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  • Gli Stati Uniti alla Cina: “Qualsiasi supporto a Mosca avrà conseguenze”

    Gli Stati Uniti alla Cina: “Qualsiasi supporto a Mosca avrà conseguenze”

    Il portavoce del dipartimento di Stato Usa Ned Price: “Sostenere la Russia sull’invasione dell’Ucraina avrebbe implicazioni per le relazioni della Cina in tutto il mondo, con gli Stati Uniti e suoi alleati in Europa e nella regione indo-pacifica

    ROMA – “Lo scopo dell’incontro di oggi (14 marzo, ndr) era esprimere in modo molto chiaro a Pechino le nostre preoccupazioni rispetto a un suo coinvolgimento” nella guerra in Ucraina e ribadire alla Cina “che qualsiasi tipo di supporto a Mosca – militare o economico – comporterà delle implicazioni”. Lo ha detto il portavoce del dipartimento di Stato Usa Ned Price a proposito dell’incontro a Roma tra il responsabile per la sicurezza nazionale americana, Jake Sullivan, e l’alto rappresentante cinese Yang Jiechi.

    “Sostenere la Russia sull’invasione dell’Ucraina avrebbe implicazioni per le relazioni della Cina in tutto il mondo, con gli Stati Uniti e i suoi alleati in Europa e nella regione indo-pacifica”, ha affermato Price. La Casa Bianca in una nota ha comunicato che i due diplomatici “hanno avuto una discussione sostanziale sulla guerra della Russia contro l’Ucraina”. Sullivan e Yang hanno sottolineato anche “l’importanza di mantenere aperte linee di comunicazione” nel corso di questa crisi. L’incontro romano, durato circa otto ore, si è svolto dopo diciannove giorni dall’attacco delle forze armate di Mosca.

    Domenica era trapelata la notizia di un sostegno militare di Pechino alla Russia, notizia smentita sia dalla Cina che dal Cremlino. Ma confermata dal Financial Times, che l’aveva anticipata: gli Usa hanno riferito agli alleati che la Cina ha dato la sua disponibilità a fornire assistenza militare alla Russia, ha scritto il quotidiano finanziario. Alla vigilia dell’incontro con il rappresentante cinese, Sullivan aveva detto molto chiaramente che qualora Pechino offrisse un’ancora di salvezza alla Russia subirà gravi conseguenze.

    La posizione del colosso asiatico per gli Stati Uniti resta comunque fondamentale: intento di Sullivan è quello di aprire un canale con la Cina per “una forte risposta internazionale e per delineare una strategia di sicurezza globale”. Al centro del colloquio anche il peso delle sanzioni, che la Cina ha criticato duramente e che gli Usa intendono incrementare, mettendo in guardia chiunque aiuti Putin a evitarle. Sull’argomento delle armi che Pechino fornirebbe alla Russia, la Cina ha accusato gli Stati Uniti di “disinformazione”.

    Secondo il Ministero degli Esteri di Pechino, riporta il Global Times, la “parte statunitense avrebbe diffuso disinformazione contro la Cina sulla questione ucraina con intenzioni sinistre”. La diplomazia cinese ci tiene a ribadire un suo “ruolo costruttivo” per “promuovere colloqui di pace”. Tuttavia, gli Stati Uniti sono “profondamente preoccupati” per la posizione della Cina di “allineamento con la Russia” di fronte alla guerra in Ucraina, Lo ha affermato un alto funzionario della Casa Bianca.

    La discussione di oggi a Roma tra Jake Sullivan e Yang Jiechi è durata sette ore ed è stata “intensa” e “molto schietta”, ha aggiunto il funzionario.

    Video-reporter americano ucciso dalle forze russe.

    Un video-reporter americano, il 51enne, Brent Renaud, è stato ucciso dalle forze russe e due suoi colleghi sono rimasti feriti a Irpin, nei sobborghi di Kiev. Lo annunciano le forze di sicurezza ucraine. I giornalisti stavano filmando i profughi in fuga quando sono stati sorpresi da colpi di arma da fuoco a un checkpoint. Renaud, colpito al collo, è morto sul colpo, mentre i suoi due colleghi sono stati portati in ospedale.

    Il coraggio e lo spirito di avventura non mancavano a Brent Renaud, pluripremiato regista e produttore di documentari con una grande passione: quella per la professione di reporter di guerra. Non c’è teatro di guerra che non abbia conosciuto, lavorando non solo per il New York Times, ma anche per Boston Globe, Nbc, Discovery Channel, Pbs, Vice News. Dopo aver iniziato la carriera di reporter in occasione degli attentati dell’11 settembre 2011, Renaud con le sue riprese ha raccontato gli eventi più drammatici delle guerre in Afghanistan e in Iraq.

    Via libera Ue al quarto pacchetto di sanzioni contro Mosca.

    La riunione degli ambasciatori dei 27 Paesi dell’Unione europea (il Coreper) ha dato il via libera al quarto pacchetto di sanzioni contro la Russia. Se ne era parlato per giorni, poi la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen, lo aveva preannunciato già alla fine della scorsa settimana. La linea – nei fatti – è stata decisa al Consiglio europeo informale di Versailles. Le nuove sanzioni entreranno effettivamente in vigore solo quando saranno pubblicate in Gazzetta Ufficiale dell’Unione europea, ma è questione di ore.

    Secondo quanto trapelato nei giorni scorsi, le sanzioni riguarderanno diversi punti: sospensione della Russia dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale; divieto di utilizzare le criptovalute – da parte degli oligarchi soprattutto – per aggirare le sanzioni; divieto di esportazione di qualsiasi bene di lusso dai Paesi Ue alla Russia; divieto di nuovi investimenti europei nel settore energetico russo; divieto di importazione di beni del settore siderurgico dalla Russia.

    Ci dovrebbe essere anche un ampliamento della black list dei personaggi vicini a Putin, in cui dovrebbe finire, secondo indiscrezioni trapelate nelle ultime ore, anche Roman Abramovich. Il Coreper, inoltre, ha approvato una dichiarazione diretta all’Organizzazione mondiale del commercio (il Wto) sull’invasione russa in Ucraina: viene chiesta la sospensione dell’applicazione dello status di “nazione più favorita” alla Russia – come già annunciato dagli Stati Uniti – e lo stop all’esame della candidatura della Bielorussia per entrare nell’organizzazione. Inoltre è arrivato anche il via libera a un primo stanziamento di 300 milioni di aiuti diretto all’Ucraina.

    Dopo il petrolio, anche il caviale e la vodka: gli Usa bloccano l’import dalla Russia

    Niente più privilegi commerciali alla Russia. Lo ha annunciato l’11 marzo scorso il presidente americano Joe Biden alla Casa Bianca, mettendo di fatto fine a rapporti commerciali normali e aprendo a dazi pesanti sui prodotti Made in Russia. Dopo aver bloccato l’importazione di importazione dalla Russia, il presidente americano ha vietato anche le importazioni di bevande alcoliche, pesce e diamanti dalla Russia. Questo vuol dire divieto a vodka russa, caviale e, appunto, diamanti.

    “Il mondo libero si è unito contro Putin”, ha detto Biden, annunciando le nuove misure contro la Russia. Vladimir Putin è “l’aggressore e deve pagare il prezzo”, ha affermato il presidente americano. Oltre al bando sulle importazioni di alcuni prodotti dalla Russia, gli Stati Uniti hanno deciso il divieto di esportazioni di beni di lusso verso Mosca e la Bielorussia. Lo si legge in un comunicato del dipartimento del Commercio. La misura era stata anticipata da Joe Biden dopo aver annunciato la revoca dei privilegi commerciali alla Russia. Parlando degli oligarchi russi il presidente aveva detto: “Mentre continuiamo a cercare loro superyacht e le loro case per le vacanze, renderemo più difficile l’acquisto di prodotti di fascia alta fabbricati nel nostro paese, vietando l’esportazione di beni di lusso in Russia”.

    L’Onu: 2,7 milioni di persone in fuga

    Sono quasi 2,7 milioni le persone sono fuggite dalla guerra in Ucraina, oltre 100.000 quelle che hanno lasciato il Paese nelle ultime 24 ore: lo hanno riferito le Nazioni Unite. La maggior parte di queste persone è fuggita in Polonia. Secondo quanto annunciato dalle autorità locali, non ci saranno evacuazioni di civili da Sumy, una città che da settimane è teatro di pesanti combattimenti.

    “Ci sono oltre 5 milioni di persone in Ucraina, il 10%-15% della popolazione, costrette fuori di casa. Più della metà sono uscite dal Paese ma a questo ritmo saranno 3 milioni entro un paio di giorni. Ci sono al momento almeno 2 milioni di persone in movimento verso Ovest. Un terzo dei 40 milioni di abitanti dell’Ucraina è in una situazione disperata dal punto di vista dei bisogni in conseguenza della guerrá, ha detto l’Alto commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi.

    Il Ministro Di Maio: 34 italiani bloccati nelle città ucraine assediate

    Sono 34 gli italiani bloccati in Ucraina. Lo ha riferito il Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. “In Ucraina, sui 2mila italiani che erano nel Paese al momento dell’invasione russa, ne abbiamo già salvati 200 che erano in difficoltà: dei 400 rimasti, solo 34 sono bloccati oggi in Ucraina nelle città assediate. Vogliono andare via, ci stiamo lavorando ogni giorno con l’Unità di crisi che li sente ogni giorno, per coordinare una evacuazione in sicurezza”, ha riferito il ministro, intervenendo ieri sera a “Non è l’arena” su La7.

    “Ci dobbiamo preparare ad eventuali ricatti della Russia sul gas”, ha continuato Di Maio, per il quale però sarà possibile “poter diversificare le nostre fonti energetiche e riuscire a riscattare circa la metà del gas russo entro due mesi: in vista dell’inverno sono ottimista”. “L’Italia si rifiuta di istituire la no fly zone così come non vogliamo fornire jet militari: questa guerra l’ha voluta solo Putin, noi stiamo lavorando ai negoziati di pace. Non vogliamo portare il nostro popolo in guerra e chi dice che è in guerra sbaglia”, ha concluso Di Maio.

    Russia, il costo del pane alle stelle: ora a Mosca si compra a rate

    È una foto che circola sui social network che sta facendo molto discutere. Un filone di pane “industriale” sul banco di un supermercato venduto a 143,75 rubli, circa un euro e 9 centesimi (rispetto al cambio nel momento in cui scriviamo). Ma è la seconda parte del cartello a destare scalpore: “Pagamento a rate in 12 mesi senza interessi” a 11,99 rubli. Non è un televisore, un elettrodomestico o un video-game ma normalissimo pane. All’inizio del mese lo stesso veniva venduto mediamente a 30 rubli. In due settimane oltre il 370% di aumento, una inflazione devastante causata ovviamente dalle sanzioni mondiali contro Putin.

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  • A parer mio di Angelo Persichilli: Putin, criminale di guerra

    A parer mio di Angelo Persichilli: Putin, criminale di guerra

    Alla luce di ciò che sta accadendo in Ucraina è facile giungere alla conclusione sulla pazzia del presidente russo Vladimir Putin. La domanda che dobbiamo invece porci è se questa pazzia si sia sviluppata negli ultimi mesi oppure c’era anche prima, ma abbiamo fatto finta di niente.

    Personalmente propendo per la seconda ipotesi, abbiamo fatto finta di niente perché conveniva. Conveniva quando i magnati russi facevano arrivare milioni di dollari all’Occidente stimolando l’economia e creando posti di lavoro; è convenuto al mondo del calcio quando hanno inondato le società e giocatori con ingaggi milionari; è convenuto ai miliardari della Costa Azzurra quando i loro porti erano pieni di yacht milionari con a bordo paperoni che spendevano migliaia di euro per comperare una cravatta; la lista è lunghissima.

    Questi soldi venivano dalla Russia di Putin, lo stesso che aveva invaso la Cecenia (iniziata da Yeltsin) e represso qualsiasi opposizione interna come fa anche ora. Ma prima ci facevano comodo i loro soldi e, diciamocelo francamente, ci ha fatto comodo anche quando ha tolto le castagne dal fuoco all’Occidente quando i tagliagole dell’ISIS invadevano le nostre città, facevano stragi uccidendo innocenti con lo scopo palese di distruggere la nostra civiltà.

    E mentre l’ISIS stava per prendere il controllo del Medio Oriente e dei Paesi del Nord Africa, l’Europa era latitante e gli Stati Uniti di Barak Obama e Hillary Clinton stavano a guardare. Ed ecco che arrivò Putin il pirata che con i suoi aerei annientò l’ISIS. Nessuno in Occidente gli fece i complimenti, ma la sua azione fece tirare un sospiro di sollievo a molti governi occidentali e soprattutto all’allora inquilino della Casa Bianca.

    L’azione di Putin ci fece comodo, ma dovevamo anche sapere che se un sicario mafioso elimina un nostro nemico, il nemico sparisce, ma rimane sempre il sicario mafioso in giro che, prima o poi, riappare. Non bisogna nemmeno dimenticare la Cecenia, dove Putin terminò il lavoro di annessione-repressione iniziato da Boris Yeltsin. Insomma, i segni c’erano tutti, solo che faceva comodo vederli. Putin ha seminato terrore e morte e il popolo ucraino, come quello ceceno, ha pagato e pagherà ancora il prezzo.

    Certo, questa volta il mondo occidentale ha reagito in modo veemente e anche efficace, ma tale comportamento è solo uno dei quattro elementi che contribuiranno alla sconfitta di questo dittatore sanguinario.

    Uno degli altri tre è il coraggio e la determinazione del popolo ucraino. Questo Putin non lo aveva previsto e tale determinazione è ancora più importante se messa di fronte all’apatia e disorganizzazione dell’esercito russo male organizzato e, secondo alcuni, anche con problemi di malnutrizione.

    L’altro errore di Putin riguarda il ruolo della Cina. Mosca si aspettava un appoggio più consistente, mentre la Cina è rimasta a guardare. Basti pensare che all’ONU, di fronte alla condanna del Consiglio di Sicurezza, Pechino non ha votato contro ma si è limitata all’astensione. Mosca è praticamente isolata dal punto di vista politico.

    Il terzo errore riguarda la crisi economica russa, che è molto vasta e profonda. Putin sapeva di non poter sostenere un lungo conflitto e credeva che l’intera operazione si sarebbe conclusa in tre giorni. Non è stato così e ora si trova al fronte con un esercito disorganizzato e senza rifornimenti.

    Ha cominciato una guerra che non può vincere e la sua sconfitta non potrà soddisfare coloro che hanno pagato e pagheranno con la vita questa pazzia. Una cosa comunque è certa: Putin è un criminale di guerra e come tale dovrà essere trattato quando le armi taceranno.

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  • L’Italia vista da vicino di Teddy Colantonio

    L’Italia vista da vicino di Teddy Colantonio

    Guardavo il calendario con un certo ottimismo. Secondo gli esperti, il 31 marzo, dati alla mano, avremmo dovuto ritrovare una certa normalità. Il Covid non era stato sconfitto ma, grazie soprattutto alla campagna di vaccinazione, era sotto controllo ed i contagi scendevano ogni giorno. Si ricominciavano a fare piccoli progetti e si faceva un pensierino alla prossima estate, a qualche gita o vacanza.

    Ed invece…Ed invece un giovedì mattina di due settimane fa accendi il televisore e non credi a tuoi occhi: la Russia, contro ogni previsione, ha invaso l’Ucraina ed è tornata la guerra, per il momento solo per i poveri ucraini.

    Nessuno credeva ad un’invasione da parte degli ex sovietici. Questa volta ha avuto ragione il controspionaggio americano, che a più riprese aveva invitato gli alleati ad aprire gli occhi. Ha sempre sostenuto che i carrarmati sovietici avrebbero oltrepassato il confine con l’Ucraina.

    È difficile sapere quali sono le vere intenzioni di Putin, ma molti ritengono che abbia fatto male i conti. Forse riteneva che in Ucraina avrebbe trovato poca resistenza e sarebbe stato accolto da folle festanti ed invece il popolo ucraino si è mobilitato ed oggi combatte contro l’invasore. Finora, soprattutto donne e bambini scappano dai bombardamenti e si rifugiano nei paesi vicini. I profughi sono già più di un milione e mezzo e stanno arrivando anche in Italia. I Questori si sono rivolti ai sindaci, invitandoli ad accogliere gli ucraini che fuggono dalla guerra e dalla morte. Anche nel mio paese molti hanno dato la loro disponibilità per accogliere le famiglie che sono state costrette a lasciare le proprie case e il loro paese.

    Perché non tornano al loro paese

    È successo prima dello scoppio della guerra. Un mio amico che passava dalle mie parti mi invita a prendere un caffè in un bar a metà strada tra il suo ed il mio paese e così dopo una mezzoretta ci incontriamo. Era accompagnato da un ex bancario che per una decina di anni aveva lavorato a Casacalenda (CB). Beviamo qualcosa, parliamo del più e del meno, ma appena sentono la parola Canada cominciano a farmi domande su questo paese. Il bancario conosceva i Casacalendesi di Montréal meglio di me e comincia a fare i nomi. Li conosceva perché quando tornavano al paese andavano in banca per cambiare i dollari o per trasferire a Montreal i soldi dell’eredità o della vendita della casa paterna o di qualche terreno.

    Ad un certo punto il mio amico assume un tono solenne e mi chiede, facendomi andare di traverso il caffè, perché i numerosi italiani emigrati in Canada, una volta in pensione, non ritornano al loro paese natio. Sono sorpreso, ma tento di dargli una risposta. E sulla mia risposta non vorrei aprire un dibattito, ma mi interessa la vostra opinione. A questa domanda non è facile rispondere, ma ecco la mia opinione. Una volta partiti, se si rimane nel nuovo paese di adozione per molti anni, poi è quasi impossibile lasciarlo. Ci sono, in primis, motivi familiari e di lavoro. Ed anche se si pensa al proprio paese o regione quasi ogni giorno, molti ci tornano per le vacanze, pochi ci fanno un pensierino per tornarci per sempre, pochissimi ci ritornano e quasi nessuno ci resta definitivamente.

    Inoltre non tutti sono partiti volentieri e nutrono verso la madrepatria un certo rancore. Senza contare che, negli ultimi anni, in Canada sono presenti sia la RAI che Mediaset e non penso che la maggior parte dei loro programmi facciano un buon lavoro per correggere l’immagine dell’Italia all’estero. Anzi, penso che rafforzino i pregiudizi.

    Quando vivevo a Montréal e tornavo al mio paese per le vacanze, un mio compagno di scuola che era emigrato in Germania, dopo aver ascoltato le mie “meditazioni’’ sulla vita di chi va all’estero soprattutto per motivi di lavoro, ad un certo punto si fermava, mi guardava negli occhi e scuotendo la testa mi diceva: “È facile partire dall’Italia, ma poi è quasi impossibile tornarci’’.

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  • Guerra in Ucraina: l’incontro con von der Leyen

    Guerra in Ucraina: l’incontro con von der Leyen

    “Lavoriamo a ridurre la dipendenza dal gas russo”

    BRUXELLES – Sulla guerra in Ucraina l’Ue “ha dato una straordinaria prova di unità”. A dirlo è stato, lunedì scorso, il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, secondo il quale “siamo uniti nel condannare con forza l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e siamo uniti nell’imporre sanzioni senza precedenti nei confronti di Mosca”.

    Questa unità, chiarisce Draghi, “è la nostra principale forza. È essenziale mantenerla nell’affrontare tutte le conseguenze che questa crisi avrà sull’Unione europea, come l’accoglienza dei rifugiati dall’Ucraina e la tutela della sicurezza energetica per cittadini e imprese”.

    “L’Italia è al lavoro per ridurre la dipendenza dal gas russo”. “L’Italia – ha spiegato Draghi arrivando a Bruxelles per incontrare la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen – è al lavoro per ridurre in tempi rapidi la sua dipendenza dal gas russo. Sabato ho sentito al telefono l’emiro del Qatar, Al Thani, con cui ho discusso in particolare di come rafforzare la cooperazione energetica tra i nostri Paesi”.

    “Questo è il momento della solidarietà e dell’accoglienza”. “L’Italia sostiene pienamente l’Unione Europea anche nella gestione della crisi migratoria. Questo è il momento della solidarietà e dell’accoglienza, valori fondanti dell’Unione e principi che l’Italia mette in pratica da anni. Il 3 marzo abbiamo sostenuto la storica approvazione dell’attuazione della Direttiva europea sulla protezione temporanea degli sfollati, a beneficio di chi fugge dalla guerra in Ucraina”.

    “Massima rapidità dell’Italia nell’attuare le sanzioni”. Il Premier ha quindi evidenziato la rapidità con cui l’Italia è intervenuta nell’attuare le sanzioni contro Mosca. “Nei giorni scorsi, il Comitato per la sicurezza finanziaria del Ministero dell’Economia ha approvato importanti provvedimenti di congelamento di beni nei confronti di oligarchi russi, che sono stati prontamente eseguiti. La Banca d’Italia ha chiesto agli istituti di credito di comunicare le misure di congelamento applicate, e di fornire i dettagli sui soggetti coinvolti e sul valore e la natura dei beni”.

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  • Russia-Ucraina, le 4 condizioni di Mosca

    Russia-Ucraina, le 4 condizioni di Mosca

    KIEV – Durante i negoziati (giunti al terzo round) con l’Ucraina, la Russia ha posto 4 condizioni per terminare immediatamente l’invasione. Il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov (tra gli oligarchi sanzionati dall’Ue) ha rivelato le richieste di Mosca a Kiev, poche ore prima che le due delegazioni si vedessero per il terzo incontro dei negoziati. In primo luogo la cessazione delle operazioni militari: l’esercito ucraino deve deporre le armi e smettere di combattere.

    In seconda battuta il riconoscimento della Crimea come territorio russo. Putin vuole l’annessione ufficiale dell’isola contesa dal 2014. In aggiunta, Mosca chiede a Kiev di riconoscere l’indipendenza delle repubbliche separatiste di Donetsk e Lugansk, nel Donbass. Per ultimo, ma non per importanza, l’Ucraina dovrà mettere mano alla sua costituzione e rendersi neutrale. Nessun ingresso all’Unione europea o alla Nato, dunque. Su quest’ultimo punto, l’Ucraina ha già fatto sapere che è disposta a trattare, andando incontro alle richieste di Putin. Nel frattempo, però, il presidente del Consiglio europeo Michel ha affermato: ‘’Nei prossimi giorni discuteremo l’annessione della l’Ucraina nell’Ue».

    L’esercito russo punta Kiev
    Intanto la guerra continua senza sosta e l’esercito russo prepara l’offensiva per conquistare Kiev, vero snodo del conflitto e ancora saldamente in mano all’Ucraina.La Russia ha lanciato finora più di 625 missili in Ucraina: lo ha riferito un funzionario del Pentagono, citato dei media americani.

    Secondo quanto rivelato da più fonti, Vladimir Putin e i suoi generali si aspettavano di poter condurre una guerra lampo. E la scorsa settimana hanno ammesso, per la prima volta, pesanti perdite sul campo. L’esperto militare Ed Arnold, ricercatore per la sicurezza europea presso il think tank del Royal United Services Institute (RUSI), ha spiegato che «al ritmo attuale delle perdite russe, abbiamo indicazioni che questa operazione diventerebbe insostenibile entro circa tre settimane dal punto di vista russo». Un’indicazione che, se fosse confermata, spiegherebbe l’escalation delle violenze anche sui civili, che sono destinate ad aumentare se non ci saranno passi avanti sui negoziati.

    La Cina si offre per mediare
    Nel corso di una conferenza stampa, il Ministro degli Esteri cinese Wang Yi ha detto che il Paese è pronto a lavorare con la comunità internazionale per una “necessaria mediazione” sull’Ucraina, pur ribadendo che l’alleanza con la Russia è solida come una roccia.

    Attacchi hacher
    Nuovo attacco di Anonymous verso Mosca: il gruppo di hacker ha preso di miura i canali televisivi russi, trasmettendo video della guerra in Ucraina e invitando i russi a opporsi al genocidio russo in Ucraina.

    Canada e Italia tra i ‘Paesi ostili’ a Mosca
    ll governo russo ha approvato una lista di ‘Paesi ostili’, per aver applicato o per essersi uniti a sanzioni contro Mosca nella quale compare anche l’Italia in quanto Paese europeo. Lo riferisce la Tass. Tra le misure sotto accusa, la chiusura dello spazio aereo alla Russia da parte di Ue, Stati Uniti e Canada. La lista comprende oltre ai paesi Ue, gli Usa, il Canada, la Gran Bretagna, il Giappone, la Corea del Sud, l’Australia, la Nuova Zelanda, la Svizzera oltre che ovviamente la stessa Ucraina. Ma anche l’Islanda, il Canada, il Liechtenstein, Monaco, la Norvegia, San Marino, Singapore, Taiwan, Montenegro. Nel documento del governo si sottolinea che le controparti russe – pubbliche o private – ‘che hanno obbligazioni in valuta estera nei confronti di creditori stranieri dall’elenco dei paesi ostili potranno pagarli in rubli’.

    Canada, dazi 35% a tutti i beni da Russia e Bielorussia
    A causa dell’invasione in Ucraina, nei giorni scorsi il Canada ha imposto dazi del 35% su tutti i beni provenienti da Russia e Bielorussia. Ai due paesi è stato revocato lo status commerciale di nazione più favorita: lo ha reso noto il Ministro delle Finanze Chrystia Freeland. Il Canada, ha sottolineato, è il primo paese ad adottare questa misura ed esorta a seguire il suo esempio. Ottawa imporrà sanzioni anche a dieci manager delle compagnie russe Rosneft e Gazprom.

    A partire dal 2014, il Canada ha imposto sanzioni a oltre mille individui ed entità russe, ha concluso la Freeland. Da Londra, dove lunedì 7 marzo il Primo Ministro Justin Trudeau ha incontrato il suo omologo inglese, Boris Johnson, è arrivato l’annuncio: “Oggi il Canada annuncia nuove sanzioni contro 10 individui complici di questainvasione ingiustificata”. Il leader liberale ha spiegato che tra le persone sanzionate figurano “ex ed attuali alti funzionari del governo, oligarchi e sostenitori della leadership russa”.

    Carte di credito, TikTok e Netflix sospendono i servizi in Russia
    Intrattenimento, social network, banche e tanto altro: la risposta all’ingiustificato atto di invasione ucraina promosso da Putin ha visto una partecipazione massiccia da parte di settori diversi dell’economia mondiale. In Russia, infatti, non sarà più possibile usufruire della piattaforma streaming Netflix, il cui accesso è stato bloccato su tutto il territorio nazionale. Allo stesso modo ha deciso di fare un passo indietro anche il social “cinese” TikTok che in un comunicato ha spiegato come la nuova legge russa sulle “fake news” mettesse a rischio l’incolumità dei propri dipendenti. Enormi limitazioni all’economia russa arrivano anche dallo stop di alcune banche e circuiti all’interno del Paese: AmericanExpress, infatti, si unisce a Visa, Mastercard e Paypal nel bloccare la funzionalità delle proprie carte in Russia.

    Onu: oltre 1,7 milioni di rifugiati, 100mila gli orfani
    È salito ad oltre 1,7 milioni il numero di persone fuggite dall’Ucraina dallo scorso 24 febbraio, data dell’invasione russa, Lo ha reso noto l’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr). Dal 24 febbraio al 6 marzo, il numero di rifugiati ha raggiunto un totale di 1.708.436, riferisce l’ultimo aggiornamento pubblicato sul sito dell’Unhcr. Di questi oltre un milione sono giunti in Polonia. Oltre230milapersonesono rifugiate in Moldavia dall’inizio della crisi Ucraina, scatenando una pressione importante su un Paese con due milioni e 600mila abitanti. “Su otto bambini oramai uno è un rifugiato”, è l’appello del premier Gavrilita alla Cnn: “L’Ue deve creare corridoi per consentire ai profughi di lasciare il Paese”. Circa 120mila i rifugiati ucraini che hanno deciso di rimanere, “siamo al limite della nostra capacità di accoglienza”.

    Patriarca Kirill giustifica la guerra: “È contro chi sostiene i gay”
    Vicinissimo al leader del Cremlino Vladimir Putin, il capo della chiesa ortodossa russa, il Patriarca Kirill, giustifica la guerra in Ucraina come una sorta di crociata contro i paesi che sostengono i diritti degli omosessuali. Nel suo sermone in occasione della Domenica del Perdono, il Patriarca ha descritto il gay pride come una sorta di spartiacque fra il bene il male.

    “Stiamo parlando di qualcosa di molto più importante della politica. Parliamo della salvezza umana.. siamo entrati in una guerra che non ha significato fisico ma metafisico”, ha affermato Kirill.

    Secondo il Patriarca, “le parate del gay pride dimostrano che il peccato è una variabile del comportamento umano”. E il loro svolgimento sono “un test di lealtà” ai governi occidentali, che invece è stato, a suo dire,
    respinto dalle due repubbliche separatiste del Donbass. “Per otto anni si è cercato di distruggere quanto esisteva nel Donbass, dove vi è un fondamentale rifiuto dei cosiddetti valori offerti da chi rivendica il potere mondiale”, ha detto il Patriarca affermando che la parte dove scegliamo oggi di stare “è un test della fedeltà al Signore”.

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  • Lo Zibaldone di Vincenzo Thoma: L’i-solitudine

    Lo Zibaldone di Vincenzo Thoma: L’i-solitudine

    L’invasione russa dell’Ucraina ci pone drammaticamente, e ancora una volta, davanti al dilemma del porcospino, un’immagine che servì al filosofo Arthur Schopenhauer per rappresentare la paradossalità della nostra esistenza: un’umanità aculeata che, sì, cerca il contatto fisico con l’altro al fine di trovare tepore davanti alle intemperie della vita, ma che non riesce inevitabilmente a non ferirsi con i pungiglioni del prossimo.

    E soprattutto ferire anche quello. L’animale politico a cui pensava Aristotele è da sempre un lupo per gli altri uomini, come dicevano i Latini di Plauto, e come anche Hobbes ricordava, giustificando la necessità di uno Stato tentacolare e panottico che riduca la nostra libertà di aggredire il vicino. Eppure, in nome di nuovi armati leviatani, ecco oggi un altro pezzo di terra da infilzare con bandiere e missili nucleari a lunga gittata. “Ça va sans dire, per allontanarne altri’’ (sic). Quindi, al diavolo sovranità, diritti umani, lingue, tradizioni religiose, speranze, progetti, vite violate!

    Ammettiamolo: siamo incapaci di Pace. Ci ritroviamo gettati nel vortice dell’esistere, in dolorosa collisione con l’Altro. E soprattutto siamo ‘’soli’’. Soli, ma irrisplendenti, e a volte senza lune a cui rivolgerci. Tanto soli che la ricerca del conflitto diventa spesso facile soluzione all’insopportabile consapevolezza della nostra marginalità davanti al mistero dell’esistere. Pugno, ergo sum, sembriamo gridare ancora, ‘’descartes” invasati e allucinati, l’uno contro l’altro.

    In ‘’Diceria dell’untore’’, Gesualdo Bufalino, conia un neologismo meraviglioso, ‘’isolitudine’’. Con buona pace dei versi di John Donne che cantava l’impossibilità per ogni individuo di considerarsi un’isola rispetto all’Altro da sé, Bufalino, al contrario, fonde mirabilmente l’idea della solitudine e quella dell’insularità, elementi quasi consustanziali dell’esistere di ciascuno di noi. Oggi potremmo vedere l’isolitudine dello scrittore siciliano come ‘’i-Solitudine’’, specialmente ad osservare i nostri figli, iperconnessi e allo stesso tempo confinati, socialmente distanziati (e non è solo un problema di questi tempi pandemici), impreparati ad affrontare una realtà che continua ad aguzzare i suoi pungiglioni. Mentre da una parte di questo incandescente granello di sabbia, altri istrici feriti si sradicano ancora, alla volta di un nuovo altrove.

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  • La guerra in Ucraina incide ancora di più sull’inflazione

    La guerra in Ucraina incide ancora di più sull’inflazione

    OTTAWA – La Bank of Canada (BoC) ha aumentato ieri i tassi di interesse di 25 punti base, a 0,50%, il primo aumento da ottobre 2018, sottolineando che proseguirà con i reinvestimenti nell’ambito del proprio programma di acquisto di bond, mantenendo un bilancio pressoché costante fino al momento in cui non sarà opportuno consentire alle dimensioni del suo bilancio di diminuire. “L’invasione non provocata dell’Ucraina da parte della Russia è una nuova importante fonte di incertezza – si legge nel comunicato diffuso a fine meeting -. I prezzi del petrolio e di altre materie prime sono aumentati notevolmente. Ciò aumenterà l’inflazione in tutto il mondo e gli impatti negativi sulla fiducia e le nuove interruzioni dell’offerta potrebbero pesare sulla crescita globale. La volatilità dei mercati finanziari è aumentata”.

    La banca centrale è positiva sull’andamento dell’economia canadese, in quanto sta assistendo ad un rimbalzo dai problemi causati dalla variante Omicron. “La spesa delle famiglie si sta dimostrando resiliente e dovrebbe rafforzarsi ulteriormente con l’abolizione delle restrizioni sulla salute pubblica – si legge sul comunicato -. L’attività del mercato immobiliare è più elevata, aggiungendo ulteriore pressione ai prezzi delle case. Nel complesso, la crescita del primo trimestre sembra ora più solida di quanto previsto in precedenza”.

    Continua, invece, a preoccupare l’impennata dei prezzi. “L’inflazione CPI è attualmente al 5,1%, come previsto a gennaio, e rimane ben al di sopra dell’intervallo target della banca – si sottolinea -. Gli aumenti dei prezzi sono diventati più pervasivi e le misure dell’inflazione core sono tutte aumentate. I raccolti scarsi e l’aumento dei costi di trasporto hanno fatto aumentare i prezzi dei generi alimentari. L’invasione dell’Ucraina sta esercitando ulteriori pressioni al rialzo sui prezzi sia dell’energia che dei beni alimentari”.

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  • De Gustibus di Alessandra Cori: guerra Russia-Ucraina

    De Gustibus di Alessandra Cori: guerra Russia-Ucraina

    Quando si pensa alla Russia viene subito in mente la ricchezza delle materie prime e quindi il pensiero corre a gas e petrolio. Ma c’è anche la filiera agroalimentare in agitazione per l’escalation sul fronte ucraino, sfociata ormai in guerra aperta.

    Sono due gli ordini di problemi che si pongono davanti ai produttori agricoli e ad agroalimentari italiani. Da una parte, il tema delle sanzioni che significa blocco dei canali di commercio e aumento generalizzato dei prezzi. Dall’altra, quel che l’Italia importa dai Paesi di quell’aera geografica e che potrebbe venire a mancare nel prossimo futuro.

    Infatti, osservando il problema dal lato del rapporto con la Russia, l’export agroalimentare italiano è con le ossa rotte dopo otto anni di sanzioni già in essere. Le carni bovine e suine, il pollame, il pesce, i formaggi e i latticini sono state le vittime principali dell’embargo russo che in otto anni è costato circa 1,4 miliardi di euro.

    Il settore ortofrutticolo è però quello più colpito, con l’export che valeva 56 milioni di euro nel 2013 e si è attestato a poco più di 40mila euro nel gennaio-novembre 2020.

    Il timore, ora è che l’escalation militare comporti il coinvol- gimento di altri prodotti, e qui i rischi li percepisce soprattutto il comparto del vino che, negli ultimi otto anni, ha visto una crescita del 35%. Basti pensare che il vino made in Italy in Russia è arrivato a valere 135 milioni di euro nel 2021, dai circa 100 del 2013. I vini di gamma alta, pasta e dolciumi, e i prodotti da forno del Bel Paese potrebbero dunque subire un duro colpo da una spirale di sanzioni e contromosse russe. Il segnale di speranza viene dal fatto che, almeno per il momento, l’Unione Europea è intenzionata ad agire su finanza e tecnologia. Infatti, la Russia rimane per i produttori italiani un grande mercato e il momento è sufficientemente difficile da non aggiungere complicazioni.

    Il rincaro dei prezzi energetici sta già facendo lavorare molte imprese con livelli di costi superiori al valore dei prodotti stessi.

    Per quanto riguarda le importazioni, tutte le filiere agroalimentari sono in allarme per il tema energia che ha ripercussioni ramificate su tutte le produzioni. Un tasto particolarmente sensibile è quello dei fertilizzanti, di cui la Russia è tra i maggiori produttori. Dal gas liquefatto si ottengono, infatti, fertilizzanti importantissimi per l’agricoltura. L’urea, fondamentale nella fase post-semina, è passata da 350 euro a 1.000 euro a tonnellata. Sono soprattutto i fertilizzanti a base di azoto, di provenienza russa, ad essere fortemente rincarati.

    L’attacco di Putin in Ucraina ha avuto poi conseguenze dirette sui prezzi delle materie prime. D’altra parte, Russia e Ucraina rappresentano circa il 29% delle esportazioni globali di grano, il 19% delle forniture mondiali di mais, e l’80% delle esportazioni mondiali di olio di girasole. Mosca da sola è la principale esportatrice a livello mondiale di grano. Un mercato nel quale anche l’Ucraina svolge un ruolo importante (settima al mondo per il grano tenero).

    Ma il vero problema è per le conseguenze che il conflitto russo-ucraino potrebbe portare sulle forniture di mais. Infatti, se il mais non è così presente sulle nostre tavole, il suo ruolo e quello di Kiev nella filiera agroalimentare è però determinante per altre ragioni, più nascoste agli occhi del grande pubblico perché sta nel mezzo della catena produttiva.

    L’Ucraina produce 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (quinta al mondo) e ne spedisce 700mila in Italia. L’Ucraina ne è il secondo fornitore per l’Italia dopo l’Ungheria, con una quota di poco superiore al 20% sia in volume che in valore. Il mais è il principale ingrediente delle diete per gli animali (47%) ed è strategico nelle filiere nazionali dei prodotti zootecnici e Bio-industriali. La conseguenza è che i rialzi sul mais rendono decisamente poco remunerativa la produzione di carne di qualità controllata con rischi di vedere aumentare i prezzi direttamente al consumatore.

    Ad attenuare questi timori c’è però la forte capacità di resilienza dell’intero settore agroalimentare italiano, assolutamente capace di far fronte nel breve e medio periodo al fabbisogno di cibo nel Paese e di quello da esportare nel mondo come immagine del Made in Italy.

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  • Trudeau invia armi in Ucraina

    Trudeau invia armi in Ucraina

    OTTAWA – Il governo canadese invierà un quarto carico di armi letali in Ucraina, che continua a combattere per respingere l’avanzata russa. Annunciato lunedì, nel corso di una conferenza stampa, questo nuovo sostegno al governo di Zelensky includerà centinaia di missili anticarro e alcune migliaia di cosiddette “munizioni potenziate”.

    “Ciò si aggiunge alle nostre tre precedenti spedizioni di armi letali e non letali”, ha spiegato il Primo Ministro Justin Trudeau. Accompagnato dalla Vice Prima Ministra Chrystia Freeland, dalla Ministra della Difesa Anita Anand e dal Ministro dell’Immigrazione Sean Fraser, Trudeau ha elogiato il coraggio degli ucraini, che stanno dimostrando una resistenza maggiore di quanto si aspettasse lo stesso Putin.

    “Il mondo intero è ispirato dalla forza e dall’intensità della loro resistenza. E il Canada continuerà a sostenere l’eroica difesa dell’Ucraina contro l’esercito russo”, ha sottolineato Trudeau. Due settimane fa, il Primo Ministro aveva accettato di inviare in Ucraina armi letali per un valore di 7,8 milioni di dollari, tra cui pistole, mitragliatrici, fucili e munizioni. Fino ad allora, il Canada si era limitato a spedire forniture non letali, come rilevatori di mine, kit medici, giubbotti antiproiettile, caschi, maschere antigas e apparecchiature per la visione notturna.

    Esclusa, ancora una volta, la partecipazione diretta dei soldati canadesi ai combattimenti in Ucraina. Justin Trudeau ha anche annunciato l’intenzione del Canada di vietare tutte le importazioni di petrolio greggio dalla Russia, “un’industria da cui il presidente Putin ed i suoi oligarchi hanno tratto enormi benefici”, ha affermato. Sempre lunedì, il Canada e gli altri paesi del G7 hanno interrotto ogni rapporto con la Banca centrale russa.

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  • Guerra Ucraina-Russia. Il Premier al telefono con i leader G7, UE e Nato

    ROMA – Sulla guerra in Ucraina dopo l’invasione della Russia, lunedì 28 febbraio “il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha partecipato ad a una conversazione telefonica con il Presidente Biden, il Presidente Macron, il Cancelliere Scholz, il Primo Ministro Johnson, il Primo Ministro Trudeau, il Primo Ministro Kishida, il Presidente Duda, il Presidente Iohannis, il Presidente del Consiglio Europeo Michel, la Presidente della Commissione Europea von der Leyen e il Segretario Generale della Nato Stoltenberg. È stata ribadita la più ferma condanna per la brutale e ingiustificata aggressione nei confronti dell’Ucraina, alla quale è stata da tutti assicurata la più grande solidarietà”.

    È quanto reso pubblico da un comunicato della Presidenza del Consiglio. “Nel riaffermare l’importanza della coesione e dell’unità di intenti sin qui dimostrata, sono state passate in rassegna le iniziative sinora adottate per sostenere il popolo e le istituzioni dell’Ucraina sul piano umanitario, economico e militare; le decisioni attuate in ambito Nato e le sanzioni disposte nei confronti della Federazione russa. I Leader hanno concordato di mantenere il più stretto coordinamento sugli sviluppi della crisi e le misure da intraprendere”, ha sottolineato ancora il comunicato di Palazzo Chigi.

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