Tag: Irene Giannetti

  • Il Centro Dante compie 40 anni

    Il Centro Dante compie 40 anni

    MONTRÉAL – È stata la residenza di molti anziani che hanno trascorso alcuni anni della loro vita, spesso gli ultimi, nel confort di un ambiente familiare intriso di valori italiani. È il Centro Dante (1981-2021), di cui quest’anno, il 30 marzo, ricorre il 40º anniversario dell’inaugurazione. Ha una vocazione regionale, che va oltre i confini cittadini, ed è occupato al 100% da Italo-Canadesi che arrivano da ogni dove. Edificio di 4 piani, è formato da 100 posti-letto, 25 a piano, un centro diurno che accoglie un centinaio di utentiper consumare i pasti e svolgere attività sociali, e 3 posti-letto per soggiorni temporanei: appannaggio, cioè, di anziani ospiti che per qualche giorno non possono essere assistiti dai propri cari. Dante è ubicato al 6887 Rue Chatelain, nel cuore di Saint-Léonard, poco lontano dall’ospedale Santa Cabrini, fiore all’occhiello sanitario della Comunità Italo-Montrealese. Dal 2015, però, la struttura non è più gestita direttamente dall’ospedale Santa Cabrini (con cui conserva comunque un legame funzionale per la prossimità logistica), ma da un ‘dipartimento ad hoc’ del CIUSSS de l’Est de Montréal. 

    Una struttura unica creata da Suor Ilia Peverali. Il ‘Centro cure assistenziali Dante’ è una realtà ben radicata nella Comunità, in quanto primo e unico centro di alloggio di lunga degenza a vocazione regionale, dedicato alle persone anziane con perdita di autonomia di origine italiana. Negli anni ‘60, si parlava della necessità di una casa per anziani italiani, però il progetto non andava avanti. Mentre il bisogno di un’istituzione di questo tipo diventava palese, negli anni ‘70, Suor Ilia Peverali, allora direttrice generale dell’Ospedale Santa Cabrini, riusciva a convincere i rapprensentanti della Comunità, tra cui i governatori della Fondazione Comunitaria Italo-Canadese, di unire i loro sforzi a quelli dell’istituzione, per ottenere il finanziamento dal governo, necessario al progetto. Il 30 marzo 1981 si coronava così il sogno di ogni Italiano di Montréal: l’apertura della prima casa per anziani di origine italiana. Costruito sul terreno dell’Ospedale Santa Cabrini, il Centro era concepito per permettere agli immigrati, di prima e seconda generazione, di trascorrere i loro ultimi giorni, dopo una vita colma di spostamenti, lavoro e di pene migratorie. Oltre alla sua missione di lunga degenza, il Centro Dante già offriva un ambiente di vita dal «conforto culturale», che rispettava non solamente l’uso della lingua italiana, ma anche la cultura, le tradizioni regionali e le abitudini di ciascuno. Questa struttura, di cui tutta la Comunità era ed è orgogliosa, è stato battezzato col nome di «Dante», in omaggio al più grande Poeta italiano di tutti i tempi (di cui quest’anno ricorre il 700º della morte) per attribuirle la stessa perennità.

    Martedì 30 marzo una piccola celebrazione. “Il contesto attuale della pandemia – ci ha detto Rocco Famiglietti, consigliere per gli Affari Etnoculturali dei 15 centri di lunga degenza del CIUSSS de l’Est-de-l’Île-de-Montréal – ci costringe a rivedere i festeggiamenti che avremmo voluto fare e a ridimensionarli, in modo da rispettare le consegne della Sanità pubblica. Una piccola celebrazione avrà comunque luogo presso la mensa del Centro Dante, martedi 30 marzo, dalle ore 14:30 alle 15.  Nel rigoroso rispetto delle regole sanitarie, un solo rappresentante degli organismi invitati potrà essere sul posto.  Tra gli invitati, ci sarà il presidente direttore generale del CIUSSS Est di Montréal, Sylvain Lemieux; il presidente del consiglio d’amministrazione della Fondazione Santa Cabrini, Elio Arcobelli, il presidente del comitato consultativo per il Centro Dante, Mario Discepola; ed un esponente del Comitato dei residenti di Dante, dell’Amministrazione del sito Centro Dante; oltre al parroco, per la benedizione”.

    Inaugurazione del 30 marzo 1981. Riconosciamo l’Ambasciatore d’Italia in Canada Francesco Paolo Fulci e consorte, Mons. Andrea M. Cimichella e Antonio Sciascia durante la benedizione

     

    Inaugurazione del 30 marzo 1981. Da sinistra: il Console Generale Gorgio Testori, il Ministro degli Affari sociali Dénis Lazure, Suor Ilia Peverali, Suora Aloysia Morelli, il deputato della contea di Jeanne-Mance Henri Laberge, e Irene Giannetti

    Il ricordo di Irene Giannetti

    Direttrice generale dell’Ospedale Santa Cabrini/Centro Dante, dal 1º settembre 1988 al 30 giugno 2011, Irene Giannetti ha avuto un ruolo importante, nel lancio e poi nella gestione di questo ambizioso progetto residenziale. L’abbiamo intervistata per voi. 

    Irene Giannetti, cosa ha rappresentato per lei Dante?

    “Lavoravo felice e contenta in un altro ospedale di Montréal, quando nel lontano 1980, un avviso sui giornali della Comunità attirò la mia attenzione. La direzione generale del Santa Cabrini cercava un direttore, per dare vita ad una nuova struttura allora in costruzione: una casa di alloggio a lunga degenza per persone anziane della Comunità italiana di Montréal. Decisi di inviare la mia candidatura. Fui scelta da Suora Ilia, allora direttrice generale del Santa Cabrini. Sono stata assunta nel novembre dell’80.  Ricordo che ne ero felice, ma anche preoccupata! Volevo essere al’altezza della fiducia. Ma era anche una cosa nuova, che non avevo ancor mai fatto, tanto da non riuscire a prendere sonno. Quindi per me, Dante rappresentava l’angoscia di creare dal nulla e la gioia di essere al servizio di persone  anziane, che hanno fatto tanto per noi e per la società. Con pochissime persone e tanta volontà, in meno di due mesi dalla fine della costruzione (gennaio 1981) abbiamo  potuto mettere insieme tutto il necessario per accogliere i primi residenti. Il Ministro della Sanità di allora, Denis Lazure, aveva chiesto che l’inaugurazione si facesse entro il mese di marzo, visto che poco dopo si entrava in campagna  elettorale. Una sfida, dunque, e l’inizio di un lungo percorso con l’ospedale Santa Cabrini e la Comunità”. 

    E cosa ha rappresentato Dante, invece, per gli Italiani?

    “La Comunità italiana invecchiava e Dante rispondeva ad un  bisogno reale. Le liste d’attesa si fecero sempre pui lunghe. Chiaramente i 100 posti letto non erano sufficienti. Ma era il massimo che potevamo offrire. Dante, sin dal primo giorno, ha offerto un luogo dove le persone anziane respiravano aria di casa. Il concetto di conforto culturale, compresa la lingua di comunicazione, le tradizioni culturali, il cibo … e la presenza delle famiglie, di vari organismi comunitari  e volontari… mostrava la centralità dei nostri residenti in tutte le decisioni prese”. 

    Qual è il ruolo di Dante oggi? “Dante, anche dopo 40 anni, è sempre necessario per la Comunità. Purtroppo, anche se Dante è sorto dalla volonta del Santa Cabrini, anche se costruito sui terreni del’ospedale, anche se per oltre 30 anni è stato sotto la responsabilità diretta  dell’ospedale, oggi non è piu cosi. Da quando la legge
    10 (2015) è entrata in vigore, Dante fa parte di un raggruppamento di case per anziani (CHSLD),  sotto il CIUSSS dell’Est”. 

    Ci racconti un aneddoto particolare. “Ce ne sono tanti. Non posso scegliere. Però
    posso dire che tutti quelli che hanno dato il meglio di loro stessi, tutti quelli che hanno contribuito alla qualità dei servizi e dimostrato rispetto per gli anziani, mi stanno a cuore. Loro meritano un applauso”.  (V.G.)

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  • La Legge 10 ha compromesso l’identità del Santa Cabrini

    La Legge 10 ha compromesso l’identità del Santa Cabrini

    “Qualsiasi legge è fatta per essere interpretata e modificata, quando necessario”

    Montréal – L’11 giugno scorso, Irene Giannetti, direttrice generale dell’Ospedale Santa Cabrini/Centro Dante dal 1988 al 2011, ha inviato una ‘Lettera aperta’ al Primo ministro del Québec, François Legault, in cui ha espresso tutta la sua preoccupazione per le conseguenze che la Legge 10, in vigore dall’aprile 2015, ha avuto sull’ospedale Santa Cabrini. La Legge 10, lo ricordiamo, ha accorpato i 182 CSSS (Centri di salute e servizi sociali) in 33 grandi strutture denominate CISSS, di cui 5 a Montréal. Una razionalizzazione che però fa rima con centralizzazione dei processi decisionali, vista l’abolizione dei consigli d’amministrazione delle singole strutture sanitarie. Tra cui quella dell’Ospedale Santa Cabrini. 

    Irene Giannetti

    “La Legge 10 – ci ha spiegato la Giannetti, sintetizzando la missiva inviata a François Legault – ha creato nella rete sanitaria quella burocrazia che prometteva di ridurre. Da allora, quello che succede al Santa Cabrini è una progressiva perdita di identità; ma non solo. L’ospedale Santa Cabrini ha aperto le sue porte nel 1960, mentre del 1981 il Centro Dante ha cominciato ad accogliere i nostri anziani. Con la riforma imposta dalla Legge 10, tutto ciò che è stato pazientemente costruito, è sparito. 1. L’ospedale è stato integrato al CIUSSS de l’Est de Montréal (anche se, secondo la legge 10 doveva essere affiliato). L’ospedale non ha più: un suo cda, un direttore generale, una struttura medica autonoma, le sue équipes di lavoro, un budget globale. 2. Il Santa Cabrini non è piu in grado di stabilire le sue priorità: anche per cambiare una lampadina, sono necessarie richieste a ripetizione. 3. L’ospedale non gestisce più il Centro Dante, il quale fa ormai parte di una rete di CHSLD gestiti dal CIUSSS (ce ne sono 15 sotto il CIUSSS de l’Est de Montréal). Eppure, Dante è situato sui terreni dell’ospedale per garantire il conforto culturale ai nostri anziani. 4. I servizi sanitari disponibili al Santa Cabrini sono quelli decisi da Maisonneuve-Rosemont, l’altro ospedale del CIUSSS. La missione di ‘ospedale comunitario’ si affievolisce sempre di più. Per esempio, il reparto di Geriatria attiva, che prima della riforma c’era, adesso non c’è più. 5. L’ospedale Santa Cabrini è in competizione con le diverse strutture del CIUSSS,che ha: due ospedali, un istituto psichiatrico, quindici CHSLD e otto CLSC. E come purtroppo succede quasi sempre, chi grida piu forte ottiene l’attenzione. 6. I medici, il personale infermieristico, professionale, tecnico e amministrativo, i volontari, tutti sono identificati al CIUSSS e non più sul luogo del lavoro. La concentrazione costante ed il senso di appartenenza, essenziali per un clima di lavoro sano, sembrano diventate nozioni del passato.

    Le particolarità storiche, linguistiche e culturali – continua la Giannetti – pian piano sono diventate folklore. Tutto viene diluito in una mega struttura sempre più burocratica, sempre più anonima, sempre più a distanza. Il personale subisce una perdita d’identità e di scopo. Nessun leader locale per rappresentarli presso la mega struttura. Un’alienazione che può portare a conseguenze negative, fra cui l’assenteismo e la difficoltà a reclutare nuovo personale. La stessa Fondazione Santa Cabrini, creata per sostenere finanziariamente l’ospedale ed il Centro Dante, è stata indebolita.  Nel 2020 l’ospedale Santa Cabrini ha compiuto sessant’anni, ma non è stata fatta nessuna riflessione sulla strada fatta per meglio pianificare il futuro. E non per colpa della pandemia. Gli ospedali comunitari non possono essere gestiti a distanza, non sono un elenco di servizi sanitari, dove la comunicazione è a senso unico. Sono luoghi complessi, dove la partecipazione della Comunità può fare la differenza.

    A chi dice che ormai è troppo tardi per cambiar qualsiasi cosa nella legge 10 – ha concluso la Giannetti – rispondo che qualsiasi legge, anche questa, è fatta per essere interpretata e modificata, quando necessario. A causa del COVID, il governo Legault ha deciso di recrutare 10 000 addetti agli utenti, che oggi mancano nella rete sanitaria. Ha anche deciso che ogni CHSLD avrà le sue équipes locali ed il suo direttore. Cosa deve succedere prima di applicare lo stesso rimedio anche agli ospedali comunitari? Un’altra pandemia? E visto che lo scopo è anche quello di ridurre la burocrazia, dov’è scritto che un CHSLD non possa essere gestito dal suo ‘Ospedale Comunitario’?”. 

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