Tag: Québec

  • Viaggi e immigrazione: novità da Ottawa e Québec

    Viaggi e immigrazione: novità da Ottawa e Québec

    OTTAWA – Nelle ultime settimane abbiamo registrato delle novità importanti per chi vuole viaggiare e per chi decide di immigrare in Canada e, in particolare, sceglie di risiedere e lavorare nella provincia del Québec.

    Requisiti d’ingresso in Canada per i viaggiatori.

    Dal 21 dicembre 2021, chiunque arrivi in aereo nel Paese, deve non solo presentare prova di tampone negativo effettuato nel Paese di provenienza, ma anche poi sottoporsi ad un test di depistaggio presso l’aeroporto canadese di arrivo, obbligatorio per tutti, anche per i vaccinati. A partire dal 28 febbraio, i viaggiatori che in quanto vaccinati possono entrare in Canada, saranno comunque sottoposti a test di depistaggio nell’aeroporto di arrivo, ma non dovranno più isolarsi in quarantena obbligatoria aspettando il risultato del test.

    I bambini al di sotto dei 12 anni non vaccinati non dovranno più isolarsi, ma potranno ri- prendere le loro attività appena rientrati. Resta in vigore il fatto che solo cittadini canadesi e residenti permanenti possono rientrare in Canada anche se non vaccinati, e loro dovranno sempre isolarsi in attesa del risultato del test di depistaggio.

    A partire dal 15 gennaio 2022, i titolari di un permesso di lavo- ro o di studio dovranno essere completamente vaccinati per poter entrare in Canada. Solo alcune categorie potrebbero essere esentate da questa misura, come i lavoratori del settore agricolo e agroalimentare, chi arriva per motivi umanitari o rifugiati. Dal 28 febbraio, inoltre, il Canada accetterà anche test antigenici rapidi effettuati nel paese di provenienza per imbarcarsi, e non solo molecolari PCR come è stato finora. Il governo canadese ha aggiunto alla lista dei vaccini approvati anche Sinpharm, Sinovac e Covaxin.

    Procedure di immigrazione.

    Immigration, Refugees and Citizenship Canada (IRCC) è in forte ritardo nell’elaborazione delle domande di cittadinanza. Quasi 200.000 residenti permanenti sono in attesa. Alcuni stanno aspettando da quasi tre anni, mentre sul sito web dell’IRCC è indicato un periodo di 12 mesi.

    Il 6 dicembre 2021 è entrata in vigore però una certa flessibilità del Temporary Foreign Worker Program (TFWP), secondo un accordo tra Québec e Ottawa, che consente alle professioni di categoria C e D di ottenere un permesso di lavoro in forma semplificata. In poche parole, i datori di lavoro non dovranno più dimostrare sforzi di reclutamento di manodopera canadese per assumere e sponsorizzare un lavoratore straniero. La misura riguarda cassieri, addetti alle pulizie, operai per la metallurgia, il legname o la lavorazione degli alimenti, camerieri, aiuti-cuoco.

    Arriva poi l’Opération main-d’œuvre per il Québec, un investimento senza precedenti di quasi 4 miliardi di dollari per facilitare il riconoscimento delle competenze e dei titoli di studio acquisiti all’estero, per i servizi pubblici essenziali della sanità, dei servizi sociali e dell’istruzione, in cui verranno integrati 60.000 lavoratori in più, ma anche per informatica, ingegneria e costruzioni. In questi ultimi tre settori verranno assunte altre 110.000 persone. Stanziate poi borse di studio da $ 9.000 a $ 20.000 per indirizzare la formazione degli immigrati verso i settori a carenza di manodopera (educatori per l’infanzia, insegnanti, ingegneri, programmatori).

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  • Québec: Passaporto vaccinale via il 14 marzo

    Québec: Passaporto vaccinale via il 14 marzo

    QUÉBEC – Poco dopo che i governi provinciali di Saskatchewan, Alberta, Manitoba e Ontario hanno annunciato l’abolizione dell’uso del passaporto vaccinale per accedere a luoghi e attività, anche il Québec ha presentato il suo piano di ritiro graduale dello stesso, fino alla sua completa eliminazione il 14 marzo.

    Il Primo Ministro François Legault ha dichiarato di voler abbandonare “tutte le misure sanitarie il prima possibile”, incluso il passaporto vaccinale. Già da mercoledì 16 febbraio, non è più obbligatorio presentare una prova di vaccinazione per entrare nei grandimagazzini di ampia superficie (1500m2 e oltre) e nelle succursali statali della Société des alcools du Québec (SAQ) e della Société québécoise du cannabis (SQDC). Da lunedì 21 febbraio, Family Day in Canada, sono stati i luoghi di culto a riaprire le porte a tutti i fedeli, anche senza codice QR. Infine,

    a partire da lunedì 14 marzo, il passaporto vaccinale non sarà più richiesto in nessun luogo e per nessuna attività, compresi i Centre d’hébergement de soins de longue durée (CHSLD) e le residenze per anziani private, ad eccezione, però, dei viaggi internazionali, per i quali la prova di vaccinazione è ancora richiesta, essendo una misura applicata dalle frontiere federali. “Il contesto sanitario si è evoluto in modo favorevole e dobbiamo iniziare ad imparare a convivere con il virus.

    Ritorneremo alla misura del passaporto vaccinale se necessario, ma in questo momento abbiamo un margine di manovra” ha affermato il Directeur national de santé publique par intérim, il Dr. Luc Boileau, il quale ha anche insistito sulla differenza tra Omicron – più contagiosa, ma meno virulenta – e le precedenti varianti di COVID-19. C’è un prima e un dopo Omicron, ha assicurato.

    Il Ministro della Sanità, Christian Dubé, che una settimana fa aveva definito il passaporto vaccinale una misura “qui per restare”, si difende dal tornare sulla sua decisione. Per viaggiare all’estero è sempre necessaria una prova di vaccinazione e il Québec potrebbe anche riapplicarlo. Il ministro ha dunque suggerito ai cittadini di mantenere aggiornato il proprio passaporto vaccinale, effettuando la dose di richiamo al momento opportuno, aggiungendo un prudente consiglio alla popolazione: “tenetelo nei vostri telefoni, potremmo avere purtroppo una sesta ondata”. Nessun accenno invece all’uso della mascherina, che resta in vigore, senza discussione.

    Dal 21 febbraio inoltre, possono riprendere convegni, congressi, conferenze, meeting, assemblee e riunioni, con il limite del 50% della capacità di accoglienza e un massimo totale di 500 persone. Le riunioni private nelle stanze in affitto sono consentite se riuniscono un massimo di 50 persone. Il passaporto vaccinale è richiesto fino al 14 marzo, e resta obbligatorio indossare la mascherina.

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  • Il Primo Ministro Legault annuncia il calendario delle riaperture

    QUÉBEC – Di fronte alla crescente insoddisfazione popolare (secondo l’istituto Léger, il 32% della popolazione canadese appoggia il “convoglio della libertà” dei camionisti che tiene in “ostaggio” Ottawa da più di 2 settimane), due anni dopo la dichiarazione dello stato di emergenza sanitario, e con le province dell’Alberta e dell’Ontario che stanno abolendo addirittura lo stesso passaporto vaccinale, l’8 febbraio scorso il Primo Ministro del Québec, François Legault, ha annunciato il tanto atteso calendario delle riaperture.

    Alla base della svolta, una nuova filosofia nella gestione della pandemia. “Penso che l’approccio debba cambiare – ha spiegato Legault -: con la vaccinazione, ci saranno sempre meno restrizioni nel mondo, bisogna imparare a convivere con il virus, minimizzando i rischi ed accettando di ricorrere ad altre dosi quando e se necessario”. Una svolta di mentalità resa possibile anche da una costante diminuzione delle persone ricoverate, scese lunedì a 2.095, di cui 136 in terapia intensiva (un calo rispettivamente del 14% e del 24% su base settimanale).

    Quello annunciato dal governo è un calendario scaglionato e progressivo, che si concluderà il 14 marzo, quando la Belle Province tornerà ad una vita quasi normale, che dovrebbe assomigliare a quella pre-covid. Ecco le quattro tappe previste dal governo:

    LUNEDÌ 14 FEBBRAIO: riapertura di palestre e spa al 50% della capienza; ripresa delle competizioni sportive per gli adulti; fine dei protocolli sanitari per le competizioni sportive all’esterno; il limite per gli spettacoli e gli eventi all’aperto sale a 5.000 persone (con passaporto vaccinale).

    LUNEDÌ 21 FEBBRAIO: i negozi possono riaprire al 100% della loro capienza (resta il passaporto vaccinale dove richiesto); le sale per gli spettacoli e gli anfiteatri restano al 50% della capacità, ma viene revocato il limite delle 500 persone (fermo restando il passaporto vaccinale); sono permesse le assemblee, le riunioni ed i congressi con capienza al 50% o massimo 500 persone (con passaporto vaccinale); attività sociali in sale affittate permesse fino ad un massimo di 50 persone (con passaporto vaccinale); i luoghi di culto restano al 50% della capienza, ma il limite viene aumentato da 250 a 500 persone (con passaporto vaccinale); durante l’esposizione del feretro e nel corso dei funerali, è consentita la presenza di massimo 50 persone alla volta.

    LUNEDÌ 28 FEBBRAIO: riapertura dei bar e dei casinò al 50% della capienza, senza ballo né karaoke (i bar dovranno chiudere all’1 di notte, un’ora dopo la fine della vendita di alcol); ripresa dei tornei e delle competizioni sportive con la partecipazione di più squadre o gruppi; fine del telelavoro obbligatorio, che diventa una semplice raccomandazione; le sale per gli spettacoli, i cinema ed i luoghi di culto, ad eccezione del Centro Bell a Montréal e del Centro Videotron a Québec city, possono riaprire al 100% della capienza.

    LUNEDÌ 14 MARZO: tornano la danza ed il karaoke nei bar; nessun limite nei tavoli dei ristoranti, dei bar e delle trattorie; i bar, le sale per gli spettacoli, il Bell Center ed il Videotron Center possono riaprire al 100% della loro capacità; i luoghi di culto, in occasione di funerali, cerimonie religiose e matrimoni, possono accogliere i fedeli fino al 100% della capienza, anche senza passaporto vaccinale, con un massimo di 50 persone alla volta.

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  • Paghiamo le colpe dei nostri politici

    Paghiamo le colpe dei nostri politici

    IL PUNTO di Vittorio Giordano

    Siamo tra i più vaccinati al mondo, eppure subiamo misure restrittive, drastiche e severe, perché mancano posti-letto ed il personale medico è inadeguato

    Potremmo chiamarlo il paradosso quebecchese. Il 90% della popolazione (dai 5 anni in su) del Québec ha ricevuto almeno una dose di vaccino contro il Covid-19, l’83% ben 2 dosi ed il 40% addirittura 3 dosi (a ritmo di 100 mila nuove somministrazioni giornaliere). La stragrande maggioranza dei Quebecchesi ha seguito alla lettera le consegne del Governo, ha fatto quadrato intorno alle sue Istituzioni e si è fidata ciecamente della Scienza. Tutti ci siamo vaccinati di corsa, perché ci è stato spiegato che, grazie al siero scoperto in tempi record ed al passaporto vaccinale, saremmo potuti tornare ad una certa “normalità”. Ci abbiamo creduto, salvo ritrovarci prigionieri di un problema strutturale e congenito più grande di un virus subdolo e viscido. Ci sentiamo, a ragione, presi in giro, delusi e frustrati. La crisi sanitaria si è trasformata in crisi piscologica, sociale ed economica. Oggi, in Québec, nonostante il tasso altissimo di bi e tri-vaccinati, restano ancora chiusi bar, ristoranti, cinema, teatri, palestre, spa, stadi, chiese; sono vietati gli sport di squadra al chiuso e gli assembramenti sono limitati agli occupanti della stessa residenza. Stiamo pagando un prezzo altissimo. E questo perché siamo tutti vittime dell’inazione e della miopia della classe dirigente al potere negli ultimi 30 anni. La popolazione del Québec, tra le più vaccinate al mondo, continua a subire misure restrittive drastiche e severe perché mancano ospedali ed il personale medico è inadeguato. Ecco la verità. Il Covid-19 è stato solo l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso. Come ha certificato recentemente la Commissaria alla Salute del Québec: “Non eravamo pronti ad affrontare la pandemia”. Un’accusa pesante, a cui il Primo Ministro Legault ha risposto annunciando “un piano di rifondazione del sistema sanitario”. L’ennesimo annuncio. Come troppo spesso hanno già fatto i suoi predecessori. Un sistema sanitario fragile e carente, messo a nudo dall’esplosione dei ricoveri, causati prima dalla variante Delta e poi da quella Omicron. I fatti sono sotto gli occhi di tutti. Secondo uno studio pubblicato da ‘La Presse’, sulla base dei dati combinati dell’Università di Oxford, dell’OCSE, del Ministero della Salute del Québec e dell’Istituto canadese d’informazione sulla salute, tra i Paesi del G7, il Québec è uno dei posti in cui il Covid ha avuto un impatto maggiore sul sistema sanitario. Attualmente, i pazienti positivi occupano il 21% dei posti-letto disponibili, rispetto al

    4% in Germania, al 7% in Francia, all’11% nel resto del Canada ed in Italia, al 12% nel Regno Unito ed in Spagna, al 13% in Ontario, al 16% negli Stati Uniti. E questo perché la capacità ospedaliera del Québec è decisamente inferiore a quella del resto del mondo. La provincia francofona, infatti, ha 1.865 letti per milione di abitanti, contro i 2.500 del Canada, i 3.200 dell’Italia, i 5.800 della Francia, i 7.900 della Germania, i 12.400 della Corea del Sud ed i 12.800 del Giappone. C’è poco da aggiungere. “Tutto ciò dimostra che non abbiamo alcuno spazio di manovra: non possiamo permetterci che il virus circoli come in altri Paesi”, ha commentato l’epidemiologo Benoît Mâsse, professore all’Université de Montréal. Il problema è antico. In un rapporto sulle prestazioni del sistema sanitario pubblicato nel 2016, il Commissario per la Salute e il Welfare (CSBE) aveva sottolineato che, nei 20 anni precedenti, cioè dal 1996 in poi, il numero dei posti letto era diminuito costantemente, senza che i servizi ambulatoriali, che avrebbero dovuto fare da contrappeso, fossero stati potenziati. La colpa, dunque, è dei governi Legault, Couillard, Marois, Charest, Landry e Bouchard. Nessuno escluso. A Legault, oggi, non chiediamo di costruire un ospedale in 10 giorni come ha fatto la Cina, ma in 10 giorni il Primo Ministro può preparare un piano decennale di rilancio del servizio sanitario pubblico. Costruendo nuovi ospedali, migliorando le condizioni di lavoro dei medici e degli infermieri, con posti fissi e salari più competitivi (come in Ontario), e specificando, già nel prossimo decreto flussi, che una quota importante degli immigrati ammessi in Québec (nel 2022 sono 70.500) abbia una Laurea in Medicina o in Scienze Infermieristiche. Ci sarebbe la fila. Ed i nostri figli e nipoti ci ringrazierebbero.

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  • Niente vino e cannabis per i No Vax

    Niente vino e cannabis per i No Vax

    Dal 18 gennaio, chi non è provvisto di passaporto vaccinale
    (che a breve passerà da 2 a 3 dosi) non potrà più entrare nei negozi della SAQ e della SQDC

    QUÉBEC – Si fa sempre più stringente la morsa del governo sui NoVax, destinati ad essere sempre più penalizzati nell’accesso ai servizi non essenziali. E questo per convincerli a sottoporsi al vaccino per contrastare la minaccia crescente di Omicron. Una variante contagiosissima che, complice anche la penuria di personale sanitario (circa 20 mila gli assenti), sta portando al collasso gli ospedali della provincia. È in questo contesto che, il 6 gennaio, il Ministro della Salute del Québec ha annunciato nuove misure restrittive, che si sommano a quelle già in essere (bar, cinema, teatri, palestre e sale di ristoranti chiusi, oltre al coprifuoco dalle 22 alle 5): dal 18 gennaio, infatti, chi non è provvisto di passaporto vaccinale non potrà più accedere alle succursali della SAQ (l’agenzia pubblica che detiene il monopolio della vendita di vini e alcolici) ed a quelle della SQDC (che a sua volta detiene il monopolio del cannabis legale). “Nei prossimi giorni – ha aggiunto Dubé – aggiungeremo altri servizi o attività non essenziali, come i trattamenti di bellezza, che saranno accessibili solo se in possesso del green pass”. Sono esclusi supermercati e farmacie, che rientrano tra i servizi essenziali. “Il primo obiettivo è quello di limitare i contatti – ha spiegato il Ministro –  ed il secondo è quello di proteggere i non vaccinati da sé stessi. Al momento, più del 50% delle persone ricoverate in terapia intensiva sono Novax” (che però rappresentano solo il 10% della popolazione). “Se i non vaccinati non sono contenti di questa situazione – ha sottolineato il Ministro – c’è una soluzione molto semplice a loro disposizione: farsi vaccinare. È gratis e protegge dalla malattia”. PASSAPORTO A 3 DOSI. Con sempre più persone che, nel rispetto del calendario del governo (da oggi possono prenotarsi gli over 50), si stanno sottoponendo alla somministrazione della terza dose, Dubé ha fatto sapere che prossimamente, probabilmente già nel mese di febbraio, non basteranno più 2 dosi, ma saranno necessarie 3, per ottenere il passaporto vaccinale. Il Ministro della Salute, accompagnato per l’occasione dalla ViceMinistra Lucie Opatrny e dal direttore della campagna di vaccinazione Daniel Paré, ha dipinto un quadro piuttosto cupo della situazione sanitaria, alla luce anche della pubblicazione delle proiezioni dell’Institut national d’excellence en santé et en services sociaux (INESSS), secondo cui, nelle prossime due settimane, i ricoveri in ospedale dovrebbero schizzare a più di 3.000. L’ultimo bilancio pubblicato nella mattinata del 6 gennaio dalla Salute Pubblica ha registrato 1953 ricoveri e 15.874 nuovi casi. “E non abbiamo ancora raggiunto il picco”, ha concluso Dubé, che ha descritto la condizione in cui versano gli ospedali come “molto, molto difficile”.

     

     

     

     

     

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  • Virus sotto controllo: il Québec riapre (a tappe)

    Virus sotto controllo: il Québec riapre (a tappe)

    QUÉBEC – La luce in fondo al tunnel è sempre più vicina, grande e radiosa: dopo 14 mesi di sacrifici a causa dell’emergenza sanitaria, nelle prossime settimane i quebecchesi potranno finalmente ritrovare la libertà perduta, riprendendo una vita più o meno normale. Il 18 maggio scorso, nella conferenza stampa delle 17 (l’ora dei ‘grandi annunci’), il Primo Ministro del Québec, Francois Legault, ha divulgato urbi et orbi il piano di deconfinamento, con un calendario dettagliato dei progressivi allentamenti delle misure restrittive. E questo grazie a due fattori determinanti. Innanzitutto, la curva dei contagi continua ad appiattirsi: lunedì 18 maggio sono stati registrati 584 casi e 8 decessi, con 18 pazienti in meno in ospedale (466 sono i ricoverati in tutto) e 5 in meno in terapia intensiva (113 versano ancora in gravi condizioni). La campagna di vaccinazione viaggia spedita: alle ore 12 di lunedì 19 maggio, in Québec sono state somministrate 4.543.365 dosi, con il 49,80% dei Quebecchesi che ha ricevuto almeno una dose. Più in generale, in Canada sono state somministrate 19.318.679 dosi, con il 46,94% dei Canadesi che ha ricevuto almeno una dose. Lunedi 17, inoltre, è partita la vaccinazione in auto all’aeroporto Pierre-Elliott-Trudeau di Montréal: l’obiettivo è vaccinare fino a 4.000 persone al giorno, dalle 8 alle 20, previa prenotazione (per il momento) su clicsante.ca. Via libera anche ad una clinica di vaccinazione per automobilisti e ciclisti sul circuito di Gilles Villeneuve, sull’isola di Notre Dame, per i prossimi tre fine-settimana. Legault, tra le altre cose, ha fatto sapere che, in base alle proiezioni calcolate sulle prenotazioni e sul ritmo delle inoculazioni, l’obiettivo dichiarato di vaccinare il 75% delle persone adulte entro il 24 giugno, giorno della festa nazionale, sarà raggiunto già il 15 giugno, 9 giorni prima. Legault ha poi specificato che la misura della quarantena obbligatoria per chi torna in Québec da un viaggio all’estero resta in vigore. Il Ministro della Salute, Christian Dubé, ha fatto sapere, dal canto suo, che la calendarizzazione della seconda dose, ad oggi fissata fino a quasi 4 mesi dopo la prima somministrazione, potrebbe essere anticipata di circa un mese.

    Ecco, nel dettaglio, il calendario delle riaperture, “prudente e graduale”, annunciato dal governo.  A partire dal cambio di colore (al netto di eventuali brutte sorprese causate delle varianti, che pendono sulle nostre teste come una spada di Damocle). Il 31 maggio la maggiornaza delle regioni rosse, Montréal compresa, dovrebbero diventare arancioni. Questo implica la riapertura delle palestre e dei ristoranti, anche se con limitazioni. Il 14 giugno è previsto il passaggio al colore giallo (riapertura a pieno regime dei bar e possibilità di ricevere a casa i componenti di un’altra bolla familiare, con obbligo di mascherina) ed il 28 giugno al verde (possibilità di praticare sport di squadra al chiuso e di ricevere a casa fino a 10 persone, ma appartenenti a massimo 3 bolle familiari). Più nello specifico, le riaperture si articoleranno in quattro fasi. Ecco quali.

    Venerdì 28 maggio

    1. Fine del coprifuoco (oggi in vigore dalle 21:30 alle 5:30)
    2. Riapertura delle terrazze all’aperto dei ristoranti. Nelle zone rosse e arancioni: 2 adulti con figli minorenni di residenze diverse o chi abita nella stessa residenza per tavolo. Nelle zone gialle: gli inquilini di 2 residenze per tavolo.
    3. Raggruppamenti all’aperto in terreni privati (come i cortili sul retro della propria abitazione). Massimo 8 persone di residenze diverse oppure gli occupanti di due diverse residenze, con distanziamento di due metri.
    4. Fine del divieto di spostamento tra le diverse regioni della provincia.
    5. Riapertura delle grandi sale e degli stadi scoperti con posti numerati. Massimo 250 per sezione, 2.500 in tutto.

    Venerdì 11 giugno

    1. delle terrazzze all’aperto dei bar. Nelle zone rosse e arancioni: 2 adulti di residenze diverse o chi abita nella stessa residenza per tavolo. Nelle zone gialle: gli inquilini di 2 residenze per tavolo. Nelle zone gialle: gli inquilini di 2 residenze per tavolo.
    2. Sport e attività ricreative all’aperto in gruppi di massimo 25 persone. Nelle zone rosse e arancioni: attività sportive senza contatto. Nelle zone gialle: attività sportive di contatto.

    Venerdì 25 giugno

    1. Apertura dei campi estivi diurni e dei campi-vacanza
    2. Eventi all’aperto. Fino a 2.500 persone possono riunirsi per attività o eventi publici all’aperto, come festival o spettacoli.
    3. Visite senza mascherina. Chi ha ricevuto anche la seconda dose, può recarsi in visita a casa di amici o parenti senza l’obbligo della mascherina e senza dover rispettare la distanza di 2 metri.

    Fine agosto (se il 75% dei cittadini di 12 anni e più avrà ricevuto anche le seconda dose del vaccino)

    1. Lezioni in presenza. Gli studenti dei Cégep e delle Università possono tornare in classe.
    2. Cade l’obbligo di indossare la mascherina nella maggior parte dei luoghi pubblici.
    3. Cade l’obbligo del telelavoro.
    4. Aumento del numero di persone che possono riunirsi all’interno delle sale e che possono partecipare agli eventi all’aperto, oltre ad ulteriori allentamenti per i raggruppamenti, le attività sportive e ricreative.

     

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  • Il Québec chiude per un mese

    Il Québec chiude per un mese

    Il governo Legault usa la mano pesante per mettere con le spalle al muro i recalcitranti ed abbattere così la curva dei contagi, dei ricoveri e dei decessi, fuori controllo dopo il periodo delle feste. ECCO COSA POSSIAMO E COSA NON POSSIAMO FARE.

    Québec – A mali estremi, estremi rimedi. Il Covid-19 continua a galoppare (lunedì sono stati registrati 1869 casi, in netto calo rispetto alla media di 2.600 casi della settimana scorsa, e 51 decessi, con 56 nuovi ricoveri, per un totale di 1436) e così il governo della Belle Province ha optato per una cura da cavallo (confinamento e coprifuoco) per riprendere il controllo della situazione. L’ufficialità è arrivata nel giorno dell’Epifania, in occasione di una conferenza stampa congiunta del Primo Ministro François Legault insieme al Ministro della Salute Christian Dubé ed al Direttore Nazionale della Sanità Pubblica, Horacio Arruda. Dal 9 gennaio all’8 febbraio, quindi, tutto il Québec, ad eccezione della regione del Nunavik e delle Terres-Cries-de-la-Baie-James, diventa zona rossa. Sconsigliati gli spostamenti tra regioni e città. Ecco i 25 punti principali del provvedimento.

    1. Dalle 8 di sera alle 5 del mattino, tutti i cittadini sono obbligati a restare a casa. Sono permessi gli spostamenti per motivi di salute, ragioni umanitarie o per potersi recare sul posto di lavoro (ma bisogna dimostrarlo). Concessa anche la possibilità di potersi spostare,nel raggio di 1 km dal proprio domicilio, per permettere agli animali di compagnia di espletare i propri bisogni. Sempre dalle 5 alle 20, non si potrà uscire per fare jogging, camminare o fumare una sigaretta. Potrete farlo nel vostro giardino, o backyard.

    2. I poliziotti che intercettano i cittadini che circolano senza autorizzazione (spetta ai cittadini dimostrare il contrario) si espongono ad un’ammenda da 1.000 a 6.000 $.

    3. Tutte le attività non essenziali restano chiuse fino all’8 febbraio. Da sabato 9 gennaio sono state già fatte 740 multe.

    4. Le palestre, i musei, i cinema, i teatri, i centri estetici e di bellezza, le sale di spettacolo restano chiusi. Così come i bar ed i casinò. Anche le saune e le spa rimangono chiuse, ad eccezione dei trattamenti di massoterapia ivi forniti.

    5. Le attività commerciali considerate essenziali, inclusi i dépanneurs ed i negozi di alimentari, devono chiudere prima delle 19:30,per rispettare il coprifuoco.

    6.  Solo le stazioni di servizio e le farmacie potranno rimanere aperti dopo le ore 20:00, secondo i loro orari abituali, ma potranno vendere solo i prodotti essenziali:quindi medicinali, generi alimentari, benzina e prodotti per automobili.

    7. Dopo le ore 20:00, i ristoranti – le cui sale restano chiuse – potranno continuare a consegnare il cibo a domicilio, ma non sarà possibile ritirare un ordine da asporto. Prima e dopo il coprifuoco, invece, sono consentiti il ritiro del cibo da asporto e gli ordini drive-in.

    8. Il ritorno alla Scuola Primaria avverrà, come previsto,lunedì 11 gennaio.

    9. La Scuola secondaria, i corsi per adulti e la formazione professionale riprenderanno il 18 gennaio.

    10. Gli Asili restano aperti per tutti, senza restrizioni.

    11. Nella Primaria, tutti i bambini dovranno indossare la mascherina nei corridoi e nelle aree comuni. I bambini di quinta e sesta elementare, invece, dovranno indossare sempre le mascherine, anche in aula.

    12. Nella Secondaria, tutti gli studenti e il personale sono obbligati ad indossare una mascherina in ogni momento, sia dentro l’istituto che nel cortile adiacente.

    13. Sia nelle Primarie che nelle Secondarie, tutte le attività extrascolastiche, le gite scolastiche e le attività inter-scolastiche sono sospese.

    14. Viene mantenuta la presenza in classe, ogni due giorni, per gli studenti della 3ª, 4ª e 5 ª Secondaria.

    15. Il telelavoro è obbligatorio per tutte le persone che lavorano negli uffici.

    16.  Le fabbriche manifatturiere devono ridurre al minimo le loro attività, obbligare al telelavoro quando possibile e adeguare i turni di lavoro per limitare la presenza contemporanea nei siti di produzione e di costruzione.

    17. Vietati i raduni nei luoghi di culto, ad eccezione dei funerali, dove possono ritrovarsi massimo 10 persone.

    18. Le manifestazioni sono consentite, ma è obbligatorio indossare una mascherina o un copri-viso, per tutto il tempo.

    19. Gli studi privati che offrono servizi professionali e sanitari possono continuare a fornire i loro servizi,quando è richiesta la presenza di una sola persona.

    20. Una persona sola può continuare a ricevere la visita di una sola persona, rispettando le regole di distanziamento. I residenti delle CHSLD e di altre strutture per anziani potranno ricevere visite da due ‘caregiver’, anche se non allo stesso tempo.

    21. Le attività sportive e ricreative dovranno ora essere limitate alla bolla familiare.

    22. Attività come passeggiate, sci alpino e sci di fondo saranno tollerate, a patto che non siano fatte in gruppo.

    23. Le stazioni sciistiche restano aperte, ma non sarà possibile sciare di sera.

    24. Non sarà permesso organizzare una partita di hockey su ghiaccio all’aperto, ma sarà consentito il pattinaggio libero.

    25. I ‘Canadiens’di Montréal, la cui stagione in NHL comincia il 13 gennaio, potranno allenarsi e disputare le gare al Bell Centre, senza pubblico, e rispettando delle stringenti misure sanitarie. Come già avviene in Europa per le partite di calcio. (V.G.)

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  • Il Québec chiude per un mese

    Il Québec chiude per un mese

    Il governo Legault usa la mano pesante per mettere con le spalle al muro i recalcitranti ed abbattere così la curva dei contagi, dei ricoveri e dei decessi, fuori controllo dopo il periodo delle feste. ECCO COSA POSSIAMO E COSA NON POSSIAMO FARE. 

    di Vittorio Giordano

    Québec – A mali estremi, estremi rimedi. Il Covid-19 continua a galoppare (lunedì sono stati registrati 1869 casi, in netto calo rispetto alla media di 2.600 casi della settimana scorsa, e 51 decessi, con 56 nuovi ricoveri, per un totale di 1436) e così il governo della Belle Province ha optato per una cura da cavallo (confinamento e coprifuoco) per riprendere il controllo della situazione. L’ufficialità è arrivata nel giorno dell’Epifania, in occasione di una conferenza stampa congiunta del Primo Ministro François Legault insieme al Ministro della Salute Christian Dubé ed al Direttore Nazionale della Sanità Pubblica, Horacio Arruda. Dal 9 gennaio all’8 febbraio, quindi, tutto il Québec, ad eccezione della regione del Nunavik e delle Terres-Cries-de-la-Baie-James, diventa zona rossa. Sconsigliati gli spostamenti tra regioni e città. Ecco i 25 punti principali del provvedimento.

     

    1. Dalle 8 di sera alle 5 del mattino, tutti i cittadini sono obbligati a restare a casa. Sono permessi gli spostamenti per motivi di salute, ragioni umanitarie o per potersi recare sul posto di lavoro (ma bisogna dimostrarlo). Concessa anche la possibilità di potersi spostare,nel raggio di 1 km dal proprio domicilio, per permettere agli animali di compagnia di espletare i propri bisogni. Sempre dalle 5 alle 20, non si potrà uscire per fare jogging, camminare o fumare una sigaretta. Potrete farlo nel vostro giardino, o backyard.
    2. I poliziotti che intercettano i cittadini che circolano senza autorizzazione (spetta ai cittadini dimostrare il contrario) si espongono ad un’ammenda da 1.000 a 6.000 $.
    3. Tutte le attività non essenziali restano chiuse fino all’8 febbraio. Da sabato 9 gennaio sono state già fatte 740 multe.
    4. Le palestre, i musei, i cinema, i teatri, i centri estetici e di bellezza, le sale di spettacolo restano chiusi. Così come i bar ed i casinò. Anche le saune e le spa rimangono chiuse, ad eccezione dei trattamenti di massoterapia ivi forniti.
    5. Le attività commerciali considerate essenziali, inclusi i dépanneurs ed i negozi di alimentari, devono chiudere prima delle 19:30,per rispettare il coprifuoco.
    6. Solo le stazioni di servizio e le farmacie potranno rimanere aperti dopo le ore 20:00, secondo i loro orari abituali, ma potranno vendere solo i prodotti essenziali:quindi medicinali, generi alimentari, benzina e prodotti per automobili.
    7. Dopo le ore 20:00, i ristoranti – le cui sale restano chiuse – potranno continuare a consegnare il cibo a domicilio, ma non sarà possibile ritirare un ordine da asporto. Prima e dopo il coprifuoco, invece, sono consentiti il ritiro del cibo da asporto e gli ordini drive-in.
    8. Il ritorno alla Scuola Primaria avverrà, come previsto,lunedì 11 gennaio.
    9. La Scuola secondaria, i corsi per adulti e la formazione professionale riprenderanno il 18 gennaio.
    10. Gli Asili restano aperti per tutti, senza restrizioni.
    11. Nella Primaria, tutti i bambini dovranno indossare la mascherina nei corridoi e nelle aree comuni. I bambini di quinta e sesta elementare, invece, dovranno indossare sempre le mascherine, anche in aula.
    12. Nella Secondaria, tutti gli studenti e il personale sono obbligati ad indossare una mascherina in ogni momento, sia dentro l’istituto che nel cortile adiacente.
    13. Sia nelle Primarie che nelle Secondarie, tutte le attività extrascolastiche, le gite scolastiche e le attività inter-scolastiche sono sospese.
    14. Viene mantenuta la presenza in classe, ogni due giorni, per gli studenti della 3ª, 4ª e 5 ª Secondaria.
    15. Il telelavoro è obbligatorio per tutte le persone che lavorano negli uffici.
    16. Le fabbriche manifatturiere devono ridurre al minimo le loro attività, obbligare al telelavoro quando possibile e adeguare i turni di lavoro per limitare la presenza contemporanea nei siti di produzione e di costruzione.
    17. Vietati i raduni nei luoghi di culto, ad eccezione dei funerali, dove possono ritrovarsi massimo 10 persone.
    18. Le manifestazioni sono consentite, ma è obbligatorio indossare una mascherina o un copri-viso, per tutto il tempo.
    19. Gli studi privati che offrono servizi professionali e sanitari possono continuare a fornire i loro servizi,quando è richiesta la presenza di una sola persona.
    20. Una persona sola può continuare a ricevere la visita di una sola persona, rispettando le regole di distanziamento. I residenti delle CHSLD e di altre strutture per anziani potranno ricevere visite da due ‘caregiver’, anche se non allo stesso tempo.
    21. Le attività sportive e ricreative dovranno ora essere limitate alla bolla familiare.
    22. Attività come passeggiate, sci alpino e sci di fondo saranno tollerate, a patto che non siano fatte in gruppo.
    23. Le stazioni sciistiche restano aperte, ma non sarà possibile sciare di sera.
    24. Non sarà permesso organizzare una partita di hockey su ghiaccio all’aperto, ma sarà consentito il pattinaggio libero.
    25. I ‘Canadiens’di Montréal, la cui stagione in NHL comincia il 13 gennaio, potranno allenarsi e disputare le gare al Bell Centre, senza pubblico, e rispettando delle stringenti misure sanitarie. Come già avviene in Europa per le partite di calcio. (V.G.)
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  • Asse Legault-Ford: più fondi per la sanità

    Asse Legault-Ford: più fondi per la sanità

    TORONTO – Le due province più popolose del Canada, il motore economico del paese, uniscono le forze e parlano all’unisono per convincere il Primo Ministro del Canada, Justin Trudeau, ad allargare i cordoni della borsa ed aumentare i fondi destinati alla sanità. È stata questa la richiesta principale emersa dal summit interprovinciale tra Québec e Ontario che si è tenuto martedì e mercoledì scorso a Mississauga. “Il sistema sanitario – ha dichiarato Legault – rappresenta una risorsa provinciale, ma attualmente deve assorbire il peso del contagio di Covid-19. Abbiamo bisogno di un maggiore sostegno da parte del governo federale”. Ricordiamo che Québec e Ontario sono le province che hanno registrato il maggior numero di contagi, rispettivamente oltre 65 mila e quasi 50 mila. Con una crescita preoccupante anche negli ultimi giorni. “Nel momento in cui le entrate delle province aumentano di circa il 3% ogni anno – ha aggiunto Leagult – la spesa in ambito sanitario è balzata dal 5 al 6% a causa dell’’invecchiamento della popolazione e dell’acquisto di nuovi farmaci e tecnologie sanitarie. Per questo motivo, François Legault e l’omologo dell’Ontario, Doug Ford, hanno chiesto esplicitamente a Trudeau di aumentare i fondi federali stanziati per la sanità su basi “ricorrenti e senza condionalità”. Ad oggi i due Premier non hanno ancora quantificato le loro richieste, ma lo faranno già “nelle prossime settimane”. Nnon solo. Il Premier della provincia francofona ha ribadito come Ottawa dovrebbe fare di più anche su altri fronti, come quello degli investimenti nelle infrastrutture. Al vertice, il Premier Legault era accompagnato dal Ministro delle Finanze Éric Girard, dal Ministro della Sanità Christian Dubé, dal Ministro dell’Economia e dell’Innovazione Pierre Fitzgibbon e dal Ministro del Tesoro con delega alle infrastrutture, Sonia LeBel. In attesa di sviluppi col governo provinciale, una decisione tangibile è stata già presa: il vertice bilaterale si terrà ogni anno al fine di rafforzare le relazioni ed i rapporti commerciali tra le due province. “Il nostro obiettivo è quello di collaborare – ha sottolineato Ford – per poter accelerare sul fronte della ripresa economica, sulla creazione dei posti di lavoro. Allo stesso tempo lavoreremo insieme per rafforzare la sostenibilità dei nostri settori sanitarie. Questo summit offre l’opportunità storica di rafforzare la partnership regionale con il Quebec, per assicurarci che saremo in grado di fornire risposte concrete alla gente e alle imprese delle due province”. Québec e Ontario, più che mai vicine, non solo geograficamente, ma anche politicamente. Un asse strategico che Ottawa non potrà far finta di ignorare.

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  • La Legge 10 ha compromesso l’identità del Santa Cabrini

    La Legge 10 ha compromesso l’identità del Santa Cabrini

    “Qualsiasi legge è fatta per essere interpretata e modificata, quando necessario”

    Montréal – L’11 giugno scorso, Irene Giannetti, direttrice generale dell’Ospedale Santa Cabrini/Centro Dante dal 1988 al 2011, ha inviato una ‘Lettera aperta’ al Primo ministro del Québec, François Legault, in cui ha espresso tutta la sua preoccupazione per le conseguenze che la Legge 10, in vigore dall’aprile 2015, ha avuto sull’ospedale Santa Cabrini. La Legge 10, lo ricordiamo, ha accorpato i 182 CSSS (Centri di salute e servizi sociali) in 33 grandi strutture denominate CISSS, di cui 5 a Montréal. Una razionalizzazione che però fa rima con centralizzazione dei processi decisionali, vista l’abolizione dei consigli d’amministrazione delle singole strutture sanitarie. Tra cui quella dell’Ospedale Santa Cabrini. 

    Irene Giannetti

    “La Legge 10 – ci ha spiegato la Giannetti, sintetizzando la missiva inviata a François Legault – ha creato nella rete sanitaria quella burocrazia che prometteva di ridurre. Da allora, quello che succede al Santa Cabrini è una progressiva perdita di identità; ma non solo. L’ospedale Santa Cabrini ha aperto le sue porte nel 1960, mentre del 1981 il Centro Dante ha cominciato ad accogliere i nostri anziani. Con la riforma imposta dalla Legge 10, tutto ciò che è stato pazientemente costruito, è sparito. 1. L’ospedale è stato integrato al CIUSSS de l’Est de Montréal (anche se, secondo la legge 10 doveva essere affiliato). L’ospedale non ha più: un suo cda, un direttore generale, una struttura medica autonoma, le sue équipes di lavoro, un budget globale. 2. Il Santa Cabrini non è piu in grado di stabilire le sue priorità: anche per cambiare una lampadina, sono necessarie richieste a ripetizione. 3. L’ospedale non gestisce più il Centro Dante, il quale fa ormai parte di una rete di CHSLD gestiti dal CIUSSS (ce ne sono 15 sotto il CIUSSS de l’Est de Montréal). Eppure, Dante è situato sui terreni dell’ospedale per garantire il conforto culturale ai nostri anziani. 4. I servizi sanitari disponibili al Santa Cabrini sono quelli decisi da Maisonneuve-Rosemont, l’altro ospedale del CIUSSS. La missione di ‘ospedale comunitario’ si affievolisce sempre di più. Per esempio, il reparto di Geriatria attiva, che prima della riforma c’era, adesso non c’è più. 5. L’ospedale Santa Cabrini è in competizione con le diverse strutture del CIUSSS,che ha: due ospedali, un istituto psichiatrico, quindici CHSLD e otto CLSC. E come purtroppo succede quasi sempre, chi grida piu forte ottiene l’attenzione. 6. I medici, il personale infermieristico, professionale, tecnico e amministrativo, i volontari, tutti sono identificati al CIUSSS e non più sul luogo del lavoro. La concentrazione costante ed il senso di appartenenza, essenziali per un clima di lavoro sano, sembrano diventate nozioni del passato.

    Le particolarità storiche, linguistiche e culturali – continua la Giannetti – pian piano sono diventate folklore. Tutto viene diluito in una mega struttura sempre più burocratica, sempre più anonima, sempre più a distanza. Il personale subisce una perdita d’identità e di scopo. Nessun leader locale per rappresentarli presso la mega struttura. Un’alienazione che può portare a conseguenze negative, fra cui l’assenteismo e la difficoltà a reclutare nuovo personale. La stessa Fondazione Santa Cabrini, creata per sostenere finanziariamente l’ospedale ed il Centro Dante, è stata indebolita.  Nel 2020 l’ospedale Santa Cabrini ha compiuto sessant’anni, ma non è stata fatta nessuna riflessione sulla strada fatta per meglio pianificare il futuro. E non per colpa della pandemia. Gli ospedali comunitari non possono essere gestiti a distanza, non sono un elenco di servizi sanitari, dove la comunicazione è a senso unico. Sono luoghi complessi, dove la partecipazione della Comunità può fare la differenza.

    A chi dice che ormai è troppo tardi per cambiar qualsiasi cosa nella legge 10 – ha concluso la Giannetti – rispondo che qualsiasi legge, anche questa, è fatta per essere interpretata e modificata, quando necessario. A causa del COVID, il governo Legault ha deciso di recrutare 10 000 addetti agli utenti, che oggi mancano nella rete sanitaria. Ha anche deciso che ogni CHSLD avrà le sue équipes locali ed il suo direttore. Cosa deve succedere prima di applicare lo stesso rimedio anche agli ospedali comunitari? Un’altra pandemia? E visto che lo scopo è anche quello di ridurre la burocrazia, dov’è scritto che un CHSLD non possa essere gestito dal suo ‘Ospedale Comunitario’?”. 

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