Tag: elezioni

  • Leadership del PCC: Jean Charest in corsa

    Leadership del PCC: Jean Charest in corsa

    OTTAWA – Per il momento è corsa a 3 per la guida del Partito Conservatore del Canada, dopo che il 2 febbraio scorso Erin O’Toole si è dimesso in seguito ad un voto di sfiducia della maggioranza del caucus conservatore. Chi si vuole candidare alla leadership del Partito Conservatore ha tempo fino al 19 aprile (le primarie si terranno il 10 settembre), ma i tre candidati già in lizza hanno tutte le carte in regola per arrivare fino in fondo, essendo tre alternative valide e distinte sul modo di interpretare il futuro del centrodestra nel paese.

    Pierre Poilievre è stato il primo a scogliere le riserve, presentandosi come l’uomo da battere ai nastri di partenza. Il suo obiettivo è intercettare anche il consenso dei più delusi dal partito, tanto da farsi fotografare con i leader del Freedom Convoy durante l’occupazione a Ottawa, oltre a non nascondere i dubbi sull’obbligo vaccinale per i dipendenti pubblici ed i lockdown per arginare la pandemia.

    Patrick Brow punta sull’esperienza, visto che è stato deputato federale, capo del Progressive Conservative provinciale e oggi è sindaco di Brampton. Infine, Jean Charest – di Sherbrooke, classe 1958, avvocato di formazione – è stato l’ultimo a farsi avanti, l’8 marzo scorso: oltre a poter vantare una lunga esperienza politica – è stato Ministro federale, leader del Partito Progressista-Conservatore e Primo Ministro del Québec dal 2003 al 2012 – insieme alla capacità di raccogliere un importante consenso nella Belle Province, che rappresenta la chiave di volta per aggiudicarsi le prossime elezioni.

    Per Charest non sarà facile imporsi. Secondo un sondaggio Léger/Le Journal/ National Post diffuso la settimana scorsa, oggi il 41% degli elettori conservatori voterebbe per Pierre Poilievre e solo il 10% si schiererebbe con l’ex Premier liberale del Québec. Ma la strada è ancora lunghissima.

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  • Vince la lista INSIEME PER GLI ITALIANI

    Vince la lista INSIEME PER GLI ITALIANI

    MONTRÉAL – È ufficiale: la lista INSIEME PER GLI ITALIANI si è aggiudicata le elezioni per il rinnovo del Comites di Montréal, conquistando la maggioranza relativa dei seggi con 7 eletti su 12: Vera Rosati, Vittorio Giordano, Daniela Fiorentino, Marino De Ciccio, Anna Maria Buondonno e Margherita Maria Morsella. Gli altri 5 posti sono andati alla lista UNITALIA: Renzo Orsi, Paola Miserendino, Luisa Rabach, Santino Quercia e Maria Ciccone. Nella circoscrizione consolare di Montréal, gli iscritti nei registri elettorali sono stati 1.718 su 37.247 iscritti all’Aire, ovvero il 4,61% degli eventi diritto. Alla fine, hanno effettivamente votato in 1.270, ovvero il 3,4% degli elettori potenziali.

    Lo spoglio dei 1.270 voti giunti in Consolato entro il 3 dicembre 2021 si è svolto sabato 4 dicembre dalle 9:30 alle 23, sotto la guida attenta e autorevole dell’avvocato Nicola Di Iorio, ex deputato federale e rinomato docente di Diritto del Lavoro. Lunedì 6 dicembre, alle ore 16, sono arrivati anche il timbro e la firma del presidente del CEC, il Comitato Elettorale Circoscrizionale, presieduto dal Console d’Italia a Montréal, Lorenzo Solinas. In seguito all’elaborazione dei dati attraverso un algoritmo del Ministero degli Esteri basato su un sistema proporzionale secco e sul calcolo dei quozienti, un comunicato ufficiale pubblicato sul sito del Consolato di Montréal ha reso pubblico i nomi degli eletti che formeranno il nuovo Comitato degli Italiani all’Estero. La prima riunione del neo eletto Comites si dovrebbe tenere dopo il 15 dicembre.  La legge elettorale vigente, ricordiamolo, prevede che, nell’ambito del voto per corrispondenza, ogni elettore abbia potuto esprimere fino a 4 preferenze per la stessa lista.

    Elettori iscritti al voto: 1.718      Plichi votati: 1.270     Buste annullate: 111

    Schede bianche: 2      Schede nulle: 72      Voti validi: 1.085

    Cosa sono e cosa fanno i COMITES

    Istituiti nel 1985, i Comites (Comitati degli Italiani all’Estero) sono organismi rappresentativi della collettività italiana, eletti direttamente dai connazionali residenti all’estero in ciascuna circoscrizione consolare ove risiedono almeno tremila connazionali iscritti nell’elenco AIRE. Nel mondo sono presenti 108 Com.It.Es., di cui 50 in Europa, 44 nelle Americhe, 7 in Asia e Oceania, 4 nell’area medio-orientale e 3 in Africa sub-sahariana. Oltre ad esercitare azione di collegamento tra le comunità degli italiani residenti all’estero e le autorità consolari, i Comites contribuiscono ad individuare le esigenze di sviluppo sociale, culturale e civile della comunità di riferimento; promuovono (in collaborazione con l’autorità consolare, con le regioni e con le autonomie locali, nonché con enti, associazioni e comitati operanti nell’ambito della circoscrizione consolare) iniziative sociali e culturali, con particolare riguardo alla partecipazione dei giovani, alle pari opportunità, all’assistenza sociale e scolastica, alla formazione professionale, al settore ricreativo, allo sport e al tempo libero. I Comitati sono altresì chiamati a cooperare con l’Autorità consolare nella tutela dei diritti e degli interessi dei cittadini italiani residenti nella circoscrizione consolare. I membri dei COMITES restano in carica 5 anni e non percepiscono alcuna remunerazione per la loro attività.

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  • Angela Gentile: “Pronta a fare la differenza per i concittadini”

    Angela Gentile: “Pronta a fare la differenza per i concittadini”

    Angela Gentile nella redazione del Cittadino Canadese

    MONTRÉAL – È cominciato il conto alla rovescia per le elezioni comunali a Montréal, in programma il 6 e 7 novembre, dalle 9:30 alle 20. Nell’arrondissement di Saint-Léonard, per il posto di consigliera comunale a Saint-Léonard-Est, Angela Gentile si presenta con il partito “Ensemble Montréal”, che si candida a governare la metropoli con Denis Coderre e ad amministrare l’arrondissement con Michel Bissonnet

       Donna d’affari e madre di tre figlie, Angela Gentile – originaria di Cattolica Eraclea (Agrigento) – è nata e cresciuta a Saint-Léonard, vicino alla chiesa di Monte Carmelo, dove ha assorbito quella “spiritualità” che le ha trasmesso “equilibrio e buonsenso”. “Innanzitutto – ci ha detto Angela – ringrazio tutti coloro che hanno partecipato al voto per anticipazione l’8 marzo del 2020, in occasione delle elezioni parziali, prima che il 13 marzo le elezioni venissero annullate per la pandemia. Per oltre 20 mesi non ho mai smesso di aiutare la Comunità”. Titolare di una laurea in Amministrazione all’UQAM, trilingue, dopo essere già stata sollecitata anche in passato, ora Angela è pronta a lavorare per Saint-Léonard, dove dirige il famoso vivaio ‘Mega Centre Montreal (Pépinière Gentile)’, compagnia fondata dal padre nel 1963. “Sono sempre stata affascinata dalla politica: da piccola sentivo i miei nonni parlare di Drapeau, Levesque e Trudeau. Dopo essermi dedicata alla famiglia e alla ditta di famiglia, è arrivato il momento di fare la differenza per i concittadini”. Il ‘porta a porta’ va avanti a gonfie vele: “Sento l’appoggio della cittadinanza. Il mio ufficio è la mia macchina, sono sempre in giro”. “Ho scelto di candidarmi con Bissonnet perché, per sapere dove andiamo, dobbiamo prima capire da dove veniamo. Ho scelto l’esperienza, la competenza ed il rispetto dell’identità di Saint-Léonard, che oggi è un bellissimo arrondissement. Per questo gli italiani che l’hanno costruita meritano servizi adeguati”. Per Angela Gentile le priorità sono quattro: “Innanzitutto la sicurezza. Dobbiamo fare tutto il possibile per impedire che le bande di strada prendano il sopravvento. Più poliziotti e anche guardie private, se necessario. Più illuminazione nei pressi di parchi e padiglioni. La gente deve poter passeggiare la sera. Numero 2: la pulizia ed il decoro urbano. Bisogna sensibilizzare la popolazione ma anche potenziare i servizi, che sono stati tagliati (come la raccolta dei rifiuti). Più cassonetti dell’immondizia. Cose logiche e facili. Bisogna tornare ad avere fiducia nel servizio pubblico, rendendo le cose meno complicate e più efficienti. Il terzo punto è l’identità. Saint-Léonard sta cambiando, è un Municipio sempre più multiculturale e dobbiamo prepararci all’arrivo della Metro e del REM. Sarà una zona della città molto affollata, un’ottima notizia soprattutto per il polo industriale, il nostro gioiello nascosto. Abbiamo tantissime imprese che però hanno diffcoltà ad attrarre operai, a causa del trasporto fino ad oggi inadeguato. Finalmente potremo attirare anche tanti specialisti in nuove tecnologie. Ci saranno sempre più abitazioni e dovremo vivere in armonia. Saint Léonard aumenterà di popolazione e di valore. Dovremo conciliare valori tradizionali con la tecnologia ed il futuro imprenditoriale. Il quarto punto è lo sviluppo sostenibile. Per i permessi di ristrutturazione, bisogna sollecitare le innovazioni anche con nuove sovvenzioni pubbliche, ma sempre nel rispetto dell’ambiente. Sulle biciclette, dobbiamo essere logici: alcuni percorsi sono pericolosi e lo vediamo con i frequenti incidenti. E poi non si può costruire una pista ciclabile senza consultare i residenti. Per moderare la velocità, infine, sono pronta a proporre di installare più dossi artificiali, se necessario”. Gentile ha le idee chiare anche sui suoi due leaders. “Bissonnet è praticamente un italiano francofono. È uno di noi. Imparo ogni giorno da lui, ha entusiasmo, è determinato, è sempre positivo e all’ascolto”. “Ho letto il libro di Coderre, ha trascorso anni difficili. Ha avuto coraggio. È in forma. È un capo aperto, ha molte buone idee, soprattutto su imprese ed investimenti. La squadra dei candidati di Ensemble MTL riflette di più lo spirito di Montréal, una città cosmopolita e internazionale. Da soli andiamo più veloci, ma insieme andiamo più lontano. E insieme, con la solidarietà della nostra Comunità, possiamo andare molto lontano”. (V.G.)

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  • Il potere logora chi ce l’ha

    Il potere logora chi ce l’ha

    IL PUNTO di Vittorio Giordano

    ‘Il potere logora chi non ce l’ha’, amava ripetere Giulio Andreotti, personaggio-simbolo della Democrazia Cristiana e, per antonomasia, della Prima Repubblica italiana. Evidentemente, in Canada, il potere logora anche chi ce l’ha. È il caso del Primo Ministro Justin Trudeau, che, a Ferragosto, nel bel mezzo dell’estate e delle ferie per molti ancora in corso, con la quarta ondata della pandemia ormai alle porte (nonostante i vaccini) ed il mondo alle prese con la rediviva minaccia talebana (e la drammatica crisi umanitaria che sta per abbattersi sull’Afghanistan), ha convinto la neo Governatrice generale di indire le elezioni anticipate per lunedì 20 settembre. (Perchè poi si voti in un giorno lavorativo, piuttosto che di domenica, resta un mistero indecifrabile tutto canadese). Una chiamata alle urne di cui nessuno, tranne Trudeau naturalmente, avvertiva la necessità. La giustificazione avanzata dal leader liberale non convince: dopo 2 anni di gestione della pandemia, «spetta ai Canadesi stabilire come portare a termine la lotta al Covid-19 e come far ripartire il Paese. Hanno il diritto di esprimersi», ha sottolineato il leader liberale. Ci risulta che i Canadesi si siano espressi meno di 2 anni fa – era il 21 ottobre del 2019 – affidando a Trudeau il compito di formare un governo minoritario (potendo contare su 157 seggi, rispetto ai 181 appannaggio dei partiti di opposizione). Il messaggio è stato chiaro: affidiamo la guida del Paese a Trudeau, ma senza carta bianca: sui singoli provvedimenti, preferiamo che si confronti con gli altri partiti. Una scelta legittima, tanto che 4, delle ultime 6 elezioni, hanno partorito governi di minoranza. Un esito che Trudeau, sentendosi un leader dimezzato, non ha mai davvero accettato. Un disagio acuito dalla pandemia, un evento raro e imprevedibile, ma la cui gestione rientra tra le prerogative di qualsiasi governo democraticamente eletto. E così, con il pretesto dell’ostruzionismo delle opposizioni in Parlamento (sebbene ci risulti che il governo abbia legiferato senza troppi intoppi, grazie al sostegno spesso incondizionato dell’NDP), sulle ali della popolarità certificata dai sondaggi e mirando a capitalizzare il massiccio sostegno pubblico fornito ai cittadini (con la PCU) ed alle imprese (con il sussidio agli affitti), Trudeau ha forzato la mano, ed i tempi, per consolidare il suo potere puntando su un governo maggioritario. As simple as that. Naturalmente, il fine giustifica i mezzi. E così, il Canada spenderà 612 milioni di fondi pubblici (100 milioni in più, rispetto all’ultima volta) per mettere in moto la macchina elettorale. Poco importa se, nel frattempo, il deficit per il 2020/21 sia deflagrato a 354 miliardi e se il debito pubblico sia esploso a 1079 miliardi, il 49% del Prodotto Interno Lordo. ‘Quisquilie’, direbbe Totò. Fermo restando il diritto costituzionale di Trudeau di porre fine alla legislatura, resta la sensazione di un voto forzato, sicuramente né essenziale né pertinente, che assume più le sembianze di un referendum sulla sua gestione della pandemia. Trudeau scommette sulla generosità dei suoi programmi di sostegno, per ottenere la giusta ricompensa dai cittadini-beneficiari. Un rischio calcolato, forse rischioso e inopportuno, ma che alla fine dovrebbe premiarlo, anche per la manifesta inferiorità degli avversari politici. I leader dell’opposizione, infatti, continuano ad annaspare: O’Toole è freddo e poco carismatico, Yves-François Blanchet è solido e persuasivo, ma limitato ai confini identitari della Belle Province, mentre Jagmeet Singh fa demagogia con proposte anti-economiche da Repubblica socialista. Alla fine, a spuntarla potrebbe essere proprio chi, logorato dal potere, ha sparigliato le carte per avere ancora più potere: Justin Trudeau.

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  • Ora Biden deve trattare

    Ora Biden deve trattare

    IL PUNTO di Vittorio Giordano

    Ha vinto Joe Biden, che si appresta a diventare il Presidente più votato di sempre, con oltre 75 milioni di voti (Obama si è fermato a 69.498.516). Ha perso Donald Trump, tradito da stati-chiave come Pennsylvania, Wisconsin e Michigan, che 4 anni fa si erano rivelati la tomba politica di Hillary Clinton. L’elettorato operaio bianco è tornato fedele alla sinistra anche in Georgia (salvo esiti diversi dal riconteggio), Arizona e Nevada. In generale, a premiare i democratici sono stati gli elettori delle grandi città (come Detroit, Phoenix, Atlanta, Filadelfia e Las Vegas), che, più sensibili ai rischi della pandemia, hanno scelto il voto postale, scrutinato solo dopo lo spoglio dei voti espressi al seggio, il 3 novembre. Trump, dal canto suo, ha incassato l’appoggio degli ispanici e degli afro-americani in Florida e, in generale, ha fatto breccia nelle zone rurali dell’entroterra. Il trumpismo è tutt’altro che sconfitto: oltre 71 milioni di americani hanno scelto l’attuale inquilino della Casa Bianca. A dispettto delle pesanti accuse di corruzione e collusione che hanno portato all’impeachment (poi fallito), e nonostante le continue critiche per parole, gesti e atteggiamenti poco ‘istituzionali’, Trump ha ricevuto quasi 10 milioni in più rispetto al 2016, quando i suffragi a suo favore si sono fermati a 62.984.828. In molti, evidentemente, hanno apprezzato il boom economico pre-Covid, gli sgravi fiscali alle imprese, la stretta sugli accordi commerciali multilaterali ed il disimpegno militare nel mondo. Al netto del voto popolare, che resta significativo ma non decide le elezioni presidenziali (in base all’arcaica e contorta legge elettorale vigente, sono i Grandi Elettori conquistati nei singoli Stati a fare la differenza), la sconfitta di Trump appare molto più risicata di quanto pronosticassero i sondaggi. E lo dimostrano i 6 giorni che ci sono voluti per lo spoglio in molti Stati in bilico. La vittoria di Biden non è stata eclatante, così come la sconfitta di Trump non è stata clamorosa. Il Paese resta diviso. Trump ha già denunciato brogli (tutti da dimostrare) e preannunciato ricorsi in tribunale. Con la Corte Suprema, a maggioranza repubblicana, che resta sullo sfondo. Venti anni fa, fu proprio il più alto tribunale del Paese a decidere la sfida tra Gore e Bush, dando ragione a quest’ultimo. Trump si ostina a non concedere la vittoria a Biden e, fino al 20 gennaio, data del passaggio di consegne, potrebbe continuare a governare a suon di decreti esecutivi. La transizione si annuncia complicata, ma inesorabile. Salvo colpi di scena, sarà il ticket Joe Biden-Kamala Harris a governare l’America per i prossimi 4 anni. Biden, però, se vuole unire un Paese lacerato, non potrà ignorare il messaggio degli elettori: non solo il 47,6% ha scelto ancora Trump, ma il partito Repubblicano ha guadagnato alcuni seggi al Congresso e, cosa ancora più determinante, sembra essere in grado di controllare nuovamente il Senato (il 5 gennaio si assegnano gli ultimi due seggi in Georgia). Ed è proprio la Camera Alta che approva le nomine più importanti del presidente, Ministri compresi. È qui che Biden dovrà dimostrare tutta la sua abilità di politico navigato, trattando, sia con l’ala più progressista del suo partito, che reclama riforme epocali – dalle energie rinnovabili all’assicurazione sanitaria più abbordabile – sia con i Repubblicani, che non daranno mai il via libera a provvedimenti che possano minare l’industria del petrolio, incrementare le tasse per le multinazionali o aumentare il numero dei Giudici alla Corte Suprema. Per questo motivo, si parla addirittura di Ministri repubblicani nell’amministrazione Biden. Del resto, nei suoi 47 anni di politica, Biden ha sempre brillato per le doti diplomatiche e l’inclinazione al compromesso. Ed ha già chiuso diversi accordi con il leader del Partito Repubblicano, Mitch McConnel, senatore da 36 anni, durante l’amministrazione Obama. Per continuare sulla strada della collaborazione, stretta ma necessaria, Biden dovrà tenere a bada i bollenti spiriti degli esponenti più progressisti del suo partito, capeggiati dal trio Bernie Sanders, Elizabeth Warren ed Alexandria Ocasio-Cortez. In caso contrario, sarà condannato ad un sostanziale immobilismo, costretto all’ordinaria amministrazione almeno fino al 2022, quando si voterà per il rinnovo del Congresso e di un terzo del Senato.  E l’America, alle prese con una pericolosa recrudescenza del coronavirus, al netto delle promettenti notizie sul fronte vaccino, non può proprio permettersi un Presidente già dimezzato.

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  • St-Léonard / St-Michel: Lattanzio vs Maiolo

    St-Léonard / St-Michel: Lattanzio vs Maiolo

    Montréal – In vista delle prossime elezioni federali, in progamma lunedì 21 ottobre, abbiamo posto le stesse domande ai candidati italo-canadesi dei due partiti che, secondo gli ultimi sondaggi, hanno più possibilità di formare un governo, maggioritario oppure minoritario, alla guida del Paese: Patricia Lattanzio (per il Partito Liberale) e Ilario Maiolo (per il Partito Conservatore).

    Patricia Lattanzio: “Avanti con i progressi di Trudeau”

    Cosa ti ha spinta a candidarti ?

    Essere al servizio della mia Comunità, che conosco bene da tanti anni, nel ruolo sia di Commissaria che di Consigliera comunale e di avvocatessa, fornendo un contributo positivo alla qualità di vita dei cittadini nella contea di Saint-Léonard/Saint-Michel.

    I motivi che ti hanno  convinta  a scegliere il partito con cui ti sei candidata.

    ll Partito liberale del Canada è sempre stato un partito con valori positivi, in cui credo e condivido (Carta Canadese dei Diritti e delle Libertà). Inoltre, il Partito Liberale è il partito politico con dei programmi che rispondono al meglio alle esigenze dei suoi cittadini; ad esempio, l’enorme investimento per 3 nuove stazioni di metro per la linea Blu  a St. Léonard. Il Partito liberale è un partito con delle politiche efficaci e all’avanguardia.

    Le 3 priorità del tuo programma per i cittadini della tua circoscrizione.

    Negli ultimi 4 anni, il lavoro del governo Liberale ha rafforzato la nostra economia. Ecco perché continuerò a sostenere la classe media, per aiutare i giovani canadesi ad acquisire le competenze, l’esperienza e le opportunità di lavoro di cui hanno bisogno. Il Partito liberale si è anche impegnato a migliorare la qualità di vita degli anziani, perché riconosce che hanno lavorato duramente e se lo meritano. Vogliamo che gli anziani restino indipendenti più a lungo, ricevano assistenza nelle loro case e beneficino di un aumento delle pensioni, da un quarto a un terzo. La lotta ai cambiamenti climatici è vitale per il futuro del Canada e del mondo intero. Inoltre, sappiamo che i residenti oggi hanno problemi con la rete fognaria e dunque sono necessari investimenti per le infrastrutture.

    Cosa ti piace  di più del tuo leader ?

    ll mio leader ha lavorato forte per aumentare  la rappresentanza delle donne,  sia all’interno del partito che a Ottawa. Questa per me è una testimonianza dell’impegno per garantire  l’uguaglianza, in cui credo. Non solo le donne sono capaci e disposte ad assumere ruoli politici importanti, ma meritano di avere le stesse opportunità degli uomini.

    Un ultimo appello agli elettori:  perché dovrebbero votarti ?

    Il 21 ottobre, i cittadini hanno una scelta chiara da fare: continuare ad andare avanti con un governo liberale e basarsi sui progressi fatti, oppure tornare indietro alla politica di austerità degli anni di Harper. Il 21 ottobre chiedo a tutti i cittadini di Saint-Léonard – Saint-Michel di andare avanti con me,  e con il Partito liberale del Canada.

     

    Ilario Maiolo: “Insieme possiamo cambiare le cose”

    Cosa ti ha spinto a candidarti ?

    Mi lancio in politica perché sono sempre stato coinvolto in seno alla mia Comunità. Migliorare le condizioni di vita della gente e contribuire all’emancipazione della società sono fondamentali per me. Sono avvocato specializzato in diritto umanitario internazionale ed ho lavorato per 10 anni nella Croce Rossa canadese. Voglio condividere le mie esperienze e conoscenze. Ed è per questo che insegno anche all’Università di Ottawa. La politica mi permetterà di lavorare per, e con, la gente.

    I motivi che ti hanno  convinto  a scegliere il partito con cui ti sei candidato.

    Onestamente, sono stato liberale fino agli inizi del 2000. Poi la mia professione mi ha obbligato ad essere apolitico. In questo modo ho visto le cose con più distacco: ho capito fino a che punto il PLC dava le Comunità per scontato ed ho capito che non rispecchiava più i miei valori. Basti pensare alla legalizzazione della cannabis ed alla mancanza di responsabilità per le finanze pubbliche. Oltre al fatto che alle belle parole non seguono le azioni concrete.

    Le 3 priorità del tuo programma per i cittadini della tua circoscrizione.

    Ci sono tre importanti sfide che toccano direttamente i cittadini della mia contea: i giovani, le famiglie e gli anziani. Per questi ultimi, il Partito Conservatore mira ad offrire ai genitori dei crediti di imposta per le attività sportive. Per quanto riguarda gli anziani, il nostro obiettivo è investire per preservare la loro salute mentale e fisica, potenziando i programmi sociali. Per quanto riguarda le famiglie, infine, vogliamo aumentare il loro potere di acquisto, per rispondere al meglio ai loro bisogni ed alle loro necessità. Per esempio, è nostra intenzione cancellare la TPS sulle bollette elettriche e su quelle del riscaldamento.

    Cosa ti piace  di più del tuo leader ?

    Il leader del Partito Conservatore del Canada veicola dei valori che condivido. Soprattutto quelli familiari. È padre di 5 figli, crede nella libertà di espressione e nella libertà di opinione. È un uomo di fede, ma, allo stesso tempo, crede nello stato laico. Dunque le sue opinioni personali non incidono sulle sue scelte politiche. È coraggioso ed onesto. Non ha paura di prendere decisioni, non indossa maschere, è all’ascolto dei cittadini. Andrew Scheer crede che in Canada tutti debbano essere messi nelle condizioni di realizzare i propri sogni. Condivido totalmente questa visione.

    Un ultimo appello agli elettori:  perché dovrebbero votarti ?

    Il mio percorso professionale e quello personale testimoniano che sono una persona che ama lavorare con, e per, la gente. Come deputato di St-Léonard/St-Michel, voglio essere la voce della popolazione a Ottawa, e non viceversa. Voglio mettere fine ad un rapporto a senso unico. Per troppo tempo,  il PLC ha considerato le Comunità come acquisite. Chiedo l’appoggio di tutti, perché a St-Léonard/St-Michel possiamo cambiare le cose, per noi e per tutte le Comunità del Canada. Il 21 ottobre sono convinto che possiamo fare la differenza. Buon voto a tutti!

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  • È sfida tra Patricia Lattanzio e Ilario Maiolo

    È sfida tra Patricia Lattanzio e Ilario Maiolo

    Lattanzio (PLC): “Votiamo per una donna e per valori che condividiamo”

    Di origini abruzzesi, avvocato dal 1990, mamma di un maschio e due femmine, Patricia è stata per tanti anni Commissaria scolastica allo School Board English Montréal, prima di essere eletta consigliera comunale di Saint-Léonard est nel 2015.

    La tua reazione, quando hai appreso che saresti stata la candidata del Partito Liberale. “Sono felicissima di essere la candidata liberale nella contea di di Saint-Léonard/Saint-Michel. Non me l’aspettavo, mi stavo preparando per aiutare il mio partito, è stata una grande sorpresa”.

    Ora sei la candidata di un partito che ha sempre vinto in questa contea. “Ero già pronta quando mi sono candidata alle primarie, mi sentivo già in grado di affrontare questa sfida. Adesso sono più pronta che mai. E la campagna va benone”. 

    Dove si trova il tuo ufficio elettorale? “Siamo in piena campagna e c’è tanto lavoro da fare. Il nostro ufficio elettorale è al 5836 Metropolitain Est”.

    Quali sono le priorità del tuo programma? “Quattro sono i punti principali: il sostegno della classe media, i giovani, gli anziani e la lotta contro i cambiamenti climatici. Aumenteremo anche i finanziamenti per le infrastrutture, come la metro, con la linea blu che è molto importante per Saint-Léonard, che beneficerà di 3 delle 5 nuove stazioni. Sarà un vero e proprio boom economico per i concittadini dell’arrondissment. Questa campagna sarà diversa da tutte le altre: per la prima volta gli elettori potranno eleggere una donna di origine italiana come deputata di Saint-Léonard/Saint-Michel. Nel solco dei valori del Partito Liberale, che si è impegnato per l’uguaglianza di genere in politica”.

    Cosa pensi delle foto di Trudeau dipinto di nero? “Il Primo Ministro si è già scusato e non c’è altro da dire. Dobbiamo voltare pagina e andare avanti”.

    Ci saranno due candidati italo-canadesi, il voto della Comunità rischia di dividersi. “Siamo due persone che si candidano per 2 partiti diversi. Non è la prima volta che ci sono più candidati italiani: è già successo in passato a livello comunale e provinciale. Rappresentiamo valori diversi e spero che i cittadini di Saint-Léonard/Saint-Michel continueranno a condividere i valori del Partito Liberale”.

    L’ex candidato Guillet ha parlato di partito incompetente o in malafede. Cosa ne pensi? “Il Primo Ministro è stato chiaro: il PLC non tollera propositi antisemiti e discriminatori. Questi sono esattamente i valori liberali che io condivido”.

    Cosa pensi delle parole della presidente della Commissione scolastica, Angela Mancini, che ti accusa di “pratiche eticamente discutibili”? “Il Ministero dell’Istruzione ha depositato un rapporto indipendente che parla da sé. Io mi rimetto a questo rapporto. Ora spetta al Ministro decidere. Posso solo dire che il consiglio è formato da 15 Commissari e che le decisioni sono sempre state prese in maniera collegiale”.

    Cosa dobbiamo aspettarci nelle prossime 4 settimane? “Farò porta-a-porta, organizzerò eventi, incontrerò più gente possibile e continuerò a lavorare per ottenere la loro fiducia ed il loro sostegno perché io non do nulla per scontato. Chiedo agli elettori di andare avanti con Patricia Lattanzio e col Partito Liberale che crede nei cittadini di Saint-Léonard/Saint-Michel”.

     

    Maiolo (PCC): ”Basta doppia morale, la nostra gente merita molto di più”

    Nato a Montréal, da padre d’origine calabrese e da madre originaria dell’Isola di Ponza, Ilario si è laureato in Diritto civile all’Università di Ottawa e poi si è specializzato in Diritto internazionale all’Università di Ginevra, in Svizzera. Ha lavorato come consulente per il Ministero degli Affari Esteri canadese e poi come consigliere giuridico per la Croce Rossa canadese occupandosi di diritto internazionale e diritto umanitario.

    La tua reazione dopo la diffusione delle foto di Justin Trudeau con la faccia dipinta di nero. “È chiaro che si tratta di una storia molto triste per i canadesi e che dimostra ancora una volta che Justin Trudeau è un Primo Ministro inadeguato, che manca di giudizio. Sembra un fatto che risale a qualche tempo fa, ma c’è seriamente da domandarsi chi sia il vero Justin Trudeau. Il vero problema è l’ipocrisia e la totale mancanza di buonsenso. È vero che è successo nel 2001, ma dobbiamo aspettare che sia l’opinione pubblica a dirci che un comportamento è indegno per non farlo?”.

    A 29 anni, poi, non era proprio un ragazzino. “Non solo questo, non è nemmeno capace di dirci quante volte si è dipinto di nero”.

    Il leader del PCC Andrew Sheer non ha usato mezzi termini: non è degno di guidare il Canada. “Per me è già da molto tempo che ha perso l’autorità morale per governare e quest’ultimo scandalo è solo un’altra goccia che sta facendo traboccare il vaso: non è assolutamente il leader che meritiamo”.

    In 4 anni il governo Trudeau ha soprattutto creato un deficit di 71 miliardi. Chi ripaga questo debito enorme? “C’è solo una tasca, la nostra, ed è per questo che i Liberali nascondono le loro vere intenzioni per i prossimi 4 anni : secondo alcuni rumors, vorrebbero addirittura tassare fino al 50% i proventi dalla vendita della prima casa. Questo è un grande problema economico e avrà un impatto sulla qualità della nostra vita. L’ex Premier Harper ha fatto uscire il Canada dalla crisi meglio e prima degli altri Paesi del G8. Oggi viviamo una situazione di prosperità economica solo relativa: molti canadesi della mia contea mi dicono che riescono a sopravvivere, ma non a prosperare”.

    Cosa pensi del rapporto del Ministero dell’istruzione sulle “pratiche eticamente discutibili” alla Commissione scolastica English Montréal, con la presidente Mancini che sul suo profilo Facebook ha accusato anche Patricia Lattanzio? “Quella del rapporto è un’accusa molto seria. La Mancini ha aggiunto che questi modi di fare hanno riguardato anche la Lattanzio. Si tratta di accuse molto gravi per chi si candida ad essere deputata federale ed i cittadini di Saint-Léonard/Saint-Michel meritano come minimo una spiegazione. Fino ad oggi, invece, la Lattanzio ha preferito mantenere il più assoluto riserbo. E questo, secondo me, significa prendere gli elettori per acquisiti. Se fossi nella sua posizione, io risponderei per la mia dignirtà e quella della popolazione. È una questione di interesse pubblico e la Lattanzio deve chiarire”.

    Ci sarà anche Hassan Guillet, che resta in corsa come indipendente. “La sua è una situazione un po’ strana: lui si è scusato e Trudeau non ha accettato le sue scuse, lo stesso Trudeau che invece ha accettato le scuse di se stesso sullo scandalo Blackface. La situazione di Guillet mostra benissimo questo doppio standard morale del Partito Liberale. Per quanto riguarda le conseguenze politiche, spetterà agli elettori di Saint-Léonard/Saint-Michel esprimersi il prossimo 21 ottobre”.

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  • Ilario Maiolo è pronto: “È ora di cambiare”

    Ilario Maiolo è pronto: “È ora di cambiare”

    Inaugurato il comitato elettorale del PCC a St-Léonard/St-Michel

    Nella foto Ilario Maiolo e Vincenzo Guzzo circondati da sostenitori e amici nel corso della serata di apertura del comitato elettorale al 5330 Jean-Talon Est (Foto Sara Barone)

    Montréal – Quasi 200 persone hanno preso parte, il 17 luglio scorso, all’inaugurazione del comitato elettorale (situato al 5330 rue Jean Talon est) dell’avvocato Ilario Maiolo, 38 anni, candidato del Partito Conservatore del Canada (PCC) nella contea di Saint-Léonard-Saint-Michel (che oggi conta poco più di 110 mila abitanti), in vista del voto federale fissato per lunedì 21 ottobre. Nato a Montréal, da padre d’origine calabrese (il dottor Giuseppe è il noto presidente dei Servizi Comunitari Italo-Canadesi del Québec) e da madre originaria dell’Isola di Ponza, Ilario si è laureato in Diritto civile all’Università di Ottawa e poi si è specializzato in Diritto internazionale all’Università di Ginevra, in Svizzera. Ha lavorato come consulente per il Ministero degli Affari Esteri canadese e poi come consigliere giuridico per la Croce Rossa canadese, occupandosi, in particolar modo, di diritto internazionale e diritto umanitario. Tra le sue ‘missioni’, Haiti nel 2010 (dopo il terremoto) e Siria nel 2012 (per assistere i profughi del conflitto armato). Molte le personalità presenti: oltre al Senatore conservatore Leo Housakos, i consiglieri municipali Dominic Perri e Lili-Anne Tremblay, Joe Occhiuto, Luigi Liberatore, il presidente del Congresso Nazionale Roberto Nazionale, Ivana Bombardieri di Radio CFMB, la prof.ssa Filomena Sclapari, il Sen. Basilio Giordano, Giorgio Lombardi di ItalVin e Tony Commodari. Ilario è assistito da una squadra formata da: Barbara Pisani, Rocco Caruso, Carmen Isac, Maria Teresa Laurito e Domenico Romagnino. Ad introdurre Maiolo, è stato Vincenzo Guzzo, noto imprenditore dell’industria cinematografica quebecchese: “È la prima volta che mi espongo ad appoggiare un candidato a Saint-Léonard. Ho avuto modo di frequentare il governo in carica – ha detto Guzzo – ed ho capito che il consenso della Comunità italiana viene dato per scontato. Ilario è un candidato agli antipodi del PCC, un avvocato dalla vocazione umanitaria, che ha dedicato gran parte della sua vita ad aiutare i meno fortunati nel mondo. Basta fare i timidi, è il tempo di mandare un messaggio chiaro e netto ai liberali: la misura è colma”. Ilario Maiolo, dal canto suo, ha fatto un intervento particolarmente ispirato e convincente: “Nei miei 10 anni di servizio umanitario e nel corso della mia carriera, ho imparato che bisogna stare all’ascolto della gente e mi impegno ad ascoltare e rappresentare al meglio i cittadini di Saint-Léonard Saint-Michel : sarò la voce della mia gente a Ottawa e non la voce di Ottawa tra la mia gente”. Ha poi enumerato i tanti fallimenti del governo Trudeau, come la guerra commerciale con la Cina, il deficit galoppante ed il sistema di immigrazione “ingiusto ed iniquo”. “Quando faccio il ‘porta a porta’, la gente mi dice che è molto delusa dai liberali”. Maiolo si impegna ad assistere meglio soprattutto i nostri anziani, i cui club vibrano come le “piazze italiane”, e la classe media. A  prescindere dalle origini: “Quella di Saint-Leonard/St-Michel è una grande famiglia multiculturale”. Fermo restando il suo orgoglio tricolore: “Sarò fiero di rappresentare una contea in cui si respira un’atmosfera italiana”. A tutti i suoi concittadini, italiani e non, Maiolo vuole restituire dignità e rispetto. “Per un governo conservatore in grado di rappresentarci all’estero con dignità, e capace di fare degli interessi dei cittadini la sua priorità assoluta”. (V.G.)

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  • Sfida all’ultimo voto tra Legault e Couillard

    Sfida all’ultimo voto tra Legault e Couillard

    Québec – Dopo l’ultimo dibattito televisivo andato in onda su LCN, i leader dei principali partiti in lizza per la guida della Provincia si preparano al rush finale per conquistare il voto degli indecisi e aggiudicarsi le elezioni. La sfida è tra François Legault (CAQ) e Philippe Couillard (PLQ), con Jean-François Lisée (PQ) e Manon Massé (QS) che possono diventare l’ago della bilancia per un eventuale governo ‘maggioritario’, o ‘minoritario’. Rispetto al vantaggio di 5 punti percentuali che Legault vantava fino a qualche settimana fa, tutti i sondaggi resi pubblici la settimana scorsa (Mainstreet/Capitales Médias, Léger/Le Devoir/The Gazette, CROP/Cogeco e Leger/LCN) concordano nel certificare una lotta serrata tra CAQ e PLQ. Secondo il magazine di approfondimento ‘L’Actualité’, che ha fatto una media di tutti i risultati ottenuti da diversi istituti di statistica, se si andasse a votare oggi, il 30.5% sceglierebbe il Parti libéral du Québec (PLQ), il 30.2% la Coalition avenir Québec (CAQ), il 21% il Parti québécois (PQ) ed il 14.7% Québec solidaire (QS). Questo il voto popolare. Fatale per Legault (nonostante la mezza marcia indietro) l’immigrazione ed il suo test di valori e lingua francese, che comporterebbe l’espulsione dopo 3 anni in caso di fallimento. In termini di seggi, invece, combinando il vantaggio cachista tra i francofoni e nei piccoli centri della Provincia con il sistema elettorale maggioritario, la CAQ conseguirebbe 53.5 seggi, il PLQ il 45.8, il PQ il 19.1 e QS 6.6. E visto che per la maggioranza all’Assemblea Nazionale bisogna conquistare 63 seggi, l’eventuale governo cachista sarebbe un esecutivo di minoranza. Un ‘governicchio’ che, schiacciato dalla necessità della politica dei compromessi (al ribasso), potrebbe anche non durare tutta la legislatura. E a rimetterci sarebbero, come al solito, i cittadini quebecchesi.

    Il voto quebecchese in sintesi:

    Lunedì 1º ottobre, dalle 9.30 alle 20, si svolgeranno le elezioni legislative n. 42 della storia del Québec per eleggere 125 deputati che occuperanno i 125 seggi dell’Assemblea Nazionale (che corrispondono alle 125 circoscrizioni o contee elettorali).

    Le elezioni provinciali sono disciplinate da un sistema elettorale maggioritario basato su un collegio uninominale a un turno (uninominale secco). Denominato first-past-the-post (“il primo prende tutto”), prevede la vittoria del candidato che riporta il maggior numero di voti. In ogni collegio, cioè, viene eletto chi riceve più voti, mentre tutti gli altri, anche se ricevono percentuali di voto importanti, vengono esclusi. È il sistema in vigore nel Regno Unito e nella stragrande maggioranza dei Paesi anglosassoni.

    Sono 22 i partiti riconosciuti da “Élections Québec” per un totale di 940 candidati, di cui 375 donne, ovvero il 40%.

    Gli slogan dei principali partiti: “Pour faciliter la vie des Québécois” (PLQ), “Sérieusement” (PQ), “Maintenant.” e “Populaires” (QS).

    Sono 6.153.406 i cittadini quebecchesi iscritti nei registri elettorali. Alle precedenti elezioni, il 7 aprile del 2014, l’affluenza è stata del 71,4% : hanno votato 4 295 055 su 6 012 440 aventi diritto.

    Alle elezioni del 7 aprile del 2014, il PLQ ha tenuto il 41,52% dei voti (1 757 071) per un totale di 70 seggi; il PQ il 25,83% (1 074 120) per 30 seggi; la CAQ il 23,05% (975 607) per 22 seggi e QS il 7,63% (323 124) per 3 seggi.

    I candidati italo-canadesi in corsa: Loredana Bacchi (CAQ),LaFontaine; Mauro Barone (CAQ) Mille-Îles; Doni Berberi (PQ) La Peltrie; Beverly Bernardo (indipendnete) Viau; Giuseppe Cammarrota (Verdi), Nelligan; Dwayne Cappelletti (Partito Libero), Mille-Îles; Enrico Ciccone (PLQ), Marquette; Michael-Louis Coppa  (PCQ), Robert-Baldwin; Andrés Fontecilla (QS), Laurier-Dorion;  Antonino Geraci (Verdi), Sanguinet; Agata La Rosa (PLQ), Rosemont; Alexandra Liendo (PCQ), Rosemont; Alessandra Lubrina (PLQ), Gouin; Jennifer Maccarone (PLQ), Westmount-Saint-Louis; Ingrid Marini (PLQ), Brome-Missisquoi; Richard Merlini  (PLQ), La Prairie; Liana Minato (Parti 51), La Prairie; Sarah Petrari (CAQ), Jeanne-Mance-Viger; Saul Polo (PLQ), Laval-des-Rapides; Sandra Mara Riedo (Verdi),La Peltrie; Filomena Rotiroti (PLQ), Jeanne-Mance-Viger; Giuseppe Starnino (partito Libero), Saint-Jérôme; Felice Trombino, (PCQ), Soulanges; Patricia Vaca (Cambiamento), Mirabel; Claire Vignola  (PQ), Lesage; Jean-François Vignola (PCQ), Johnson; Paul-Émile Vignola (PCQ), Matane-Matapédia, Sol Zanetti (QS)m, Jean-Lesage.

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  • Couillard si difende, Legault non convince, brilla Lisée

    Couillard si difende, Legault non convince, brilla Lisée

    QUÉBEC AL VOTO Lunedì 1º ottobre

    Montréal – Tra i due litiganti, il terzo gode. Il vecchio adagio calza a pennello per descrivere la situazione politica provinciale, all’indomani del primo dibattito-tv (andato in onda su Radio-Canada, il prossimo sarà di scena giovedì 20 settembre su LNC, dopo il confronto in inglese di lunedì su CBC, Global e CTV News) che ha visto Philippe Couillard (PLQ) e François Legault (CAQ) in affanno e sotto attacco (il primo perché Primo Ministro, il secondo perché ‘battistrada’ nei sondaggi), sopraffatti da un Jean-François Lisée (PQ) tonico e rassicurante (al netto del referendum sull’indipendenza per un eventuale secondo mandato), con la stessa Manon Massé (Québec solidaire) in grado di reggere il confronto con uno spirito battagliero e autentico, salvo poi perdersi in promesse da ‘Paese dei Balocchi’ (come la gratuità scolastica fino all’Università). Legault parte bene, mettendo Couillard con le spalle al muro su un tema sensibile e spinoso come la sanità: “Il 59% dei quebecchesi –attacca – non riesce a farsi visitare dal medico di famiglia il giorno stesso, o l’indomani”. Poi il primo autogol: “Ridurrò i tempi di attesa al Pronto soccorso a massimo 90 minuti”. Cioè l’85% in meno rispetto alla media attuale. Senza spiegare, peraltro, con quali coperture finanziarie. Inoltre, pur concedendo più “potere” (di prescrizione) a farmacisti e infermieri, la missione nasce già perdente in partenza: ci vogliono anni per cambiare un sistema sanitario “malato”. D’altro canto, la ricetta del Ministro liberale Gaétan Barrette sulle supercliniche non ha convinto. Per non parlare degli aumenti di stipendio a vantaggio dei medici specialisti, giudicati come un “affronto” dai pazienti, spesso abbandonati al loro destino. Controproducenti, anche se realistici, i continui paragoni di Legault al modello dell’Ontario: “I nostri medici guadagnano il 40% in meno”. Ergendosi a paladino del capitalismo (come se i soldi fossero la soluzione di tutti i problemi). E qui la prima stoccata di Lisée: “Non è il Primo Ministro Doug Ford a decidere le politiche del Québec”. Un pizzico demagogico e populista (il Québec è pur sempre una Provincia di uno stato federale), ma utile a rinfocolare l’orgoglio quebecchese. E poi l’attacco a Couillard: “Abbandonando i più vulnerabili, il governo non ha mai mostrato la minima compassione per la sua gente”.  Ancora Legault sull’istruzione: “Tutti i bambini di 4 anni negli asili nido (classes de maternelle) o nei Centri di Piccola Infanzia (CPE)”. Ma Couillard gli ricorda che aprire gli asili anche ai bambini di 4 anni comporterebbe  costi insostenibili. I toni salgono quando il dibattito si sposta sul tema dell’immigrazione/identità nationale: Legault è apparso nervoso e approssimativo, quando gli interlocutori lo hanno attaccato sul test dei valori e sull’esame di francese: in caso di fallimento, dopo 3 anni c’è l’espulsione. “Fai paura alla gente”, lo aggredisce Couillard. Ma Legault tuona: “Smettila di darci lezioni”. Chiedendogli, invano, di scusarsi dopo che un suo candidato, Mohammed Barhone, ha accusato la CAQ di voler fare una “pulizia dell’immigrazione”. Anche Manon Massè ha il suo momento di gloria quando il dibattito si sposta sul salario minimo: “In che mondo vivete? – incalza i suoi avversari – : oggi un milione di quebecchesi vive col salario minimo: domani mattina, non fra chissà quanti anni, bisogna passare da 12 a 15 $ all’ora!”. (V.G.)

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