Tag: guerra

  • De Gustibus di Alessandra Cori: guerra Russia-Ucraina

    De Gustibus di Alessandra Cori: guerra Russia-Ucraina

    Quando si pensa alla Russia viene subito in mente la ricchezza delle materie prime e quindi il pensiero corre a gas e petrolio. Ma c’è anche la filiera agroalimentare in agitazione per l’escalation sul fronte ucraino, sfociata ormai in guerra aperta.

    Sono due gli ordini di problemi che si pongono davanti ai produttori agricoli e ad agroalimentari italiani. Da una parte, il tema delle sanzioni che significa blocco dei canali di commercio e aumento generalizzato dei prezzi. Dall’altra, quel che l’Italia importa dai Paesi di quell’aera geografica e che potrebbe venire a mancare nel prossimo futuro.

    Infatti, osservando il problema dal lato del rapporto con la Russia, l’export agroalimentare italiano è con le ossa rotte dopo otto anni di sanzioni già in essere. Le carni bovine e suine, il pollame, il pesce, i formaggi e i latticini sono state le vittime principali dell’embargo russo che in otto anni è costato circa 1,4 miliardi di euro.

    Il settore ortofrutticolo è però quello più colpito, con l’export che valeva 56 milioni di euro nel 2013 e si è attestato a poco più di 40mila euro nel gennaio-novembre 2020.

    Il timore, ora è che l’escalation militare comporti il coinvol- gimento di altri prodotti, e qui i rischi li percepisce soprattutto il comparto del vino che, negli ultimi otto anni, ha visto una crescita del 35%. Basti pensare che il vino made in Italy in Russia è arrivato a valere 135 milioni di euro nel 2021, dai circa 100 del 2013. I vini di gamma alta, pasta e dolciumi, e i prodotti da forno del Bel Paese potrebbero dunque subire un duro colpo da una spirale di sanzioni e contromosse russe. Il segnale di speranza viene dal fatto che, almeno per il momento, l’Unione Europea è intenzionata ad agire su finanza e tecnologia. Infatti, la Russia rimane per i produttori italiani un grande mercato e il momento è sufficientemente difficile da non aggiungere complicazioni.

    Il rincaro dei prezzi energetici sta già facendo lavorare molte imprese con livelli di costi superiori al valore dei prodotti stessi.

    Per quanto riguarda le importazioni, tutte le filiere agroalimentari sono in allarme per il tema energia che ha ripercussioni ramificate su tutte le produzioni. Un tasto particolarmente sensibile è quello dei fertilizzanti, di cui la Russia è tra i maggiori produttori. Dal gas liquefatto si ottengono, infatti, fertilizzanti importantissimi per l’agricoltura. L’urea, fondamentale nella fase post-semina, è passata da 350 euro a 1.000 euro a tonnellata. Sono soprattutto i fertilizzanti a base di azoto, di provenienza russa, ad essere fortemente rincarati.

    L’attacco di Putin in Ucraina ha avuto poi conseguenze dirette sui prezzi delle materie prime. D’altra parte, Russia e Ucraina rappresentano circa il 29% delle esportazioni globali di grano, il 19% delle forniture mondiali di mais, e l’80% delle esportazioni mondiali di olio di girasole. Mosca da sola è la principale esportatrice a livello mondiale di grano. Un mercato nel quale anche l’Ucraina svolge un ruolo importante (settima al mondo per il grano tenero).

    Ma il vero problema è per le conseguenze che il conflitto russo-ucraino potrebbe portare sulle forniture di mais. Infatti, se il mais non è così presente sulle nostre tavole, il suo ruolo e quello di Kiev nella filiera agroalimentare è però determinante per altre ragioni, più nascoste agli occhi del grande pubblico perché sta nel mezzo della catena produttiva.

    L’Ucraina produce 36 milioni di tonnellate di mais per l’alimentazione animale (quinta al mondo) e ne spedisce 700mila in Italia. L’Ucraina ne è il secondo fornitore per l’Italia dopo l’Ungheria, con una quota di poco superiore al 20% sia in volume che in valore. Il mais è il principale ingrediente delle diete per gli animali (47%) ed è strategico nelle filiere nazionali dei prodotti zootecnici e Bio-industriali. La conseguenza è che i rialzi sul mais rendono decisamente poco remunerativa la produzione di carne di qualità controllata con rischi di vedere aumentare i prezzi direttamente al consumatore.

    Ad attenuare questi timori c’è però la forte capacità di resilienza dell’intero settore agroalimentare italiano, assolutamente capace di far fronte nel breve e medio periodo al fabbisogno di cibo nel Paese e di quello da esportare nel mondo come immagine del Made in Italy.

    Condividi
  • Trudeau invia armi in Ucraina

    Trudeau invia armi in Ucraina

    OTTAWA – Il governo canadese invierà un quarto carico di armi letali in Ucraina, che continua a combattere per respingere l’avanzata russa. Annunciato lunedì, nel corso di una conferenza stampa, questo nuovo sostegno al governo di Zelensky includerà centinaia di missili anticarro e alcune migliaia di cosiddette “munizioni potenziate”.

    “Ciò si aggiunge alle nostre tre precedenti spedizioni di armi letali e non letali”, ha spiegato il Primo Ministro Justin Trudeau. Accompagnato dalla Vice Prima Ministra Chrystia Freeland, dalla Ministra della Difesa Anita Anand e dal Ministro dell’Immigrazione Sean Fraser, Trudeau ha elogiato il coraggio degli ucraini, che stanno dimostrando una resistenza maggiore di quanto si aspettasse lo stesso Putin.

    “Il mondo intero è ispirato dalla forza e dall’intensità della loro resistenza. E il Canada continuerà a sostenere l’eroica difesa dell’Ucraina contro l’esercito russo”, ha sottolineato Trudeau. Due settimane fa, il Primo Ministro aveva accettato di inviare in Ucraina armi letali per un valore di 7,8 milioni di dollari, tra cui pistole, mitragliatrici, fucili e munizioni. Fino ad allora, il Canada si era limitato a spedire forniture non letali, come rilevatori di mine, kit medici, giubbotti antiproiettile, caschi, maschere antigas e apparecchiature per la visione notturna.

    Esclusa, ancora una volta, la partecipazione diretta dei soldati canadesi ai combattimenti in Ucraina. Justin Trudeau ha anche annunciato l’intenzione del Canada di vietare tutte le importazioni di petrolio greggio dalla Russia, “un’industria da cui il presidente Putin ed i suoi oligarchi hanno tratto enormi benefici”, ha affermato. Sempre lunedì, il Canada e gli altri paesi del G7 hanno interrotto ogni rapporto con la Banca centrale russa.

    Condividi
  • L’opinione di Claudio Antonelli: La guerra in Ucraina

    L’opinione di Claudio Antonelli: La guerra in Ucraina

    Gli insegnamenti dell’aggressione armata di cui è vittima l’Ucraina sono molteplici. Vi sono lezioni anche linguistiche – parole, slogan, frasi fatte – da poter trarre da queste drammatiche vicende. Innanzitutto, l’attuale sconvolgimento delle regole del gioco e delle verità consacrate è un invito ai politici, intellettuali, ideologi europei ad abbandonare le “astrattezze ideologiche” (Galli della Loggia), le utopie, il buonismo, e a divenire un po’ più realisti.

    Ricordate gli sberleffi alla “sovranità” e ai “sovranisti” difensori delle frontiere nazionali? Oggi tutti noi inorridiamo di fronte alla violazione armata della sovranità e delle frontiere dell’Ucraina ad opera della Russia.

    “La guerra è inutile” proclamano moltissimi nel Belpaese, gran campioni di moralismo e amanti della predica. Quanto sta succedendo in Ucraina prova invece “l’inutilità dei discorsi sull’inutilità delle guerre”.

    Esce a pezzi dall’invasione dell’Ucraina il buonismo dei nostri “cittadini del mondo”, aperti al favoloso “Diverso”; e nemici dei muri, delle frontiere e di tutto ciò che si oppone alla mescolanza di esseri umani, di mercanzie, di passati e di identità nazionali. Oggi il glorioso Diverso è rappresentato da un Putin, che più diverso da noi non si potrebbe…

    E i suoi avversari, gli ucraini, difendono la propria identità. Nel linguaggio obbligato di oggi i propri nemici sono da qualificare “nazisti”. Fa eccezione però l’Italia, paese nel quale il termine “nazista” è scarsamente usato. Noi abbiamo “fascista” come termine demonizzante tuttofare. Ed è in fondo una consolazione. Ma purtroppo esiste il termine “nazifascista” che non dà scampo… Dove sono i nazisti? Su che fronte operano? I pareri divergono. Putin ha detto di voler “denazificare” il governo ucraino, il cui presidente però, Volodymyr Zelensky, è un ebreo. Per gli ucraini, per i membri della Nato e per il presidente americano Biden, il nuovo Hitler è, invece, proprio lui: Putin.

    Tornano d’attualità gli inni nazionali, che io temevo stessero per essere dichiarati illegali dall’ONU e dalla UE. Tutti infatti esaltano l’egoismo nazionale, la lotta identitaria e la vittoria sui nemici: sentimenti e temi non “politically correct”. Molto attuali sono oggi le strofe dell’inno nazionale ucraino: “Non è ancora morta la gloria dell’Ucraina, né la sua libertà, a noi, giovani fratelli, il destino sorriderà ancora.” “I nostri nemici scompariranno, come rugiada al sole, e anche noi, fratelli, regneremo nel nostro Paese libero.”

    Gli ucraini sono “profughi veri in fuga da una guerra vera”, spero che mi si permetta di citare Salvini senza essere accusato di istigazione all’odio. Ma anch’io giudico che sia ormai tempo di identificare i migranti; che oggi entrano in Italia attra- verso una porta spalancata. Occorrerebbe accertandone l’identità anagrafica, il paese di origine con l’indicazione precisa della guerra o della persecuzione da cui il mi- grante dice di fuggire. E anche i trascorsi penali.

    La democrazia occidentale è un prodotto assai poco indicato per l’esportazione, a destinazione della Russia o di altrove, perché deperibile e anche perché è una pianta poco adatta a certi habitat. La mondializzazione ad oltranza, basata sull’idea di un mercato mondiale unico, con merci ed esseri umani liberi di spostarsi a loro piacimento, ha ricevuto dall’invasione russa dell’Ucraina un duro colpo. Già la pandemia ci aveva avvertiti che per certi articoli, come le mascherine, è meglio non dipendere dagli altri. Il gas naturale usato in Italia rischia oggi di essere bloccato. Esso infatti proviene in gran parte dalla Russia, di cui l’Italia è ormai nemica.

    Le sanzioni economiche, il bando alle importazioni e alle esportazioni, le misure finanziarie e di altro genere, miranti a punire la Russia, mostrano che mondialismo e globalizzazione presuppongono un’armonia tra popoli e nazioni che non esiste, e che, io temo, mai esisterà.

    Condividi
  • Guerra Ucraina-Russia. Il Premier al telefono con i leader G7, UE e Nato

    ROMA – Sulla guerra in Ucraina dopo l’invasione della Russia, lunedì 28 febbraio “il Presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha partecipato ad a una conversazione telefonica con il Presidente Biden, il Presidente Macron, il Cancelliere Scholz, il Primo Ministro Johnson, il Primo Ministro Trudeau, il Primo Ministro Kishida, il Presidente Duda, il Presidente Iohannis, il Presidente del Consiglio Europeo Michel, la Presidente della Commissione Europea von der Leyen e il Segretario Generale della Nato Stoltenberg. È stata ribadita la più ferma condanna per la brutale e ingiustificata aggressione nei confronti dell’Ucraina, alla quale è stata da tutti assicurata la più grande solidarietà”.

    È quanto reso pubblico da un comunicato della Presidenza del Consiglio. “Nel riaffermare l’importanza della coesione e dell’unità di intenti sin qui dimostrata, sono state passate in rassegna le iniziative sinora adottate per sostenere il popolo e le istituzioni dell’Ucraina sul piano umanitario, economico e militare; le decisioni attuate in ambito Nato e le sanzioni disposte nei confronti della Federazione russa. I Leader hanno concordato di mantenere il più stretto coordinamento sugli sviluppi della crisi e le misure da intraprendere”, ha sottolineato ancora il comunicato di Palazzo Chigi.

    Condividi
  • La Russia invade l’Ucraina, che resiste e spera nell’Occidente

    La Russia invade l’Ucraina, che resiste e spera nell’Occidente

    KIEV, (Ilgiorno.it) – Nel quinto giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, la Russia è sempre più isolata a livello internazionale, mentre l’esercito di Putin ha incontrato una feroce resistenza. Quando stiamo per andare in stampa (sono le ore 18 del 28 febbraio), le città di Kiev e Kharkiv restano in mano ucraina e, dopo le sanzioni economiche occidentali, il valore del rublo è crollato del 30 per cento.

    Primo incontro andato a vuoto

    Le delegazioni dei due Paesi si sono incontrate al confine con la Bielorussia, ma non hanno raggiunto un accordo. L’attacco russo è continuato per tutta la durata dei negoziati e le posizioni delle due parti sono inconciliabili: Putin ha chiesto la “smilitarizzazione e denazificazione di Kiev”. Lunedì, l’Unione europea ha bandito gli aerei russi dal suo spazio aereo e la Russia, in risposta, ha fatto altrettanto. Intanto, la situazione della popolazione ucraina è molto drammatica.

    Già 252 civili morti

    Fino a questo momento sono morti, principalmente a causa dei bombardamenti, almeno 352 civili, tra cui 14 bambini, anche se il numero è probabilmente molto più grande. Secondo Filippo Grandi, capo dell’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, oltre 500 mila ucraini sono fuggiti dal Paese. Entrambi i bilanci sono destinati ad aumentare.

    Come sta andando l’invasione

    La Russia ha invaso l’Ucraina da tre direzioni: nord, est e sud. Ma dopo cinque giorni, l’avanzata russa è rallentata dalla resistenza, che è riuscita a mantenere il controllo Kiev, la capitale, e di Kharkiv, la seconda città del Paese. Secondo un’analisi dell’Institute for the study of war, la Russia ha sottovalutato le forze avversarie: “Gli attacchi contro entrambe le città sembrano essere stati mal progettati ed eseguiti e hanno incontrato una resistenza ucraina più determinata ed efficace del previsto”.

    Nel nord-est, in particolare, le forze russe stanno affrontando crescenti problemi di morale e di approvvigionamento. Inoltre, la Russia ha sorprendentemente fallito nel guadagnare la superiorità aerea e nel mettere a terra l’aviazione ucraina, che controlla ancora i cieli. Di fronte al mancato crollo della resistenza, la Russia sta ricalibrando le forze: ha sospeso l’attacco a Kiev e sta ammassando nuove truppe e rifornimenti in vista di un nuovo massiccio attacco.

    Perché la Russia ha invaso l’Ucraina

    Da tempo, la Russia teme che l’Ucraina si unisca – anche in lontano futuro – all’Unione europea o alla Nato (l’alleanza che include Stati Uniti e vari Paesi europei e occidentali, tra cui l’Italia). Da sempre, la Russia soffre della cosiddetta «sindrome dell’accerchiamento» e percepisce come una minaccia avere ai suoi confini dei Paesi membri nell’alleanza atlantica. Con l’invasione, Putin vorrebbe dissuadere l’Occidente a riavvicinarsi all’Ucraina oppure instaurare un regime a lui favorevole. Per questo il suo obiettivo prioritario è conquistare la capitale, Kiev, e rovesciare il governo del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Secondo diversi osservatori, tuttavia, Mosca non si aspettava una risposta internazionale così unita e ferma.

    L’efficacia e il prezzo delle sanzioni

    L’Unione europea, gli Stati uniti e vari Paesi della Nato hanno varato ampie sanzioni economiche contro la Russia. È stato congelato quasi il 50% delle riserve della Banca centrale russa (quelle detenuto all’estero) e sono state bloccate le attività finanziarie del presidente Vladimir Putin e di quasi 500 oligarchi russi. Diverse banche russe verranno escluse dal sistema internazionale di pagamenti Swift, rendendo agli istituti estremamente difficile operare. Oltre a questo, sono previsti embarghi a vari settori strategici del commercio nei confronti della Bielorussia, alleata di Mosca.

    L’obiettivo è rendere difficile alla Russia finanziare la guerra in Ucraina e danneggiare la sua economia. Gli effetti si fanno già sentire: in un giorno, il rublo ha perso quasi il 30% del suo valore e la borsa russa è rimasta chiusa per timore di un crollo totale. Secondouna stima dell’istituto finanziario J.P. Morgan, nel secondo trimestre dell’anno le sanzioni potrebbero costare alla Russia fino al 20% del Pil. Il problema è che nel medio periodo le sanzioni danneggeranno anche le economiche occidentali. Gli europei, in particolare, rischiano di subire un danno maggiore rispetto agli americani.

    La Russia è il quinto partner commerciale dell’Unione europea, il terzo dell’Italia. Al contrario, gli Stati Uniti hanno traffici molto più limitati. Ma il problema principale riguarda il gas naturale, da cui l’Europa è largamente dipendente. Dall’inizio della crisi, il prezzo del gas è aumentato vertiginosamente e porterà a un aumento a catena del prezzo dell’elettricità e dei beni in generale.

    La minaccia di una guerra nucleare

    La tensione internazionale è cresciuta improvvisamente quando domenica sera Putin ha messo in allerta il sistema difensivo nucleare a seguito delle sanzioni economiche occidentali. Il Paese possiede circa 6 mila testate nucleari disseminate nel suo vasto territorio, benché solo circa 1.600 siano dispiegate come armi terrestri, marittime e aeree o come missili in silos. La possibilità che Putin scelga di utilizzare armi nucleari, tuttavia, è assolutamente remota. Secondo la maggior parte degli esperti, la minaccia ha solo una funzione di deterrenza: lo scopo è di scoraggiare qualsiasi intervento militare diretto dell’Occidente in Ucraina.

    La questione dei profughi

    Secondo le stime dell’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite, se la guerra proseguirà ci saranno oltre 4 milioni di profughi. Nei cinque primi giorni dell’invasione, oltre 500 mila persone – soprattutto donne e bambini – sono fuggiti verso la Moldavia, la Polonia, la Slovacchia e l’Ungheria. L’Unione europea sta già lavorando a un piano di accoglienza e redistribuzione all’interno dei Paesi membri. Se la risposta sarà unanime, i profughi saranno redistribuiti in base alla quota fissata dal Bilancio europeo: l’Italia, in questo, dovrà ospitare il 13 per cento degli ucraini in fuga. La Commissione europea è già pronta a stanziare nuovi fondi per fare fronte alla crisi migratoria.

    (Le informazioni riportate sono aggiornate alle ore 18 di lunedì 28 febbraio 2022)

    Condividi
Online Shopping in BangladeshCheap Hotels in Bangladesh