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  • Guerra in Ucraina: l’incontro con von der Leyen

    Guerra in Ucraina: l’incontro con von der Leyen

    “Lavoriamo a ridurre la dipendenza dal gas russo”

    BRUXELLES – Sulla guerra in Ucraina l’Ue “ha dato una straordinaria prova di unità”. A dirlo è stato, lunedì scorso, il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, secondo il quale “siamo uniti nel condannare con forza l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e siamo uniti nell’imporre sanzioni senza precedenti nei confronti di Mosca”.

    Questa unità, chiarisce Draghi, “è la nostra principale forza. È essenziale mantenerla nell’affrontare tutte le conseguenze che questa crisi avrà sull’Unione europea, come l’accoglienza dei rifugiati dall’Ucraina e la tutela della sicurezza energetica per cittadini e imprese”.

    “L’Italia è al lavoro per ridurre la dipendenza dal gas russo”. “L’Italia – ha spiegato Draghi arrivando a Bruxelles per incontrare la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen – è al lavoro per ridurre in tempi rapidi la sua dipendenza dal gas russo. Sabato ho sentito al telefono l’emiro del Qatar, Al Thani, con cui ho discusso in particolare di come rafforzare la cooperazione energetica tra i nostri Paesi”.

    “Questo è il momento della solidarietà e dell’accoglienza”. “L’Italia sostiene pienamente l’Unione Europea anche nella gestione della crisi migratoria. Questo è il momento della solidarietà e dell’accoglienza, valori fondanti dell’Unione e principi che l’Italia mette in pratica da anni. Il 3 marzo abbiamo sostenuto la storica approvazione dell’attuazione della Direttiva europea sulla protezione temporanea degli sfollati, a beneficio di chi fugge dalla guerra in Ucraina”.

    “Massima rapidità dell’Italia nell’attuare le sanzioni”. Il Premier ha quindi evidenziato la rapidità con cui l’Italia è intervenuta nell’attuare le sanzioni contro Mosca. “Nei giorni scorsi, il Comitato per la sicurezza finanziaria del Ministero dell’Economia ha approvato importanti provvedimenti di congelamento di beni nei confronti di oligarchi russi, che sono stati prontamente eseguiti. La Banca d’Italia ha chiesto agli istituti di credito di comunicare le misure di congelamento applicate, e di fornire i dettagli sui soggetti coinvolti e sul valore e la natura dei beni”.

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  • L’opinione di Claudio Antonelli: Ucraina, il ritorno della Storia

    L’opinione di Claudio Antonelli: Ucraina, il ritorno della Storia

    Cercherò di evitare, in queste righe, quell’emotività e quel moralismo che permeano invece il concitato “parlare per parlare” su Ucraina, Russia o su altri temi, nella nostra Italia, dove il tema di politica estera nei “talk show” portava, fino a ieri, su Giulio Regeni e sul “nostro” Patrick Zaki, suscitatori dalle Alpi alla Sicilia di angosce, rabbie e speranze. Non entrerò nel merito delle pretese di Putin, invasore e anche massacratore; ma capo di una Federazione Russa che ha abbandonato l’ideologia totalitaria comunista (basata sui gulag, la menzogna, i privilegi della nomenclatura, la paura e le pezze al c… per il popolo) di cui molti nei salotti buoni, in Italia, celebravano invece le virtù.

    Le pretese di Putin meriterebbero, comunque, di essere conosciute un po’ meglio. Una richiesta di ascolto è stata da lui profferita, per l’ultima volta, prima di invadere l’Ucraina. Alcuni studiosi, tra cui Mearsheimer, Kissinger, il nostro Sergio Romano, e giornalisti come Marcello Foa, hanno analizzato a suo tempo le ragioni di Putin, sulle quali egli chiedeva invano all’Europa e all’America di essere ascoltato. E ci hanno messo in guardia su ciò che sarebbe potuto succedere…

    Il moralismo virtuoso, alla base oggi di una russofobia a fin di bene (che ha colpito sia Dostoevsky, censurato, sia i giovani atleti russi respinti alle Paralimpiadi), non ha mai tenuto conto del sentimento d’accerchiamento provato, a torto o a ragione, da Putin, a causa della continua espansione della Nato dopo il crollo dell’impero sovietico.

    Si invoca l’abolizione delle guerre, si contrappongono i buoni ai cattivi, ma non si tiene conto dell’implacabile logica dei rapporti di forza tra le maggiori potenze mondiali; attraverso alleanze, equilibri e sfere d’influenza. Vedi il pericolo costituito dalla Cina, nuova superpotenza che espande le sue aree d’influenza.

    Le guerre purtroppo ci sono e non sarà il Papa, capo di un Vaticano che nel passato ha fatto uso anche delle armi, ad esorcizzarle attraverso le sue, pur encomiabili, prediche e preghiere. E mentre noi condanniamo con parole di fuoco le prepotenze armate altrui, accettiamo tranquillamente la logica USA, ossia la logica di un gendarme sovranazionale super armato e con basi militari attraverso il globo e con periodiche violazioni dell’integrità territoriale altrui; vedi anche i bombardamenti ad opera della Nato e degli USA sulla Serbia.

    Dico ciò non per giustificare l’aggressione all’Ucraina, ma semplicemente per spiegare il mio stupore di fronte allo spirito angelico di tanti. Il realismo non dovrebbe incoraggiarci né ad accettare né a giustificare le guerre. Ma a prepararvisi, sì, cercando di capir la logica, pur distorta rispetto al vivere civile, di chi potrebbe iniziarne una.

    Putin è fuori del tempo, si comporta come un figlio del secolo scorso… Nel 2022 queste cose non dovrebbero succedere… Al giorno d’oggi è inammissibile che un conflitto geopolitico degeneri in guerra… Putin applica le logiche di ieri al mondo di oggi…

    Tali giudizi sono improntati ad uno spasmodico culto del presente, con l’abolizione del passato: il passato nazionale.

    Forse è anche il tipo di guerra condotta finora in Ucraina – una guerra dopo tutto quasi arcaica – a suscitare certe perplessità, visto anche che il Web e Hollywood ci avevano mal preparati a questi scenari oscenamente reali.

    I celebratori del magico momento presente e delle sue mode, cui gli sgangherati tatuaggi che deturpano i corpi umani ridotti a lavagne arrecano un omaggio che è più che epidermico, non sembrano disposti a perdonare a Putin, personaggio démodé, il suo ritardo nei confronti del presente.

    Ma con Putin e Zelensky passato e Storia sono tornati. Una Storia, un passato – e quindi un presente – ancora una volta tragici.

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  • Russia-Ucraina, le 4 condizioni di Mosca

    Russia-Ucraina, le 4 condizioni di Mosca

    KIEV – Durante i negoziati (giunti al terzo round) con l’Ucraina, la Russia ha posto 4 condizioni per terminare immediatamente l’invasione. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov (tra gli oligarchi sanzionati dall’Ue) ha rivelato le richieste di Mosca a Kiev, poche ore prima che le due delegazioni si vedessero per il terzo incontro dei negoziati. In primo luogo la cessazione delle operazioni militari: l’esercito ucraino deve deporre le armi e smettere di combattere.

    In seconda battuta il riconoscimento della Crimea come territorio russo. Putin vuole l’annessione ufficiale dell’isola contesa dal 2014. In aggiunta, Mosca chiede a Kiev di riconoscere l’indipendenza delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, nel Donbass. Per ultimo, ma non per importanza, l’Ucraina dovrà mettere mano alla sua costituzione e rendersi neutrale. Nessun ingresso all’Unione europea o alla Nato, dunque. Su quest’ultimo punto, l’Ucraina ha già fatto sapere che è disposta a trattare, andando incontro alle richieste di Putin. Nel frattempo, però, il presidente del Consiglio europeo Michel ha affermato: ‘’Nei prossimi giorni discuteremo l’annessione della l’Ucraina nell’Ue».

    L’esercito russo punta Kiev
    Intanto la guerra continua senza sosta e l’esercito russo prepara l’offensiva per conquistare Kiev, vero snodo del conflitto e ancora saldamente in mano all’Ucraina.La Russia ha lanciato finora più di 625 missili in Ucraina: lo ha riferito un funzionario del Pentagono, citato dei media americani.

    Secondo quanto rivelato da più fonti, Vladimir Putin e i suoi generali si aspettavano di poter condurre una guerra lampo. E la scorsa settimana hanno ammesso, per la prima volta, pesanti perdite sul campo. L’esperto militare Ed Arnold, ricercatore per la sicurezza europea presso il think tank del Royal United Services Institute (RUSI), ha spiegato che «al ritmo attuale delle perdite russe, abbiamo indicazioni che questa operazione diventerebbe insostenibile entro circa tre settimane dal punto di vista russo». Un’indicazione che, se fosse confermata, spiegherebbe l’escalation delle violenze anche sui civili, che sono destinate ad aumentare se non ci saranno passi avanti sui negoziati.

    La Cina si offre per mediare
    Nel corso di una conferenza stampa, il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha detto che il Paese è pronto a lavorare con la comunità internazionale per una “necessaria mediazione” sull’Ucraina, pur ribadendo che l’alleanza con la Russia è solida come una roccia.

    Attacchi hacher
    Nuovo attacco di Anonymous verso Mosca: il gruppo di hacker ha preso di miura i canali televisivi russi, trasmettendo video della guerra in Ucraina e invitando i russi a opporsi al genocidio russo in Ucraina.

    Canada e Italia tra i ‘Paesi ostili’ a Mosca
    ll governo russo ha approvato una lista di ‘Paesi ostili’, per aver applicato o per essersi uniti a sanzioni contro Mosca nella quale compare anche l’Italia in quanto Paese europeo. Lo riferisce la Tass. Tra le misure sotto accusa, la chiusura dello spazio aereo alla Russia da parte di Ue, Stati Uniti e Canada. La lista comprende oltre ai paesi Ue, gli Usa, il Canada, la Gran Bretagna, il Giappone, la Corea del Sud, l’Australia, la Nuova Zelanda, la Svizzera oltre che ovviamente la stessa Ucraina. Ma anche l’Islanda, il Canada, il Liechtenstein, Monaco, la Norvegia, San Marino, Singapore, Taiwan, Montenegro. Nel documento del governo si sottolinea che le controparti russe – pubbliche o private – ‘che hanno obbligazioni in valuta estera nei confronti di creditori stranieri dall’elenco dei paesi ostili potranno pagarli in rubli’.

    Canada, dazi 35% a tutti i beni da Russia e Bielorussia
    A causa dell’invasione in Ucraina, nei giorni scorsi il Canada ha imposto dazi del 35% su tutti i beni provenienti da Russia e Bielorussia. Ai due paesi è stato revocato lo status commerciale di nazione più favorita: lo ha reso noto il Ministro delle Finanze Chrystia Freeland. Il Canada, ha sottolineato, è il primo paese ad adottare questa misura ed esorta a seguire il suo esempio. Ottawa imporrà sanzioni anche a dieci manager delle compagnie russe Rosneft e Gazprom.

    A partire dal 2014, il Canada ha imposto sanzioni a oltre mille individui ed entità russe, ha concluso la Freeland. Da Londra, dove lunedì 7 marzo il Primo Ministro Justin Trudeau ha incontrato il suo omologo inglese, Boris Johnson, è arrivato l’annuncio: “Oggi il Canada annuncia nuove sanzioni contro 10 individui complici di questainvasione ingiustificata”. Il leader liberale ha spiegato che tra le persone sanzionate figurano “ex ed attuali alti funzionari del governo, oligarchi e sostenitori della leadership russa”.

    Carte di credito, TikTok e Netflix sospendono i servizi in Russia
    Intrattenimento, social network, banche e tanto altro: la risposta all’ingiustificato atto di invasione ucraina promosso da Putin ha visto una partecipazione massiccia da parte di settori diversi dell’economia mondiale. In Russia, infatti, non sarà più possibile usufruire della piattaforma streaming Netflix, il cui accesso è stato bloccato su tutto il territorio nazionale. Allo stesso modo ha deciso di fare un passo indietro anche il social “cinese” TikTok che in un comunicato ha spiegato come la nuova legge russa sulle “fake news” mettesse a rischio l’incolumità dei propri dipendenti. Enormi limitazioni all’economia russa arrivano anche dallo stop di alcune banche e circuiti all’interno del Paese: AmericanExpress, infatti, si unisce a Visa, Mastercard e Paypal nel bloccare la funzionalità delle proprie carte in Russia.

    Onu: oltre 1,7 milioni di rifugiati, 100mila gli orfani
    È salito ad oltre 1,7 milioni il numero di persone fuggite dall’Ucraina dallo scorso 24 febbraio, data dell’invasione russa, Lo ha reso noto l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr). Dal 24 febbraio al 6 marzo, il numero di rifugiati ha raggiunto un totale di 1.708.436, riferisce l’ultimo aggiornamento pubblicato sul sito dell’Unhcr. Di questi oltre un milione sono giunti in Polonia. Oltre230milapersonesono rifugiate in Moldavia dall’inizio della crisi Ucraina, scatenando una pressione importante su un Paese con due milioni e 600mila abitanti. “Su otto bambini oramai uno è un rifugiato”, è l’appello del premier Gavrilita alla Cnn: “L’Ue deve creare corridoi per consentire ai profughi di lasciare il Paese”. Circa 120mila i rifugiati ucraini che hanno deciso di rimanere, “siamo al limite della nostra capacità di accoglienza”.

    Patriarca Kirill giustifica la guerra: “È contro chi sostiene i gay”
    Vicinissimo al leader del Cremlino Vladimir Putin, il capo della chiesa ortodossa russa, il Patriarca Kirill, giustifica la guerra in Ucraina come una sorta di crociata contro i paesi che sostengono i diritti degli omosessuali. Nel suo sermone in occasione della Domenica del Perdono, il Patriarca ha descritto il gay pride come una sorta di spartiacque fra il bene il male.

    “Stiamo parlando di qualcosa di molto più importante della politica. Parliamo della salvezza umana.. siamo entrati in una guerra che non ha significato fisico ma metafisico”, ha affermato Kirill.

    Secondo il Patriarca, “le parate del gay pride dimostrano che il peccato è una variabile del comportamento umano”. E il loro svolgimento sono “un test di lealtà” ai governi occidentali, che invece è stato, a suo dire,
    respinto dalle due repubbliche separatiste del Donbass. “Per otto anni si è cercato di distruggere quanto esisteva nel Donbass, dove vi è un fondamentale rifiuto dei cosiddetti valori offerti da chi rivendica il potere mondiale”, ha detto il Patriarca affermando che la parte dove scegliamo oggi di stare “è un test della fedeltà al Signore”.

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  • Lo Zibaldone di Vincenzo Thoma: L’i-solitudine

    Lo Zibaldone di Vincenzo Thoma: L’i-solitudine

    L’invasione russa dell’Ucraina ci pone drammaticamente, e ancora una volta, davanti al dilemma del porcospino, un’immagine che servì al filosofo Arthur Schopenhauer per rappresentare la paradossalità della nostra esistenza: un’umanità aculeata che, sì, cerca il contatto fisico con l’altro al fine di trovare tepore davanti alle intemperie della vita, ma che non riesce inevitabilmente a non ferirsi con i pungiglioni del prossimo.

    E soprattutto ferire anche quello. L’animale politico a cui pensava Aristotele è da sempre un lupo per gli altri uomini, come dicevano i Latini di Plauto, e come anche Hobbes ricordava, giustificando la necessità di uno Stato tentacolare e panottico che riduca la nostra libertà di aggredire il vicino. Eppure, in nome di nuovi armati leviatani, ecco oggi un altro pezzo di terra da infilzare con bandiere e missili nucleari a lunga gittata. “Ça va sans dire, per allontanarne altri’’ (sic). Quindi, al diavolo sovranità, diritti umani, lingue, tradizioni religiose, speranze, progetti, vite violate!

    Ammettiamolo: siamo incapaci di Pace. Ci ritroviamo gettati nel vortice dell’esistere, in dolorosa collisione con l’Altro. E soprattutto siamo ‘’soli’’. Soli, ma irrisplendenti, e a volte senza lune a cui rivolgerci. Tanto soli che la ricerca del conflitto diventa spesso facile soluzione all’insopportabile consapevolezza della nostra marginalità davanti al mistero dell’esistere. Pugno, ergo sum, sembriamo gridare ancora, ‘’descartes” invasati e allucinati, l’uno contro l’altro.

    In ‘’Diceria dell’untore’’, Gesualdo Bufalino, conia un neologismo meraviglioso, ‘’isolitudine’’. Con buona pace dei versi di John Donne che cantava l’impossibilità per ogni individuo di considerarsi un’isola rispetto all’Altro da sé, Bufalino, al contrario, fonde mirabilmente l’idea della solitudine e quella dell’insularità, elementi quasi consustanziali dell’esistere di ciascuno di noi. Oggi potremmo vedere l’isolitudine dello scrittore siciliano come ‘’i-Solitudine’’, specialmente ad osservare i nostri figli, iperconnessi e allo stesso tempo confinati, socialmente distanziati (e non è solo un problema di questi tempi pandemici), impreparati ad affrontare una realtà che continua ad aguzzare i suoi pungiglioni. Mentre da una parte di questo incandescente granello di sabbia, altri istrici feriti si sradicano ancora, alla volta di un nuovo altrove.

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  • De Gustibus di Alessandra Cori: guerra Russia-Ucraina

    De Gustibus di Alessandra Cori: guerra Russia-Ucraina

    Quando si pensa alla Russia viene subito in mente la ricchezza delle materie prime e quindi il pensiero corre a gas e petrolio. Ma c’è anche la filiera agroalimentare in agitazione per l’escalation sul fronte ucraino, sfociata ormai in guerra aperta.

    Sono due gli ordini di problemi che si pongono davanti ai produttori agricoli e ad agroalimentari italiani. Da una parte, il tema delle sanzioni che significa blocco dei canali di commercio e aumento generalizzato dei prezzi. Dall’altra, quel che l’Italia importa dai Paesi di quell’aera geografica e che potrebbe venire a mancare nel prossimo futuro.

    Infatti, osservando il problema dal lato del rapporto con la Russia, l’export agroalimentare italiano è con le ossa rotte dopo otto anni di sanzioni già in essere. Le carni bovine e suine, il pollame, il pesce, i formaggi e i latticini sono state le vittime principali dell’embargo russo che in otto anni è costato circa 1,4 miliardi di euro.

    Il settore ortofrutticolo è però quello più colpito, con l’export che valeva 56 milioni di euro nel 2013 e si è attestato a poco più di 40mila euro nel gennaio-novembre 2020.

    Il timore, ora è che l’escalation militare comporti il coinvol- gimento di altri prodotti, e qui i rischi li percepisce soprattutto il comparto del vino che, negli ultimi otto anni, ha visto una crescita del 35%. Basti pensare che il vino made in Italy in Russia è arrivato a valere 135 milioni di euro nel 2021, dai circa 100 del 2013. I vini di gamma alta, pasta e dolciumi, e i prodotti da forno del Bel Paese potrebbero dunque subire un duro colpo da una spirale di sanzioni e contromosse russe. Il segnale di speranza viene dal fatto che, almeno per il momento, l’Unione Europea è intenzionata ad agire su finanza e tecnologia. Infatti, la Russia rimane per i produttori italiani un grande mercato e il momento è sufficientemente difficile da non aggiungere complicazioni.

    Il rincaro dei prezzi energetici sta già facendo lavorare molte imprese con livelli di costi superiori al valore dei prodotti stessi.

    Per quanto riguarda le importazioni, tutte le filiere agroalimentari sono in allarme per il tema energia che ha ripercussioni ramificate su tutte le produzioni. Un tasto particolarmente sensibile è quello dei fertilizzanti, di cui la Russia è tra i maggiori produttori. Dal gas liquefatto si ottengono, infatti, fertilizzanti importantissimi per l’agricoltura. L’urea, fondamentale nella fase post-semina, è passata da 350 euro a 1.000 euro a tonnellata. Sono soprattutto i fertilizzanti a base di azoto, di provenienza russa, ad essere fortemente rincarati.

    L’attacco di Putin in Ucraina ha avuto poi conseguenze dirette sui prezzi delle materie prime. D’altra parte, Russia e Ucraina rappresentano circa il 29% delle esportazioni globali di grano, il 19% delle forniture mondiali di mais, e l’80% delle esportazioni mondiali di olio di girasole. Mosca da sola è la principale esportatrice a livello mondiale di grano. Un mercato nel quale anche l’Ucraina svolge un ruolo importante (settima al mondo per il grano tenero).

    Ma il vero problema è per le conseguenze che il conflitto russo-ucraino potrebbe portare sulle forniture di mais. Infatti, se il mais non è così presente sulle nostre tavole, il suo ruolo e quello di Kiev nella filiera agroalimentare è però determinante per altre ragioni, più nascoste agli occhi del grande pubblico perché sta nel mezzo della catena produttiva.

    L’Ucraina produce 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (quinta al mondo) e ne spedisce 700mila in Italia. L’Ucraina ne è il secondo fornitore per l’Italia dopo l’Ungheria, con una quota di poco superiore al 20% sia in volume che in valore. Il mais è il principale ingrediente delle diete per gli animali (47%) ed è strategico nelle filiere nazionali dei prodotti zootecnici e Bio-industriali. La conseguenza è che i rialzi sul mais rendono decisamente poco remunerativa la produzione di carne di qualità controllata con rischi di vedere aumentare i prezzi direttamente al consumatore.

    Ad attenuare questi timori c’è però la forte capacità di resilienza dell’intero settore agroalimentare italiano, assolutamente capace di far fronte nel breve e medio periodo al fabbisogno di cibo nel Paese e di quello da esportare nel mondo come immagine del Made in Italy.

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  • Trudeau invia armi in Ucraina

    Trudeau invia armi in Ucraina

    OTTAWA – Il governo canadese invierà un quarto carico di armi letali in Ucraina, che continua a combattere per respingere l’avanzata russa. Annunciato lunedì, nel corso di una conferenza stampa, questo nuovo sostegno al governo di Zelensky includerà centinaia di missili anticarro e alcune migliaia di cosiddette “munizioni potenziate”.

    “Ciò si aggiunge alle nostre tre precedenti spedizioni di armi letali e non letali”, ha spiegato il Primo Ministro Justin Trudeau. Accompagnato dalla Vice Prima Ministra Chrystia Freeland, dalla Ministra della Difesa Anita Anand e dal Ministro dell’Immigrazione Sean Fraser, Trudeau ha elogiato il coraggio degli ucraini, che stanno dimostrando una resistenza maggiore di quanto si aspettasse lo stesso Putin.

    “Il mondo intero è ispirato dalla forza e dall’intensità della loro resistenza. E il Canada continuerà a sostenere l’eroica difesa dell’Ucraina contro l’esercito russo”, ha sottolineato Trudeau. Due settimane fa, il Primo Ministro aveva accettato di inviare in Ucraina armi letali per un valore di 7,8 milioni di dollari, tra cui pistole, mitragliatrici, fucili e munizioni. Fino ad allora, il Canada si era limitato a spedire forniture non letali, come rilevatori di mine, kit medici, giubbotti antiproiettile, caschi, maschere antigas e apparecchiature per la visione notturna.

    Esclusa, ancora una volta, la partecipazione diretta dei soldati canadesi ai combattimenti in Ucraina. Justin Trudeau ha anche annunciato l’intenzione del Canada di vietare tutte le importazioni di petrolio greggio dalla Russia, “un’industria da cui il presidente Putin ed i suoi oligarchi hanno tratto enormi benefici”, ha affermato. Sempre lunedì, il Canada e gli altri paesi del G7 hanno interrotto ogni rapporto con la Banca centrale russa.

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  • L’opinione di Claudio Antonelli: La guerra in Ucraina

    L’opinione di Claudio Antonelli: La guerra in Ucraina

    Gli insegnamenti dell’aggressione armata di cui è vittima l’Ucraina sono molteplici. Vi sono lezioni anche linguistiche – parole, slogan, frasi fatte – da poter trarre da queste drammatiche vicende. Innanzitutto, l’attuale sconvolgimento delle regole del gioco e delle verità consacrate è un invito ai politici, intellettuali, ideologi europei ad abbandonare le “astrattezze ideologiche” (Galli della Loggia), le utopie, il buonismo, e a divenire un po’ più realisti.

    Ricordate gli sberleffi alla “sovranità” e ai “sovranisti” difensori delle frontiere nazionali? Oggi tutti noi inorridiamo di fronte alla violazione armata della sovranità e delle frontiere dell’Ucraina ad opera della Russia.

    “La guerra è inutile” proclamano moltissimi nel Belpaese, gran campioni di moralismo e amanti della predica. Quanto sta succedendo in Ucraina prova invece “l’inutilità dei discorsi sull’inutilità delle guerre”.

    Esce a pezzi dall’invasione dell’Ucraina il buonismo dei nostri “cittadini del mondo”, aperti al favoloso “Diverso”; e nemici dei muri, delle frontiere e di tutto ciò che si oppone alla mescolanza di esseri umani, di mercanzie, di passati e di identità nazionali. Oggi il glorioso Diverso è rappresentato da un Putin, che più diverso da noi non si potrebbe…

    E i suoi avversari, gli ucraini, difendono la propria identità. Nel linguaggio obbligato di oggi i propri nemici sono da qualificare “nazisti”. Fa eccezione però l’Italia, paese nel quale il termine “nazista” è scarsamente usato. Noi abbiamo “fascista” come termine demonizzante tuttofare. Ed è in fondo una consolazione. Ma purtroppo esiste il termine “nazifascista” che non dà scampo… Dove sono i nazisti? Su che fronte operano? I pareri divergono. Putin ha detto di voler “denazificare” il governo ucraino, il cui presidente però, Volodymyr Zelensky, è un ebreo. Per gli ucraini, per i membri della Nato e per il presidente americano Biden, il nuovo Hitler è, invece, proprio lui: Putin.

    Tornano d’attualità gli inni nazionali, che io temevo stessero per essere dichiarati illegali dall’ONU e dalla UE. Tutti infatti esaltano l’egoismo nazionale, la lotta identitaria e la vittoria sui nemici: sentimenti e temi non “politically correct”. Molto attuali sono oggi le strofe dell’inno nazionale ucraino: “Non è ancora morta la gloria dell’Ucraina, né la sua libertà, a noi, giovani fratelli, il destino sorriderà ancora.” “I nostri nemici scompariranno, come rugiada al sole, e anche noi, fratelli, regneremo nel nostro Paese libero.”

    Gli ucraini sono “profughi veri in fuga da una guerra vera”, spero che mi si permetta di citare Salvini senza essere accusato di istigazione all’odio. Ma anch’io giudico che sia ormai tempo di identificare i migranti; che oggi entrano in Italia attra- verso una porta spalancata. Occorrerebbe accertandone l’identità anagrafica, il paese di origine con l’indicazione precisa della guerra o della persecuzione da cui il mi- grante dice di fuggire. E anche i trascorsi penali.

    La democrazia occidentale è un prodotto assai poco indicato per l’esportazione, a destinazione della Russia o di altrove, perché deperibile e anche perché è una pianta poco adatta a certi habitat. La mondializzazione ad oltranza, basata sull’idea di un mercato mondiale unico, con merci ed esseri umani liberi di spostarsi a loro piacimento, ha ricevuto dall’invasione russa dell’Ucraina un duro colpo. Già la pandemia ci aveva avvertiti che per certi articoli, come le mascherine, è meglio non dipendere dagli altri. Il gas naturale usato in Italia rischia oggi di essere bloccato. Esso infatti proviene in gran parte dalla Russia, di cui l’Italia è ormai nemica.

    Le sanzioni economiche, il bando alle importazioni e alle esportazioni, le misure finanziarie e di altro genere, miranti a punire la Russia, mostrano che mondialismo e globalizzazione presuppongono un’armonia tra popoli e nazioni che non esiste, e che, io temo, mai esisterà.

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  • La Storia dell’Ucraina in breve

    La Storia dell’Ucraina è intrecciata a quella della Russia, anche se non sono uguali. Hanno condiviso molti periodi storici, ma hanno lingue e culture diverse seppure con simile carattere alfabetico (il cirillo) e radici comuni. Qui di seguito, in sintesi, alcune tappe della storia ucraina.

    • Nel nono secolo d.C., il territorio che oggi corrisponde all’Ucraina era sotto il potere di alcune tribù slave. Fu poi conquistato dal popolo scandinavo dei Rus’ che nella città di Kyiv (l’odierna Kiev, in foto) insediarono la capitale dello Stato monarchico che chiamarono la Rus’ di Kyiv. Nel tredicesimo secolo le terre passarono in mano ai mongoli. Dalla Rus’ nacquero poi tre diversi Stati, che col tempo diventeranno Polonia, Lituania e Russia. Di lì passarono anche i cosacchi e i territori finirono nel diciottesimo secolo per diventare parte dell’Impero russo.

    • Nei primi anni del ‘900, l’area ucraina viene divisa in tre Stati: la Repubblica Nazionale dell’Ucraina occidentale, la Repubblica socialista sovietica ucraina e la Repubblica popolare ucraina. Nel 1922, in seguito alla Rivoluzione russa, i territori della Repubblica socialista sovietica ucraina vengono annessi all’URSS, mentre gli altri vengono spartiti tra Romania, Polonia e Cecoslovacchia. Torneranno all’URSS solo dopo la Seconda guerra mondiale.

    • Nel 1954 viene annessa all’Urss la zona della Crimea, a sud dell’attuale Ucraina. In seguito alla dissoluzione dell’URSS, nel 1991 l’Ucraina diventa indipendente, sotto la guida del presidente Leonid Kravčuk.

    • Tappa fondamentale nella storia moderna dell’Ucraina è il 2004, anno della rivoluzione arancione con cui il Paese si riavvicina all’Europa.

    • Dieci anni dopo, nel 2014, è di nuovo rivoluzione. Il popolo insorge contro il presidente Viktor Janukovyč, che aveva riportato l’Ucraina a orbitare intorno alla Russia. L’avvicinamento tra Ucraina e Unione europea è appoggiato dalla maggior parte del popolo ucraino, ma non dagli abitanti dei territori della Crimea, da sempre rimasti su posizioni filorusse. Settimane di tensioni e proteste sfociano nella dichiarazione unilaterale di indipendenza della Crimea. Poco dopo la regione viene annessa dalla Russia, con un trattato che non viene riconosciuto dalla comunità internazionale. Sempre nel 2014 vengono fondate le repubbliche autonome separatiste di Donetsk e Lugansk, appoggiate militarmente da Mosca.

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  • Guerra Ucraina-Russia. Il Premier al telefono con i leader G7, UE e Nato

    ROMA – Sulla guerra in Ucraina dopo l’invasione della Russia, lunedì 28 febbraio “il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha partecipato ad a una conversazione telefonica con il Presidente Biden, il Presidente Macron, il Cancelliere Scholz, il Primo Ministro Johnson, il Primo Ministro Trudeau, il Primo Ministro Kishida, il Presidente Duda, il Presidente Iohannis, il Presidente del Consiglio Europeo Michel, la Presidente della Commissione Europea von der Leyen e il Segretario Generale della Nato Stoltenberg. È stata ribadita la più ferma condanna per la brutale e ingiustificata aggressione nei confronti dell’Ucraina, alla quale è stata da tutti assicurata la più grande solidarietà”.

    È quanto reso pubblico da un comunicato della Presidenza del Consiglio. “Nel riaffermare l’importanza della coesione e dell’unità di intenti sin qui dimostrata, sono state passate in rassegna le iniziative sinora adottate per sostenere il popolo e le istituzioni dell’Ucraina sul piano umanitario, economico e militare; le decisioni attuate in ambito Nato e le sanzioni disposte nei confronti della Federazione russa. I Leader hanno concordato di mantenere il più stretto coordinamento sugli sviluppi della crisi e le misure da intraprendere”, ha sottolineato ancora il comunicato di Palazzo Chigi.

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  • La Russia invade l’Ucraina, che resiste e spera nell’Occidente

    La Russia invade l’Ucraina, che resiste e spera nell’Occidente

    KIEV, (Ilgiorno.it) – Nel quinto giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, la Russia è sempre più isolata a livello internazionale, mentre l’esercito di Putin ha incontrato una feroce resistenza. Quando stiamo per andare in stampa (sono le ore 18 del 28 febbraio), le città di Kiev e Kharkiv restano in mano ucraina e, dopo le sanzioni economiche occidentali, il valore del rublo è crollato del 30 per cento.

    Primo incontro andato a vuoto

    Le delegazioni dei due Paesi si sono incontrate al confine con la Bielorussia, ma non hanno raggiunto un accordo. L’attacco russo è continuato per tutta la durata dei negoziati e le posizioni delle due parti sono inconciliabili: Putin ha chiesto la “smilitarizzazione e denazificazione di Kiev”. Lunedì, l’Unione europea ha bandito gli aerei russi dal suo spazio aereo e la Russia, in risposta, ha fatto altrettanto. Intanto, la situazione della popolazione ucraina è molto drammatica.

    Già 252 civili morti

    Fino a questo momento sono morti, principalmente a causa dei bombardamenti, almeno 352 civili, tra cui 14 bambini, anche se il numero è probabilmente molto più grande. Secondo Filippo Grandi, capo dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, oltre 500 mila ucraini sono fuggiti dal Paese. Entrambi i bilanci sono destinati ad aumentare.

    Come sta andando l’invasione

    La Russia ha invaso l’Ucraina da tre direzioni: nord, est e sud. Ma dopo cinque giorni, l’avanzata russa è rallentata dalla resistenza, che è riuscita a mantenere il controllo Kiev, la capitale, e di Kharkiv, la seconda città del Paese. Secondo un’analisi dell’Institute for the study of war, la Russia ha sottovalutato le forze avversarie: “Gli attacchi contro entrambe le città sembrano essere stati mal progettati ed eseguiti e hanno incontrato una resistenza ucraina più determinata ed efficace del previsto”.

    Nel nord-est, in particolare, le forze russe stanno affrontando crescenti problemi di morale e di approvvigionamento. Inoltre, la Russia ha sorprendentemente fallito nel guadagnare la superiorità aerea e nel mettere a terra l’aviazione ucraina, che controlla ancora i cieli. Di fronte al mancato crollo della resistenza, la Russia sta ricalibrando le forze: ha sospeso l’attacco a Kiev e sta ammassando nuove truppe e rifornimenti in vista di un nuovo massiccio attacco.

    Perché la Russia ha invaso l’Ucraina

    Da tempo, la Russia teme che l’Ucraina si unisca – anche in lontano futuro – all’Unione europea o alla Nato (l’alleanza che include Stati Uniti e vari Paesi europei e occidentali, tra cui l’Italia). Da sempre, la Russia soffre della cosiddetta «sindrome dell’accerchiamento» e percepisce come una minaccia avere ai suoi confini dei Paesi membri nell’alleanza atlantica. Con l’invasione, Putin vorrebbe dissuadere l’Occidente a riavvicinarsi all’Ucraina oppure instaurare un regime a lui favorevole. Per questo il suo obiettivo prioritario è conquistare la capitale, Kiev, e rovesciare il governo del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Secondo diversi osservatori, tuttavia, Mosca non si aspettava una risposta internazionale così unita e ferma.

    L’efficacia e il prezzo delle sanzioni

    L’Unione europea, gli Stati uniti e vari Paesi della Nato hanno varato ampie sanzioni economiche contro la Russia. È stato congelato quasi il 50% delle riserve della Banca centrale russa (quelle detenuto all’estero) e sono state bloccate le attività finanziarie del presidente Vladimir Putin e di quasi 500 oligarchi russi. Diverse banche russe verranno escluse dal sistema internazionale di pagamenti Swift, rendendo agli istituti estremamente difficile operare. Oltre a questo, sono previsti embarghi a vari settori strategici del commercio nei confronti della Bielorussia, alleata di Mosca.

    L’obiettivo è rendere difficile alla Russia finanziare la guerra in Ucraina e danneggiare la sua economia. Gli effetti si fanno già sentire: in un giorno, il rublo ha perso quasi il 30% del suo valore e la borsa russa è rimasta chiusa per timore di un crollo totale. Secondouna stima dell’istituto finanziario J.P. Morgan, nel secondo trimestre dell’anno le sanzioni potrebbero costare alla Russia fino al 20% del Pil. Il problema è che nel medio periodo le sanzioni danneggeranno anche le economiche occidentali. Gli europei, in particolare, rischiano di subire un danno maggiore rispetto agli americani.

    La Russia è il quinto partner commerciale dell’Unione europea, il terzo dell’Italia. Al contrario, gli Stati Uniti hanno traffici molto più limitati. Ma il problema principale riguarda il gas naturale, da cui l’Europa è largamente dipendente. Dall’inizio della crisi, il prezzo del gas è aumentato vertiginosamente e porterà a un aumento a catena del prezzo dell’elettricità e dei beni in generale.

    La minaccia di una guerra nucleare

    La tensione internazionale è cresciuta improvvisamente quando domenica sera Putin ha messo in allerta il sistema difensivo nucleare a seguito delle sanzioni economiche occidentali. Il Paese possiede circa 6 mila testate nucleari disseminate nel suo vasto territorio, benché solo circa 1.600 siano dispiegate come armi terrestri, marittime e aeree o come missili in silos. La possibilità che Putin scelga di utilizzare armi nucleari, tuttavia, è assolutamente remota. Secondo la maggior parte degli esperti, la minaccia ha solo una funzione di deterrenza: lo scopo è di scoraggiare qualsiasi intervento militare diretto dell’Occidente in Ucraina.

    La questione dei profughi

    Secondo le stime dell’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, se la guerra proseguirà ci saranno oltre 4 milioni di profughi. Nei cinque primi giorni dell’invasione, oltre 500 mila persone – soprattutto donne e bambini – sono fuggiti verso la Moldavia, la Polonia, la Slovacchia e l’Ungheria. L’Unione europea sta già lavorando a un piano di accoglienza e redistribuzione all’interno dei Paesi membri. Se la risposta sarà unanime, i profughi saranno redistribuiti in base alla quota fissata dal Bilancio europeo: l’Italia, in questo, dovrà ospitare il 13 per cento degli ucraini in fuga. La Commissione europea è già pronta a stanziare nuovi fondi per fare fronte alla crisi migratoria.

    (Le informazioni riportate sono aggiornate alle ore 18 di lunedì 28 febbraio 2022)

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