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  • Parlano i protagonisti di Carla Bonora. Festival canadese dei Tulipani, Ottawa in festa

    Parlano i protagonisti di Carla Bonora. Festival canadese dei Tulipani, Ottawa in festa

    Nettoyage GBM

    OTTAWA – I tulipani, protagonisti assoluti di uno degli eventi più attesi della capitale. Un’esplosione di colori, dalle tonalità tenui del giallo, arancione, rosa nelle sue molteplici sfumature fino al rosso. Il Festival Canadese dei Tulipani celebra il settantesimo anniversario per l’evento che rappresenta uno degli appuntamenti-clou di Ottawa per il Giubileo di Platino della Regina con visitatori da tutto il Canada.

    FOTO DI CARLA BONORA

    Quest’anno il ritorno in presenza degli eventi, dopo due anni di interruzione dovuta alla pandemia. 700.000 visitatori, 3 milioni di partecipanti online, appuntamento dal 13 al 23 maggio in centro-città lungo il Rideau Canal, nel Parco Commissioner, a Dows Lake, e nel quartiere storico del Glebe per ammirare, gratuitamente, migliaia di tulipani in uno dei quartieri più suggestivi della città.

    Un programma di eventi in persona e in formato virtuale, un appuntamento con la Storia per commemorare il ruolo delle forze armate canadesi nella liberazione dei Paesi Bassi durante la Seconda Guerra Mondiale e per aver ospitato ad Ottawa la famiglia reale olandese in esilio. Soddisfatta Jo Riding, organizzatrice del Festival: “Abbiamo bisogno di un evento divertente e gratuito per tutti”, ha sottolineato a Newstalk 6580 CFRA. Ecco il programma diquest’anno. Il Tour a piedi guidato durante la giornata, alla scoperta delle diverse tipologie di tulipani; ultima visita alle ore 16.00 durante la settimana ed alle 16.30 nei weekend; prenotazione obbligatoria online (biglietto $10 a persona). Il Festival di sera, novità assoluta. Per la prima volta si potranno ammirare I tulipani dopo il tramonto, all’imbrunire fino alle 23:00, grazie ad un sistema di luci ultravioletti.

    FOTO DI CARLA BONORA

    “È una gioia vivere in una città bellissima come Ottawa e partecipare al Festival”, sottolinea Michelle Illing, residente con la sua famiglia da 46 anni in una delle bellissime case storiche del Glebe, che poi aggiunge: “Mi congratulo con gli organizzatori per lo sforzo di quest’anno, i tulipani sono il segno che l’inverno è alle nostre spalle e l’estate è vicina”.

    Altra novità di quest’anno, I tulipani ed I Film, grazie alla collaborazione con National Film Board. Tutte le sere, alle 20.00, proiezione gratuita di cortometraggi di registi canadesi sulla storia del Canada e tematiche ambientaliste. Un’occasione per vedere un film seduti sull’erba circondati dai tulipani multicolori. Da non perdere il tour serale “Ghosts of the Glebe”, un viaggio nella storia canadese, raccontata dalla parte dei soldati durante la Seconda Guerra Mondiale.

    “Abbiamo voluto commemorare i soldati canadesi – spiegano gli organizzatori – che hanno lasciato le loro case proprio nel quartiere del Glebe per combattere per la libertà del nostro Paese e non sono più tornati”. Prenotazione online ($ 20 a persona). E proprio dai residenti del Glebe arriva un invito a riflettere sul significato del Festival: “Migliaia di bulbi arrivano, ogni anno, dal governo olandese in segno di ringraziamento al Canada per aver ospitato la famiglia reale olandese ad Ottawa – sottolinea Allison Dingle – un’occasione per ricordare l’amicizia unica e profonda tra i due Paesi”. Per gli amanti dei tulipani, una Boutique nel parco e sul sito sarà a disposizione dei visitatori, con un’ampia selezione di oggetti, bulbi e bouquet di fiori multicolori. Gran finale con lo spettacolo di fuochi d’artificio per la cerimonia di chiusura domenica 22 maggio alle 22.00. Per coloro che non potranno essere presenti al Festival, ecco Tulip TV.

    Gli organizzatori hanno creato sul sito un canale youtube dedicato alla scoperta dei tulipani avvolti dalla magia dei concerti on line che accompagneranno le immagini aeree dei tulipani a Dows Lake. Per evitare problemi di parcheggio, una navette sarà a disposizione dei visitatori con varie fermate in centro-città.

    Nettoyage GBM

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  • Parlano i protagonisti di Carla Bonora: capitale ferita

    Parlano i protagonisti di Carla Bonora: capitale ferita

    L’attenzione resta alta, delimitata la zona di Parliament Hill. Ma tutto riapre. La bandiera canadese sventola sulla Torre della Pace del Parlamento, sullo sfondo, il cielo turchese di un’assolata, ma fredda mattina nella Capitale. La città ferita, ritorna gradualmente alla sua normalità. L’attenzione resta alta e l’accesso alle vie principali del centro è contingentato da posti di blocco della polizia.

    Il centro è delimitato dalla zona rossa, che disegna il perimetro attorno Wellington Street, occupata per settimane. Oggi deserta. A piedi, dopo aver oltrepassato il posto di controllo vicino l’albergo Fairmont, a due passi dal Parlamento, percorriamo Wellington Street. Deserta, senza vita, colpisce il silenzio surreale, interrotto, solo, dalle macchine della polizia. Nessun pedone, tutto immobile, solo lo sventolio delle tre bandiere degli edifici di Parliament Hill. I cancelli neri che lo delimitano, per settimane ricoperti di striscioni, messaggi e poster della protesta “Freedom Convoy”, finalmente ritornano alla loro lucentezza, permettendo di ammirare il Parlamento in tutta la sua bellezza, lasciando intravedere la fiamma accesa sull’acqua come in un gioco.

    Wellington Street

    L’altro lato di Wellington Street è percorribile. A pochi passi, il centro commerciale, Rideau Center, ha riaperto le sue porte e la zona del Byward Market riprende il suo ritmo. Al centro, la Bottega Nicastro, negozio italiano per eccellenza, punto di riferimento cittadino per prodotti italiani di qualità, ad Ottawa da cinquant’anni, vuole voltare pagina. “Siamo ottimisti, restiamo concentrati sul futuro – sottolinea Rocco Junior Nicastro, quinta generazione della famiglia -: quello che è successo, è successo, non possiamo cambiare i fatti, ma oggi viviamo il centro-città con più tranquillità, senza ansia. Come imprenditore, ho vissuto momenti di forte preoccupazione per i nostri clienti e per il nostro personale, siamo stati sempre aperti durante le scorse settimane, ma oggi guardiamo al domani. Ora è la guerra in Ucraina che ci preoccupa più di ogni cosa, più di quello che è successo ad Ottawa”.

    La Famiglia Nicastro. Da sinistra a destra: Giuseppe, Pasquale, Rocco Jr, Rocco Sr

    E, proprio da Nicastro, arriva un invito alla Comunità italiana di Montréal. “Le nostre porte sono aperte ai cittadini di Montréal, io personalmente apprezzo molto la loro Comunità, siamo orgogliosi di averli qui perché apprezzano molto la qualità dei nostri prodotti, forse più di quelli che vivono a Ottawa”. Anche dai residenti del centro traspare un senso di sollievo ed un ritorno graduale alla normalità. Una famiglia, che vuole mantenere l’anonimato, ci racconta: “Abitiamo nella zona rossa e, oltre al rumore assordante, abbiamo subito anche aggressioni, camminando per strada non ci sentivamo al sicuro. Con il centro liberato, sicuramente proviamo un grande senso di sollievo: l’augurio è che le proteste fuori Ottawa non evolvano in qualcosa di peggiore”.

    Non lontano da Nicastro, nel Byward Market, alcuni turisti passeggiano alla scoperta di negozi e ristoranti della capitale. Nel Mercato tutto è aperto, negozi, ristoranti, ma le macchine della polizia sono ancora tante. Nour, che lavora al Beaver Tails, uno dei punti di maggiore attrazione turistica, non ha dubbi: “Oggi la situazione è completamente cambiata, abbiamo ritrovato la calma, la serenità, siamo tranquilli. Noi siamo stati sempre aperti durante le proteste, a parte tre giorni di chiusura e, personalmente, ho avuto tanta paura: tutti senza mascherina, alcuni clienti erano aggressivi, violenti, c’era tanta preoccupazione”.

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  • Viaggi e immigrazione: novità da Ottawa e Québec

    Viaggi e immigrazione: novità da Ottawa e Québec

    OTTAWA – Nelle ultime settimane abbiamo registrato delle novità importanti per chi vuole viaggiare e per chi decide di immigrare in Canada e, in particolare, sceglie di risiedere e lavorare nella provincia del Québec.

    Requisiti d’ingresso in Canada per i viaggiatori.

    Dal 21 dicembre 2021, chiunque arrivi in aereo nel Paese, deve non solo presentare prova di tampone negativo effettuato nel Paese di provenienza, ma anche poi sottoporsi ad un test di depistaggio presso l’aeroporto canadese di arrivo, obbligatorio per tutti, anche per i vaccinati. A partire dal 28 febbraio, i viaggiatori che in quanto vaccinati possono entrare in Canada, saranno comunque sottoposti a test di depistaggio nell’aeroporto di arrivo, ma non dovranno più isolarsi in quarantena obbligatoria aspettando il risultato del test.

    I bambini al di sotto dei 12 anni non vaccinati non dovranno più isolarsi, ma potranno ri- prendere le loro attività appena rientrati. Resta in vigore il fatto che solo cittadini canadesi e residenti permanenti possono rientrare in Canada anche se non vaccinati, e loro dovranno sempre isolarsi in attesa del risultato del test di depistaggio.

    A partire dal 15 gennaio 2022, i titolari di un permesso di lavo- ro o di studio dovranno essere completamente vaccinati per poter entrare in Canada. Solo alcune categorie potrebbero essere esentate da questa misura, come i lavoratori del settore agricolo e agroalimentare, chi arriva per motivi umanitari o rifugiati. Dal 28 febbraio, inoltre, il Canada accetterà anche test antigenici rapidi effettuati nel paese di provenienza per imbarcarsi, e non solo molecolari PCR come è stato finora. Il governo canadese ha aggiunto alla lista dei vaccini approvati anche Sinpharm, Sinovac e Covaxin.

    Procedure di immigrazione.

    Immigration, Refugees and Citizenship Canada (IRCC) è in forte ritardo nell’elaborazione delle domande di cittadinanza. Quasi 200.000 residenti permanenti sono in attesa. Alcuni stanno aspettando da quasi tre anni, mentre sul sito web dell’IRCC è indicato un periodo di 12 mesi.

    Il 6 dicembre 2021 è entrata in vigore però una certa flessibilità del Temporary Foreign Worker Program (TFWP), secondo un accordo tra Québec e Ottawa, che consente alle professioni di categoria C e D di ottenere un permesso di lavoro in forma semplificata. In poche parole, i datori di lavoro non dovranno più dimostrare sforzi di reclutamento di manodopera canadese per assumere e sponsorizzare un lavoratore straniero. La misura riguarda cassieri, addetti alle pulizie, operai per la metallurgia, il legname o la lavorazione degli alimenti, camerieri, aiuti-cuoco.

    Arriva poi l’Opération main-d’œuvre per il Québec, un investimento senza precedenti di quasi 4 miliardi di dollari per facilitare il riconoscimento delle competenze e dei titoli di studio acquisiti all’estero, per i servizi pubblici essenziali della sanità, dei servizi sociali e dell’istruzione, in cui verranno integrati 60.000 lavoratori in più, ma anche per informatica, ingegneria e costruzioni. In questi ultimi tre settori verranno assunte altre 110.000 persone. Stanziate poi borse di studio da $ 9.000 a $ 20.000 per indirizzare la formazione degli immigrati verso i settori a carenza di manodopera (educatori per l’infanzia, insegnanti, ingegneri, programmatori).

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  • La polizia sgombera il centro di Ottawa

    La polizia sgombera il centro di Ottawa

    OTTAWA – L’occupazione del centro di Ottawa si è conclusa domenica scorsa, 20 febbraio. La polizia – che ha cambiato approccio e metodo con il capo ad interim Steve Bell che ha preso il posto del criticato Peter Sloly – ha messo fine a 23 giorni di occupazione da parte di camionisti e manifestanti contro i vaccini e le restrizioni anti-Covid.

    In base all’ultimo bilancio in nostro possesso, le forze dell’ordine hanno arrestato 191 persone (89 di queste sono state rilasciate sotto condizioni, come quella di non tornare a manifestare), denunciato 389 persone e confiscati 79 veicoli pesanti.

    Mentre alcuni se ne sono andati volontariamente, in due giorni gli agenti hanno usato una strategia di paziente logoramento (alternando avanzate improvvise a lunghe pause, puntando più sulla presenza massiccia, come deterrente, che sull’uso di manganelli e gas lacrimogeni) per riuscire ad avere la meglio sui più radicali, che fino all’ultimo hanno fatto valere le loro ragioni su rue Wellington, davanti al Parlamento.

    Il governo Trudeau, dal canto suo, dovrebbe incassare il voto del Parlamento (lunedì 21 febbraio, alle ore 18, la votazione alla Camera dei Comuni è ancora in corso) sull’Emergencies Act (la Legge sulle Misure d’emergenza) che prevede, tra le altre cose, di poter congelare i fondi dei manifestanti. All’esterno, invece, in alcuni incroci nevralgici del centro, sono state alzate delle recinzioni per impedire ulteriori assembramenti, con gli impiegati comunali che stanno portando a termine i lavori di pulizia della zona, occupata – ricordiamolo – da centinaia tra camion e veicoli dallo scorso 28 gennaio.

    La soddisfazione tra i residenti à palpabile: finalmente potranno spostarsi liberamente e non dovranno più subire il suono fastidiosissimo dei clacson. Chi è stato arrestato, ha spiegato Steve Bell, dovrà rispondere a diversi capi di accusa, anche di tipo penale, tra cui intralcio alla giustizia, inosservanza a un ordine del tribunale, aggressione, possesso di un’arma e resistenza a un pubblico ufficiale di polizia.

    La manifestazione, partita inizialmente con lo scopo di protestare contro l’obbligo vaccinale per i camionisti transfrontalieri, si è ben presto trasformata in una manifestazione permanente contro il governo Trudeau ed il suo approccio alla gestione della pandemia. L’ultima volta che è stato invocato l’Emergencies Act era il 1970 e il Premier era Pierre Trudeau, padre dell’attuale Primo Ministro, il quale lo aveva usato per inviare l’esercito a causa del rapimento, e poi l’uccisione, da parte di una cellula della FLQ (Front de libération du Québec) di un diplomatico britannico in Québec e del Ministro Pierre Laporte da una cellula della FLQ.

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  • Le proteste a Ottawa

    Le proteste a Ottawa

    Controprotesta dei residenti. Durante il fine settimana, centinaia di cittadini hanno sfilato in Bank Street, a pochi chilometri dal Parlamento, per manifestare il loro dissenso: “Riappropiamoci della nostra citta”

    Lo sguardo fiero, un sorriso e tra le mani la bandiera canadese che sventola, con la scritta “Freedom”. Due manifestanti sfilano in Wellington Street ed, alle loro spalle, centinaia di messaggi ricoprono i cancelli di Parliament Hill. Il sole riscalda una fredda mattina nella Capitale, sfigurata nella sua bellezza.

    La protesta continua, i motori dei camion sono accesi, una madre con i suoi bambini cammina e saluta, ringraziando i camionisti per essere qui, mentre una telecamera li segue, due ragazzi distribuiscono bevande e cibo nei camion. È una delle fotografie del centro-città, sotto scacco dei manifestanti, una città che non si riconosce più. Poco distante, parte di Bank Street, una delle arterie principali del centro, si è trasformata in una lunga fila di camion con un odore di gasolio irrespirabile, tutto bloccato. Il centro commerciale Rideau Center chiuso, barricate, polizia che ha bloccato tutti gli accessi, musei ed istituzioni culturali chiusi per motivi di ordine pubblico.

    Foto di Carla Bonora

    I due manifestanti non ci dicono i loro nomi, ma ci spiegano le motivazioni. Non hanno dubbi: “Non andremo via daquifinoa quando Justin Trudeau non ci incontrerà, rimarremo mesi. Questo è il nostro piano. Non ci sono alternative, il Premier ci deve ascoltare. Vogliamo essere liberi dalle costrizioni e dagli obblighi del vaccino e dalle misure restrittive. Il problema non è il virus, ma le restrizioni che hanno creato enormi fratture nella società, vogliamo sorridere gli uni agli altri come abbiamo sempre fatto, senza mascherina, non vogliamo divisioni, siamo canadesi e vogliamo essere un’entità sola”.

    Ma dai residenti, in diversi quartieri della città, il coro è unanime: nel corso del fine settimana, centinaia di cittadini hanno sfilato lungo Bank Street, a pochi chilometri dal Parlamento, con un solo slogan: “Vogliamo riappropiarci della nostra città”. C’è frustrazione, delusione e la rabbia emerge.

    “Sono stanca delle parole e delle dichiarazioni dei politici – spiega Angela Williams, artista, che abita al centro di Ottawa -: sono arrabbiata perché queste proteste hanno colpito tutto il settore culturale della Capitale, già duramente provato dalla pandemia. La National Gallery of Art, la Canadian War Museum, l’Art Gallery, la Canadian Museum of Nature ed il National Arts Center sono chiusi, provi a immaginare quante persone, fortemente penalizzate, non stanno lavorando. Il governo provinciale e federale devono collaborare con quello comunale ed agire, ora, con determinazione”.

    Foto di Carla Bonora

    Ma i manifestanti la pensano diversamente. “Solo una piccola minoranza di cittadini è contraria alle nostre proteste – affermano -: ogni giorno riceviamo attestati di stima, vengono persone che ci dicono che non si sono sentite mai cosi sicure come in questi giorni da quando ci siamo noi e ci incitano a continuare la nostra battaglia”.

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  • Continuano le proteste dei camionisti contro le restrizioni sanitarie

    Continuano le proteste dei camionisti contro le restrizioni sanitarie

    Domenica 6 febbraio, il sindaco di Ottawa Jim Watson ha dichiarato lo stato di emergenza, in risposta alle grandi proteste contro le restrizioni per il coronavirus organizzate dai camionisti, che da oltre una settimana stanno bloccando la capitale.

    Watson ha dichiarato che le proteste sono “completamente fuori controllo”, e che i poliziotti non riescono a contenerle, anche perché sono numericamente inferiori ai manifestanti. Per questo motivo ha chiesto 1800 agenti supplementari, sia al Primo Ministro federale Justin Trudeau che a quello provinciale Doug Ford.

    Lo stato di emergenza darà maggiori poteri alle forze dell’ordine: non si sa ancora quali misure straordinarie verranno introdotte. Intanto, è stato smantellato un campo di rifornimento occupato dai manifestanti ed i camionisti non potranno più ricevere bidoni di benzina per tenere accesi i motori e restare al caldo mentre fuori la temperatura è sotto zero. Infine, un giudice della Corte Superiore dell’Ontario ha deliberato un decreto ingiuntivo di 10 giorni, vietando ai camionisti parcheggiati nelle strade del centro di suonare incessantemente il clacson.

    Nel corso dell’ultima settimana i camionisti hanno bloccato il traffico di Ottawa parcheggiando in mezzo alle strade i propri camion, montato tende per strada e suonato i clacson per ore. Ci sono stati diversi arresti, sono state aperte circa 60 indagini contro i manifestanti – per furti e varie infrazioni del codice della strada, tra le altre cose – e sono stati sequestrati alcuni veicoli.

    Le proteste erano iniziate con l’introduzione dell’obbligo vaccinale per i camionisti che dovevano attraversare il confine tra Canada e Stati Uniti, e poi si erano allargate fino a comprendere in generale le restrizioni in vigore contro il coronavirus: secondo la polizia locale sono senza precedenti. In Canada l’82 per cento della popolazione, che ha più di 5 anni, è completamente vaccinata.

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  • Un albero per ricordare gli Italo-canadesi internati

    Un albero per ricordare gli Italo-canadesi internati

    FOTO: RCMP (Serghe Gouin)

    Ottawa – La Gendarmeria Reale del Canada (RCMP/GRC) ha voluto esprimere il proprio rammarico ufficiale per la vicenda degli internati italiani, con una cerimonia a Ottawa in ricordo dei 600 italo-canadesi che furono rinchiusi nei campi d’internamento ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1940, infatti, dopo aver dichiarato guerra alla Germania ed ai suoi alleati, Italia compresa, il governo canadese dichiarò 31 mila italo-canadesi “nemici stranieri”. E tra questi, la Gendarmeria ne internò 600 a Petawawa, in Ontario. La cerimonia – che si è tenuta il 18 settembre scorso al ‘Canadian Police College’ e che si è conclusa con la piantagione di un acero, come simbolo del viaggio degli immigrati/internati – ha visto la partecipazione di circa 200 persone, più di 100 famiglie provenienti solo da Montréal. Tra le personalità politiche canadesi presenti David Lametti, deputato di LaSalle-Émard-Verdun. La cerimonia è stata organizzata da due italo-canadesi che oggi si trovano sui “lati opposti del fiume”: James Malizia, Vicecommissario RCMP con delega alla sicurezza nazionale, e Joyce Pillarella, storica orale. Entrambi nipoti di immigrati internati: Nicola Doganieri e Nicola Germano. Con il particolare, paradossale ma profondo e significativo, che oggi, 78 anni dopo, James è il vicecapo della RCMP. Quella stessa che aveva proceduto ad arresti sommari ed arbitrari. Anche contro suo nonno. E che oggi esprime tutto il suo rammarico (e non le scuse, perché a impartire gli ordini dei rastrellamenti è stato il governo). È il cerchio che si chiude. Per un finale a lieto fine. Manca ancora un ultimo passaggio. Nel 2013 il Comune di Montréal ha aperto un solco, proclamando il 10 giugno come “Giornata ufficiale della commemorazione dell’internamento dei membri della Comunità italiana”. Ora manca l’ultimo sigillo, quello più atteso e risolutore: le scuse ufficiali, formali ed in Parlamento, da parte del governo federale del Canada. Per riscattare definitivamente una pagina nera della storia italo-canadese. (V.G.)

    Il Vicecommissario James Malizia, la storica orale Joyce Pillarella e la Commissaria Brenda Lucki con le foto dei nonni internati: Nicola Doganieri (nonno di James) e Nicola Germano (nonno di Joyce)  FOTO: RCMP (Serghe Gouin)
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  • Ottawa festeggia il patrimonio italiano

    Ottawa festeggia il patrimonio italiano

    Sono intervenuti, tra gli altri, l’Ambasciatore d’Italia a Ottawa, Claudio Taffuri; il Ministro dell’Immigrazione, Ahmed Hussen; il Ministro del Commercio internazionale, François-Philippe Champagne, ed il Ministro dei Trasporti, Marc Garneau, oltre ai parlamentari Italo-canadesi tra cui Nicola Di Iorio, David Lametti e Angelo Iacono

    Ottawa – Archiviata la Festa della Repubblica, festeggiata ai quattro angoli del globo (con Montréal balzata agli onori della cronaca per le celebrazioni tricolori in grande stile grazie a Claudio Baglioni acclamato da quasi 10 mila connazionali al Place Bell di Laval), il 5 giugno scorso è andato in scena un altro appuntamento che ha reso omaggio al patrimonio tricolore: la terza edizione della “Canada-Italy Day on the Hill”. Una lodevole iniziativa nata 3 anni fa, dopo che la Camera dei Comuni ha approvato all’unanimità la mozione M-64 che proclama ufficialmente giugno come “Mese del Patrimonio Italiano”. La manifestazione, quindi, celebra il contributo italo-canadese alla costruzione del Canada come uno dei Paesi più sviluppati, ricchi e amati al mondo. E così centinaia di Italo-canadesi (in rappresentanza del milione e mezzo che risiedono nel Paese) hanno varcato la soglia del “Sir John A MacDonald Building”, al 144 Wellington, per partecipare alla terza edizione dell’ “Italian Day on the Hill”, su invito del Gruppo Interparlamentare di Amicizia Italia – Canada. Un inno all’italianità a 360 gradi, naturalmente declinata anche dal punto di vista enogastronomico, con un’abbondante offerta di sapori tipici, compresi gelato e vini, sulle note della musica di Carlo Coppola e Rita Sensoli. Folta, come sempre, la delegazione Italo-canadese giunta da Montréal che, come sappiamo, accoglie la Comunità più vivace e numerosa del Paese. Francesco Sorbara, deputato eletto nella contea di Vaughan-Woodbridge e presidente del gruppo interparlamentare Canada-Italia, si è rivolto agli oltre 200 partecipanti sottolineando i valori di democrazia, giustizia sociale e uguaglianza di genere che da sempre unicono Canada e Italia. La storica e profonda amicizia tra i due Paesi è stata al centro anche degli interventi delll’Ambasciatore d’Italia a Ottawa, Claudio Taffuri, e del Ministro dell’Immigrazione, dei Rifugiati e della Cittadinanza, Ahmed Hussen. “Il dinamismo e lo spirito comunitario che caratterizzano gli italiani sono senza eguali: sono orgoglioso di far parte di una comunità così vivace”, ha detto David Lametti. “Il Mese del Patrimonio Italiano – gli ha fatto eco Angelo Iacono – è una occasione per valorizzare i contributi artistici, culinari e culturali di una Comunità orgogliosa di quanto realizzato negli anni in Canada, che si basa su un armoniosa fusione tra diverse culture”. “Gli italiani hanno costruito il Canada – ha evidenziato Nicola Di Iorio – :questa è terra nostra, l’abbiamo fatta con le nostre mani, il nostro cuore, la nostra anima e tutta la nostra ricca storia e cultura: dove vai vai trovi una parte dell’Italia in Canada”. Tra gli ospiti canadesi, ricordiamo anche il Ministro del Commercio internazionale, François-Philippe Champagne, e quello dei Trasporti, Marc Garneau. I deputati canadesi di origine italiana presenti sui banchi del Parlamento dell’attuale legislatura sono: Mike Bossio (Hastings-Lennox and Addington), Nicola Di Iorio (Saint Léonard-Saint Michel), Angelo Iacono (AlfredPellan), David Lametti (LaSalle-Émard-Verdun), Marco Mendicino (Eglinton-Lawrence), Joe Peschisolido (Steveston-Richmond East), Anthony Rota (Nipissing-Timiskaming), Francis Scarpaleggia (Lac-Saint-Louis), Judy Sgro (Humber River – Black Creek), Francesco Sorbara (Vaughan-Woodbridge), Bob Bratina (Hamilton East — Stoney Creek), Karen Vecchio (Elgin-Middlesex-London) e Filomena Tassi (Hamilton West-Ancaster-Dundas).(V.G.)

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  • Immigrazione illegale: Ottawa corre ai ripari

    Immigrazione illegale: Ottawa corre ai ripari

    Ad aprile, circa 2500 immigrati, soprattutto nigeriani, sono entrati clandestinamente in Canada attraverso il Québec. Altolà del governo Trudeau, che ha annunciato nuove misure per contrastare il flusso illegale dagli Stati Uniti

    Ottawa – Il Canada è un Paese accogliente e generoso, ma le regole ci sono e valgono per tutti, nessuno escluso. È questo il messaggio del governo federale che, lunedì scorso, nel corso della conferenza stampa tenuta dai Ministri Ahmed Hussen, Marc Garneau e Ralph Goodale, rispettivamente responsabili dell’Immigrazione, dei Trasporti e della Sicurezza pubblica, ha riconosciuto che circa il 90% degli immigranti irregolari non soddisfa i criteri di ammissibilità per lo status di rifugiato e, che quindi, dovrà lasciare il Canada. “Quando i rifugiati non rispondono ai requisiti per ottenere lo status di rifugiato – ha spiegato Garneau – sono obbligati a lasciare il Paese. Certo, hanno la possibilità di andare in appello, prolungando così il loro soggiorno in Québec, ma quando gli viene notificato l’avviso di espatrio, nel momento in cui non lasciano volontariamente il Paese, vengono deportati, cioè accompagnati sull’aereo e riportati nei loro Paesi. Non abbiamo alcun motivo di credere che i Paesi di destinazione non li accetteranno”. Solo ad aprile, circa 2500 immigrati, soprattutto di cittadinanza nigeriana, sono entrati clandestinamente in Canada, attraverso il
    Québec, portando il totale a più di 7.300 dall’inizio dell’anno, un incremento vertiginoso rispetto allo scorso anno. “Un numero sproporzionato”, ha ammesso Hussen. Così, su richiesta del Canada, recentemente le autorità statunitensi hanno reso più stringente il processo di rilascio dei visti per i nigeriani e lo stesso Hussen si recherà in Nigeria nelle prossime settimane per discutere formalmente della questione con gli omologhi africani. Dopo gli Haitiani, dunque, è la volta dei nigeriani: nel 2017, oltre 21.000 richiedenti asilo di origine haitiana sono stati intercettati dalla Polizia federale, in seguito alla minaccia del presidente americano Donal Trump di espellere gli immigrati con i permessi scaduti (ovvero 60.000 haitiani entro il luglio 2019, 200.000 salvadoregni entro il settembre 2019 ed oltre 60.000 honduregni entro il gennaio 2020). Grazie anche alla campagna di dissuasione delle autorità canadesi presso la comunità haitiana negli Usa, questo flusso si è inaridito. Per fronteggiare la crisi dell’arrivo incontrollato di nigeriani, il governo federale ha stanziato 74 milioni $ in più per l’Immigration and Refugee Board of Canada, ha aumentato di 64 unità il numero di agenti impegnati a valutare le domande di asilo dei nuovi arrivati ed ha previsto la costruzione di nuove strutture di prima accoglienza (550 letti in tutto) a Saint-Bernard-de-Lacolle, vicino alla frontiera americana; oltre ad avviare i contatti con il governo dell’Ontario per convogliare alcuni immigrati anche nella Provincia limitrofa. Infine, tre rappresentanti di Ottawa si richeranno a Lagos, in Nigeria, nei prossimi mesi, per lavorare di concerto con le autorità locale sulle richieste di visto nigeriane valide per gli Stati Uniti. (V.G.)

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  • PARLAMENTO CANADESEDi Iorio ha giurato

    PARLAMENTO CANADESE
    Di Iorio ha giurato

    Il gruppo di sostenitori invitati alla cerimonia di giuramento
    Nicola Di Iorio circondato dalla famiglia: le figlie Claudia ed Emma Rose, la compagna Jehane, la mamma Giuseppina e il fratello Antonio
    Nicola Di Iorio circondato dalla famiglia: le figlie Claudia ed Emma Rose,
    la compagna Jehane, la mamma Giuseppina e il fratello Antonio

    Montréal – Grandi emozioni, tanto entusiamo, ma soprattutto molta italianità nel cuore di Parliament Hill, l’istituzione per eccellenza, insieme al Senato, della giovane democrazia canadese. Un’altra grande dimostrazione, l’ennesima, di come gli italo-canadesi siano perfettamente integrati nel tessuto socio-politico del Paese degli Aceri, senza però mai rinunciare alle radici italiane, che ancora oggi costituiscono un imprescindibile motivo di vanto e di orgoglio. Anche alla Camera dei Comuni di Ottawa, nel corso del tradizionale giuramento dei deputati eletti alle ultime elezioni federali. Il 17 novembre scorso, infatti, come previsto dall’art. 128 Legge Costituzionale del 1867, anche il neo deputato di St-Léonard/San Michel, l’avv. Nicola Di Iorio, ha prestato formale giuramento facendo una solenne promessa di fedeltà e lealtà alla Regina Elisabetta II, ma anche – e soprattutto – alla democrazia e all’istituzione democratica rappresentata dal Parlamento. Un giuramento ‘suggellato’ dalla firma sul registro dei giuramenti. Ad assistere alla cerimonia, oltre alla famiglia (formata dalle due figlie Claudia e Emma Rose, il fratello Antonio, la mamma Giuseppina e la compagna Jehane) circa 60 connazionali giunti direttamente da Montréal in autobus. Tra questi, ricordiamo l’agente ufficiale Guy Tremblay, il Sen. Basilio Giordano, l’imprenditore Joe Chaib, il notaio Roberto Colavecchio, Michel Archambault, l’Avv. Vincent Chiara, il Procuratore della Corona, l’avv. Maria Giustina Corsi, la leader comunitaria haitiana Felicidades Joseph. Senza trascurare i collobaratori più stretti, come Vivian Fiengo, Lia Messina e Josée Anello. Subito dopo il giuramento, salutato da un applauso commosso, e prima delle foto di rito e di un prelibato buffet, Di Iorio ha preso la parola pronunciando un discorso profondo e intriso di italianità: “Noi siamo da secoli ‘Calpesti – ha recitato il neo deputato, con tono solenne -, derisi, Perché non siam popolo, Perché siam divisi. Raccolgaci un’unica Bandiera, una speme: Di fonderci insieme. Già l’ora suonò’ ”. È una strofa dell’Inno di Mameli, l’Inno nazionale Italiano. “E sapete perché – ha continuato – ho scelto di prestare giuramento il 17 novembre? Perché proprio in questo giorno ricorre l’anniversario di adozione dell’inno di Mameli”. Parole forti, rotte dall’emozione, che l’eco della sala ha ‘ribadito’ quasi con rispetto e compiacimento. Fino al coro spontaneo, accompagnato dalla chitarra di Tony Commodari, che ha interpretato proprio l’inno di Mameli, in un turbinio di emozioni ed un palpitare di cuori. “Ci troviamo nella sala del caucus liberale – ha sottolineato Di Iorio – dove si riuniscono deputati provenienti da ogni angolo del Paese, con le origini più disparate, ma con un’unica visione, una realtà, un sogno comune che si chiama Canada”. “Sono nato a Montréal – ha concluso – che si trova nella più Belle Province del Canada, che è il più bel Paese al mondo, insieme all’Italia: tutto questo mi riempie di gioia, di onore e di fierezza”. E il finale non poteva che essere uno: l’intonazione dell’inno del Canada, il giusto tributo ad un Paese da sempre accogliente e generoso con gli italiani, che non per niente lo hanno scelto per garantire un futuro ai propri figli e nipoti. (V.G.)

    I collaboratori più stretti del neo deputato. Da sinistra: Pina Frangella, Josée Anello, Ben Niro, Lia Messina, Vivian Fiengo e Roberto Colavecchio
    I collaboratori più stretti del neo deputato. Da sinistra: Pina Frangella, Josée Anello, Ben Niro, Lia Messina, Vivian Fiengo e Roberto Colavecchio
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