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  • Hassan Guillet agli Italo-Canadesi: “Abbiamo la stessa storia e gli stessi valori”

    Hassan Guillet agli Italo-Canadesi: “Abbiamo la stessa storia e gli stessi valori”

    Montréal – Nato in Libano e giunto in Canada nel 1974, poliglotta (parla fluentemente 6 lingue, ma ne conosce 8), ingegnere e avvocato in pensione, agricoltore nel tempo libero, residente a Saint-Rémi, Hassan Guillet si presenta come indipendente nella contea di St-Léonard/St-Michel. Una decisione maturata dopo che il Partito Liberale ne ha revocato la candidatura, alla luce di alcune frasi di stampo “antisemita e anti-israeliano”, risalenti a qualche anno fa, denunciate dal “B’nai Brith”, un influente organismo internazionale che difende i diritti degli ebrei. Laurea e master in Ingegneria Aerospaziale a Concordia, laurea in Giurisprudenza all’Université de Montréal, membro dell’Ordine degli Ingegneri del Québec, Hassan Guillet è stato anche insignito della Medaglia del giubileo di diamante della regina Elisabetta II, nel 2012.

    Qual è la sua storia di emigrazione?

    “Sono arrivato in Canada come la maggioranza degli italiani di prima generazione, con pochi soldi in tasca: all’inizio non potevo permettermi nemmeno gli scarponi, o il biglietto dell’autobus. Ma non ho mai smesso di studiare e lavorare, per inviare i soldi ai miei genitori durante la guerra civile in Libano. Poi ho richiamato in Canada tutta la mia famiglia. Come hanno fatto gli italiani. Condividiamo la stessa storia”.

    Lei ha vinto le Primarie liberali della contea. Poi cosa è successo?

    “Ho vinto con una larga maggioranza e sono stato il candidato ufficiale del partito per tre mesi. All’ultimo momento, il Partito ha tirato in ballo alcune frasi di qualche anno fa che già conosceva, o che avrebbe dovuto conoscere. Lo stesso ex deputato Nicola Di Iorio ha ammesso che ne aveva parlato più volte alla direzione del partito. Se si trattava di affermazioni gravi, perché il partito non è intervenuto prima? Evidentemente voleva imporre qualcuno senza passare per nuove primarie. I fatti parlano chiaro. I cittadini di St-Léonard/St-Michel hanno scelto il loro candidato ed è per questo che mi presento come indipendente”.

    Quanti sono i cittadini di origine araba a St-Léonard/St-Michel?

    “Nutro grande rispetto per una Comunità forte come quella italiana, che ha costruito St-Léonard. Ho viaggiato molto e, ogni volta che mi trovo in un un parco, mi sento come in Italia. Secondo Statistique Canada, su oltre 110 mila cittadini residenti, e circa 76 mila elettori, ci sono più o meno 18 mila cittadini di madrelingua italiana e circa 19 mila di madrelingua araba. Poi 10 mila di lingua creola, 7/9 mila di lingua spagnola, 7 mila anglofoni e 35 mila francofoni”.

    La Comunità italo-canadese ha diversi candidati in lizza. Lei è l’unico candidato della Comunità araba. Saprà approfittarne?

    “Non voglio approfittare delle divisioni. Al contrario, penso di poter conquistare la fiducia della Comunità italiana perché: a) mi sento molto vicino ai suoi valori; 2) alle primarie sono stato l’unico a parlare in italiano per buona parte dell’intervento di presentazione; 3) alle 2 del mattino, subito dopo la vittoria, ero stanchissimo, eppure le prime parole di ringraziamento sono state in italiano. Perché ho detto ai miei collaboratori: ‘Magari non guadagneremo il loro voto, ma conquisteremo la loro fiducia’. Ed è quello che è successo. La gente vede che sono un uomo semplice, che la pensa come loro, ed è stufa di essere presa per acquisita: St-Léonard/St-Michel non appartiene ad un partito, ma alla popolazione di St-Léonard/St-Michel”.

    A chi la critica che non è di Saint-Léonard cosa risponde?

    “Tutta la mia famiglia già abita in questa contea e, appena sarò eletto, anche io farò il trasloco. E poi, nemmeno il deputato uscente abitava a St-Léonard/St-Michel. In Canada, i deputati che vivono nella propria contea sono molto meno numerosi di quelli che abitano fuori”.

    Perché gli Italo-Canadesi dovrebbero votarla?

    “Gli italiani, arabi o haitiani sceglieranno qualcuno che li sappia rappresentare, qualcuno che gli assomigli e che li sappia riunire. La mia cultura, la mia esperienza è molto simile a quella degli italo-canadesi: da immigrati, abbiamo vissuto le stesse difficoltà. Votiamo per qualcuno che possa aiutare davvero la nostra Comunità”.

    Chi vincerà le elezioni?

    “Può succedere di tutto, saranno gli elettori a decidere. Una cosa è certa: un candidato indipendente può fare molto di più di un deputato che appartiene ad un partito, perché non deve dare conto al Primo Ministro o al leader del suo partito, ma solo ai cittadini. In un contesto di un governo minoritario, il voto di un candidato indipendente varrà molto di più anche di quello di un Ministro, perchè quest’ultimo sarà obbligato a votare sempre a favore del governo”.

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  • Guillet: “Liberali incompetenti o in malafede”

    Guillet: “Liberali incompetenti o in malafede”

    La dura presa di posizione dell’ex Imam che sfida il partito che venerdì scorso lo ha escluso dalla corsa per la contea di St-Léonard/St-Michel

    Montréal – Dopo l’esclusione a sorpresa per le frasi antisemite e antisraeliane denunciate da “B’nai Brith”, un influente organismo internazionale che difende i diritti degli ebrei, Hassan Guillet non fa nessuna marcia indietro. Anzi, passa al contrattacco, accusando apertamente il Partito Liberale del Canada di “incompetenza o, peggio, malafede”. “Sapevano già dei miei post su Facebook, come mai se ne sono accorti solo ora?”: questa l’accusa dell’ex Imam, che mercoledì ha spiegato le sue ragioni convocando un’affollata conferenza stampa nel suo ufficio elettorale su Jean-Talon Est. “Sono due anni che il partito può avere accesso ai miei account sui social: un partito con la forza e la reputazione del Partito Liberale del Canada non può dirmi che non ne era a conoscenza, non può dirmi che non ha fatto le dovute verifiche prima di sollecitare la mia candidatura”. Guillet ha raccontato tutte le tappe della vicenda, con tanto di data e ora, spiegando come, insieme allo stesso partito (che lo ha contattato per la prima volta nel novembre 2017), avesse messo a punto un piano di azione per contrastare le accuse di antisemitismo. Fino al 30 agosto scorso, quando i vertici del PLC gli hanno dato l’aut-aut: “O ti dimetti per motivi personali oppure saremo noi a revocare la tua candidatura”. Un diktat che Guillet ha respinto al mittente, contestando al partito i modi ed i tempi di una “scelta unilaterale”, scelta che mette a repentaglio il “dialogo tra la Comunità israeliana e quella musulamana”, oltre che l’ “armonia sociale” nel suo complesso. E poi ha aggiunto: “C’è stata una pressione sul PLC revocasse la mia candidatura? Di formazione sono ingegnere e avvocato, non faccio speculazioni, preferisco basarmi sui fatti: è vero che alcune persone della Comunità italiana erano a disagio con la mia candidatura, ma dovreste fare questa domanda a chi ha preso questa decisione in seno al Partito Liberale del Canada”. Per l’immediato futuro, Hassan Guillet non ha ancora sciolto le riserve: la richiesta al PLC di tornare sui suoi passi è destinata a cadere nel vuoto. Con la campagna elettorale ormai alle porte, lo scenario più realistico, a questo punto, è che l’ex Imam continui candidandosi come indipendente: “Certamente non abbandonerò le migliaia di persone che credono in me e chiedono un vero cambiamento”. Una scelta forte, che senza dubbio gli permetterà di accaparrarsi il voto della folta Comunità araba di St-Léonard/St-Michel. (Vittorio Giordano)

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  • Guillet non è più il candidato liberale di St-Léonard/St-Michel

    Guillet non è più il candidato liberale di St-Léonard/St-Michel

    Montréal  Colpo di scena nella contea di St-Léonard/St-Michel: venerdì 30 agosto il Partito Liberale del Canada ha ritirato la candidatura dell’ex imam Hassan Guillet nella contea di St-Léonard/St-Michel, dopo che “B’nai Brith”, un influente organismo internazionale che difende i diritti degli ebrei, ha pubblicato sul suo sito ufficiale alcune affermazioni (risalenti ad un paio di anni fa) di stampo “antisemita e anti-israeliano” dell’ex imam. Frasi che Guillet aveva pubblicato sui social media, salvo poi cancellarle.

    Le frasi “antisemite e antisraeliane” rilanciate da “B’nai Brith”. In una di queste dichiarazioni, datata 8 luglio 2017 e rilanciata da B’nai Brith, Guillet accoglie con favore “la liberazione, dopo nove mesi in una prigione della Palestina occupata, Raed Salah, che qualifica come “resistente” e “jihadista”. E ancora: “Ci congratuliamo con lo sceicco Salah – ha scritto in arabo – per la sua liberazione e resistenza. […] Chiediamo a Dio di accelerare il rilascio di tutti i prigionieri, nonché la liberazione della moschea Al-Aqsa e di tutta la Palestina”. Sempre B’nai Brith ha riportato un’intervista rilasciata da Guillet a ‘Radio-Canada International’ in spagnolo nel dicembre 2017, in merito alla decisione del presidente Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele. In questa occasione, Guillet ha definito Israele uno “stato di apartheid” ed ha accusato Jared Kushner, genero ebreo del presidente Trump, di aver indirizzato il suo governo verso un’agenda “pro-Israele”: ha accusato Kushner di doppia lealtà a causa del suo background ebraico, descrivendolo erroneamente come un ebreo “ultraortodosso” e “fondamentalista”. Affermazioni radicali che stridono con la storica amicizia tra lo stato di Israale ed il Canada. Sul sito del Partito Liberale, in particolare, si legge che “il Canada è un amico indefesso di Israele” e ribadisce il suo sostegno ad una soluzione a due stati al conflitto israelo-palestinese. B’nai Brith ha poi aggiunto di aver contattato il Partito Liberale da “più di una settimana”, senza mai ricevere una risposta.

    La decisione del PLC di revocare la candidatura. In realtà, dopo un’inchiesta interna durata settimane, già nel pomeriggio di venerdì 30 agosto, lo stesso giorno della ‘denuncia’, il Partito liberale ha comunicato la revoca della candidatura di Guillet nella circoscrizione di St-Léonard/St-Michel: “I commenti insensibili – recita un comunicato del partito – fatti da Hassan Guillet non sono in linea con i valori del Partito Liberale del Canada. Justin Trudeau e d il Partito liberale si oppongono ad ogni idea di tipo antisemita, odio, razzista, islamofobo, omofobo, sessista e ad ogni forma di discriminazione. Il partito liberale condanna ogni forma di discriminazione, e ci aspettiamo sempre che i nostri candidati facciano lo stesso”. Benissimo. Troppo facile, però, dirlo a posteriori: il PLC ha peccato di superficalità non facendo le opportune ricerche sul passato di un candidato che, a poche settimane dal voto, si è rivelato incandidabile.

    Ora Guillet potrebbe candidarsi come indipendente.

    La reazione di Hassan Guillet, ingegnere e avvocato di formazione, non si Ë fatta attendere: gi‡ venerdÏ, subito dopo che ìBínai Brithî ha pubblicato sul suo sito i commenti antisemiti dellíormai ex candidato liberale, questíultimo ha precisato : ìTutti coloro che mi conoscono, personalmente o attraverso le mie attivit‡, sanno che sono contro l’odio, il razzismo, l’antisemitismo e la violenza, indipendentemente dall’identit‡ degli autori o delle vittime. Se le mie dichiarazioni sono risultate offensive per alcuni dei miei compagni ebrei, chiedo scusaî, ha aggiunto líex imam, diventato famoso per il sermone all’indomani dell’attacco alla moschea di QuÈbec nel 2017. Una reazione composta e moderata. Molto pi˘ accesi, invece, i toni in seguito alla decisione del partito di revocarne la candidatura: in una dichiarazione inviata alla Canadian Press sabato, infatti, Hassan Guillet ha respinto le accuse di antisemitismo nei suoi confronti. “La decisione del PLC mi ha scioccato. Ribadisco che non sono antisemita. Al contrario, mi batto e mi batterÚ sempre contro ogni forma di razzismo, islamofobia e antisemitismo compresiî. Guillet ha poi aggiunto di non essersi dimesso e che sta valutando con il suo team tutte le possibili opzioni: “Questa non Ë tutta la verit‡ e questa storia non finisce qui ñ ha scritto su Facebook – : certamente non abbandonerÚ le migliaia di persone che credono in me e chiedono un vero cambiamentoî. Nessun passo indietro, quindi. Anzi: Hassan Guillet non molla e passa al contrattacco. Lo scenario pi˘ plausibile, a questo punto, Ë che líex Imam continui la campagna elettorale candidandosi come indipentente, accaparrandosi, verosimilmente, il voto della crescente Comunit‡ araba di St-LÈonard/St-Michel.

    Probabile il ripescaggio di Patrizia Lattanzio per il PLC. E ora chi sarà il candidato del Partito Liberale nella contea di St-Léonard/St-Michel?  In base all’articolo 16, comma 2, del regolamento nazionale di selezione dei candidati del PLC, le possibilità sono sostanzialmente due: il partito potrà candidare uno degli altri candidati in lista alle primarie, più probabile Patricia R. Lattanzio (arrivata seconda) che Francesco Cavaleri (terzo), oppure potrà indire delle nuove primarie, in questo caso con nuove candidature e quindi con nuovi nomi che possono entrare in gioco. Considerato, però, che la campagna elettorale dovrebbe cominciare ufficialmente l’8 settembre, la strada più percorribile sembra essere quella di ripescare la seconda classificata delle primarie, alle spalle dello ‘squalificato’ Hassan Guillet, ovvero la consigliere municipale Patricia R. Lattanzio. Che alle primarie del 27 maggio scorso, al primo turno, su 1273 votanti (3758 gli aventi diritto) ha ricevuto 371 preferenze, contro le 275 per il notaio Francesco Cavaleri e le 588 a favore di Guillet (nel secondo turno, poi, 602 voti sono andati a Guillet e 474 alla Lattanzio). Un’opzione, quella della Lattanzio, che ricostituirebbe il binomio vincente ‘Partito Liberale e candidato italiano’, in una contea-roccaforte come quella di Saint-Léonard/Saint Michel. (V.G.)

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  • Sciascia: È colpa nostra, fiducia in Trudeau

    Sciascia: È colpa nostra, fiducia in Trudeau

    Interviene il presidente del Congresso Nazionale degli Italo-Canadesi, Regione Québec

    Montréal – La Comunità italo-montrealese riflette, si interroga e cerca di capire i motivi alla base della cocente sconfitta alle primarie liberali nella circoscrizione di Saint-Léonard-Saint-Michel. Il fatto che dopo 35 anni il candidato liberale non sia più un italo-canadese, è un segno dei tempi che cambiano. Ma può anche essere un incidente di percorso che, paradossalmente, finirà per rafforzare il nostro senso di appartenenza. Del resto, in una società che ama definirsi multi-etnica e multi-culturale come quella canadese (lontana anni luce dal melting-pot inclusivo e ‘assimilante’ di matrice americana), è giusto che ogni Comunità tiri l’acqua al suo mulino. Visto che in Canada, fino a prova contraria, le differenze sono una valore aggiunto, una forma di arricchimento reciproco. Giusto? Sta di fatto che l’analisi della sconfitta non porta a conclusioni condivise: la Comunità italo-montrealese è in fermento e in tanti si chiedono come reagirà alle prossime elezioni federali del 21 ottobre. Anche alla luce del recente annuncio del Primo Ministro Justin Trudeau, che ha promesso le scuse ufficiali in memoria degli italo-canadesi internati durante la Seconda Guerra Mondiale. Una promessa molto significativa, che ha un’unica grande controindicazione: potrà essere mantenuta solo in caso di vittoria liberale, visto che la cerimona si terrà solo nei mesi successivi alla tornata elettorale. In questa fase così delicata per la vita comunitaria, abbiamo sentito il presidente del Congresso Nazionale degli Italo-Canadesi, Regione Québec, l’avv. Tony Sciascia. Che ha voluto subito mettere le cose in chiaro, per quanto riguarda la sconfitta alle primarie liberali a Saint-Léonard-Saint-Michel: “Gli italiani non dovrebbero essere arrabbiati col Partito Liberale, ma con l’ex deputato della contea Nicola Di Iorio, perché, se non avesse fatto quello che ha fatto, non ci sarebbe stata questa divisione nella Comunità. La diffidenza degli italiani verso il candidato prescelto, Hassan Guillet, passerà. Certo, ognuno è libero di votare chi vuole, ma non penso che i delusi siano la grande maggioranza della Comunità, che è sempre stata liberale e non credo che questo cambierà. Fermo restando che il Congresso non si schiera, perché è un ente apolitico. La verità è che la colpa è nostra, perché ci siamo divisi: Guillet ci ha saputo fare, ha saputo organizzarsi e questa volta la Comunità italiana ha perso il treno. E una parte della colpa è di Nicola Di Iorio, che, dopo le dimissioni, si sarebbe dovuto astenere dallo schierarsi nella contesa delle primarie. E poi, non tutti gli elettori di Cavaleri e Lattanzio hanno espresso la seconda preferenza scegliendo il secondo candidato italiano in lizza. Se chi ha votato Cavaleri si fosse schierato nel secondo turno anche per la Lattanzio, quest’ultima avrebbe vinto”.

    “Per quanto riguarda le scuse di Trudeau agli Italo-Canadesi in memoria degli internati della Seconda Guerra Mondiale, almeno il Primo Ministro ha offerto qualcosa. Cosa ci offre il Partito Conservatore? Ha sempre bloccato ogni iniziativa per sistemare questa vicenda. Avevamo un’intesa nel 2005 e non l’ha rispettata. Così come nel 2010 ha bocciato il progetto di legge 302 di Massimo Pacetti. Il fatto che Trudeau si sia impegnato dà a noi italiani l’opportunità di andare a sollecitare anche gli altri partiti per capire cosa sono disposti a fare. E comunque la colpa è di nuovo nostra, perché abbiamo presentato la proposta l’11 giugno. Si tratta di una vicenda nazionale, di competenza del Congresso nazionale e del presidente Roberto Colavecchio, ma, dopo un anno e mezzo di inoperosità, sono dovuto intervenire io per preparare la proposta e sbloccare la situazione. La proposta è stata quindi sottoposta all’ufficio del Primo Ministro l’11 giugno. E nei giorni successivi, a pochi giorni dalla chiusura del Parlamento, Justin Trudeau ha dato l’annuncio delle scuse ufficiali. Sono cose che richiedono una certa preparazione, non si fanno da un giorno all’altro”.

    “In merito alla frase che mi attribuisce Joseph Facal su Journal de Montreal del 13 giugno scorso (“C’est un désastre. Ça nous met en tabarouette, en bon québécois. On a commis une grande bêtise”), è palesemente fuori contesto, visto che io mi riferivo alla divisione nella nostra Comunità: non ho mai detto nulla contro Hassan Guillet, che ha fatto il suo lavoro ed ha vinto”. (V.G.)

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