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  • Gala Santa Cabrini, nuovo blocco operatorio: raccolti 2 650 712 $

    Gala Santa Cabrini, nuovo blocco operatorio: raccolti 2 650 712 $

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    MONTRÉAL – La Comunità Italo-Canadese ha risposto ‘presente’ all’appello lanciato dalla fondazione dell’ospedale Santa Cabrini che, dopo la pausa forzata causa pandemia, sabato 11 giugno ha organizzato il suo tradizionale Gala, giunto alla sesta edizione, nell’elegante cornice dell’hotel Sheraton di Laval.

    Da sinistra: Patrice Brisebois, Nadia Saputo, Lino e Mirella Saputo, Amelia e Lino Saputo Jr.

    La serata Glamour&Solidarietà, presentata dal professore-umorista Joe Cacchione, ha visto la partecipazione di 765 ospiti. Tra i presenti anche il presidente della Fondazione Comunitaria Italo-Canadese Joseph Broccolini e il presidente del Congresso Nazionale degli Italo-Canadesi, regione Québec, Antonio Sciascia. Tutto merito dell’impegno profuso, negli ultimi 6 anni, dal presidente della fondazione Santa Cabrini, Elio Arcobelli, che ci tiene a portare a termine il progetto di un blocco operatorio ultra-moderno e all’avanguardia.

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    Da sinistra: Lino Saputo, Neelam Dwivedi, Mirella Saputo ed il Dott. Shivendra Dwivedi, che ha ricevuto il ‘Premio Albert Chiricosta 2022’

    Un progetto che, nel luglio 2021, ha ricevuto il ‘nulla osta’ definitivo anche del governo provinciale, con l’annuncio dell’avvio dei cantieri arrivato dallo stesso Ministro della Salute Christian Dubé, di passaggio al Santa Cabrini. Ospedale, ricordiamolo, creato nel 1960, con 179 posti letto e 20 culle, dalla Congregazione delle Suore Missionarie del Sacro Cuore e dedicato a Santa Francesca Saverio Cabrini, fondatrice dell’ordine religioso. Il nuovo blocco chirurgico, che sarà inaugurato nel 2025, conterà otto sale operatorie e 12 sale di rianimazione, oltre all’unità di ricondizionamento dei dispositivi medici (URDM) ed ai servizi elettromeccanici. Per un totale di oltre 9000 interventi, grazie a 130 operatori sanitari e 50 tra chirurghi e anestesisti. Un progetto finanziato dal governo e da un contributo di 10 milioni $ della fondazione Santa Cabrini.

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    Da sinistra: il direttore generale della Fondazione ‘Mirella e Lino Saputo’, Camillo Lisio; il presidente ex-officio della Fondazione Santa Cabrini, Charles Argento e la moglie Anna Bruno; il co-fondatore della Fondazione Santa Cabrini, il Dott. Albert Chiricosta

    “Chi ha detto che un ospedale comunitario non è in grado di riunire quasi 800 persone? – ha detto Elio Arcobelli, visibilmente soddisfatto e a tratti commosso -. La verità è che il Santa Cabrini è molto più di un ospedale comunitario: è l’ospedale di una Comunità fiera, generosa, che vuole salvaguardare il suo patrimonio e le sue istituzioni. Alla fine di questa grande campagna, arriveremo a raccogliere 10 milioni, per realizzare il reparto operatorio più moderno e tecnologicamente avanzato di tutto il Paese. Il grande sogno è sempre più alla nostra portata”. Un sogno reso possibile anche dalla generosità di Mirella e Lino Saputo, co-presidenti d’onore del gala: “Di fronte alla grande sfida della nuova raccolta fondi – ha detto Mirella – la fondazione ‘Mirella e Lino Saputo’ è al fianco del Santa Cabrini. Per questo motivo ci impegniamo a versare la somma di 2 milioni di dollari per la costruzione del nuovo blocco operatorio. Una volta completato, sarà un’ulteriore conferma del dinamismo e del successo della nostra Comunità”. Un annuncio ricevuto con applausi scroscianti e da una standing ovation. “Riconosco che la sfida è enorme – ha aggiunto Lino Saputo – ma so anche che è alla portata della nostra Comunità. Sono sicuro che l’orgoglio, che ci ha sempre animati, farà della campagna un vero successo e sarà una degna rappresentazione di quelli che siamo”.

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    Da sinistra: il co-presidente del Gala Santa Cabrini e presidente regionale– Québec, BMO Gestion privée, Mario Rigante; i presidenti d’onore Lino e Mirella Saputo; il presidente della Fondazione Santa Cabrini, Elio Arcobelli; ed il co-presidente del Gala e vicepresidente di Aliments Putters, John Tartaglia

    A salire sul palco, poi, è stato il Dr. Albert Chiricosta, da 44 anni urologo al Santa Cabrini, che, come succede dal 2015, ha consegnato il premio che porta il suo nome, il premio ‘Dottor Albert Chiricosta’, al Dr. Shivendra Dwivedi, da oltre 25 anni medico anestesista al Santa Cabrini, molto apprezzato dai colleghi e dai pazienti per la sua umanità e la sua compassione. Il giusto riconoscimento per chi si batte contro l’emarginazione dei più poveri in India, per il suo impegno sociale e per l’eccellenza della sua pratica medica. Dal 1993, il Dr. Dwivedi combatte la povertà attraverso la ‘Freedom Foundation from Poverty’ creata insieme al padre, il Professor T.D. Dwivedi.

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    Da oltre 30 anni, la fondazione opera per spezzare il ciclo della povertà in India, per offrire ai meno abbienti accesso all’assistenza sanitaria e per renderli istruiti e indipendenti. Circa 250.000 persone sono state curate nelle cliniche allestite dal dottor Dwivedi e più di 15.000 studenti si sono diplomati al liceo in scuole finanziate dalla ‘Freedom from Poverty Foundation’. Poi il gran finale, con l’annuncio dei profitti netti raccolti nel corso del Gala: 650.712 $, a cui vanno aggiunti i 2 milioni donati dalla ‘Fondazione Lino e Saputo’. Per un totale di 2.650.612 $. Chapeau!

    Elio Arcobelli: “Farò del mio meglio per portare a termine il progetto”

    “Ormai sono 25 anni che si parla di questo progetto, che nel frattempo è passato da 50 a 125 milioni: come Fondazione abbiamo chiesto al governo di passare ai fatti e noi ci siamo impegnati con una donazione di 10 milioni entro 5 anni”. Sono le parole del presidente della Fondazione Santa Cabrini Elio Arcobelli, che poi ha aggiunto: “Presto partirà la campagna di raccolta fondi che sarà presieduta da Mirella e Lino Saputo, i quali hanno già donato 2 milioni. Queste sono persone che dovrebbero vivere mille anni, perché hanno un cuore fantastico, soprattutto quando le cose sono chiare e trasparenti. Oggi l’ospedale non è più quello di prima. Grazie ad un finanziamento di 4,5 milioni, siamo il primo ospedale, ad est di Montréal, ad avere un robot chiamato ‘Da Vinci’, che ci permette di effettuare degli interventi non invasivi e di estrema precisione, accelerando così i tempi di guarigione dei pazienti. E, grazie a strumenti sempre più moderni, abbiamo uno staff medico giovane e dinamico. Dopo 6 anni di presidenza e con un mandato appena rinnovato, farò del mio meglio per portare a termine il progetto. Dobbiamo farlo per l’unico Ospedale italiano in Nord America. Ne ha bisogno la nostra Comunità e tutto l’est di Montréal”.

    Mirella e Lino Saputo: “Siamo stati fortunati, vogliamo aiutare chi ha bisogno”

    “Abbiamo fatto la donazione con tutto il cuore – ci ha detto Lino Saputo -: la nostra più grande soddisfazione è aiutare chi ha bisogno. Quando si riceve, bisogna anche saper restituire. Per noi è stato sempre stato così. Siamo stati fortunati e vogliamo contribuire a migliorare la vita delle persone”. “Siamo cresciuti con il Santa Cabrini – ha aggiunto Mirella Saputo – e abbiamo visto che un po’ alla volta ha fatto dei passi da gigante. E allora merita veramente il nostro supporto, perché anche la gente che ci lavora ha contribuito a questi risultati”. Sulla Comunità e le nuove generazioni: “È importante incitarli a partecipare sempre di più”, secondo Lino.

    “È difficile – sottolinea Mirella – perché le seconde e terze generazioni sentono di meno il bisogno di andare in quella Chiesa o in quell’Ospedale. Bisogna fargli capire che la nostra cultura esiste ancora e va salvaguardata”. Sulle continue sollecitazioni ad aiutare. “Vorremmo fare di più, facciamo quello che possiamo”, dice Lino. “Bisogna saper scegliere in base all’importanza – dichiara Mirella – senza però dimenticare le cause più piccole, quelle delle piccole associazioni che hanno bisogno di una mano; o quelle più particolari, come gli organismi che si occupano dei bambini con handicap”. Sull’azienda Saputo.

    “Va benissimo – dice Lino Saputo -: credo che, se avessi voluto creare qualcuno su misura, non sarebbe venuto fuori meglio di mio figlio Lino. Con la pandemia cisono stati gli alti e i bassi, ma da aprile le cose stanno migliorando. Vendiamo in 45 paesi del mondo, abbiamo un giro di affari di 16 miliardi di dollari, impieghiamo 20 mila persone in 58 stabilimenti: sono fiero e felice. La cosa che mi dà più soddisfazione è vedere mio figlio che, al verticedell’azienda dal 2004, ha mantenuto la mia stessa cultura aziendale, modernizzandola: la nostra forza è sempre stata la cultura familiare ed il rispetto dell’impiegato. Da noi c’è un senso di appartenenza incredibile. L’ho constatato quando nel 2019 ho pubblicato la mia autobiografia, che ho presentato agli impiegati di tutte gli stabilimenti”. Sul CF Montréal ed il Bologna.

    “Il calcio è una passione di mio figlio Joey – continua Lino Saputo – e noi lo sosteniamo per sviluppare il calcio in Québec. Non è per fare profitti, ma ovviamente vorremmo cercare di limitare le perdite. Adesso credo che la squadra stia andando nella buona direzione e sono fiero dell’impostazione di Joey, che punta sui giovani. Per quanto riguarda il Bologna, il progetto iniziale era quello di conoscere meglio la tecnica europea e portarla qui, dando un vantaggio ai giocatori canadesi e farli giocare in Europa. Joey ha preso il Bologna in Serie B ed il suo obiettivo era di riportarlo in Serie A. Adesso mira al quinto/sesto posto per andare in Europa League. Ha i mezzi per farlo. Anche se il modo di lavorare in Italia non è come in Canada: una riunione di Lega calcio programmata per le 10, non comincia prima delle 11. Fossi io, avrei già chiuso tutto. Però Joey è appassionato, sta portando una buona influenza in Italia, dove è sempre più stimato per il suo rispetto per gli altri e la sua semplicità. Ne vado fiero”.

    Servizio fotografico: John Oliveri

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  • Trasformare la passione per la danza in una carriera

    Trasformare la passione per la danza in una carriera

    VITA IN CITTÀ di Kayla-Marie Turriciano

    Foto: Yainer Ariza

    MONTRÉAL – “Se usi la tua energia e le tue azioni a favore di ciò che vuoi fare davvero, le cose buone verranno da te”, dice il ballerino professionista 24enne Justin Corbo (nella foto). Prima di iniziare a ballare, Justin, nato da padre siciliano e madre romana, quando frequentava la scuola elementare, praticava pattinaggio artistico a livello agonistico, prendendo parte agli allenamenti ogni mattina prima di andare in classe. Poi, a 10 anni, la madre lo ha iscritto in una scuola di danza a Laval. Justin si è principalmente formato alla “Louise Lapierre Danse”, in vari stili, per quasi cinque anni. Poi, a 18 anni, all’ “Académie de Danse Propulsion” ha scoperto la passione per l’insegnamento della sua disciplina, coreografando spettacoli e gruppi di competizione. Nel 2018, il team Triggerz di Corbo si è aggiudicato il concorso di danza “Hit The Floor All Star Showcase” a Toronto, facendo circolare il suo nome anche al di fuori della città di Montréal. A 19 anni è poi volato a Los Angeles per due settimane, allenandosi al “Millennium Dance Complex”. “Mi sono innamorato della città, mi sono innamorato di tutto lì. La gente, il modo in cui ballano, la grinta che hanno”, dice Justin. Da quel momento ha continuato ad insegnare danza nelle scuole di Montréal, facendo avanti e indietro con Los Angeles e creando una rete per far progredire la sua carriera. “Ci sono sicuramente quei giorni in cui vorresti rinunciare, ti chiedi se hai scelto la strada giusta, se ti farà guadagnare, perfino se riuscirai a fare la spesa… È un ambiente difficile, a volte ho dubitato di potercela fare, si vive alla giornata”. Imparare a gestire il rifiuto non è facile, serve la pelle dura, e nessuno ha guidato Justin in questo percorso di vita. Nonostante questo, ha allenato la squadra Shuffolution (lo shuffling è uno stile di danza), che ha partecipato alla stagione 16 di “America’s Got Talent”. Ora, dopo tanti anni impegnativi, Justin si sta finalmente trasferendo a Los Angeles dove, nei prossimi tre anni, potrà inseguire il suo sogno di diventare un ballerino professionista. “Voglio solo essere lì e ballare come fanno i ballerini di Los Angeles”. Auguri Justin!

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  • I Cugini di Campagna vi aspettano a Laval

    I Cugini di Campagna vi aspettano a Laval

    Montréal – Manca poco, ormai, al concerto dei Cugini di Campagna, che esibiranno il 31 maggio al Centre Embassy Plaza Laval. VMG Entertainment ha pensato di farvi un bel regalo di primavera, con una band che, dopo 49 anni di carriera, riscuote ancora un formidabile successo in tutto il mondo. Li abbiamo intervistati per voi.

    Siete un gruppo storico della musica italiana: nonostante i cambiamenti nel corso degli anni, cosa rende le vostre canzoni sempre attuali e cosa vi lega al pubblico di oggi come a quello di ieri? Qual è il file-rouge che caratterizza questo mezzo secolo di storia della vostra famigerata band?

    “La semplicità, davvero: dall’inizio abbiamo voluto mostrarci per quello che siamo, senza compromessi, abbiamo sempre creduto nel nostro modo di essere, di cantare e di vestire, che ha affascinato da sempre il nostro amatissimo pubblico, oggi come ieri, cogliendo a volte di sorpresa con dei costumi luminosi, facendo ridere con il nostro modo di fare genuino e allegro. Ma sempre facendo emozionare con la nostra musica e la nostra voce, che rimane sempre la base del nostro percorso”.

    Da “Il Ballo di Peppe” che fu la storica sigla di “Alto gradimento”, il programma cult di Gianni Boncompagni e Renzo Arbore, ad oggi : com’è cambiata la musica italiana e com’è cambiata, se è cambiata, la vostra musica?

    “Oggi forse c’è stata una contrazione dei contenuti, ci sono degli artisti di successo e bravi, ma sono forse sempre più rari e dovranno fare i conti con la superficialità con cui, in questo periodo storico, pubblico, critica e mercato trattano la musica e i suoi interpreti: oggi ci sei… e domani chissà. Ancora ricordiamo i vincitori di Sanremo degli anni 60’, invece facciamo fatica a capire chi lo vinse qualche anno fa… Questo la dice lunga. Abbiamo saputo adattarci, giusto per qualche aspetto, agli stili e ai caratteri che cambiavano in generale nel panorama musicale, mantenendo però i nostri criteri irrinunciabili e la voglia di fare la musica di melodia. Noi siamo questi!”.

    “Anima mia” del 1973 ha portato moltissimi artisti a riproporla nella loro lingua, come Dalila, Frank Sinatra, Abba, Claudio Baglioni, ecc… rimanendo nella storia come una melodia tra le più felici e le più versatili di sempre. Qual è il segreto di questo successo? Solo il proverbiale falsetto?

    “Anima mia è una una melodia felice, precisa e perfetta in se stessa, che ha avuto il coraggio di andare contro molte usanze musicali dell’epoca: accordi e dissonanze non sempre in linea con le regole che andavano per la maggiore, il fatto di iniziare il brano in una tonalità maggiore per poi presentare il ritornello in minore (spesso accadeva l’esatto opposto), e una musica che funziona benissimo sia in falsetto…ma anche con altre vocalità. E la storia di queste cover che questi strepitosi artisti hanno proposto lo ha dimostrato a tutti”. 

    Quali sono le vostre aspettative riguardo al pubblico italo-canadese? Tra i 350 mila connazionali che vivono in Quebec, molti hanno lasciato l’Italia negli anni 70, quando il vostro gruppo era sulla cresta dell’onda. È solo musica amarcord o cercate di intercettare anche un pubblico più giovane?

    “Non possiamo non considerare gli ex ragazzi di una volta con i quali siamo cresciuti anche noi, loro sono tantissimi e ci onorano sempre della loro presenza. Specie nel nuovo mondo cantare a degli italiani. ANIMA MIA TORNA A CASA TUA ha una forza incredibile, non stiamo qua a parlarne…. Ma ci accorgiamo che siamo amati anche dai ragazzi di oggi: quando siamo in concerto ci accorgiamo di sguardi curiosi e allegri delle nuove leve che per motivi anagrafici magari potevano non averci mai conosciuto prima, ma che in fin dei conti sono un chiaro segno di gradimento anche da parte dei più giovani”.

    Tra le vostre grandi hit, ricordiamo l’intramontabile Anima mia del ’74 e Dentro l’anima del ’95, ma anche brani più recenti come Uomo mio del 2010 e Sarà, di due anni prima. Quale grande successo dedichereste agli italiani all’estero e perché?

    “Cantare ‘Anima mia, torna a casa tua’ ad una persona che da 50 anni è qui ha un significato indiscutibile.. Sicuramente la nostra piccola perla è la canzone più attesa. Però sarà di buon auspicio anche il nostro ultimo disco d’oro: “Ti ho sognata mentre stavi ritornando”; perciò ai nostri amici italo-canadesi non potremmo che dedicare con amore questo ultimo brano, che costituisce il seguito di ‘Anima mia, torna a casa tua’ ”.

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  • FESTA DELLA REPUBBLICA 2018 | Questo ‘Piccolo Grande Amore’

    FESTA DELLA REPUBBLICA 2018 | Questo ‘Piccolo Grande Amore’

    Quasi 10 mila connazionali hanno riempito il Place Bell di Laval per le celebrazioni (anticipate) della festa nazionale che, sotto gli occhi del Primo Ministro quebecchese Philippe Couillard, sono culminate nel concerto-show  dell’intramontabile artista romano

    di Vittorio Giordano

    Montréal – Tutti sotto il palco a cantare a squarciagola e a ballare, trascinati dalla voce di Claudio Baglioni, per la prima volta ad una Festa della Repubblica all’estero: Console, Ambasciatore, parlamentari, consiglieri comunali, autorità e personalità. È finita così la festa della Repubblica italiana a Montréal: con le fredde regole del cerimoniale e la proverbiale discrezione diplomatica ‘andate a farsi benedire’. E tutti gli altri in scia, scatenati tra parterre e platea della moderna ‘Place Bell’ di Laval, in un’atmosfera resa ancora più tricolore da brand iconici come Lamborghini, Vespa, Ferrero, Pirelli e Mapei. Per un’unica, colorata, pista da ballo. Con i tricolori al vento e con il cuore in gola che si è messo a battere forte sulle melodie intramontabili di brani che hanno fatto la storia della musica italiana e che hanno acceso la passione, l’orgoglio ed il senso di appartenenza degli italiani di Montréal. Brani senza tempo come “Strada facendo”, “Avrai”, “Porta portese”, “Io me ne andrei”, “Amore bello”, “Sono io”, “E tu come stai”, “W l’Inghilterra”, “Adesso la pubblicità”. Prima del gran finale a ritmo di “Mille giorni di te e di me”, “Questo piccolo grande amore” e “Via”. Perché essere italiani è un tratto distintivo indelebile, un valore aggiunto, una marcia in più. Soprattutto per chi ha scelto di rimettersi in gioco all’estero. Così come ha ammesso lo stesso Primo Ministro del Québec, Philippe Couillard: “Vi saremo sempre riconoscenti per il vostro immenso contributo allo sviluppo del Québec: avete reso migliori le nostre vite grazie alle capacità imprenditoriali, il senso della famiglia, la cultura, la gioa di vivere, il vino e la gastronomia. Siete un modello di forza creativa e di inclusione: un bell’esempio di integrazione per gli immigrati di oggi”. Un messaggio di speranza, soprattutto in queste ore travagliate per il Belpaese. Un modello che la festa della Repubblica ha voluto esaltare mettendo in vetrina tratti caratteristici come raffinatezza, gusto, stile, eccellenza, propri del #Vivereallitaliana. Uno stile di vita che, da sempre, fa della gastronomia un suo simbolo-fondante: non potevano mancare, quindi, i chioschi con vino, pizze, panini, formaggi, salumi, cioccolato e caffè. Dopo Venditti, ecco Baglioni: un altro grande successo per il Console Generale d’Italia a Montréal, il dinamico e carismatico Marco Riccardo Rusconi, che, consapevole di aver organizzato “la più grande festa della Repubblica al mondo”, ha salutato il pubblico rilanciando il messaggio che il Presidente Mattarella ha rivolto agli Italo-canadesi in occasione del suo recente viaggio in Canada: “Oggi Roma e Ottawa sono più vicini grazie a voi”. Tantissimi i personaggi che hanno arricchito il prestigioso parterre: oltre all’Ambasciatore d’Italia a Ottawa, Claudio Taffuri, ricordiamo Martin Coiteux, Ministro provinciale della Pubblica Sicurezza; Carlos J. Leitão, Ministro provinciale delle Finanze; Francine Charbonneau, Ministro responsabile degli Anziani; Francesco D’Arelli, direttore dell’Istituto italiano di cultura di Montréal; i deputati provinciali Marc Tanguay e Rita De Santis; i deputati federali Angelo IaconoNicola Di Iorio; la consigliera Rosannie Filato, in rappresentanza della Sindaca Valérie Plante; i consiglieri comunali di Montréal Dominic Perri, Mario Battista e Francesco Miele; i consiglieri comunali di Laval David De Cotis e Paolo Galati; Giuseppe Borsellino con la consorte Elina; l’On. Basilio Giordano con la consorte Nina, Pat Buttino del CLDV, Elio Arcobelli, presidente della Fondazione Santa Cabrini; ecc. Prima del concerto di Baglioni e dei discorsi istituzionali, annunciati di volta in volta dall’umorista Joe Cacchione con l’attrice Cristina Rosato, sono saliti sul palco: Luisa Miniaci, coordinatrice della Sezione del Québec della Fondazione per la policistica renale, esempio di dedizione e solidarietà; il Prof. Andrea Lodi, titolare della cattedra di ricerca di eccellenza canadese nei big data applicati ai processi decisionali presso il Politecnico di Montreal; Sebastian Sylwan, partner creativo di Felix e Paul Studios, azienda leader nel campo della realtà cinematografica virtuale. Tre esempi di eccellenza in tre campi strategici e altamente simbolici come solidarietà, scienza e tecnologia. Interventi intervallati da quattro esibizioni musicali: il gruppo Juke Box, il cantautore Gianni Bodo, il duo femminile Dolceamare e la soprano Giorgia Fumanti. Quindi spazio ad un dibattito dal titolo ‘Montréal, un’isola italiana fuori dall’Italia’ sul futuro della comunità italiana in Canada: sotto i riflettori le parlamentari italiane elette all’estero Francesca La Marca e Francesca Alderisi; la Presidente del Comitato degli Italiani all’Estero di Montreal, Giovanna Giordano; il Presidente del Congresso italo-canadese del Quebec, Antonio Sciascia; ed il Presidente della storica “Casa d’Italia” di Montreal, Gino Berretta. Poi la musica e la poesia di Baglioni hanno preso il sopravvento: un inno appassionato all’Italia, che resta il “Piccolo Grande Amore” di tutti quanti noi italo-canadesi. (V.G.)

    La carica di Claudio Baglioni durante il concerto (Foto Sara Barone)
    Da sinistra: Giovanna Giordano, Francesca Alderisi, Francesca La Marca, Antonio Sciascia e Gino Berretta (Foto Sara Barone)
    Marco Riccardo Rusconi, Console Generale d’Italia a MTL
    (Foto Sara Barone)
    Claudio Taffuri, Ambasciatore d’Italia a Ottawa (Foto Sara Barone)
    Da sinistra: Martin Coiteux, Francine Charbonneau, Rita de Santis, Filomena Rotiroti e Philippe Couillard
    Una veduta panoramica del Place Bell gremito di connazionali
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  • Biglietti disponibili dal 17 maggio

    Biglietti disponibili dal 17 maggio

     

    Montréal – “Il Consolato Generale d’Italia a Montréal annuncia che la Festa della Repubblica sarà celebrata il 27 maggio a Laval a partire dalle ore 16.30”: è quanto ha scritto la rappresentanza diplomatica sulla sua pagina Facebook ufficiale. “L’edizione di quest’anno – si legge ancora – avrà come ospite Claudio Baglioni. Saranno disponibili biglietti gratuiti, a partire dal 17 maggio e fino ad esaurimento, presso il Consolato Generale d’Italia a Montréal (3489 Drummond Street). I biglietti dovranno essere ritirati di persona al Consolato e non si potranno avere più di DUE biglietti a testa. Informazioni sulle modalità di richiesta saranno disponibili sul profilo Facebook del Consolato Generale, che si consiglia di seguire costantemente.

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  • Massimo Ranieri  con ‘Anema e core’

    Massimo Ranieri con ‘Anema e core’

    Foto di Sara Barone
    Foto di Frank Maniscalco

    Montréal – Due ore tutte d’un fiato con Massimo Ranieri mattatore versatile, istrionico e inarrestabile sul palco del Place Bell: il cantante napoletano ha fatto impazzire i circa 2.500 connazionali che, sabato 5 maggio, hanno riempito di entusiasmo il parterre e gli spalti del Place Bel, nel cuore di Laval. Era la prima volta che l’arena lavallese, aperta nel 2017, ospitava un artista italiano: non poteva esserci un rappresentante migliore di Massimo Ranieri per rivendicare l’orgoglio tricolore nella città che ospita sempre più giovani italo-canadesi. Perché la tradizione italiana è intramontabile e non smette di esercitare il suo fascino nemmeno sulle nuove leve, alla quarta e quinta generazione. Che, anzi, smaniano dal desiderio di riscoprire e rivivere le proprie radici. Un successo che ha premiato l’impegno e la perseveranza del producer Joseph Fragale (Music Plus Co.) e del promoter Raffaele Buttino (Vmg Entertainment). Per Ranieri è stata la terza volta in Québec, dopo i concerti del 2002 e il 2015, questa volta con uno spettacolo dal titolo “SOGNO E SON DESTO… IN VIAGGIO”. Uno show – poi riproposto anche a Toronto (6 maggio), Vancouver (9), Chicago (11), Atlantic City (12) e Connecticut (13) – ispirato ad un ricordo di famiglia: Ranieri ha raccontato del nonno pescatore che, alla sua curiosità di bambino, rispondeva come il mare fosse bello e affascinante, ma anche pericoloso, “perché può tradirci”. Sognare sì – dunque – guardando alle stelle, immaginando e fantasticando, ma sempre restando attento e vigile, sveglio. In altre parole: sognare ad occhi aperti. Proprio come hanno fatto gli italo-canadesi, che lo hanno applaudito con il cuore ricolmo di gioia dall’ingresso sul palco sulle note di ”Ho bisogno di te”. E poi, a seguire, tanti altri successi di un repertorio senza eguali: “Vent’anni”, “Erba di casa mia”, “Resta cum’mme”, “Quagliarulo”, “La Vestaglia”, “Se bruciasse”, “Ue’ ue’ Che femmena”, “Tu vuo fa’ l’americano’, “Je so’ pazzo”, “Nun è peccato”, “Come so’ nervoso”, “Anema e core”, “E allora?”, “Rose Rosse”, “Marinariello”, “Perdere l’amore”. Uno spettacolo entusiasmante, con la tradizione napoletana a fare da filo conduttore, con qualche battuta esilarante e gli omaggi commossi a Pino Daniele (scomparso 3 anni fa), Renato Carosone (“Sarracino” e “Pígliate ‘na pastiglia”) ed a Domenico Modugno. Fino all’apoteosi finale, con tantissime donne in visibilio che si sono precipitate sotto il palco per stringere la mano, o scattare un selfie con il loro idolo. Che poi è scomparso dietro le quinte. Lasciando un vuoto che è durato solo un attimo: le sue canzoni risuonano nei nostri cuori e rafforzano il nostro amore per un’Italia tanto lontana, eppure così vicina. (V.G.)

    Foto di Sara Barone

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