Tag: Justin Trudeau

  • Gentiloni: l’Europa prenda esempio dal Canada

    Gentiloni: l’Europa prenda esempio dal Canada

    La visita del Premier prima a Washington da Trump e poi a Ottawa da Trudeau

    Stretta di mano tra il Primo Ministro italiano Paolo Gentiloni ed il Premier canadese Justin Trudeau
    Stretta di mano tra il Primo Ministro italiano Paolo Gentiloni ed il Premier canadese Justin Trudeau

    Piena sintonia su profughi e libero mercato. A fine maggio il Premier canadese in Italia per partecipare al G7 ed incontrare il Papa. Per il 150º ci saranno Mattarella e Boldrini

    Ottawa – Dopo Washington, Ottawa. Non è la prima volta che Paolo  incontra Justin Trudeau, ma il 21 aprile scorso lo ha fatto da Premier. Nel settembre 2016, infatti, l’allora Ministro degli Esteri aveva già discusso con il leader liberale a Montréal in occasione della Conferenza del “Global Fund”.
    TRA USA E ITALIA UN’ANTICA AMICIZIA -Il 20 aprile Donald Trump ha riservato al Premier italiano una accoglienza calorosa alla Casa Bianca. Il presidente Usa ha confermato la volontà di rendere le relazioni politiche ed economiche tra i due Paesi ancora più forti. Trump ha parlato di un “rapporto di partenariato bilanciato ed equo” con un Paese, l’Italia, che è anche “partner chiave nella lotta al terrorismo”. Quanto ai flussi migratori, Trump ha parlato di un “approccio responsabile nei confronti dei profughi” già a partire dai loro Paesi di provenienza. Quindi è tornato a rivelare il suo “amore” per l’Italia, Paese amico e “spettacolare”. Negli Stati Uniti, ha ricordato Trump, vivono “18 milioni di italiani ed è un grande onore avere molti di loro tra i miei amici”. Da qui, dagli italiani d’America, è partito Paolo Gentiloni, che ha parlato di “un incontro fruttuoso che riflette un’antica amicizia. Un’amicizia testimoniata anche dal fatto che l’Italia è la seconda destinazione all’estero per gli studenti americani”. “Oggi questa amicizia si fonda sul comune impegno contro il terrorismo”, ha confermato il Premier, rivendicando il ruolo attivo dell’Italia in particolare in Iraq e Afghanistan. Gentiloni e Trump hanno discusso poi dell’impegno comune nella Nato e per la sicurezza collettiva. “L’Italia è il Paese del dialogo”, ha rivendicato Gentiloni, “e il dialogo può essere utile anche nei confronti della Russia, senza rinunciare alla nostra unità e ai nostri principi”.

    Paolo Gentiloni con il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump
    Paolo Gentiloni con il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump


    ASSE ROMA-OTTAWA – Il Presidente del Consiglio è poi volato a Ottawa. “Italia e Canada condividono la stessa linea su diversi temi e può essere utile anche perché quest’anno noi presediamo il G7 e il Canada lo farà il prossimo anno. Viviamo tempi interessanti e la nostra comune visione ci aiuterà”, ha detto Paolo Gentiloni, nel corso della conferenza stampa congiunta con il Premier canadese, Justin Trudeau.

    GLI ITALO-CANADESI – L’incontro, gli ha fatto eco Trudeau, “è un’opportunità per approfondire e rafforzare l’amicizia tra Italia e Canada”: amicizia – è stato ribadito anche questa volta – che trova linfa anche grazie ad una “Comunità italo-canadese incredibilmente forte”.
    I MIGRANTI – Sui migranti, c’è piena identità di vedute Italia-Canada: “Credo che il Canada, Paese di qualche decina di milioni di abitanti che accoglie 40mila rifugiati, sia un modello”, ha sottolineato Gentiloni. “Se tutti i Paesi europei avessero lo stesso atteggiamento di responsabilità – ha aggiunto – l’Europa sarebbe un bel pezzo avanti. Lo indico all’Unione europea: prendiamo esempio dal Canada”. Il Paese nordamericano, ha sottolineato, dimostra “come si possa unire, anche senza prossimità geografica, a una accoglienza di rifugiati la sicurezza del Paese”. “Mai confondere il tema dell’immigrazione con il tema del terrorismo, anche se non dobbiamo mai abbassare la guardia”. “L’Italia ha storicamente accolto diverseondate di immigrazione e siamo pronti a lavorare insieme per rafforzare la fiducia dei cittadini nei nostri sistemi di immigrazione, nelle nostre frontiere e nel nostro modello di diversità”.
    IL LIBERO SCAMBIO – Quanto ai rapporti economici con l’altra sponda dell’Atlantico, l’Italia “è a favore del libero scambio”.  “Siamo dell’idea del libero scambio come grande fatto propulsivo della crescita mondiale – ha spiegato Gentiloni -: si tratta di una visione comune tra Italia e Canada, nella convinzione che ci sia sempre più chiaro un collegamento tra una società aperta e lo scambio internazionale. Le due cose vanno insieme. Democrazia e società aperta da una parte e commercio e scambio internazionale dall’altro. Questa visione si è tradotta nel Ceta. Non è un momento popolarissimo al momento, ma per l’Ue è uno degli accordi più avanzati realizzati finora. È un accordo importante perché elimina i dazi nel 99% dei prodotti industriali e nel 92% di quelli agricoli. Allo stesso tempo tutela i lavoratori e le indicazioni geografiche contro i rischi che spesso vengono messi avanti contro queste intese”. Su questo tema, Trudeau ha confermato: “Ci siamo intrattenuti sull’importanza di avere scambi commerciali aperti. E vorrei ringraziare Gentiloni per il costante sostegno offerto all’accordo commerciale con l’Ue. Siamo estremamente allineati nel lavorare insieme per il bene dei nostri cittadini”. 
    PRANZO CON GLI ITALO-CANADESI – Dopo il bilaterale e la conferenza stampa congiunta, Trudeau ha ospitato il Premier italiano in un pranzo. Tra gli ospiti anche una folta delegazione da Montréal.

    TRUDEAU AL G7 DI TAORMINA E DAL PAPA – Dopo la riunione della Nato in programma a Bruxelles il 25 maggio, il 26 e 27 maggio Trudeau parteciperà al G7. In Italia il leader liberale sarà accompagnato da una delegazione commerciale che punterà a rafforzare gli scambi in settori come l’agroalimentare, l’aeronautica e le tecnologie della comunicazione. Quindi il Premier canadese si recherà a Roma in udienza da Papa Francesco.

    150º CANADA – Per quanto riguarda le celebrazioni per i 150 anni del Canada, la delegazioni italiana che parteciperà
    alle cerimonie ufficiali comprenderà, tra gli altri, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la presidente della Camera dei Deputati, Laura Boldrini”.

    La delegazione di Montréal con Trudeau e Gentiloni

    gentiloni-Ottawa

    Ottawa – Tra gli ospiti di Montréal che hanno partecipato al pranzo ufficiale offerto dal Premier canadese, riconosciamo: i deputati federali Dubourg, Di Iorio e Iacono; il Console d’Italia Rusconi, il vice-chairman RBC Loffreda, il presidente e la direttrice generale della Camera di Commercio Italiana in Canada, Triassi e Virone; l’avv. Sciascia, il v.p. Banque Laurentienne Galella, la presidente del Comites di Mtl Giordano, la presidente della Casa d’Italia Minicucci, il presidente del Congresso Asaro, Uva (Campani), Perrotti (Marchigiani) e Mendolia (Messinesi).

    Condividi
  • Gentiloni in Nord Americail 20 e 21 aprile

    Gentiloni in Nord America
    il 20 e 21 aprile

    Il Premier vedrà prima Donald Trump a Washington e poi Justin Trudeau a Ottawa

    Roma, (Aise) – Il Primo Ministro del Canada, Justin Trudeau, ha annunciato che il Presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, sarà in visita ufficiale in Canada il 21 aprile prossimo. Gentiloni arriverà ad Ottawa da Washington, dove il 20 aprile, alle 15 (ora locale) incontrerà il Presidente Usa, Donald Trump, alla Casa Bianca. La giornata nella capitale Usa del Premier inizierà con un intervento al think tank “Center for Strategic and International Studies”, previsto per le 9.30. Il tema del dibattito è “Security in the Mediterranean as a Cornerstone of Global Stability: The Common Engagement of Italy and the United States”. Non è ancora stato reso noto, invece, quali argomenti il nostro presidente del Consiglio ha intenzione di affrontare con il leader americano. Tuttavia, sono molti i temi “scottanti” sul tavolo di Gentiloni, a partire dalle relazioni transatlantiche tra i due Paesi e di come si svilupperanno alla luce della nuova amministrazione, già affrontate nella prima conversazione telefonica di febbraio. Altri punti importanti, che probabilmente verranno approfonditi nell’incontro di persona, sono la lotta al terrorismo, i costi della Nato, le basi americane su territorio italiano e, il più delicato di tutti, le sanzioni economiche alla Russia.

    In Canada, poi, Gentiloni incontrerà Trudeau nella prospettiva di rinsaldare i già stretti legami tra i due Paesi e per discutere del prossimo G7, dei rapporti commerciali alla luce del Ceta (l’accordo economico e commerciale tra Canada e Unione Europea) e di altri temi internazionali. L’incontro tra i due Primi Ministri è fissato per le 10.30 locali nella sede del Parlamento. Poi, alle 11.50, spazio alla conferenza stampa congiunta.  “Canada e Italia – si legge sul comunicato stampa diramato dall’ufficio del Primo Ministro – sono alleati e amici stretti, hanno una forte partnership nel commercio e negli investimenti. Questa relazione è rafforzata dalla dinamica comunità italo-canadese, che conta circa un milione e mezzo di persone. Sono ansioso di incontrare il Primo Ministro Gentiloni per discutere le nostre rispettive priorità per il vertice del G7 di quest’anno e di come il CETA creerà posti di lavoro ben pagati per la classe media su entrambe le sponde dell’Atlantico”. Trudeau ha poi sottolineato che “Canada e Italia condividono forti rapporti commerciali. Nel 2016, le esportazioni canadesi verso l’Italia sono state stimate in circa 2,3 miliardi di dollari e le importazioni italiane verso il Canada sono stati pari a 7.5 miliardi di dollari. Nel 2015, il valore degli investimenti diretti in Canada dall’Italia è stato di quasi 1,6 miliardi mentre gli investimenti diretti del Canada in Italia sono stati in 539 milioni di dollari. Il rapporto tra i nostri popoli – ha aggiunto il Premier canadese – sono particolarmente forti e storici. La comunità italo-canadese è particolarmente coinvolta nelle relazioni bilaterali su tutti i fronti: culturali, sociali, economici e politici”. “Canada e Italia – ha aggiunto – hanno forti e longeve relazioni accademiche, rinforzate da accordi interuniversitari, sia nel pubblico che nel privato, che generano nuove idee e nuovi progetti di ricerca e promuovono la mobilità dei giovani”. Trudeau, ricordiamolo, sarà in Italia il 26 e 27 maggio in occasione del G7 che si terrà a Taormina.

    Condividi
  • Trudeau legalizza  la marijuana

    Trudeau legalizza la marijuana

    Se ne potranno possedere fino a 30 grammi a testa e le Province avranno delle autonomie nella regolamentazione della vendita e dell’età minima per il consumo

    marijuana8956

    Montréal – Dal 2001, in Canada, è consentito fare uso di marijuana per motivi terapeutici: dal 1º luglio 2018 potrà essere legale assumere questa sostanza anche a scopo ricreativo. È quello che si augura il Primo Ministro Justin Trudeau, che giovedì scorso ha depositato la proposta di legge che, se approvata, farà del Canada il secondo paese al mondo, dopo l’Uruguay, ad adottare una legislazione di questo tipo sul piano nazionale. Marijuana come bene di consumo, quindi, legale e regolamentato. La proposta, appoggiata dal Partito liberale e dall’NDP, prevede il possesso in pubblico di 30 grammi di sostanza e permette di coltivarne fino a quattro piante (di altezza non superiore ai 100 centimetri) in casa, per uso domestico. La norma riguarda tutti coloro che hanno raggiunto la maggiore età, ma con un margine di tolleranza per coloro sotto i 18 anni trovati in possesso di marijuana in modifiche quantità: per loro non ci sarebbero conseguenze penali. Chi però viene colto a vendere la sostanza a minori potrebbe essere condannato fino a 14 anni di reclusione. La polizia, inoltre, potrà procedere con il test della saliva degli automobilisti sospettati di essersi messi alla guida dopo avere fumato marijuana. La disciplina sarà regolarizzata a livello federale, ma spetterà poi alle singole Province gestire il processo di vendita o determinare un limite di età superiore ai 18 anni. Su questo punto, il Partito conservatore, appoggiato dal Canadian Medical Association, vorrebbe che l’età fosse innalzata a 21, poiché, a detta loro, la cannabis danneggerebbe lo sviluppo del cervello fino a 25 anni. Con la legalizzazione, il governo canadese stima che saranno 4,6 milioni le persone che consumeranno 655 tonnellate di cannabis l’anno e spenderanno da 4,2 a 6,2 miliardi di dollari canadesi. “È troppo facile – ha detto Trudeau – per i nostri ragazzi acquistare marijuana: cambieremo totalmente la situazione”.  “Questa legge – ha aggiunto la Ministra della Sanità, Jane Philpott  consentirà al governo di assicurare che i benefici della vendita di cannabis non vadano ad organizzazioni criminali”. L’opinione pubblica è dalla parte di Trudeau: circa il 30% dei cittadini d’età compresa tra i 20 e i 24 anni, infatti, fa abitualmente uso di cannabis e, talvolta, si rivolge a canali illegali per entrarne in possesso. Secondo un recente sondaggio, inoltre, il 68% dei cittadini si è dichiarato favorevole alla legalizzazione della cannabis. Ma per Trudeau non sono tutte rose e fiori: dopo le perplessità delle Province, che chiedono più soldi per gestire i “costi sociali” della liberalizzazione, arriva anche l’altolà dei proprietari degli immobili, fermamente contrari alla coltivazione ed al consumo della marijuana tra le mura domestiche. (V.G.)

    Condividi
  • Trump e Trudeau: sempre più scambi di beni e servizi

    Trump e Trudeau: sempre più scambi di beni e servizi

    L’incontro alla Casa Bianca tra i leaders di Usa e Canada

    trudeau-trump-1

    Oltre al ruolo delle donne nel mondo del lavoro, hanno discusso dei rapporti commerciali, della gestione dei confini comuni, dei flussi migratori e del NAFTA

    Washington – Un incontro “politically correct”, senza frizioni, all’insegna della cordialità e del rispetto reciproco, che ha messo in evidenza i punti storici in comune tra Usa e Canada, a scapito delle profonde divergenze tra le due amministrazioni alla guida dei due Paesi. È quello andato in scena lunedì 13 febbraio, a Washington, tra il Primo Ministro del Canada, Justin Trudeau, ed il Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Trudeau è stato il terzo leader che ha incontrato il 45esimo presidente degli Usa insediatosi il 20 gennaio, dopo la Premier britannica Theresa May e il Primo Ministro giapponese Shinzo Abe. Trudeau è stato accompagnato a Washington dal Ministro degli Esteri, Chrystia Freeland; quello della Difesa, Harjit Sajjan; della Sicurezza Pubblica, Ralph Goodale; e delle Finanze, Bill Morneau. Obiettivo comune di Usa e Canada: aiutare lo sviluppo della classe media soprattutto attraverso gli investimenti nelle infrastrutture.

    IN REGALO LA FOTO COL PIERRE TRUDEAU

    Difficile immaginare due persone così distanti come Trump e Trudeau. Basti ricordare le parole di apertura di Trudeau verso i rifugiati (i siriani accolti sono già più di 40 mila) il giorno dopo il “muslim ban” deciso da Trump e poi sospeso dalla magistratura americana. Eppure Trudeau ha voluto evitare lo scontro (“I canadesi non si aspettano che io faccia la morale agli Usa”, ha spiegato), malgrado le differenze sia sul fronte del Trattato Nafta (entrato in vigore nel 1994) che della politica dei migranti. Anche per questo Trudeau si è presentato alla Casa Bianca con un regalo personale per il Presidente: una foto che ritraeva un giovane Donald Trump insieme a suo padre, Pierre Trudeau. The Donald ha ricordato l’incontro, ha detto di avere grande rispetto per Trudeau senior e di voler custodire la foto “in un posto speciale”.

    “RAPPORTI ECCEZIONALI”

    Dopo le classiche fotografie di rito nello Studio Ovale, Trump e Trudeau hanno avuto un incontro privato, sfociato nella classica conferenza stampa congiunta. Trump ha definito “eccezionali” i rapporti commerciali tra Stati Uniti e Canada, dicendo di essere interessato a migliorarli ancora nel futuro. “In un periodo difficile come questo, dobbiamo rafforzare la nostra collaborazione contro il terrorismo e lo lo Stato Islamico. Sul lavoro dobbiamo coordinarci in modo ancora più stretto, lo dobbiamo fare anche sulla sicurezza, sul commercio, dobbiamo coordinarci per proteggere il lavoro in questa parte dell’emisfero”, ha spiegato il presidente americano. Con il premier Trudeau abbiamo avuto “un meeting produttivo”, ha aggiunto Trump, sottolineando la “storica amicizia” che lega i due Paesi.

    “NAFTA: SOLO PICCOLI AGGIUSTAMENTI”

    Il presidente Usa ha poi sottolineato l’importanza di “relazioni commerciali reciproche” con il Canada, costruendo ponti per scambi commerciali “ancora più forti”. In passato Trump aveva ripetutamente minacciato di voler rinegoziare l’accordo di libero scambio nordamericano (NAFTA). Le relazioni commerciali tra Stati Uniti e Canada, però, sono molto diverse da quelle con il Messico, ha detto Trump: “Apporteremo degli aggiustamenti minimi che saranno positivi per entrambi i Paesi”, ha tagliato corto il presidente Usa, annunciando che i due Paesi uniranno le forze nella lotta alla diffusione delle droghe.

    COREA DEL NORD E IMMIGRAZIONE

    “La Corea del Nord è un grosso problema. Lo affronteremo con grande forza”, ha poi aggiunto Trump. La posizione della Casa Bianca in tema di immigrazione è una posizione di “buon senso”, ha sottolineato Trump difendendo le controverse politiche varate dalla Casa Bianca. “Stiamo ricevendo molti elogi” per la nostra politica, ha affermato. Le espulsioni degli immigrati illegali, ha spiegato Trump, riguardano solo coloro che si sono macchiati di reati. E, quasi a conferma di quanto detto, il segretario della sicurezza nazionale, John Kelly, ha dato i dati degli ultimi raid: i funzionari dell’immigrazione degli Stati Uniti hanno arrestato oltre 680 persone, il 75% dei quali sono stati condannati per reati che variano dall’omicidio alla guida in stato di ebbrezza.

    POLITICA DI APERTURA

    Dal canto suo, il Canada continuerà la sua politica di “apertura” ai rifugiati, ha assicurato Trudeau. “Non siamo d’accordo su tutto, i rapporti tra vicini sono spesso complessi, ma navigheremo attraverso le nostre divergenze e resteremo amici. Resteremo sempre partner essenziali”, ha dichiarato. Il Primo Ministro canadese ha poi indicato l’importanza “del libero flusso di beni e servizi” tra i due Paesi, perché se molti posti di lavoro canadesi dipendono delle relazioni con gli Usa, altrettanti posti di lavoro, negli Stati Uniti, dipendono dalle relazioni con il Canada. “Quello che le due amministrazioni faranno – ha assicurato Trudeau – è continuare a creare buoni posti di lavoro, consentendo il libero flusso di beni e servizi”.

    UN CONSIGLIO AD HOC PER LE IMPRENDITRICI

    Trump e Trudeau daranno vita a un Consiglio delle donne leader negli affari allo scopo di  incoraggiare l’imprenditorialità femminile. “Il presidente Trump e il primo ministro Trudeau lanceranno il Consiglio Canada-Stati Uniti per l’avanzamento delle donne imprenditrici e dirigenti d’azienda durante una tavola rotonda alla Casa Bianca”, ha detto un funzionario Usa. Trump e Trudeau si sono impegnati a rimuovere gli ostacoli alla partecipazione economica delle donne mentre avanzano nel mondo degli affari. Inoltre, i due leader incoraggeranno maggiore comunicazione fra le businesswoman dei due Paesi. Con l’aiuto di Ivanka. La “first daughter”, infatti, è la testimonial dell’iniziativa, seduta accanto al Premier canadese nella tavola rotonda che ha riunito donne manager dei due Paesi.

    UN GIRO DI AFFARI DI OLTRE 670 MILIARDI

    Nel 2015, il traffico bilaterale di merci e servizi ha toccato quasi i 670 miliardi di dollari: il Canada ha importato merci e servizi per un valore di 338 miliardi di dollari, esportandone 332 miliardi. Nonostante le cifre siano in equilibrio, il Canada dipende sempre di più dal suo vicino, tanto che il 75% dell’export canadese è diretto negli Usa. Secondo quanto rende noto l’Istat canadese, un settimo dei posti di lavoro in Canada (pari a 2,7 milioni di persone) dipende dal commercio con gli Stati Uniti.

    Condividi
  • Il Canada piange le vittime della moschea

    Il Canada piange le vittime della moschea

    Migliaia di persone hanno partecipato ai funerali delle 6 vittime dell’attentato al Centro culturale islamico che si trova nella capitale nazionale. Il Premier Trudeau: attacco brutale e vergognoso a tutto il Paese

    funer384

    Montréal – In una cerimonia senza distinzione di credo religioso, migliaia di canadesi hanno partecipato con un sentimento di costernazione, misto a rabbia e dolore, ai funerali delle sei persone uccise nella moschea di Québec city il 29 gennaio scorso. Giovedì 2 febbraio si sono celebrate a Montréal le esequie di Abdelkrim Hassane, 41 anni, Khaled Belkacemi, 60 anni, e Boubaker Thabti, 44 anni, mentre venerdì 3 si sono tenuti a Québec city i funerali di Mamadou Tanou Barry, 42 anni, Ibrahima Barry, 39 anni, e Azzeddine Soufiane, 57 anni. Decine di politici si sono uniti a tanta gente comune per l’ultimo saluto ai fedeli uccisi mentre stavano pregando.

    Nel frattempo continuano le indagini per setacciare il passato di Alexandre Bissonnette, il 27 accusato di aver compiuto il massacro. Tra i presenti ai riti funebri il Primo Ministro del Canada, Justin Trudeau; il suo omologo quebecchese, Philippe Couillard; il Sindaco di Montréal, Denis Coderre,  che ha chiesto a tutti di fare un “esame di coscienza” per “cambiare i nostri atteggiamenti ed il nostro linguaggio”; e il Primo Cittadino di Québec city, Régis Labeaume, che ha promesso la costruzione di un cimitero musulmano nella capitale nazionale. Molto significative le parole di Hassan Giullet, l’Imam della moschea di Québec city: “Abbiamo 17 orfani. Abbiamo 6 vedove. Abbiamo 5 feriti. Chiediamo a Dio di farli uscire dall’ospedale il prima possibile. Ho fatto la lista completa delle vittime? No, ce n’è un’altra. Nessuno di noi ne vuole parlare, ma vista la mia età, ho il coraggio di farlo. Alexandre Bissonnette, prima di essere un assassino, è stato una vittima a sua volta. Prima di piantare dei proiettili in testa alle sue vittime, qualcuno gli ha piantato delle idee che sono ben più pericolose dei proiettili”. Una profonda verità, che non riusciamo ancora a cogliere e ad affrontare perché apre scenari inediti e, proprio per questo, destabilizzanti. “È un dolore difficile da esprimere, è nei cuori”, ha confidato Mohamed Lemdani, di origine algerina. “È tutto il Paese ad essere stato colpito da questo attacco brutale e vergognoso, ma in questi momenti tristi il nostro Paese si è unito mostrando tutta la sua solidarietà”, ha detto il Premier Trudeau. “No alla violenza, no all’intimidazione, no al razzismo e no alla xenophobia”, ha sottolineato Couillard. “Sappiate che qui siete i benvenuti: il Québec è casa vostra”, ha poi detto rivolgendosi ai musulmani, che in Canada, oggi, sono 1.1 milioni su 36 milioni di abitanti. (V.G.)

    Condividi
  • Ue-Canada: firmato accordo libero scambio

    Ue-Canada: firmato accordo libero scambio

    Dietrofront della Vallonia: via libera anche dal Belgio

    Il Primo Ministro canadese, Justin Trudeau,  il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude  Juncker, ed il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, hanno firmato il CETA domenica scorsa, a Bruxelles
    Il Primo Ministro canadese, Justin Trudeau, il presidente della Commissione Europea, Jean-Claude Juncker, ed il presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, hanno firmato il CETA domenica scorsa, a Bruxelles

    La storica intesa, che elimina il 99% dei dazi doganali, entrerà in vigore in modo
    provvisorio e parziale nei prossimi mesi. In attesa della ratifica dei singoli Stati

    Bruxelles – Unione europea e Canada hanno firmato il Ceta (Accordo Economico e Commerciale Globale), l’accordo bilaterale per il libero scambio, dopo le resistenze della Vallonia che avevano rischiato di mandare in fumo 7 anni di negoziati. La firma è stata apposta domenica scorsa in occasione del summit Ue-Canada, dal Premier canadese, Justin Trudeau, e dai presidenti di Commissione e Consiglio Ue, Jean-Claude Juncker e Donald Tusk, insieme a Robert Fico, Primo Ministro della Slovacchia, il cui governo detiene la presidenza di turno del Consiglio.

    Dietrofront della Vallonia e ratifica dei singoli Stati – Dopo un’estenuante trattativa, la Vallonia, regione francofona del Belgio, ha fatto retromarcia grazie agli impegni assunti dal Premier belga, Charles Michel. Il Ceta deve ora tornare alla ratifica del Parlamento europeo e dei Parlamenti nazionali, con possibili nuove trappole: “Sono cautamente ottimista”, si è limitato a dire Tusk, avvertendo che dopo quanto accaduto con la Vallonia “tutto può accadere, perché viviamo in democrazia”. La firma permette  l’avvio della ratifica dei Parlamenti degli Stati membri dell’Ue. Solo una volta completati tutti gli iter di ratifica il Ceta potrà essere in vigore. È prevista tuttavia l’applicazione provvisoria, dopo che i Ministri dei Ventotto daranno il loro assenso e dopo che lo avrà dato anche la Plenaria del Parlamento europeo, probabilmente a gennaio.

    La soddisfazione di Junker e Trudeau – Con il Ceta, le due sponde dell’oceano Atlantico sono più vicine. “È un gran giorno per l’Unione europea”, ha commentato il Presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker. ll Ceta “riflette i valori e l’ambizione che Canada e Ue condividono”, ha detto il Primo ministro canadese, Justin Trudeau, che poi ha aggiunto: “È un accordo che migliorerà il benessere di 543 milioni di persone”.

    L’accordo prevede la soppressione del 99% delle tariffe doganali tra le due regioni, è considerato un modello per futuri accordi commerciali dell’Unione ma è stato fortemente criticato, esattamente come quello ancora in discussione con gli Usa, il Ttip.  Ecco in sintesi, ecco cosa prevede:

    SPAZIO UNICO DI LIBERO COMMERCIO L’Accordo Economico e Commerciale Globale, meglio noto come Ceta dal suo acronimo in inglese, unirà circa 35 milioni di canadesi e circa 510 milioni di europei in unico spazio di libero commercio. In sostanza saranno cancellate circa 9mila tariffe.

    UE SECONDO PARTNER COMMERCIALE DEL CANADA DOPO GLI USA Il volume degli scambi di merci tra Ue e Canada ha raggiunto nel 2015 i 53 miliardi di euro l’anno, 28 miliardi in servizi. La Commissione Ue stima che con il Ceta gli scambi possano aumentare di 12 miliardi l’anno. Nel 2012 gli investimenti europei in Canada ammontavano a circa 260 miliardi di euro, mentre gli investimenti diretti canadesi nella Ue hanno superato i 142 miliardi di euro.

    ELIMINAZIONE DEI DAZI, MA NON PER I PRODOTTI ‘SENSIBILI’ Il Trattato prevede la rapida eliminazione di quasi tutti i dazi doganali. Entro 7 anni dall’entrata in vigore non ci sarà più alcun dazio doganale sui prodotti industriali e sulla quasi totalità dei prodotti agricoli ed alimentari (inclusi vino ed alcolici). La soppressione dei dazi doganali non interesserà i prodotti considerati ‘sensibili’, come la carne di bovino e di maiale canadesi esportati in Ue. L’accordo garantirà inoltre una protezione aggiuntiva a 145 prodotti europei con denominazione di origine controllata.

    CHIAVI DI LETTURA  Il Canada ottiene maggiore e miglior accesso a un mercato di 500 milioni di persone, con vantaggi per le sue imprese che non hanno altre grandi potenze come gli Usa o il Giappone. Gli europei risparmieranno più di 500 milioni di euro l’anno in tariffe doganali. La protezione dei brevetti europei in Canada passa da 20 a 22 anni, si rafforzano il diritto d’autore, migliora la convalida dei titoli universitari e professionali, più facile l’espatrio di lavoratori.

    ACCESSO AGLI APPALTI PUBBLICI CANADESI PER LE AZIENDE EUROPEE Per le imprese europee aumenteranno le quote di accesso agli appalti pubblici in Canada, in settori come le telecomunicazioni, l’energia, i trasporti, anche a livello di città e province che gestiscono una parte importante della spesa pubblica (un notevole passo in avanti, perché è già assicurato un ampio accesso ai mercati europei alle imprese canadesi).

    SICUREZZA ALIMENTARE E AMBIENTALE  L’accordo non modificherà le regole europee su sicurezza alimentare o protezione dell’ambiente, perché le aziende canadesi non potranno esportare prodotti che non rispettino le norme dell’unione. Non sarà permesso l’export canadese di organismi geneticamente modificati né della carne bovina trattata con ormoni della crescita.

    LE PERPLESSITÀ I movimenti di sinistra e no-global hanno criticato il Ceta innanzitutto per l’opacità con cui è avvenuto il negoziato; lo considerano inoltre il ‘cavallo di Troià dell’accordo Ttip e ritengono che porti vantaggi alle multinazionali ma non ai cittadini. L’ambito che ha destato maggiori tensioni e che ha creato lo stallo per l’opposizione del Parlamento regionale belga della Vallonia è stato quello degli arbitraggi. L’accordo prevede infatti che le multinazionali che si ritengano penalizzate da una qualche decisione dello Stato ospite (una decisione che abbia cambiato le condizioni stabilite nell’intesa iniziale) possano cercare una soluzione della controversia con una conciliazione o un arbitrato. È il meccanismo che ha consentito per esempio alla multinazionale del tabacco Philip Morris di agire contro l’Uruguay per la sua politica contro il tabagismo e al gigante minerario Oceanagold di portare dinanzi alla giustizia El Salvador che gli aveva negato un permesso di esplorazione per motivi ambientali. Proprio per le perplessità che suscitavano gli arbitraggi privati, si è stabilito che saranno Ue e Canada a scegliere i 15 giudici dell’ICS, Investment Court System, le cui udienze saranno pubbliche e che dovranno risolvere le controversie. Si sono inoltre rafforzati i codici di condotta ed è stato introdotta la possibilità di appello.

    Condividi
  • È ancora luna di miele, ma ora viene il difficile

    È ancora luna di miele, ma ora viene il difficile

    Il Punto di Vittorio Giordano

    Un anno di governo Trudeau

    Tutto secondo copione: ad un anno dalla sua elezione a Ottawa (era il 19 ottobre 2015), il governo presieduto da Justin Trudeau viaggia col vento in poppa. Addirittura il 65% dei canadesi lo sostiene a spada tratta. Continua la luna di miele con i cittadini-elettori. Impossibile negarlo: Justin ha restituito il sorriso e la speranza ad un Paese incupito da 9 anni di politica conservatrice, troppo sbilanciata sul controllo spasmodico dei conti. Eppure, la maggior parte dei provvedimenti, quelli più importanti, strategici e spinosi, sono stati annunciati ma non ancora approvati. Oppure rimandati. La gente gli crede sulla parola. Questo perché Justin gode di un credito enorme, che affonda le sue radici nella ‘belle epoque’ del padre Pierre Elliott, nel suo sguardo magnetico, nel suo sorriso  rassicurante, nella sua visione di un Canada verde, moderno, aperto e accogliente. In altri termini, in questi primi 12 mesi, la forma ha prevalso sulla sostanza. L’immagine di un Canada diverso, moderno, ‘cool&friendly’ e di nuovo protagonista sulla scena internazionale, per adesso basta e avanza. L’immagine, appunto. Quella di un leader vicino alla gente, che ama i bagni di folla (inclusi i selfies). Un “populista gentile” lo ha definito l’ex Premier italiano, Enrico Letta, contrapponendolo a Donald Trump. Intendiamoci: il governo canadese ha già tradotto molte promesse elettorali in provvedimenti legislativi (87 su 353 secondo ‘Polimètre Trudeau’; 95 su 219 secondo ‘Trudeaumetre’, due siti che misurano il “grado di fattualità” dell’esecutivo): ha accolto 31 mila rifugiati siriani, ratificato l’accordo di Parigi sul clima, messo a disposizione 600 soldati per le operazioni umanitarie sotto l’egida dell’ONU. E poi, sul fronte interno: sgravi fiscali per la classe media, detrazioni per i figli a carico, massicci investimenti per le infastrutture (a scapito di un deficit che già supera i 30 miliardi), stop al pedaggio sul ponte Champlain, dialogo con le popolazioni autoctone con tanto di inchiesta sulla violenza contro le donne, difesa dei diritti individuali (soprattutto per gay e trasngender), la legalizzazione del suicidio assistito (su ‘input’ della Corte Suprema). Secondo i più maligni, però, sarebbero tutte scelte che, seppur nette e degne di nota, riguardano temi non decisivi.

    Il difficile viene adesso: nei prossimi mesi Trudeau sarà chiamato ad esporsi su questioni ben più spinose e dibattute. Con risvolti anche economici (e si sa quanto conti l’economia in Nord America!). Come i trasferimenti alle Province in materia sanitaria: l’incremento sarà del 3, e non del 6%, con una perdita di 1 miliardo all’anno per i governi locali, già sul piede di guerra. E ancora: la costruzione, o meno, del controverso oleodotto Keystone XL in Alberta, su cui Trudeau continua a mostrarsi possibilista, nonostante le perplessità degli ambientalisti; la consegna della Posta a domicilio, che ha visto l’esecutivo esporsi sul suo mantenimento, salvo poi prendersi una ‘pausa di riflessione’; la nuova legge sulla cittadinanza, ferma in Parlamento dopo l’annuncio ‘urbi et orbi’ dello scorso febbraio; la legalizzazione della marijuana, che in campagna elettorale Trudeau aveva annunciato come provvedimento simbolico urgente; l’aiuto finanziario a Bombardier, che qualche giorno fa ha annunciato tagli ‘sanguinosi’ al personale; e la riforma del sistema elettorale, che ancora non ha l’unanimità nemmeno tra gli stessi liberali.

    Insomma, qualche gatta da pelare c’è e, al netto di un primo anno promettente e di una popolazione particolarmante clemente, sarà nei prossimi 12/24 mesi che Justin Trudeau sarà chiamato a mostrare la stoffa da leader, prendendo decisioni non facili, ma decisive per il futuro del Paese. Perché sognare è lecito, ma con i piedi sempre ben piantati per terra. In politica, così come nella vita.

    Condividi
  • Libero scambio, Trudeau incalza l’Europa

    Libero scambio, Trudeau incalza l’Europa

    Ma il Parlamento della Vallonia, in rappresentanza di una delle tre minoranze linguistiche del Belgio, ha già bocciato l’intesa commerciale: ratifica più lontana

    trud-canada

    Ottawa – “Se, in una o due settimane, l’Europa non è capace di firmare un’intesa commerciale progressista con un Paese come il Canada, con chi pensa di poter fare affari nei prossimi anni?”. E poi: “È arrivato il momento che l’Europa decida a cosa serve l’Unione Europea”. Nell’era post-Brexit, infine, un eventuale stralcio dell’accordo vorrebbe dire che “l’Europa ha scelto una strada poco produttiva, sia per i suoi cittadini che per il resto del mondo, e questo sarebbe desolante”. È il monito, durissimo, che il Premier Justin Trudeau ha rivolto a Bruxelles, a proposito del Ceta, l’Accordo di libero scambio tra il Canada e l’Unione europea, in occasione, giovedì scorso, della visita a Ottawa del Primo ministro francese, Manuel Valls. La Francia, dal canto suo, ha ribadito “senza ambiguità” il suo sostegno all’accordo di libero scambio: “Si tratta di un accordo equilibrato e mutualmente vantaggioso: un’opportuità da non farsi sfuggire”, ha spiegato il Premier transalpino. Che non ha perso occasione di sottolineare, invece, il “grande disaccordo” della Francia nei confronti dell’accordo che Bruxelles sta negoziando con gli Stati Uniti, il Ttip. Infine, il leader socialista ha espresso grande apprezzamento per gli sforzi dimostrati dal governo canadese in questo percorso negoziale, tra cui la piena apertura dei propri mercati interni alla concorrenza delle aziende europee. Per l’approvazione definitiva del Ceta, dopo 7 anni di trattative serrate, l’accordo necessita della firma di tutti e 28 gli Stati membri. Una firma, che, inizialmente prevista per il 27 ottobre, rischia però di slittare a data da destinarsi. Sempre la settimana scorsa, infatti, il Parlamento della Vallonia, in rappresentanza di una delle tre minoranze linguistiche del Belgio, ha bocciato l’intesa commerciale, adducendo come motivazione la difesa degli interessi del territorio vallone contro le multinazionali. La bocciatura rispecchia la posizione dei socialisti belgi, che al pari di altre forze di sinistra di diversi paesi d’Europa, come i socialdemocratici in Germania, sono scettici sugli accordi di libero scambio tra UE e altre grandi economie. Due cose, a questo punto, sono chiare: da una parte l’Unione europea rischia di perdere credibilità come negoziatore commerciale su scala globale, dall’altra le istituzioni si ritrovano a dover fronteggiare un’allergia sempre più diffusa (con Bulgaria e Romania in prima fila) rispetto ad accordi su larga scala.

    L’IMPATTO ECOCOMICO DELL’ACCORDO – Con l’approvazione dell’accordo commerciale, Unione europea e Canada aprirebbero i loro mercati ai rispettivi beni, servizi e investimenti, anche tramite appalti pubblici. Una valutazione d’impatto ex ante condotta nel 2008 stimava un aumento annuale delle entrate in termini reali di circa 11,6 miliardi di EUR per l’UE e 8,2 miliardi di EUR per il Canada nei sette anni successivi all’attuazione dell’accordo. Prevedeva inoltre un sostanziale contributo alla liberalizzazione degli scambi di servizi, all’aumento del PIL (50% degli aumenti totali per l’UE e 45,5% degli aumenti per il Canada).

    RAPPORTI COMMERCIALI UE-CANADA – Nel 2014 l’UE è stata il secondo partner commerciale del Canada, dopo gli Stati Uniti, rappresentando circa il 9,4% del totale delle esportazioni e importazioni di merci del Canada. Nello stesso anno, l’UE ha esportato verso il Canada merci per 31,7 miliardi di EUR e ha assorbito merci canadesi per un valore di 27,4 miliardi di EUR, mentre il Canada si è classificato al 12° posto tra i partner commerciali internazionali dell’Unione.
    Tra le principali merci oggetto degli scambi tra i due partner rientrano macchinari, mezzi di trasporto e prodotti chimici. (V.G.)

    Condividi
  • Il mondo alza le barricate, Trudeau apre le porte

    Il mondo alza le barricate, Trudeau apre le porte

    IL PUNTO di Vittorio Giordano

    Trudeau34654

    In un’epoca sempre più votata alla chiusura dei confini (vedi i ‘sudditi’ di Sua Maestà con la Brexit) ed alla ‘fobia’ del diverso/immigrato (vedi Trump con il suo ‘muro’ al confine col Messico), si erge un “anti-eroe dei tempi moderni”, un ‘Bastian contrario’, o forse un ‘leader-non allineato’, magari ‘diversamente illuminato’: Justin Trudeau.

    Il Primo Ministro del Canada non vuole saperne di chiudersi nella sua torre d’avorio e si oppone con straordinario coraggio al nuovo ordine mondiale, che sembra volersi abbeverare ai rigurgiti isolazionisti ed alle recrudescenze populiste. Nel vecchio continente, il trend è sotto gli occhi di tutti: le forze anti-sistema intercettano una fetta sempre più ampia di popolazione indignata con i partiti tradizionali, scettica sulle politiche di accoglienza dei rifugiati, preoccupata per l’aumento della criminalità ed il peso crescente dell’Islam. I successi della destra di “Alternative fuer Deutschland” (AfD) in Germania, come quello del Front National di Marine Le Pen in Francia, del polacco “Diritto e giustizia” di Jaroslaw Kaczynski o dei nazionalisti austriaci del Partito della Libertà (Fpoe) di Norbert Hofer, ma anche l’ascesa di Trump negli Stati Uniti, sono più di una semplice spia di allarme. Il sospetto, l’odio e l’intolleranza guadagnano terreno: gli attacchi terroristici sempre più ravvicinati, sanguinosi e indiscriminati sono altra benzina sul fuoco. La globalizzazione dei popoli (più quella economica) spaventa e spinge le singole nazioni a rifugiarsi nella difesa (e nella riscoperta) delle proprie radici. Forse perché il Canada un vero Paese non lo è mai stato, ha solo 149 anni storia, è ‘protetto’ da un oceano immenso ed è da sempre una terra multiculturale, multietnica e multireligiosa; fatto sta che, ‘guidata’ dal suo Primo Ministro, sembra voler percorrere la strada opposta: quella dell’apertura e dell’inclusione. Tra dicembre e febbraio, Ottawa ha accolto 25 mila siriani (per lo più sponsorizzati dai parenti, già accasati e sulla via dell’integrazione); rispetto ai 217 mila immigrati accolti nell’epoca Chrétien ed ai 250 mila sotto Harper, Trudeau punta ad ‘abbracciarne’ 300 mila nel 2016 (la nuova legge sulla cittadinanza che semplifica le procedure per il passaporto sarà approvata entro ottobre); il Canada punta a ratificare in tempi brevi sia l’accordo economico e commmerciale con l’UE (CETA) che il partenariato Trans-Pacifico (TPP) con altri 11 Paesi strategici come Australia, Giappone e Perù; nel recente summit con Usa e Messico, poi, Ottawa ha deciso di sollevare i turisti messicani dall’obbligo del visto ed ha convinto i 2 Paesi partners ad incrementare l’energia prodotta da fonti rinnovabili (già l’81% del suo fabbisogno è generato da idroelettrico, solare, eolico e nucleare). Ma non è finita qui: in un’epoca in cui il ‘nuovo’ ed il ‘diverso’ sono visti con sospetto, il Canada ha già approvato la legge sulla morte assistita ed ha annunciato la legalizzazione della marijuana, oltre a provvedimenti legislativi a favore dei transgender. Tanto che il Canada, oggi, è il secondo Paese al mondo per indice di progresso sociale (2016 Social Progress Index), dietro solo alla Finlandia. Lo stesso Trudeau  ha partecipato (è la prima volta nella storia) al Gay Pride, che si è tenuto domenica scorsa a Toronto. E il suo governo sta addirittura esplorando la possibilità di introdurre opzioni per il genere neutro nelle carte d’identità. Sarebbe una ‘prima’ mondiale. Per il Ministro degli Esteri, Stéphane Dion, Trudeau rappresenta l’antidoto alla xenofobia: “Incarna il sentimento della giustizia sociale e dell’accettazione delle differenze come un motivo di forza, non come una minaccia”, ha spiegato. Una cosa è certa: piaccia o non piaccia, dall’11 settembre la ‘strategia della tensione’ adottata dall’Occidente non ha pagato. Può apparire scomoda e rischiosa, ma se fosse proprio la “distensione inclusiva”, sulla quale Trudeau sta costruendo le sue fortune, la chiave di volta per un nuovo ordine mondiale?

    Condividi
  • Trudeau: “Grazie per la generosità”

    Trudeau: “Grazie per la generosità”

    La visita del Primo Ministro in Alberta dopo gli incendi

    Trudeau-fort-mcmurray

    Ottawa – Dopo le critiche per una visita che tardava ad arrivare, il 13 maggio scorso il Primo Ministro Justin Trudeau si è recato a Fort McMurray, la località a nord dell’Alberta devastata dagli incendi, giustificandosi dicendo che non voleva interferire con il lavoro dei soccorritori. Il Premier ha fatto una ricognizione aerea delle aree colpite dalle fiamme che, ricordiamolo, hanno distrutto il 15% della città-simbolo dello sviluppo dell’industria petrolifera in Canada, circondata dalla foresta boreale. “Grazie per la vostra generosità – ha esordito il leader liberale -: in soli 11 giorni, sono stati donati alla Croce Rossa canadese 86 milioni di dollari per aiutare la popolazione di Fort McMurray. Il nostro governo – ha poi ricordato – stanzierà una somma corrispondente, e la cifra finale sarà molto più consistente. Il lavoro fondamentale per stabilire quando, dove e come iniziare a ricostruire – ha quindi sottolineato – è appena iniziato”. Ed ha annunciato l’estensione dell’assicurazione per i lavoratori dell’area costretti a saltare il lavoro. Gli incendi, scoppiati il 1º maggio, sono stati domati anche grazie alle piogge, ma sono andati distrutti 200 mila ettari di foresta e oltre 2 mila abitazioni. Nella zona, famosa per le sabbie bituminose, sono state evacuate oltre 88.000 persone su 100.000 abitanti. Ingenti le perdite: la Bank of Montreal ha stimato perdite assicurative fino a 9 miliardi di dollari, facendo, di questo disastro naturale, il più costoso nella storia del Canada. Il settore petrolifero canadese – che nell’Alberta impiega una persona su 10 – ha perso il 40% nello spazio di una settimana. L’effetto farfalla dell’incendio in Canada ha inciso anche sul valore del greggio, salito a 45 dollari.

    Condividi
Online Shopping in BangladeshCheap Hotels in Bangladesh