Tag: Québec

  • Québec lancia il Registro sanitario on line

    Québec lancia il Registro sanitario on line

    Il Ministro della Salute Barrette corre ai ripari dopo le critiche dei giorni scorsi sui medici di famiglia che lavorano solo 4 giorni alla settimana e sugli oltre 300 mila cittadini che non hanno ancora accesso ad un medico generico

    Québec – Dal 22 maggio i quebecchesi possono accedere al loro libretto sanitario on line (Carnet santé Québec) attraverso smartphone e computer per avere informazioni aggiornate sul proprio stato di salute. È la risposta del Ministro Gaétan Barrette alle critiche che gli sono piovute addosso negli ultimi giorni: secondo un reportage del ‘Journal de Québec’, infatti, il 48% dei medici di famiglia lavora non più di quattro giorni alla settimana, mentre in base a quanto riporta Radio-Canada, più di 300 mila cittadini sono ancora sprovvisti di medico di famiglia. Un dato che certificherebbe, secondo la testata giornalistica, il fallimento della riforma sanitaria del 2015 che mirava a garantire all’85% dei quebecchesi l’accesso al medico di famiglia entro il 31 dicembre 2017. A corroborare questa tesi sarebbero alcuni dati ufficiali ottenuti da ‘Le Journal’ secondo cui, al 1º aprile 2018, ‘solo’ al 79,54% dei quebecchesi sarebbe stato assegnato un medico generico. Quasi un anno prima, nel maggio 2017, questa percentuale era pari al 75,7%. Una pioggia di critiche che il Ministro ha cercato di respingere con una conferenza stampa in cui ha annunciato la possibilità, per tutti gli interessati, di iscriversi al nuovo servizio del “Registro sanitario on line” (https://carnetsante.gouv.qc.ca/portail) a partire dal 22 maggio, dopo un progetto-pilota che negli ultimi mesi ha coinvolto 20 mila persone residenti a Laval e Québec city. Questo “Registro sanitario” telematico includerà inizialmente informazioni-sensibili come i risultati degli esami del sangue e delle urine, i rapporti di esami diagnostici per immagini. Per questi risultati, in particolare, ci sarà un ‘ritardo’ di 30 giorni. “Non vogliamo che il paziente apprenda on line, via email, di essere affetto da un tumore – ha spiegato il Ministro Barrette -: una diagnosi di cancro è una brutta notizia che deve essere annunciata in un ambiente appropriato e nell’ambito di una relazione di fiducia tra medico e paziente”. Le persone iscritte nel “Registro sanitario” potranno iscriversi anche allo Sportello di accesso ad un medico di famiglia (GAMF). Nel corso dei mesi verranno aggiunti anche altri servizi, tra cui la somma ricevuta dal medico per una visita medica (a settembre) e gli aggiornamenti in tempo reale sui tempi di attesa per un intervento chirurgico (a dicembre). A giugno, infine, Quebec lancerà un bando di concorso per realizzare una “Biblioteca medica”, una vera e proprio enciclopedia che fornirà informazioni scientifiche su malattie, sintomi, trattamenti, prevenzione, ecc. (V.G.)

    Condividi
  • Immigrazione illegale: Ottawa corre ai ripari

    Immigrazione illegale: Ottawa corre ai ripari

    Ad aprile, circa 2500 immigrati, soprattutto nigeriani, sono entrati clandestinamente in Canada attraverso il Québec. Altolà del governo Trudeau, che ha annunciato nuove misure per contrastare il flusso illegale dagli Stati Uniti

    Ottawa – Il Canada è un Paese accogliente e generoso, ma le regole ci sono e valgono per tutti, nessuno escluso. È questo il messaggio del governo federale che, lunedì scorso, nel corso della conferenza stampa tenuta dai Ministri Ahmed Hussen, Marc Garneau e Ralph Goodale, rispettivamente responsabili dell’Immigrazione, dei Trasporti e della Sicurezza pubblica, ha riconosciuto che circa il 90% degli immigranti irregolari non soddisfa i criteri di ammissibilità per lo status di rifugiato e, che quindi, dovrà lasciare il Canada. “Quando i rifugiati non rispondono ai requisiti per ottenere lo status di rifugiato – ha spiegato Garneau – sono obbligati a lasciare il Paese. Certo, hanno la possibilità di andare in appello, prolungando così il loro soggiorno in Québec, ma quando gli viene notificato l’avviso di espatrio, nel momento in cui non lasciano volontariamente il Paese, vengono deportati, cioè accompagnati sull’aereo e riportati nei loro Paesi. Non abbiamo alcun motivo di credere che i Paesi di destinazione non li accetteranno”. Solo ad aprile, circa 2500 immigrati, soprattutto di cittadinanza nigeriana, sono entrati clandestinamente in Canada, attraverso il
    Québec, portando il totale a più di 7.300 dall’inizio dell’anno, un incremento vertiginoso rispetto allo scorso anno. “Un numero sproporzionato”, ha ammesso Hussen. Così, su richiesta del Canada, recentemente le autorità statunitensi hanno reso più stringente il processo di rilascio dei visti per i nigeriani e lo stesso Hussen si recherà in Nigeria nelle prossime settimane per discutere formalmente della questione con gli omologhi africani. Dopo gli Haitiani, dunque, è la volta dei nigeriani: nel 2017, oltre 21.000 richiedenti asilo di origine haitiana sono stati intercettati dalla Polizia federale, in seguito alla minaccia del presidente americano Donal Trump di espellere gli immigrati con i permessi scaduti (ovvero 60.000 haitiani entro il luglio 2019, 200.000 salvadoregni entro il settembre 2019 ed oltre 60.000 honduregni entro il gennaio 2020). Grazie anche alla campagna di dissuasione delle autorità canadesi presso la comunità haitiana negli Usa, questo flusso si è inaridito. Per fronteggiare la crisi dell’arrivo incontrollato di nigeriani, il governo federale ha stanziato 74 milioni $ in più per l’Immigration and Refugee Board of Canada, ha aumentato di 64 unità il numero di agenti impegnati a valutare le domande di asilo dei nuovi arrivati ed ha previsto la costruzione di nuove strutture di prima accoglienza (550 letti in tutto) a Saint-Bernard-de-Lacolle, vicino alla frontiera americana; oltre ad avviare i contatti con il governo dell’Ontario per convogliare alcuni immigrati anche nella Provincia limitrofa. Infine, tre rappresentanti di Ottawa si richeranno a Lagos, in Nigeria, nei prossimi mesi, per lavorare di concerto con le autorità locale sulle richieste di visto nigeriane valide per gli Stati Uniti. (V.G.)

    Condividi
  • Québec | Il governo apre i rubinetti

    Québec | Il governo apre i rubinetti

    Dopo anni di austerità e a pochi mesi dalle elezioni, il Ministro delle Finanze Leitao annuncia misure a favore di anziani, giovani famiglie, lavoratori e piccole e medie imprese. L’opposizione parla apertamente di manovra fiscale “elettoralistica”

    qc344

    Québec – Il ragionamento del governo non fa una grinza: grazie ai soldi accumulati dopo anni di ‘vacche magre’, è arrivato il momento di premiare i cittadini – che sono stati virtuosi e comprensivi – con una manovra fiscale che ridistribuisca la ricchezza creata. Da qui una legge di bilancio generosa ed espansiva. Con benefici a pioggia: anziani, giovani famiglie, lavoratori e piccole e medie imprese su tutti. Ed è solo un “caso”, naturalmente, se fra 6 mesi (il 1o ottobre 2018) si terranno le elezioni. Così come, è un puro “caso” che l’anno prossimo i cordoni della borsa torneranno a stringersi. Coincidenze, dettagli. Conta la sostanza. “Questo budget – ha dichiarato il Ministro delle finanze Carlos Leitao – migliora la vita dei cittadini attraverso un potenziamento dei servizi, soprattutto nell’istruzione e nella sanità, ed ingenti investimenti nel trasporto pubblico”. Ed ha aggiunto: “Nel 2014 abbiamo detto che dovevamo prima sistemare la casa. Ora che i conti sono in ordine, possiamo permetterci di spendere”. Musica per le orecchie dei quebecchesi. Una cosa è certa: i Liberali hanno gestito bene le finanze pubbliche. Tanto da presentare un bilancio in pareggio per il quarto anno consecutivo (mettendo fine, nel 2015-2016, a 6 anni consecutivi di deficit). E ancora: il fardello del debito pubblico continua a scendere, attestandosi al 49,6% del prodotto interno lordo (PIL); nel 2017 l’economia è cresciuta del 3% e negli ultimi 4 anni sono stati creati 222.600 posti di lavoro per una disoccupazione al 6,1% (quella canadese è al 6,3%). Chapeau! Detto questo, la tempistica e gli alleggerimenti fiscali a pioggia destano più di un sospetto. Tanto che l’opposizione ci è andata giù pesante:  “Oggi Couillard, cinico e irresponsabile, distribuisce caramelle, mentre il 2 ottobre torneranno i tagli”, ha attaccato Nicolas Marceau del Parti Québécois. “Troppo facile per il Ministro delle Finanze allentare la cintura adesso dopo aver dissanguato i contribuenti per anni”, gli ha fatto eco François Bonnardel della Coalition Avenir Québec.

    LE CIFRE Le spese previste per il 2018-2019 superano le entrate (111,1 contro 109,6 miliardi): la differenza di 1.6 miliardi, tenuto contro del versamento al ‘Fonds des générations’, arriverà dalla riserva di stabilizzazione del governo. Sarà questa riserva, quindi, a finanziare oltre un terzo della nuova spesa pubblica. Le spese aumenteranno del 4,7% (per poi scendere al 2,8% l’anno prossimo), mentre le entrate cresceranno del 2,2 %. A beneficiarne i due settori-simbolo della spesa pubblica: +4,6% (38,5 miliardi) per la sanità, che si tradurranno in 4.100 infermieri assunti e in migliori servizi a domicilio per gli anziani; + 5% per l’istruzione (18,9 miliardi), ovvero 3100 insegnanti in più per le scuole Primarie e Secondarie. Tre grandi investimenti per il trasporto pubblico: 6.3 miliardi per il ‘Réseau express métropolitain’ (REM) verso la Rive-Sud; 3.9 miliardi per il prolungamento della linea blu della metro (5 nuovi stazioni fino ad Anjou); 3.3 miliardi per la linea tranviaria di Québec city. Il budget prevede misure per le giovani famiglie: un nuovo credito d’imposta per l’acquisto della prima casa (fino a 750 $) ed un credito d’imposta più generoso per il pagamento dell’asilo (le spese ammissibili passeranno da 9.000 a 9.500 $ all’anno per ogni figlio). Sgravi fiscali per le imprese nel settore della costruzione: il tasso imponibile scenderà dall’8 al 4% per un risparmio complessivo di 2,2 miliardi in 5 anni. Anche le imprese sovranazionali on line come Netflix, Airbnb e Uber dovranno pagare la tassa provinciale (TVQ): il governo conta di incassare 155 milioni in 5 anni. Soldi anche per i giornali che decidono di convertirsi al digitale: fino a 7 milioni su 5 anni per ciascuna testata. Un pensiero anche per taxi: 250 milioni $ per sostenere i tassisti in un mercato dove Uber si fa sempre più ‘minaccioso’.  (V.G.)

    Condividi
  • Taffuri incontra il Premier Couillard

    Taffuri incontra il Premier Couillard

    L’Ambasciatore d’Italia a Ottawa in visita nella capitale nazionale

    Taffuri-Que-F

    Québec – Il 13 marzo scorso, l’Ambasciatore d’Italia a Ottawa, Claudio Taffuri, accompagnato dal Console Generale d’Italia a Montréal, Marco Riccardo Rusconi, ha reso visita alle autorità provinciali a Québec city. Dai cordiali incontri con il Premier Philippe Couillard, la Ministra dell’Economia, della Scienza e dell’Innovazione, Dominique Anglade, la Ministra delle Relazioni Internazionali e Francofonia Christine St-Pierre, il Presidente dell’Assemblea Nazionale del Quebec, Jacques Chagnon, e il portavoce dell’opposizione ufficiale, il deputato Stéphan Bergeron, è emersa una grande soddisfazione per gli ottimi rapporti italo-quebecchesi, oltre che idee e progetti per una cooperazione sempre più stretta e produttiva.

    Condividi
  • Il team di Nancy Forlini 2º in Québec

    Il team di Nancy Forlini 2º in Québec

    Gala Remax a Québec city

    nancy-gala-2

    Montréal – Ogni anno Remax, il gruppo immobiliare numero uno al mondo (le sue agenzie sono presenti in oltre 100 Paesi) organizza un gala per rendere omaggio agli agenti e mediatori che si sono distinti nell’ultimo anno. Un modo gentile e raffinato per viziarli e stimolarli a superarsi, senza mai accontentarsi. Quest’anno, ad ospitare gli oltre 1.200 ospiti, è stato il rinomato Centro Congressi di Québec city. Il team di Nancy Forlini, presidente di Remax Solutions, i cui uffici sono ubicati al 5355 Jean-Talon Est, nel cuore di St-Léonard, si è classificato secondo in tutto il Québec.

    Un risultato formidabile, nonostante l’agguerrita competizione, visto che nella Belle Province operano più di 3 mila agenti immobiliari Remax. Nancy, inoltre, ha ricevuto il prestigioso “Diamond Award”, assegnato a pochi ‘privilegiati’. E non è finita qui: ben 8 agenti immobiliari del team Forlini sono stati insigniti con una menzione d’onore. Nancy Forlini e Nick Fiasche hanno ringraziato la loro incredibile squadra, i clienti, gli amici e la famiglia per la profonda fiducia ed il continuo supporto. “La cosa più importante per me – ha dichiarato Nancy a Radio CFMB – è che il mio gruppo sia primo nel cuore dei clienti, così come per noi i clienti sono sempre i numeri 1.

    I premi che riceviamo, poi, sono la dimostrazione che ogni giorno facciamo un buon lavoro”. Il 2018, ha aggiunto Nancy, “è un momento molto propizio per vendere la propria proprietà, considerato che il mercato è molto ricettivo con molti clienti pronti a comprare”. “Visto il livello raggiunto – gli ha fatto eco Nick – abbiamo l’obbligo di continuare a migliorarci nella professione, per assistere sempre meglio le persone che si affidano alla nostra esperienza”. Nancy Forlini e Nick Fiasche: da anni garanzia di successo ed eccellenza tricolore per tutta la Comunità italo-quebecchese.

    nancy-gala-1

    Condividi
  • Justin Trudeau avverte i profughi:  “Rispettate le regole”

    Justin Trudeau avverte i profughi: “Rispettate le regole”

    Il Primo Ministro corre ai ripari dopo l’arrivo di migliaia di Haitiani irregolari

    Crossing to Canada

    Nel frattempo il Québec, ‘preso d’assalto’ al valico di Saint-Bernard-de-Lacolle, ha stanziato 2.5 milioni $ e si appresta a distribuire 5 mila assegni sociali ai richiedenti asilo

    di Vittorio Giordano

    Ottawa – Il Canada resta un Paese aperto e accogliente, dal cuore grande e da sempre sensibile ai bisogni dei più deboli. Ma ci sono delle regole che non possono essere baypassate, nemmeno dai richiedenti asilo. Umanità sì, ma non a scapito di procedure di accoglienza efficaci e collaudate. È questo il senso delle parole del Primo Ministro, Justin Trudeau, che nei giorni scorsi ha ‘richiamato all’ordine’ i profughi haitiani che nelle ultime settimane hanno attraversato illegalmente la frontiera canadese in cerca di asilo. Una mezza marcia indietro di chi, smarcandosi dalle posizioni anti-immigrazione di Trump, aveva forse esagerato con le promesse di accoglienza.

    IL TWEET CONTRO IL TRAVEL BAN DI TRUMP – Lo scorso gennaio, dopo la firma del presidente degli Stati Uniti del “travel ban” per limitare l’accesso negli Stati Uniti ai cittadini di sei paesi a maggioranza musulmana e ai rifugiati, Trudeau aveva tweettato: “A tutti coloro che scappano dalle persecuzioni, dal terrore e dalla guerra, il Canada vi darà il benvenuto, indipendentemente dalla vostra fede. La diversità è la nostra forza”.

    UN ESODO DI OLTRE 11 MILA “IRREGOLARI” – E gli immigrati lo hanno preso in parola: dall’inizio dell’anno si stima che più di 11.300 persone, per l’85% Haitiani, abbiano attraversato a piedi il confine tra il Canada e gli Stati Uniti. Prendendo d’assalto il valico quebecchese di Saint-Bernard-de-Lacolle. Un esodo che ha conosciuto un picco nei mesi di luglio e agosto, quando si sono registrati aumenti del 300%. Peccato, però, che lo hanno fatto in maniera illegale, attraverso località remote e non custodite, senza cioè passare per i posti di polizia preposti al confine. Mettendo in crisi il sistema di accoglienza canadese. Tanto che lo Stadio Olimpico di Montréal è stato adibito ad accampamento temporaneo. E la Commissione canadese per Immigrazione e Rifugiati ha parlato apertamente di situazione “insostenibile”.

    VISTO USA PER GLI HAITIANI IN SCANDENZA – Alla base di questa ‘onda anomala’ haitiana, il Visto in scadenza negli Usa. Dopo il terremoto del 2010, infatti, negli Stati Uniti sono arrivate circa 58 mila persone da Haiti: lo status di protezione temporanea, però, scade a gennaio 2018 e, se l’amministrazione di Trump decidesse di non prorogarlo, sarebbero costretti a fare ritorno nell’isola caraibica. Da qui il viaggio della speranza irregolare in Canada.

    LA MARCIA INDIETRO LIBERALE – Fenomeno a cui Trudeau ha deciso di porre un freno: “La nostra è una società aperta e accogliente – ha detto il leader liberale, di passaggio a Montréal – perché i canadesi hanno fiducia nel nostro sistema di immigrazione e nelle nostre leggi”. Da qui l’avvertimento: “Non ci sarà alcun vantaggio nell’entrare in Canada in modo irregolare”. Quindi l’affondo finale: “Dovete seguire le regole, e ce ne sono tante”. Ma non ha escluso la possibilità di accordare dei permessi di lavoro temporanei, come richiesto dalla Ministra dell’Immigrazione quebecchese, Kathleen Weil.

    LA MISSIONE DI DUBOURG A MIAMI – Per spiegare meglio il concetto, il deputato liberale Emmanuel Dubourg è volato a Miami per incontrare la comunità haitiana: “La disinformazione resta il principale nemico da combattere”, ha affermato il parlamentare di Bourassa, che poi ha spiegato: “I messaggi sui social media suggeriscono che il governo canadese garantisce ai richiedenti asilo un libero accesso al Canada. Questo è assolutamente falso e induce le persone a prendere decisioni sbagliate”.

    CONSERVATORI ALL’ATTACCO – Naturalmente, in vista delle elezioni nel’ottobre 2019, il Partito Conservatore è già partito all’attacco: “Il nostro sistema di accoglienza è nel caos – ha dichiarato la deputata conservatrice Michelle Rempel –: penso che questo dipenda soprattutto dai messaggi inconsistenti usciti dalla fabbrica comunicativa personale di Trudeau”.

    2.5 MILIONI $ IN ASSEGNI SOCIALI – Sotto pressione, nel frattempo, è finito anche il governo Couillard, che ha stanziato 2.5 milioni $ per i richiedenti asilo: dal 30 agosto al 1º settembre saranno distribuiti quasi 5 mila assegni sociali al Palazzo dei Congressi di Montréal, ovvero 623 $ per ogni rifugiato. Una procedura abituale per chi fa domanda di asilo, ha specificato il Ministro quebecchese del Lavoro e della Solidarietà sociale, François Blais, ma che non ha mitigato le critiche delle opposizioni (perplessità sia da Jean-François Lisée del Parti Québécois che da François Legault della Coalition avenir Québec), che si chiedono quale impatto possa avere questo provvedimento sulle tasche dei cittadini della Belle Province. 

    Condividi
  • Canada multietnico e… “intollerante”

    Canada multietnico e… “intollerante”

    Il Punto di Vittorio Giordano

    Dopo la strage di Québec city, il Re è più che mai nudo. Nemmeno il Canada, Paese pacifico, accogliente e multietnico per antonomasia, è vaccinato contro la violenza ed è immune dal terrorismo. Qualche avvisaglia, a dire il vero, si era già avuta qualche anno fa: era il 22 ottobre del 2014 quando Michael Zehaf-Bibeau, un canadese convertito all’Islam, aveva fatto irruzione in Parlamento a Ottawa stroncando la vita di un soldato; due giorni prima, a Saint Jean sur Richelieu, Martin Couture-Rouleau, anche lui convertitosi all’Islam jihadista, si era lanciato con l’auto contro due militari, uccidendone uno. La memoria, purtroppo, è selettiva: tendiamo a ricordare solo ciò che ci piace, ci serve o ci conviene. Ma è un inganno cognitivo, sebbene inconscio. La verità è che non possiamo prescindere dal passato che, da che mondo e mondo, è ‘magistra vitae’ ed è imprescindibile per costruire il futuro. E il futuro del Canada, come quello di qualsiasi Paese occidentale, deve fare i conti con la ‘Spada di Damocle’ del terrorismo globale. Putroppo è così: nonostante l’oceano, nonostante lo spirito hippy da ‘volemose bene’, nonostante solo 150 anni di storia unitaria, nonostante il progressismo solidale di Trudeau, nonostante il ‘multiculturalismo dorato’, anche il Paese degli Aceri è un bersaglio. Lo avevamo intuito, adesso ne abbiamo la certezza. Il risveglio è traumatico: il Canada si rivela più che mai fragile ed esposto. Una verità dolorosa che il Paese scopre – e qui sta la beffa, dopo il danno – sotto il governo liberale presieduto da Justin Trudeau, il politico anti-Trump per eccellenza, il leader progressista più popolare del momento sulla scena mondiale. Che proprio qualche giorno fa si è ulteriormente smarcato dal tycoon americano anti-immigrati, annunciando ‘urbi et orbi’: “A tutti coloro che stanno scappando da persecuzioni, terrore e guerra: i canadesi vi accoglieranno, a prescindere dalla vostra fede religiosa. La diversità è la nostra forza”. Sottintendendo che il multiculturalismo canadese è più attraente del melting pot americano. E che, se ieri il sogno era americano, oggi è canadese. Ne siamo proprio certi? In base ai dati resi pubblici recentemente dalla Polizia di Montréal, i crimini di odio sono cresciuti del 20% nell’ultimo anno: addirittura 52 le segnalazioni ricevute dal giorno del massacro alla moschea; mentre un sondaggio della Cbc-Angus Reid Institute rileva come il 68% dei canadesi auspichi che gli immigrati si impegnino maggiormente per integrarsi nella società che li ospita. Forse questo “fondamentalismo multiculturale” qualche falla ce l’ha. Uno Stato, per quanto giovane e aperto, non può prescindere da una spina dorsale, da un’appartenenza che affondi le sue radici in un’identità definita e sedimentata nel tempo. Per quanto secolarizzata, la società canadese è intrisa di valori cristiani: basti pensare alla storia, al patrimonio artistico e alla toponomastica. Perché negarlo? D’altro canto, l’altra faccia della medaglia del “populismo nazionalistico” – quel Canada senza un’identità definita e definitiva, che Trudeau stesso ha dipinto come “il primo Stato post-nazionale del mondo” – non ci mette affatto al riparo dai mali del nostro tempo. Per quanto “cool” e “friendly”, anche il Canada ha fallito. Così come il resto dell’Occidente. Il Canada delle “magnifiche sorti e progressiste” non è riuscita a prevenire il gesto violento di un altro suo ‘figlio’, un altro ‘lupo solitario’, un’altra vittima della società occidentale che si è lasciata ammaliare da quelle ideologie estremiste che sfruttano sempre di più le tecnologie digitali capaci di trascendere ogni confine, lingua o valore. Siamo tutti potenziali vittime e carnefici. È una guerra senza precedenti dove non c’è confine nazionale che tenga. E dove nessuna nazione può sentirsi inattaccabile, solo perché tollerante e multiculturale. A maggior ragione se sprovvista della consapevolezza di un’identità compiuta e definita, se orfana di valori imprescindibili che fanno di un insieme di Individui, che abitano lo stesso territorio, una Nazione compiuta e matura.

    Condividi
  • LA STRAGE | Québec city, spari in moschea: 6 morti

    LA STRAGE | Québec city, spari in moschea: 6 morti

    Fermato studente franco-canadese di 27 anni. SITE: “Su Facebook inneggiava a Trump, Le Pen e difesa israeliana”. Il Premier Trudeau: “Attacco terroristico contro il Canada”. La Casa Bianca condanna l’attentato. Il cordoglio del Premier Gentiloni

    spari-moschea1

    Montréal – È di 6 morti e 8 feriti, di cui 5 in condizioni critiche, il bilancio di una sparatoria all’interno del Centro culturale islamico di Québec City: decine di fedeli erano riuniti all’interno della moschea per la preghiera della sera quando, poco prima delle 20 di domenica, è iniziata la sparatoria. Secondo un testimone citato da Radio Canada, nella moschea – dove al momento dell’attacco erano presenti circa 50 persone – sarebbe entrato un individuo mascherato: aveva “un accento del Québec” e mentre sparava “urlava ‘Allahu akbar!’”. I media canadesi, intanto, hanno reso noto che le sei vittime – due algerini, un marocchino, un tunisino e due cittadini della Guinea – sono di età compresa tra i 35 ed i 70 anni. Secondo un collettivo canadese anti-islamofobia, tra le vittime dell’attacco ci sarebbe anche l’imam. “Questa gente va a pregare ogni giorno, ma ora qualcuno di loro non tornerà mai più a casa dalla preghiera”: sono le parole di Mohamed Yangui, presidente della moschea di Québec City. Yangui ha raccontato di essere stato chiamato all’obitorio per il riconoscimento dei corpi e ha riferito di un grosso dispiegamento di forze dell’ordine attorno al Centro Culturale Islamico.

    Fermato Alex Bissonette, franco-canadese di 27 anni – La polizia ha fermato due persone: una sola, però, è ritenuta collegata all’attentato. I soggetti sarebbero studenti dell’università Laval di Quebec City. Il sospettato, secondo diversi media canadesi, è Alex Bissonette, franco-canadese di 27 anni. E niente lascia ritenere che vi siano altri sospetti” dietro l’azione criminosa, fa sapere la portavoce della Sûreté del Quebec, Christine Coulombe. Da quello che emerge da un account social del presunto assalitore individuato dal gruppo Site, specializzato in informazioni sul terrorismo, Bissonette è un ammiratore di Trump, Marine Le Pen, e delle forze militari israeliane. Improbabili, quindi, i legami con la Jihad’. La seconda persona, Mohamed Khadir, 20enne di origini marocchine, è in stato di fermo come testimone. Secondo le prime ricostruzioni degli inquirenti, subito dopo la sparatoria avrebbe prestato i primi soccorsi ai feriti.

    Trudeau: “Attacco terroristico contro il Canada”. Il Premier Justin Trudeau ha rivolto un sentito messaggio alla comunità musulmana del Québec. “Il crimine orribile è stato un atto di terrorismo commesso contro il Canada e tutti i canadesi: 36 milioni di cuori battono con i vostri. Piangeremo con voi, vi difenderemo, vi ameremo, e resteremo al vostro fianco”. Trudeau ha aggiunto di aver appreso la notizia con “shock tremendo, tristezza e rabbia”. “La diversità – ha sottolineato – è la nostra forza e la tolleranza religiosa è un valore che noi, come canadesi, abbiamo a cuore”. Nella serata di lunedì, il Premier e il capo dell’opposizione, Rona Ambrose, si sono recati a Quebec City per una veglia di preghiera.

    Il sindaco Labeaume: “Québec in lutto” – Tutta la classe politica canadese e quebecchese ha condannato l’atto terroristico. Visibilmente provato il Sindaco di Québec city, Régis Labeaume: “Nessun essere umano dovrebbe perdere la propria vita per motivi di razza, colore, orientamento sessuale o credo religioso”, ha detto. Labeaume ha poi voluto rassicurare i membri della Comunità musulmana della città: “Potete contare sul sostegno del Comune: vi vogliamo bene”.

    Il Premier Couillard: ora coraggio e solidarietà – “Il Québec è stato colpito da un atto terroristico: i quebecchesi sapranno reagire insieme, con coraggio e solidarietà”: queste le parole del Primo Ministro del Québec, Philippe Couillard, che poi ha aggiunto, rivolgendosi direttamente ai cittadini musulmani: “Noi siamo con voi, voi siete a casa, siete e sarete sempre i benvenuti”. Nella serata di domenica, il Premier aveva condannato ‘a caldo’ l’attentato su twitter: “Il Quebec respinge categoricamente questa violenza barbara. Tutta la nostra solidarietà alle persone vicine alle vittime, ai feriti e alle loro famiglie”.

    Il cordoglio della Casa Bianca e del Vaticano – Il presidente degli Usa, Donald Trump, ha telefonato al Premier canadese Justin Trudeau, esprimendo vicinanza e offrendo sostegno e assistenza. Successivamente, la Casa Bianca ha condannato ufficialmente l’atto terroristico. Papa Francesco, dal canto suo, ha espresso le sue condoglianze al cardinale Gerald Cyprien LaCroix, Arcivescovo del Quebec, che si trova in visita a Roma.

    Le condoglianze di Gentiloni – Il presidente del Consiglio italiano, Paolo Gentiloni, ha voluto “esprimere le condoglianze al governo canadese e a Justin Trudeau per l’attacco alla moschea di Quebec city”. Il Premier ne ha parlato a Palazzo Chigi, in occasione dell’incontro con il Presidente dell’Europarlamento Antonio Tajani. “Il governo italiano è vicino alle vittime e ai famigliari, alla comunità musulmana canadese, oltre che al governo e al presidente Trudeau”, ha sottolineato. Per il premier, è “un modo anche per confermare il nostro atteggiamento di vicinanza e solidarietà alla stragrande maggioranza dei cittadini di fede islamica che vivono nelle nostre città e nei nostri paesi che rifiutano il terrorismo fondamentalista, di cui sono spesso vittime e bersagli”

    Episodi di islamofobia nel passato – Non è la prima volta che la moschea di Québec city è stata presa di mira, ma mai con tale violenza. Nel giugno scorso, durante il Ramadan, davanti all’ingresso del luogo di culto situato in via Sainte-Foy, era stata lasciata una testa di maiale. Negli ultimi anni in Québec gli episodi di islamofobia si sono moltiplicati, intrecciandosi al dibattito politico sul bando al niqab. Nel 2014 il Centro era stato oggetto di altri atti di vandalismo e di messaggi di odio. Un anno prima, un’altra moschea della regione di Sagueneay era stata imbrattata con sangue suino. Nella vicina provincia dell’Ontario, il giorno dopo gli attentati di Parigi, era stato dato alle fiamme un altro centro di preghiera islamico.

    Condividi
  • Bissonnet, Coderre e Di Iorio al Club del Parc Delorme

    Bissonnet, Coderre e Di Iorio al Club del Parc Delorme

    Festa nazionale del Québec

    DeLorme-quebec16

    Montréal – Il 24 giugno scorso, in occasione della Festa Nazionale del Quebec, il Club del Parc Delorme guidato dalla presidente Maria D’Alesio ha accolto diverse personalità politiche (ad ogni livello) che hanno scelto di trascorrere la Festa Nazionale con alcuni rappresentanti della Terza Età italo-canadese di Saint-Léonard. Nella foto riconosciamo, da sinistra: la deputata provinciale di Jeanne-Mance, Filomena Rotiroti; Maria D’Alesio,  la consigliera municipale, Lili-Anne Tremblay; il sindaco di Montréal, Denis Coderre; il deputato federale di Saint-Léonard-Saint-Michel, Nicola Di Iorio; la consigliera municipale, Patricia R. Lattanzio; il sindaco di Saint-Léonard, Michel Bissonnet; il consigliere municipale, Mario Battista, ed il consigliere comunale, Dominic Perri.

    Condividi
  • Uccisa da un pitbull: il governo agisca

    Uccisa da un pitbull: il governo agisca

    La figlia reclama giustizia. E la gente chiede leggi più severe

    Montréal – La morte di Christiane Vadnais, 55 anni, sbranata da un pitbull del vicino, mercoledì scorso sul retro della sua abitazione a Pointe-aux-Trembles, su rue Edgar-Prairie, ha scosso le coscienze dei quebecchesi. Fino ad un certo punto, però. Secondo un sondaggio Léger — TVA, infatti, il 72% dei cittadini auspica che spetti al governo intervenire legiferando in materia, contro il 27% che invece prospetta nuovi regolamenti a livello municipale. Attenzione, però: alla domanda, secca, se sia il caso di vietare o meno il possesso dei pitbull ‘tout court’, solo il 49% dice “sì”. E, nella fascia di età 25-34, addirittura l’80% si schiera per il “no”. Risultati che si possono spiegare con la naturale propensione dei quebecchesi in difesa degli animali. La stragrande maggioranza (93%), infatti, ritiene che i siano i proprietari i veri responsabili degli attacchi dei cani. E quindi, il 66% sostiene che il proprietario di un cane che ha attaccato a morte qualcuno dovrebbe essere automaticamente processato. Ed in questo il regolamento è ancora troppo carente, per il 60% degli intervistati.

    Per il fratello della vittima, l’increscioso episodio (“Una morte orribile e disgustosa”, ha tuonato) deve servire da monito per cambiare i regolamenti sui cani pericolosi. Ed ha puntato il dito soprattutto contro i Municipi, colpevoli di non aver mai adottato un regolamento che vieti il possesso di cani come i pitbull. “Ci sono Comuni che lo hanno già fatto – ha continuato – mentre in Québec ci facciamo tante domande: le statistiche sono sotto gli occhi di tutti, basta giocare allo struzzo”. La sorella lavorava presso la Società di Trasporto (STM) ed è stata attaccata nel suo cortile dal pitbull del vicino (che si era da poco trasferito dal padre, ma che nel giorno dell’attacco non era in casa). “Nessuno è al riparo da questo pericolo”, ha aggiunto. Facendo presente che non basta istruire i proprietari: “I pitbull rappresentano una seria minaccia per la società”. La figlia unica della vittima è andata oltre ed ha chiesto che sia fatta giustizia: “Mi hanno tolto mia madre, qualcuno deve pagare: c’è stata una chiara negligenza da parte del proprietario, che avrebbe potuto tenere a bada il pitbull con una museruola o un guinzaglio”. Secondo Emilie, il governo deve prendere una posizione netta a livello legislativo, per evitare altre tragedie. Ma intanto un processo per “negligenza criminale” è sacrosanto. Per la cronaca, il cadavere della vittima sarà sottoposto ad autopsia, mentre il pitbull è stato abbattuto all’arrivo della polizia, mentre scodinzolava con  un atteggiamento aggressivo in un bagno di sangue. (V.G.)

    Condividi
Online Shopping in BangladeshCheap Hotels in Bangladesh