caso addirittura in brevissimo tempo, assisteremo ad un diffuso aumento dei prezzi di pane e pasta, che in Italia rappresentano una gran parte dei consumi alimentari quotidiani. Basti pensare che il consumo pro capite di pasta sfiora i 25 chili l’anno fra i cittadini italiani.

    Inoltre, il rincaro di altri prodotti che l’Italia importa dai paesi coinvolti nel conflitto, come il mais e le farine di cereali o soia, utilizzate prevalentemente per l’allevamento degli animali, non potranno che incidere negativamente sulla formazione del prezzo finale per i consumatori.

    Dunque, carni, latte e derivati finiranno per costare inevitabilmente un po’di più nel medio e lungo periodo. Fra gli addetti ai lavori si parla della necessità di trovare nella crisi un’opportunità. Questa va ricercata necessariamente in una maggiore indipendenza alimentare italiana esattamente come il Paese sta cercando una maggiore indipendenza energetica grazie ai recenti provvedimenti che il governo ha adottato e continua a adottare.

    La guerra, incidendo sulle notevoli importazioni di cereali da Russia e Ucraina porta ad una riduzione degli approvvigionamenti e a un aumento dei prezzi e, di conseguenza, suggerisce la necessità di diventare più autosufficienti da questo punto di vista, dato che i terreni agricoli per coltivare cereali nel Bel Paese certo non mancano. Ciò non solo per non dipendere dall’estero, almeno dal punto di vista alimentare, ma anche per produrre prodotti tipici realmente italiani e non solo “lavorati” in Italia, con la pretesa paradossale poi di proteggere il Made in Italy.

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  • Risposta alla crisi Ucraina: nuova videoconferenza Comites-CGIE

    Risposta alla crisi Ucraina: nuova videoconferenza Comites-CGIE

    ROMA – Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero ha convocato per sabato prossimo, 19 marzo, alle ore 12.00, una nuova riunione in videoconferenza con i Comites di tutto il mondo, invitando Associazioni, Enti, Organizzazioni e i singoli volontari impegnati direttamente sul campo a parlare.

    A quasi due settimane di distanza dalla riunione precedente, che ha coinvolto i nuovi Comitati degli Italiani all’Estero di Bucarest, Budapest, Mosca, Praga, Varsavia, Vienna e Tunisi, il CGIE ha dunque ritenuto opportuno acquisire nuove informazioni dirette per organizzare, in maniera sistemata, coordinata e mirata, gli aiuti alle persone ucraine in fuga dalla guerra, che in modo esponenziale si sono riversate alle frontiere e nei paesi limitrofi.

    In queste due settimane c’è stata un’escalation della guerra con enormi perdite di vite umane di militari e civili, con almeno due milioni di sfollati interni e altri 12 milioni di persone direttamente colpite dal conflitto e, ad oggi secondo le stime dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM), sono già oltre 3 milioni di rifugiati in fuga dall’Ucraina. Tra le persone in fuga in cerca di una sistemazione sicura ci sono per lo più donne, bambini e anziani ospitati maggiormente in Polonia, in Romania e in numero minore in Moldavia e in altri paesi europei, compresa l’Italia. In Ucraina, del resto, ci sono ancora alcune centinaia di nostri connazionali in attesa di espatrio.

    La videoconferenza potrà essere seguita sulla pagina Facebook del CGIE all’indirizzo seguente: www.facebook.com/2011CGIE.

    Il CGIE, attraverso le sue Consigliere e i suoi Consiglieri, ha spiegato di star seguendo le vicissitudini di questa guerra tenendo rapporti diretti con tutti i soggetti impegnati nei soccorsi e nell’ospitalità, coordinando l’invio di materiali di prima necessità, di medicine e di fondi per aiutare i profughi e le organizzazioni italiane, in particolare i Comites, le Missioni Cattoliche, le Associazioni, i Patronati, e tantissimi volontari compresi i nostri connazionali arrivati alle frontiere direttamente dall’Italia. Il CGIE sta anche cercando di coordinare gli interventi collaborando con le Ambasciate italiane e ucraine.

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  • L’Opinione di Claudio Antonellli: l’Ucraina e i suoi tanti insegnamenti

    L’Opinione di Claudio Antonellli: l’Ucraina e i suoi tanti insegnamenti

    Ai confini dell’Ue è riapparsa la guerra, sulla cui inutilità tanti di noi sono saliti un’infinità di volte in cattedra pronunciando i soliti inutili discorsi.

    Ma non bisognava abbattere i muri, eliminare le frontiere, accogliere a braccia il Diverso, lo straniero, l’Altro, concentrato di ogni virtù? L’aggressione russa all’Ucraina mette quindi in seria crisi i nostri soloni dispensatori di saggezza: “Non è con i muri e i recinti…” Anche i nostri “cittadini del mondo”, numerosissimi nella Penisola, sono oggi per il ritorno alla logica del rispetto delle frontiere di stato.

    Secondo certi analisti, gli Stati Uniti usciranno vincitori e perdenti dal nuovo assetto geopolitico che il conflitto Russia-Ucraina potrà instaurare. Vincitori perché l’Europa ormai considera sua nemica la Russia, e ciò vanificherà la prospettiva di un’Europa politico-militare estesa alla Russia; il che avrebbe messo in discussione il primato degli Stati Uniti nei confronti di un’Europa che è disseminata di basi americane ed è docile strumento, attraverso la Nato, della volontà armata statunitense. Perdenti perché questa guerra spinge la Russia verso la Cina, che sempre più minaccia la potenza economica e l’egemonia militare degli USA.

    Femministe e progressisti, in Occidente, combattono senza tregua le differenze tra i due sessi: realtà antistorica, reazionaria, bersaglio di mille condanne. E invece non solo i sessi si sono moltiplicati, al punto che oggi non si sa quanti essi siano, ma in Ucraina, con la guerra, certe differenze tra i due sessi tradizionali, uomo-donna, appaiono rafforzarsi. È permesso infatti alle donne, e ai bambini e ai vecchi, di abbandonare l’Ucraina per rifugiarsi in un paese amico. I maschi tra i 20 e i 60 anni non hanno invece diritto di lasciare la patria: devono rimanere sotto le bombe e combattere. “Da veri uomini” è il caso di dire.

    Stando a una normale logica, le femministe dovrebbero scendere in piazza e manifestare contro questa ingiusta discriminazione. “Perché noi possiamo espatriare mentre gli uomini devono rimanere?” “Nel 2022 queste cose non dovrebbero essere ammesse…” Se ci fosse una tale reazione, io l’approverei. Ma non c’è stata e mai ci sarà.

    La guerra, arcaica realtà dei giorni nostri, fa piazza pulita dei ridicoli stereotipi propagandati in Tv e al cinema, con donne presentate nel ruolo di audaci combattenti che sono sempre in prima linea con le armi spianate, e che quando si rimboccano le maniche le sanno dare di santa ragione all’uomo. Ma già nel 2000, con il crollo delle torri gemelle, vi fu la smentita di questa donna che “più uomo non si può”, fabbricata a tavolino e onnipresente sullo schermo. Anche allora, tra gli eroici soccorritori, scarse le donne. E in Ucraina la storia si ripete.

    Da un giornale: “‘Fascisti, andate a casa!’ a Melitopol civili ucraini fronteggiano una colonna di militari russi.” Putin è determinato, da parte sua, a denazificare Kiev. I fascisti oggigiorno abbondano. Difatti “fascista!” e “nazista!” sono gli epiteti più usati in questa paradossale guerra di propaganda, condotta dagli eredi dei vincitori sul fascismo e sul nazismo.

    “Le guerre non dovrebbero esistere”, è il giudizio unanime di noi europei, increduli di fronte a questa guerra che tradisce la nostra logica e le nostre aspettative. In realtà dal 1945, data alla quale le guerre sembravano essere state per sempre abolite grazie alla vittoria finale degli Alleati sull’Asse, di guerre ve ne sono state a bizzeffe. E dopo il crollo del Muro di Berlino, invece di fermarsi, come ci si aspettava, la Storia ha ripreso a correre alacremente in Europa. E oggi ai nostri confini, con l’aggressione russa all’Ucraina, essa ha assunto, con la guerra, le sue forme peggiori.

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  • Gli Stati Uniti alla Cina: “Qualsiasi supporto a Mosca avrà conseguenze”

    Gli Stati Uniti alla Cina: “Qualsiasi supporto a Mosca avrà conseguenze”

    Il portavoce del dipartimento di Stato Usa Ned Price: “Sostenere la Russia sull’invasione dell’Ucraina avrebbe implicazioni per le relazioni della Cina in tutto il mondo, con gli Stati Uniti e suoi alleati in Europa e nella regione indo-pacifica

    ROMA – “Lo scopo dell’incontro di oggi (14 marzo, ndr) era esprimere in modo molto chiaro a Pechino le nostre preoccupazioni rispetto a un suo coinvolgimento” nella guerra in Ucraina e ribadire alla Cina “che qualsiasi tipo di supporto a Mosca – militare o economico – comporterà delle implicazioni”. Lo ha detto il portavoce del dipartimento di Stato Usa Ned Price a proposito dell’incontro a Roma tra il responsabile per la sicurezza nazionale americana, Jake Sullivan, e l’alto rappresentante cinese Yang Jiechi.

    “Sostenere la Russia sull’invasione dell’Ucraina avrebbe implicazioni per le relazioni della Cina in tutto il mondo, con gli Stati Uniti e i suoi alleati in Europa e nella regione indo-pacifica”, ha affermato Price. La Casa Bianca in una nota ha comunicato che i due diplomatici “hanno avuto una discussione sostanziale sulla guerra della Russia contro l’Ucraina”. Sullivan e Yang hanno sottolineato anche “l’importanza di mantenere aperte linee di comunicazione” nel corso di questa crisi. L’incontro romano, durato circa otto ore, si è svolto dopo diciannove giorni dall’attacco delle forze armate di Mosca.

    Domenica era trapelata la notizia di un sostegno militare di Pechino alla Russia, notizia smentita sia dalla Cina che dal Cremlino. Ma confermata dal Financial Times, che l’aveva anticipata: gli Usa hanno riferito agli alleati che la Cina ha dato la sua disponibilità a fornire assistenza militare alla Russia, ha scritto il quotidiano finanziario. Alla vigilia dell’incontro con il rappresentante cinese, Sullivan aveva detto molto chiaramente che qualora Pechino offrisse un’ancora di salvezza alla Russia subirà gravi conseguenze.

    La posizione del colosso asiatico per gli Stati Uniti resta comunque fondamentale: intento di Sullivan è quello di aprire un canale con la Cina per “una forte risposta internazionale e per delineare una strategia di sicurezza globale”. Al centro del colloquio anche il peso delle sanzioni, che la Cina ha criticato duramente e che gli Usa intendono incrementare, mettendo in guardia chiunque aiuti Putin a evitarle. Sull’argomento delle armi che Pechino fornirebbe alla Russia, la Cina ha accusato gli Stati Uniti di “disinformazione”.

    Secondo il Ministero degli Esteri di Pechino, riporta il Global Times, la “parte statunitense avrebbe diffuso disinformazione contro la Cina sulla questione ucraina con intenzioni sinistre”. La diplomazia cinese ci tiene a ribadire un suo “ruolo costruttivo” per “promuovere colloqui di pace”. Tuttavia, gli Stati Uniti sono “profondamente preoccupati” per la posizione della Cina di “allineamento con la Russia” di fronte alla guerra in Ucraina, Lo ha affermato un alto funzionario della Casa Bianca.

    La discussione di oggi a Roma tra Jake Sullivan e Yang Jiechi è durata sette ore ed è stata “intensa” e “molto schietta”, ha aggiunto il funzionario.

    Video-reporter americano ucciso dalle forze russe.

    Un video-reporter americano, il 51enne, Brent Renaud, è stato ucciso dalle forze russe e due suoi colleghi sono rimasti feriti a Irpin, nei sobborghi di Kiev. Lo annunciano le forze di sicurezza ucraine. I giornalisti stavano filmando i profughi in fuga quando sono stati sorpresi da colpi di arma da fuoco a un checkpoint. Renaud, colpito al collo, è morto sul colpo, mentre i suoi due colleghi sono stati portati in ospedale.

    Il coraggio e lo spirito di avventura non mancavano a Brent Renaud, pluripremiato regista e produttore di documentari con una grande passione: quella per la professione di reporter di guerra. Non c’è teatro di guerra che non abbia conosciuto, lavorando non solo per il New York Times, ma anche per Boston Globe, Nbc, Discovery Channel, Pbs, Vice News. Dopo aver iniziato la carriera di reporter in occasione degli attentati dell’11 settembre 2011, Renaud con le sue riprese ha raccontato gli eventi più drammatici delle guerre in Afghanistan e in Iraq.

    Via libera Ue al quarto pacchetto di sanzioni contro Mosca.

    La riunione degli ambasciatori dei 27 Paesi dell’Unione europea (il Coreper) ha dato il via libera al quarto pacchetto di sanzioni contro la Russia. Se ne era parlato per giorni, poi la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, lo aveva preannunciato già alla fine della scorsa settimana. La linea – nei fatti – è stata decisa al Consiglio europeo informale di Versailles. Le nuove sanzioni entreranno effettivamente in vigore solo quando saranno pubblicate in Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea, ma è questione di ore.

    Secondo quanto trapelato nei giorni scorsi, le sanzioni riguarderanno diversi punti: sospensione della Russia dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale; divieto di utilizzare le criptovalute – da parte degli oligarchi soprattutto – per aggirare le sanzioni; divieto di esportazione di qualsiasi bene di lusso dai Paesi Ue alla Russia; divieto di nuovi investimenti europei nel settore energetico russo; divieto di importazione di beni del settore siderurgico dalla Russia.

    Ci dovrebbe essere anche un ampliamento della black list dei personaggi vicini a Putin, in cui dovrebbe finire, secondo indiscrezioni trapelate nelle ultime ore, anche Roman Abramovich. Il Coreper, inoltre, ha approvato una dichiarazione diretta all’Organizzazione mondiale del commercio (il Wto) sull’invasione russa in Ucraina: viene chiesta la sospensione dell’applicazione dello status di “nazione più favorita” alla Russia – come già annunciato dagli Stati Uniti – e lo stop all’esame della candidatura della Bielorussia per entrare nell’organizzazione. Inoltre è arrivato anche il via libera a un primo stanziamento di 300 milioni di aiuti diretto all’Ucraina.

    Dopo il petrolio, anche il caviale e la vodka: gli Usa bloccano l’import dalla Russia

    Niente più privilegi commerciali alla Russia. Lo ha annunciato l’11 marzo scorso il presidente americano Joe Biden alla Casa Bianca, mettendo di fatto fine a rapporti commerciali normali e aprendo a dazi pesanti sui prodotti Made in Russia. Dopo aver bloccato l’importazione di importazione dalla Russia, il presidente americano ha vietato anche le importazioni di bevande alcoliche, pesce e diamanti dalla Russia. Questo vuol dire divieto a vodka russa, caviale e, appunto, diamanti.

    “Il mondo libero si è unito contro Putin”, ha detto Biden, annunciando le nuove misure contro la Russia. Vladimir Putin è “l’aggressore e deve pagare il prezzo”, ha affermato il presidente americano. Oltre al bando sulle importazioni di alcuni prodotti dalla Russia, gli Stati Uniti hanno deciso il divieto di esportazioni di beni di lusso verso Mosca e la Bielorussia. Lo si legge in un comunicato del dipartimento del Commercio. La misura era stata anticipata da Joe Biden dopo aver annunciato la revoca dei privilegi commerciali alla Russia. Parlando degli oligarchi russi il presidente aveva detto: “Mentre continuiamo a cercare loro superyacht e le loro case per le vacanze, renderemo più difficile l’acquisto di prodotti di fascia alta fabbricati nel nostro paese, vietando l’esportazione di beni di lusso in Russia”.

    L’Onu: 2,7 milioni di persone in fuga

    Sono quasi 2,7 milioni le persone sono fuggite dalla guerra in Ucraina, oltre 100.000 quelle che hanno lasciato il Paese nelle ultime 24 ore: lo hanno riferito le Nazioni Unite. La maggior parte di queste persone è fuggita in Polonia. Secondo quanto annunciato dalle autorità locali, non ci saranno evacuazioni di civili da Sumy, una città che da settimane è teatro di pesanti combattimenti.

    “Ci sono oltre 5 milioni di persone in Ucraina, il 10%-15% della popolazione, costrette fuori di casa. Più della metà sono uscite dal Paese ma a questo ritmo saranno 3 milioni entro un paio di giorni. Ci sono al momento almeno 2 milioni di persone in movimento verso Ovest. Un terzo dei 40 milioni di abitanti dell’Ucraina è in una situazione disperata dal punto di vista dei bisogni in conseguenza della guerrá, ha detto l’Alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi.

    Il Ministro Di Maio: 34 italiani bloccati nelle città ucraine assediate

    Sono 34 gli italiani bloccati in Ucraina. Lo ha riferito il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. “In Ucraina, sui 2mila italiani che erano nel Paese al momento dell’invasione russa, ne abbiamo già salvati 200 che erano in difficoltà: dei 400 rimasti, solo 34 sono bloccati oggi in Ucraina nelle città assediate. Vogliono andare via, ci stiamo lavorando ogni giorno con l’Unità di crisi che li sente ogni giorno, per coordinare una evacuazione in sicurezza”, ha riferito il ministro, intervenendo ieri sera a “Non è l’arena” su La7.

    “Ci dobbiamo preparare ad eventuali ricatti della Russia sul gas”, ha continuato Di Maio, per il quale però sarà possibile “poter diversificare le nostre fonti energetiche e riuscire a riscattare circa la metà del gas russo entro due mesi: in vista dell’inverno sono ottimista”. “L’Italia si rifiuta di istituire la no fly zone così come non vogliamo fornire jet militari: questa guerra l’ha voluta solo Putin, noi stiamo lavorando ai negoziati di pace. Non vogliamo portare il nostro popolo in guerra e chi dice che è in guerra sbaglia”, ha concluso Di Maio.

    Russia, il costo del pane alle stelle: ora a Mosca si compra a rate

    È una foto che circola sui social network che sta facendo molto discutere. Un filone di pane “industriale” sul banco di un supermercato venduto a 143,75 rubli, circa un euro e 9 centesimi (rispetto al cambio nel momento in cui scriviamo). Ma è la seconda parte del cartello a destare scalpore: “Pagamento a rate in 12 mesi senza interessi” a 11,99 rubli. Non è un televisore, un elettrodomestico o un video-game ma normalissimo pane. All’inizio del mese lo stesso veniva venduto mediamente a 30 rubli. In due settimane oltre il 370% di aumento, una inflazione devastante causata ovviamente dalle sanzioni mondiali contro Putin.

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