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  • Patto Liberali-NDP per blindare il governo

    Patto Liberali-NDP per blindare il governo

    OTTAWA – Il 21 ottobre del 2019, il Partito Liberale si è aggiudicato le elezioni numero 43 della storia federale, senza però riuscire ad accaparrarsi i 170 seggi necessari per ottenere la maggioranza relativa alla Camera dei Comuni. Abbiamo subito scritto che l’azione di governo sarebbe stata condizionata dai patti che avrebbe dovuto stringere, di volta in volta, con il Partito Neodemocratico o con il Bloc Québécois.

    Alla fine, stanco di rischiare di cadere ogni volta che si vota il budget annuale, o si pone la questione di fiducia, il Primo Ministro Justin Trudeau ha scelto il Nuovo Partito Democratico (NDP). In nome della stabilità e della continuità, le due anime del centrosinistra canadese hanno messo da parte le diffidenze reciproche, scambiandosi un ramoscello d’ulivo. Jagmeet Singh si è impegnato a sostenere il governo liberale in tutti i voti di fiducia fino alla scadenza naturale della legislatura, cioè fino a giugno 2025. Un appoggio esterno in cambio di un programma di cure dentistiche per le famiglie a basso reddito, un allargamento dei cordoni della borsa per il Childcare nazionale ed altre politiche in materia di salute.

    Presentando l’accordo, Trudeau ha spiegato che “i Canadesi hanno bisogno di stabilità” e che “nessuno trae vantaggio” quando il Parlamento “non funziona correttamente”. In questo modo, con il fronte interno sotto controllo, i Liberali potranno dedicarsi alla gestione della fase post-pandemica ed al terremoto geopolitico scatenato dalla guerra in Ucraina. Il nuovo accordo tra i Liberali e l’Ndp non rappresenta una coalizione formale e non prevede che i Socialdemocratici entrino a far parte del governo.

    In ogni caso, il patto non è del tutto vincolante: da un punto di vista regolamentare, infatti, l’Ndp potrebbe in qualsiasi momento togliere il suo sostegno al governo, anche se a questo punto l’ipotesi diventa decisamente remota. L’accordo è stato aspramente criticato dal leader protempore dei Conservatori, Candice Bergen: “La costruzione della Nazione viene sostituita dalla compravendita di voti, il dibattito parlamentare dagli accordi fatti in segreto, la responsabilità politica dall’opportunismo”. Anche il Bloc Québécois ha bocciato senza mezzi termini la “manovra di palazzo”, tacciandola come l’ennesimo tentativo di Trudeau di restare al potere in una fase di grande difficoltà.

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  • Paghiamo le colpe dei nostri politici

    Paghiamo le colpe dei nostri politici

    IL PUNTO di Vittorio Giordano

    Siamo tra i più vaccinati al mondo, eppure subiamo misure restrittive, drastiche e severe, perché mancano posti-letto ed il personale medico è inadeguato

    Potremmo chiamarlo il paradosso quebecchese. Il 90% della popolazione (dai 5 anni in su) del Québec ha ricevuto almeno una dose di vaccino contro il Covid-19, l’83% ben 2 dosi ed il 40% addirittura 3 dosi (a ritmo di 100 mila nuove somministrazioni giornaliere). La stragrande maggioranza dei Quebecchesi ha seguito alla lettera le consegne del Governo, ha fatto quadrato intorno alle sue Istituzioni e si è fidata ciecamente della Scienza. Tutti ci siamo vaccinati di corsa, perché ci è stato spiegato che, grazie al siero scoperto in tempi record ed al passaporto vaccinale, saremmo potuti tornare ad una certa “normalità”. Ci abbiamo creduto, salvo ritrovarci prigionieri di un problema strutturale e congenito più grande di un virus subdolo e viscido. Ci sentiamo, a ragione, presi in giro, delusi e frustrati. La crisi sanitaria si è trasformata in crisi piscologica, sociale ed economica. Oggi, in Québec, nonostante il tasso altissimo di bi e tri-vaccinati, restano ancora chiusi bar, ristoranti, cinema, teatri, palestre, spa, stadi, chiese; sono vietati gli sport di squadra al chiuso e gli assembramenti sono limitati agli occupanti della stessa residenza. Stiamo pagando un prezzo altissimo. E questo perché siamo tutti vittime dell’inazione e della miopia della classe dirigente al potere negli ultimi 30 anni. La popolazione del Québec, tra le più vaccinate al mondo, continua a subire misure restrittive drastiche e severe perché mancano ospedali ed il personale medico è inadeguato. Ecco la verità. Il Covid-19 è stato solo l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso. Come ha certificato recentemente la Commissaria alla Salute del Québec: “Non eravamo pronti ad affrontare la pandemia”. Un’accusa pesante, a cui il Primo Ministro Legault ha risposto annunciando “un piano di rifondazione del sistema sanitario”. L’ennesimo annuncio. Come troppo spesso hanno già fatto i suoi predecessori. Un sistema sanitario fragile e carente, messo a nudo dall’esplosione dei ricoveri, causati prima dalla variante Delta e poi da quella Omicron. I fatti sono sotto gli occhi di tutti. Secondo uno studio pubblicato da ‘La Presse’, sulla base dei dati combinati dell’Università di Oxford, dell’OCSE, del Ministero della Salute del Québec e dell’Istituto canadese d’informazione sulla salute, tra i Paesi del G7, il Québec è uno dei posti in cui il Covid ha avuto un impatto maggiore sul sistema sanitario. Attualmente, i pazienti positivi occupano il 21% dei posti-letto disponibili, rispetto al

    4% in Germania, al 7% in Francia, all’11% nel resto del Canada ed in Italia, al 12% nel Regno Unito ed in Spagna, al 13% in Ontario, al 16% negli Stati Uniti. E questo perché la capacità ospedaliera del Québec è decisamente inferiore a quella del resto del mondo. La provincia francofona, infatti, ha 1.865 letti per milione di abitanti, contro i 2.500 del Canada, i 3.200 dell’Italia, i 5.800 della Francia, i 7.900 della Germania, i 12.400 della Corea del Sud ed i 12.800 del Giappone. C’è poco da aggiungere. “Tutto ciò dimostra che non abbiamo alcuno spazio di manovra: non possiamo permetterci che il virus circoli come in altri Paesi”, ha commentato l’epidemiologo Benoît Mâsse, professore all’Université de Montréal. Il problema è antico. In un rapporto sulle prestazioni del sistema sanitario pubblicato nel 2016, il Commissario per la Salute e il Welfare (CSBE) aveva sottolineato che, nei 20 anni precedenti, cioè dal 1996 in poi, il numero dei posti letto era diminuito costantemente, senza che i servizi ambulatoriali, che avrebbero dovuto fare da contrappeso, fossero stati potenziati. La colpa, dunque, è dei governi Legault, Couillard, Marois, Charest, Landry e Bouchard. Nessuno escluso. A Legault, oggi, non chiediamo di costruire un ospedale in 10 giorni come ha fatto la Cina, ma in 10 giorni il Primo Ministro può preparare un piano decennale di rilancio del servizio sanitario pubblico. Costruendo nuovi ospedali, migliorando le condizioni di lavoro dei medici e degli infermieri, con posti fissi e salari più competitivi (come in Ontario), e specificando, già nel prossimo decreto flussi, che una quota importante degli immigrati ammessi in Québec (nel 2022 sono 70.500) abbia una Laurea in Medicina o in Scienze Infermieristiche. Ci sarebbe la fila. Ed i nostri figli e nipoti ci ringrazierebbero.

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  • Renzi ritira le Ministre, si apre la crisi di governo

    Renzi ritira le Ministre, si apre la crisi di governo

    Il Presidente Mattarella aveva lanciato l’appello a “uscire subito dall’incertezza” visto lo stato di emergenza in cui si trova il Paese

    ROMA – Crisi di governo atto secondo. Dopo le minacce dei giorni scorsi a l’apertura di mercoledì del presidente del Consiglio che avanza la proposta di un “patto di legislatura” invitando a scongiurare un frattura nell’Esecutivo in un momento così delicato per il Paese, Renzi annuncia l’uscita della delegazione di Italia Viva dal Governo, dicendo però che ora la palla passa a Conte che ha creato “un vulnus nelle regole del gioco, delle regole democratiche”. Questo, in sintesi, il film della giornata (13 gennaio 2021):

    – L’apertura del presidente del Consiglio e l’appello di Mattarella: “Una crisi? Spero di no”, ha afferma Giuseppe Conte rispondendo ad una domanda dei giornalisti al suo rientro a Palazzo Chigi dopo essere stato al Quirinale da Mattarella. “Oggi ho chiesto un colloquio con lui per aggiornarlo del fatto positivo dell’approvazione del Recovery. La bozza ci consente di andare avanti in questo progetto”, ha aggiunto. E a proposito della possibilità di una crisi per un eventuale strappo di Renzi, il premier osservava: “Ho sempre detto che il governo può andare avanti solo con il sostegno di tutte le forze di maggioranza”. “Credo che una crisi non sarebbe compresa dal Paese in un momento in cui ci sono tante sfide”, ha sottolineato Conte. “Le persone ci chiedono di continuare”, ha assicurato il Premier. “Io fino all’ultima ora lavorerò per rafforzare la coalizione. L’interesse dei cittadini viene prima di tutto”. ” Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte era salito al Quirinale per riferire sulle decisioni del Consiglio dei ministri di ieri e sullo stato dei rapporti della coalizione. E il presidente Mattarella aveva sottolineato la necessità di uscire velocemente da questa condizione di incertezza, a fronte dell’allarmante situazione causata dalla pandemia.

    Ma Renzi rilancia e annuncia le dimissioni delle Ministre di Iv. Ma Matteo Renzi fa orecchie da mercante all’apertura di Conte e all’appello di Mattarella e nella conferenza stampa che aveva convocato nel tardo pomeriggio alla Camera annuncia le dimissioni delle ministre di Italia Viva Teresa Bellanova ed Elena Bonetti e del sottosegretario Ivan Scalfarotto attaccando il governo e dicendo che “la crisi è aperta da mesi” e non l’ha aperta lui.

    Le prese di posizione nella maggioranza.

    “Massimo impegno per il bene dell’Italia, per creare fiducia e dare certezze alle persone. Per aumentare gli investimenti, creare lavoro, per un’Italia green e digitale. Per dare un futuro migliore ai giovani. Per un patto di legislatura”, ha scritto su Facebook il leader del Pd Nicola Zingaretti che dopo le dimissioni di Iv dal governo ha dichiarato: “Quello di Italia Viva è un errore gravissimo contro l’Italia. Abbiamo bisogno di nuovi investimenti, di combattere la pandemia e non di una crisi di governo”.

    “Le dichiarazioni di Conte sono positive, va rilanciata in tutti i modi questa maggioranza politica. Italia viva raccolga la disponibilità a sedersi attorno ad un tavolo”, ha scritto su Twitter il capogruppo Pd al Senato Andrea Marcucci. “Bene le parole di Conte sulla maggioranza e sul patto di legislatura. Questo è il tempo dei costruttori”, ha commentato su Twitter l’altro capogruppo Pd alla Camera Graziano Delrio.

    Le parole di Conte, dopo l’incontro con il Presidente Mattarella, interpretano lo stato d’animo del Paese. Siamo di fronte a prove terribili. La classe dirigente democratica deve sapersi unire per affrontarle al meglio nell’interesse dei cittadini. Ci sono le condizioni, dopo il buon lavoro con il contributo di tutti sul Recovery Plan, per definire un’intesa di fine legislatura, nei confini dell’attuale maggioranza che in questi mesi ha ottenuto risultati importanti”. Così con un post su Facebook Goffredo Bettini, dirigente nazionale del Pd, commenta le dichiarazioni di Conte al termine dell’incontro al Quirinale.

    “È importante che l’Italia possa contare, soprattutto in questo momento, sulla stabilità del governo e sulla lealtà e disponibilità al confronto delle forze di maggioranza. Su queste basi si può continuare a lavorare a fare il meglio per il Paese. Le parole del presidente Conte sono dunque pienamente condivise dal Movimento 5 Stelle”. Così i capigruppo di Camera e Senato del M5S Davide Crippa ed Ettore Licheri.

    “Italia Viva ritira le proprie ministre dal governo nel momento in cui il Paese vive un’emergenza sanitaria ed economica senza precedenti. Non c’è nessun merito nella fuga dalle responsabilità. Il MoVimento 5 Stelle continuerà a lavorare per i cittadini al fianco di Giuseppe Conte”, ha scritto su Fb il capodelegazione M5S e Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

    “Mentre il Paese affronta con fatica, impegno e sacrificio la più grave crisi sanitaria, sociale ed economica della storia recente, Renzi sceglie di ritirare la propria delegazione di ministri. Credo che nessuno abbia compreso le ragioni di questa scelta”: lo ha scritto in un post il capo politico del M5s Vito Crimi.

    Centrodestra: “Conte si dimetta, via maestra sono le elezioni”

    “Il centrodestra chiede che il presidente del Consiglio prenda atto della crisi e si dimetta immediatamente o, diversamente, si presenti domani in Parlamento per chiedere un voto di fiducia”. Questo l’appello contenuto in una nota congiunta dei leader di Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia. “Se non ci sarà la fiducia – prosegue la nota – la via maestra per riportare al governo del Paese una maggioranza coesa ed omogenea, con un programma condiviso e all’altezza dei problemi drammatici che stiamo affrontando, resta quella delle elezioni”. Quindi, concludono, “Ci affidiamo alla saggezza del presidente della Repubblica per una soluzione rapida: i partiti del centrodestra ribadiscono con chiarezza la loro indisponibilità a sostenere governi di sinistra”.

    I responsabili. Intanto al Senato è andata avanti per tutto il giorno la conta dei possibili “Responsabili” che potrebbero essere pronti a prendere il posto di Italia Viva a Palazzo Madama: si accredita l’uscita di 4 senatori dal gruppo di Renzi e ben 8 da Forza Italia. E sul punto è intervenuto anche Clemente Mastella chiamato più volte in causa da Renzi in questi giorni: “I responsabili? Qualcuno ce n’è, non so se in numero sufficiente, ma sono più di qualche unità, forse anche più di cinque…”. Esiste davvero l’idea di un governo Conte-Mastella, come sostenuto da Renzi? “Io non ne so niente, lo saprà lui, che vi devo dire. Lui mi cita per prendermi in giro, perché vuole svilire l’operazione di Conte. I Responsabili sono come l’amante: quando si scopre devi dargli dignità. Sono meno del necessario perché se non dai loro dignità politica rimangono nascosti”. Alla domanda sul numero esatto dei senatori disposti a sostenere Conte, Mastella aveva risposto evasivamente: “Non lo so, dipende se gli si dà dignità, non so se rimangono dormienti o si svegliano…”.

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  • Vince Cerone: “Non molliamo, ma il governo ci aiuti”

    Vince Cerone: “Non molliamo, ma il governo ci aiuti”

    di Vittorio Giordano

    Vince Cerone

    Montréal – Siamo tutti vittime della pandemia, che ha stravolto le nostre vite con conseguenze che non saranno cancellate nemmeno dall’arrivo imminente degli agognati vaccini. Nulla sarà più lo stesso. Lo sappiamo tutti. Ma lo sanno soprattutto le categorie lavorative più colpite, come ristoranti, bar, cinema, teatri e palestre. In Québec, questi esercenti rimarranno chiusi almeno fino all’11 gennaio. Sono loro che pagano il prezzo più alto delle misure restrittive decise dalle autorità per fronteggiare il rischio contagio. Lo fanno tra mille difficoltà, ma con grande dignità. Uno di loro è Vince Cerone, dal 1992 comproprietario di United Gym, palestra di quasi 40 mila piedi quadrati molto conosciuta a Saint-Léonard. “Mai vissuto nulla del genere. Dopo essere rimasti fermi dal 15 marzo al 15 giugno, l’8 ottobre siamo stati costretti a richiudere. Sembrerebbe fino all’11 gennaio, ma temo che si andrà anche oltre. E non sono affatto d’accordo. Abbiamo rispettato tutti i criteri decisi dal governo per metterci in regola, abbiamo fatto tutti i cambiamenti necessari, dalla sanificazione dei locali e dei macchinari ai disinfettanti, che sono molto costosi; dall’installazione dei plexiglass agli accessi contingentati (con la capienza ridotta a massimo 50 persone). Spendendo migliaia di dollari. Con molta gente che ha rinunciato comunque alle palestre, anche se i miei istruttori e dipendenti erano stati formati per garantire i servizi in tutta sicurezza. Permettendo così ai miei clienti di tenersi in forma indossando la mascherina (a parte il momento dell’espletamento dell’esercizio) e rispettando il distanziamento di 2 metri. Regole che tutti hanno sempre rispettato: non c’è stato mai alcun caso di focolaio in nessuna palestra. Mentre invece la gente si accalca liberamente nei centri commerciali. Dato che Montréal è zona rossa, molti si spostano nelle zone arancioni dove le palestre sono aperte. E che ora sono affollate così come i bar ed i ristoranti. Qual è la logica di tutto questo? Il governo ci ha chiuso nelle zone rosse perchè siamo luoghi di socializzazione per eccellenza, in cui la gente non indossa la mascherina per tutto il tempo. Ma noi abbiamo subito messo da parte l’aspetto sociale imponendo l’obbligo del distanziamento di due metri. Penso che alla fine il governo stia solo facendo quello che fanno nel resto del mondo. Per quanto riguarda gli aiuti economici, abbiamo beneficiato del pagamento del 25% dell’affitto, ma nessun sostegno significativo per far fronte alle bollette. Ora hanno annunciato un aiuto per le spese dal 27 settembre in poi, ma io pago le bollette dal mese di marzo. È pazzesco! Nonostante tutto, resisto e mi auguro che facciano lo stesso tutti gli imprenditori costretti a chiudere. Alla fine, il governo federale e provinciale dovranno per forza aiutarci. Anche se la normalità non sarà più quella di prima: la gente ha paura, si sta organizzando per allenarsi a casa e le stesse palestre dovranno evolversi fornendo allenamenti virtuali. Noi lo stiamo già facendo con delle classi virtuali di 30 minuti, completamente gratuite, sulla pagina facebook di UNITED GYM. Sono esausto e arrabbiato, lo ammetto, ma sto facendo il possibile per andare avanti e salvaguardare la nostra salute fisica e mentale».
    ‘Mens sana in corpore sano’ dicevano gli antichi romani. Una verità mai confutata. Soprattutto in tempi di pandemia. (V.G.)

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  • PCU e PCRE: attenzione alle tasse da pagare in primavera

    PCU e PCRE: attenzione alle tasse da pagare in primavera

    FINANZE PERSONALI

    di Vittorio Giordano

    Avete perso il lavoro e, per qualche mese, avete usufruito della Prestazione Canadese d’Urgenza (PCU)? Siete ancora disoccupati ed avete fatto domanda per beneficiare  della Prestazione Canadese del Rilancio Economico (PCRE)? Attenzione: entrambi i sussidi del governo federale sono imponibili. Conviene organizzarsi per tempo per evitare brutte sorprese il prossimo aprile, quando sarete chiamati a presentare la dichiarazione dei redditi per l’anno fiscale 2020. Per fare chiarezza, abbiamo chiesto delucidazioni a Sophie Lebeau, fiscalista di ‘Raymond Chabot Grant Thornton’ (RCGT), azienda leader nel campo dei servizi di assicurazione, tassazione e fiscalità, consulenza finanziaria, recupero credito, investimenti e ristrutturazione d’impresa. A dirigerla in Canada, dall’aprile 2013, è l’Italo-Canadese Emilio Imbriglio, di radici casertane. Fermo restando che ogni contribuente ha una situazione finanziaria che fa storia a sé, i consigli della Lebeau sono utilissimi perché, attraverso i suoi casi-scuola, possiamo interpretare meglio i nostri casi particolari. 

    Premessa: in un contesto in cui il contribuente ha percepito la PCU per alcuni mesi e lo stipendio regolare per il resto dell’anno (a tempo pieno e non a tempo parziale, quindi), le imposte dedotte alla fonte (dallo stipendio regolare) compensano in parte le imposte non trattenute sulla PCU. Le ritenute, infatti, sono calcolate come se il contribuente avesse percepito il reddito lordo per tutto l’anno. L’impatto della PCU, quindi, sarà minore per chi ha un reddito annuale di $ 50.000, perché le detrazioni saranno basate su questo salario, anche se alla fine il reddito effettivo percepito è stato inferiore. Questo spiega l’impatto minore delle imposte sulla PCU. 

    “Chi è tornato al proprio impiego dopo aver beneficiato della PCU (2.000 $ al mese) per un certo periodo – ci ha spiegato Sophie Lebeau – può chiedere al proprio datore di lavoro di incrementare le ritenute fiscali direttamente in busta paga». 

    Per fare chiarezza, Lebeau ha poi fatto alcune simulazioni in esclusiva per il CITTADINO: 

    “I lavoratori che prendono il salario minimo, circa 27 mila $ all’anno, e che nel 2020 hanno ricevuto 14.000 $ di PCU per 28 settimane, avendo lavorato regolarmente per il resto dell’anno, dovranno pagare un saldo di 1.600 $ circa, tra tasse federali e provinciali. Questo perché, tra salario minimo e PCU, non c’è una grossa differenza. Tenuto conto che sul salario minimo, guadagnato prima e dopo la PCU, c’è già stata la ritenuta fiscale alla fonte. Un contribuente con un reddito annuale di 27 mila $ e che ha usufruito della PCU per 12 settimane (6.000 $ in tutto), avendo lavorato regolarmente per 9 mesi, pagherà circa 650 $ di tasse federali e provinciali. E questo perché le deduzioni d’imposta sul salario regolare compensano quelle sulla PCU”. 

    “Chi ha un salario annuale di 50 mila $ ed ha usufruito di 14.000 $ di PCU per 28 settimane, dovrà pagare circa 1400 $ tra tasse federali e provinciali. Un pò di meno, quindi, perché nel suo salario regolare le ritenute fiscali alla fonte sono maggiori. Un contribuente con un reddito annuale di 50 mila $ e che ha usufruito della PCU per 12 settimane (6.000 $ in tutto), avendo lavorato regolarmente per 9 mesi, pagherà circa 420 $ di tasse federali e provinciali”. 

    “Le persone più colpite saranno i pensionati che hanno svolto lavori a tempo parziale: visto che le imposte pagate alla fonte sullo stipendio lordo sono basse e addirittura inesistenti sui 14 mila $ di PCU, con un salario extra di 5 mila $ che si aggiunge alla pensione federale e provinciale, le imposte da pagare nella prossima dichiarazione dei redditi potrebbe essere significativa”. Per evitare di pagare troppe tasse, oltre a chiedere al datore di lavoro di incrementare le ritenute fiscali sul lordo mensile, c’è anche la possibilità di sfruttare il REER per abbassare l’aliquota annuale: “Per esempio, chi riceve un salario minimo (27 mila $), ha ricevuto 6 mila $ di PCU ed ha investito 2.000 $ nel suo REER, dovrà pagare solo 100 $ di tasse invece di 650 $. L’impatto è importante. Basta verificare col proprio commericialista quanto investire sul REER, per ridurre o azzerare le tasse da pagare”. Insomma, è meglio cominciare a mettere i soldi da parte e sfruttare il REER, per pagare meno tasse possibili la prossima primavera». Chi oggi usufruisce della PCRE (Prestazione canadese del Rilancio Economico), già rinuncia al 10% alla fonte, visto che il governo, questa volta, ha ritenuto opportuno procedere con una prima ritenuta d’imposta (fiscale). “È un modo per ricordarci che ci sono comunque delle tasse da pagare. Questa nuova misura è più vicina alla logica dell’Assicurazione-Lavoro, le regole sono più rigide e restrittive, tanto che, in caso di reddito annuale superiore a 38 mila $, devi rimborsare la PCRE. Non c’è nessun incentivo, quindi, a restare a casa”. 

    Per ulteriori informazioni, rivolgetevi a IMPO, filiale telematica di Raymond Chabot Grant Thornton, che offre un servizio di dichiarazione dei redditi on line: visitate il sito www.impo.ca oppure chiamate all’1 844 200-4676.

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  • Governo liberale minoritario

    Governo liberale minoritario

    Justin Trudeau è stato riconfermato Primo Ministro: guiderà il Paese per un secondo mandato di fila, ma dovrà scendere a patti con le opposizioni, non potendo contare su una maggioranza relativa in Parlamento

    Liberali sorpresi dal Bloc Québécois di Blanchet, che si aggiudica 32 seggi, 22 in più rispetto a 4 anni fa. Conservatori traditi dall’Ontario, dove conquistano solo 3 seggi in più rispetto al 2015

    Montréal – Il Canada ha scelto: Justin Trudeau resta Primo Ministro, ma guiderà un governo di minoranza. Nelle ultime 6 elezioni, si è già verificato 3 volte: nel 2004 con Paul Martin (PLC), poi nel 2006 e nel 2008 con Stephen Harper (PC). Lunedì 21 ottobre il Partito Liberale si è aggiudicato le elezioni numero 43 della storia federale, ma dovrà scendere a patti con le opposizioni, non essendo riuscito ad accaparrarsi i 170 seggi  necessari per ottenere la maggioranza relativa alla Camera dei Comuni. Un sorriso a metà per Trudeau, che ha vinto, ma non ha stravinto: gli elettori gli hanno rinnovato la fiducia, ma con riserva. La sua azione di governo sarà, per forza maggiore, condizionata dai patti che dovrà stringere verosimilmente con il Partito Neodemocratico ed il Bloc Québécois. Se il partito orange di Jagmeet Singh ha deluso le attese conquistando solo 26 seggi, a sparigliare le carte è stato il partito nazionalista di Yves-François Blanchet, capace di condurre una campagna elettorale magistrale e portare a casa addirittura 32 seggi (+22 rispetto a 4 anni fa).  Oltre 27 milioni di elettori, di cui 6,5 nella provincia del Québec, hanno eletto i deputati in 338 circoscrizioni elettorali. Nella legislatura precedente, i seggi erano così distribuiti: 177 ai Liberali, 95 ai Conservatori, 39 ai Neodemocratici, 10 ai Blocchisti, 2 ai Verdi, 1 ai Popolari, 9 Indipendenti e 5 vacanti. I parlamentari, il cui mandato dura quattro anni, sono stati eletti con il sistema maggioritario secco: ad aggiudicarsi il seggio, infatti, sono stati i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti in ciascun distretto elettorale. Un sistema che produce spesso una distorsione tra il voto popolare e la distribuzione dei seggi. Tanto che, rispetto ai dati ufficiali aggiornati all’una di notte, i Conservatori vantano il 34,5% del consenso popolare, contro il 33 % del Partito Liberale, il 7,9 % del Bloc Québécois, il 15,9% del Partito Neodemocratico ed il 6,3% del Partito Verde. Se il vero vincitore di questa tornata elettorale è il blocchista Yves-François Blanchet, mattatore incontrastato in Québec, l’unico grande sconfitto è Andrew Scheer, che si è difeso bene nelle Province Atlantiche, salvo poi arretrare in Québec, dove ha conquistato 9 seggi rispetto agli 11 di 4 anni fa, e fare pochi progressi in Ontario, dove si è aggiudicato 37 seggi, solo 4 in più rispetto al 2015. Vano il ‘cappotto’ nelle Province dell’Alberta (33 seggi a zero) e in Saskatchewan (14 a zero), tradizionalmente blu; così come anche la sostanziale tenuta in British Columbia (17 seggi, +7 rispetto al 2015, contro gli 11 Liberali e gli 11 Neodemocratici). Rieletti tutti i leader dei partiti: Andrew Scheer nella contea di Regina—Qu’Appelle, Justin Trudeau a Papineau, Yves-François Blanchet a Beloeil-Chambly ed Elizabeth May a Saanich-Gulf Islands. Non ce l’ha fatta, invece, Maxime Bernier nella circoscrizione di Beauce. Col 96,61% dei voti scrutinati, l’affluenza registrata è stata del 62,7% (contro il 68,3% nel 2015 ed il 61,1% nel 2011).  (V.G.)

    In Québec è tornato il Bloc

    Montréal – Cavalcando l’onda lunga della vittoria di François Legault al governo provinciale, Yves-François Blanchet ha sorpreso tutti, analisti e avversari, facendo risorgere il Bloc Québécois: dopo una campagna elettorale misurata ed efficace, senza mai agitare lo spettro della secessione, il partito nazionalista delle Belle Province ha saputo convincere pure gli indecisi, portando il numero di deputati da 10 a 32. Un’Araba Fenice risorta dalla sue ceneri, dopo che nel 2011 i deputati del Bloc erano stati letteralmente decimati (solo 4). Una vittoria enorme, che fa del Bloc Québécois il vero ago della bilancia del nuovo governo liberale minoritario. Una vittoria che ha penalizzato i Liberali ed i Conservatori, fermi rispettivamente a 35 e 10 deputati eletti. Grande delusione per i Neodemocratici, che hanno portato a casa 1 misero seggio in tutta la Provincia. Montréal si conferma una città liberale con 24 deputati eletti, ma anche qui è arrivata l’onda nazionalista, con ben 14 seggi a favore del Bloc.

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  • Rimpasto di governo: Philpott al Tesoro, Lametti alla Giustizia

    Rimpasto di governo: Philpott al Tesoro, Lametti alla Giustizia

    A pochi mesi dalle elezioni, il Primo Ministro Trudeau ha fatto qualche ritocco dopo le dimissioni del Ministro del Tesoro Scott Brison: gli succederà Jane Philpott, mentre il deputato montrealese David Lametti guiderà il Ministero della Giustizia

    Ottawa – Justin Trudeau fa il “maquillage” del governo, rimescolando le carte in vista delle elezioni politiche che si terranno lunedì 21 ottobre 2019. È il secondo ‘tagliando’ che il Primo Ministro effettua all’azione di governo, dopo quello del gennaio 2017. La scintilla, per il cambio di passo, è stato il passo indietro del Ministro del Tesoro Scott Brison, che giovedì scorso si è dimesso, confermando la volontà di non candidarsi al prossimo scrutinio federale. Nessun cambio nei principali Ministeri: fiducia rinnovata, dunque, al Ministro delle Finanze Bill Morneau, al Ministro della Sicurezza Pubblica Ralph Goodale ed alla Ministra degli Esteri Christya Freeland. Quelli di Trudeau sono stati dei ritocchi per rinfrescare l’azione di governo in vista della campagna elettorale dei prossimi mesi. David Lametti, in particolare, è il quarto Ministro montrealese dopo Marc Garneau, Pablo Rodriguez e Mélanie Joly: 9 dei 36 Ministri in carica sono quebecchesi. Qui di seguito le nomine del Primo Ministro:

    Jane Philpott: depuata di Markham — Stouffville, in Ontario, da Ministra dei servizi agli Autocotoni e vicepresidente del Consiglio del tesoro, diventa presidente del Consiglio del Tesoro e Ministro della governance digitale.

    Seamus O’Regan: deputato eletto a St. John’s South — Mount Pearl Map – Elections a Newfoundland and Labrador, da Ministro dei Veterani a Ministro dei servizi agli Autoctoni.

    Jody Wilson-Raybould: deputata eletta a Vancouver Granville in British Columbia, da Ministra della Giustizia a Ministra dei Veterani e Ministra associata della Difesa nazionale.

    David Lametti diventa Ministro della Giustizia e Procuratore generale del Canada. Deputato eletto nella contea di LaSalle-Emard-Verdun 2015, è stato prima sottosegretario al Ministero del Commercio internazionale e poi sottosegretario al Ministero dell’Innovazione, delle Scienze e dello Sviluppo Economico.

    Bernadette Jordan, deputata eletta a Markham — Stouffville in Ontario, diventa Ministra dello Sviluppo economico rurale.

    (V.G.)

    L’italo-canadese David Lametti:

    “Felice e orgoglioso”

    Montréal – Italo-montrealese di 57 anni, David Lametti è nato a Port Colborne, in Ontario. Di origini marchigiane (i genitori sono di Genga, prov. di Ancona), padre di 3 bambini, trilingue, si è laureato in Scienze Economiche e Politiche all’Università di Toronto ed in Diritto Civile e Common Law all’Università, oltre a possedere un Master in Giurisprudenza alla Yale Law School ed un Dottorato in Legge all’Università di Oxford. Docente di Diritto all’Università McGill, esperto di proprietà intellettuali, brevetti e marchi, il deputato italo-canadese si è lanciato in politica per promuovere l’innovazione e l’intelligenza artificiale in seno al governo: come cofondatore e membro di un Centro di politiche per la proprietà intellettuale alla McGill, Lametti si è sempre impegnato per accrescere la competitività di Montréal sulla mobilità delle conoscenze attraverso le tecnologie.  “Ero un po ‘sconvolto, ma molto felice, molto orgoglioso”: queste le prime parole del neo Ministro, dopo aver prestato giuramento a Rideau Hall. “David Lametti – ha sottolineato Trudeau – vanta una profonda conoscenza giuridica come ha dimostrato in tutta la sua carriera, sia come avvocato che come docente universitario. È stato sempre molto attivo nei circoli giuridici in Quebec e in Canada. Sono molto felice di affidargli il Ministero della Giustizia”. (V.G.)

     

    Le congratulazioni del CONGRESSO

    Montréal – Con immenso piacere abbiamo appreso la lieta notizia che David Lametti è stato nominato dal Primo Ministro del Canada, Justin Trudeau, Ministro della Giustizia e Procuratore Generale del Canada. A nome di tutta la nostra Comunità, siamo profondamente riconoscenti al Primo Ministro per questa nomina che ci fa onore. Da parte del Congresso Nazionale Italo-Canadese, e mio personale, abbiamo sempre creduto nelle qualità, non solo professionali ma anche politiche di David Lametti, il quale merita ampiamente questa nuova carica. Confermo che, già dal mio incontro con il Primo Ministro Trudeau, avvenuto l’8 agosto 2018, nell’ambito della Settimana Italiana, abbiamo discusso della necessità e dell’importanza, per la nostra Comunità, di una nomina di un parlamentare eletto in Québec di origine italiana. Di fatto, appena appresa la notizia delle imminenti nuove nomine ministeriali, abbiamo inviato al Primo Ministro un’e-mail reiterando la nostra richiesta, sostenendo David Lametti che, a nostro avviso, è ampiamente qualificato, coinvolto e molto apprezzato dalla Comunità.  Il Ministro Lametti, già professore di diritto presso l’Università di McGill, è membro fondatore del Centre for Intellectual Property Policy. Desideriamo, a nome dell’intera comunità italiana del Québec e del Congresso Nazionale degli Italo-Canadesi (Regione Québec), formulare i nostri più sentiti auguri all’Onorevole Lametti, sottolineando il profondo senso di orgoglio e riconoscimento che questa nomina costituisce per l’intera Comunità.

    Antonio Sciascia, Presidente

    Congresso Nazionale degli Italo-Canadesi (RQ)

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  • Internamento, Di Iorio chiede le scuse ufficiali

    Internamento, Di Iorio chiede le scuse ufficiali

    Ottawa – Scuse per l’internamento e la nomina di un Senatore Italo-canadese: l’On. Nicola Di Iorio ha chiesto ufficialmente al governo liberale di compiere un gesto a favore della Comunità Italo-canadese. La doppia richiesta è arrivata l’11 dicembre scorso, alla Camera dei Comuni, in occasione di un articolato intervento in cui, tirato in ballo da un deputato dell’NDP, ha difeso le ragioni della sua assenza prolungata in Parlamento e le sue dimissioni (che saranno effettive dal prossimo 22 gennaio). Il deputato liberale di Saint-Léonard—Saint-Michel ha affermato che il suo comportamento degli ultimi mesi è stato irreprensibile. Ed ha precisato che “la scelta di non sedere alla Camera non è dipesa dalla sua volontà”, che non percepisce alcun salario della Camera dei Comuni

    (i soldi saranno devoluti in beneficenza) e che si è attenuto alla linea del partito, lavorando sempre nell’interesse dei concittadini di Saint-Léonard—Saint-Michel. Ma soprattutto, Nicola Di Iorio è tornato alla carica sull’internamento degli italo-canadesi durante la Seconda Guerra Mondiale. “Senza alcun motivo, accusa o processo”, ha scandito con voce commossa. Ricordando come il governo canadese abbia anche sequestrato la Casa d’Italia, “il più antico centro culturale-etnico del Canada”. “Nessuna equa compensazione è mai stata versata. Ad oggi, nessuna scusa ufficiale è arrivata in quest’aula “, ha ricordato il deputato. E poi ha concluso rincarando la dose: nonostante oggi 1 milione e 500 mila canadesi siano di origine italiana, “nessuno di questi siede al Senato”. Due richieste chiare e legittime: scuse per l’internamento ed il Senatore. Ora tocca a Trudeau. (V.G.)

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  • Québec, ecco il governo Legault

    Québec, ecco il governo Legault

    Québec – Giovedì 18 ottobre, il 32simo Primo Ministro del Québec, François Legault, ha ufficializzato i 26 Ministri (13 uomini e 13 donne) che formeranno il governo della CAQ per la 42ª legislatura, dopo la schiacciante vittoria del 1º ottobre scorso. “Sarà un esecutivo improntato alla vicinanza, all’umanità ed all’apertura”, ha il detto il Premier, che ha tenuto per sé le deleghe per i Giovani ed i Quebecchesi anglofoni. Contabile di formazione e cofondatore di Air Transat, Legault – 61 anni, sposato con Isabelle Brais e padre di due figli – non è un politico di primo pelo: eletto nel 1998 con il Partito pechista, è stato Ministro dell’Istruzione e della Salute durante i governi Bouchard e Landry. Uscito di scena nel 2009, il 14 novembre del 2011 ha fondato la Coalition Avenir Québec (CAQ). Alle elezioni del 4 settembre 2012 è tornato all’Assemblea nazionale come deputato della contea de L’Assomption col 42,21% dei consensi, riconfermandosi poi alle elezioni del 7 aprile 2014.

    Il nuovo consiglio dei Ministri:

    1. Geneviève Guilbeault: Vice Primo Ministro e Ministro della Sicurezza Pubblica.
    2. Jean-François Roberge: Ministro dell’Istruzione e dell’Insegnamento Superiore.
    3. Danielle McCann: Ministro della Salute e dei Servizi Sociali.
    4. Pierre Fitzgibbon: Ministro dell’Economia e dell’Innovazione.
    5. Eric Girard: Ministro delle Finanze.
    6. Christian Dubé: Ministro responsabile dell’Amministrazione governativa e presidente del Consiglio del tesoro.
    7. MarieChantal Chassé: Ministro dell’Ambiente e della Lotta contro i Cambiamenti climatici.
    8. Marguerite Blais: Ministro responsabile degli Anziani e dei Familiari-assistenti.
    9. Simon Jolin-Barrette: Leader parlamentare e Ministro dell’Immigrazione, della Diversità e dell’Inclusione.
    10. François Bonnardel: Ministro dei Trasporti.
    11. Sonia LeBel: Ministro della Giustizia, Ministro responsabile delle relazioni canadesi e della francofonia canadese, Ministro responsabile della Condizione femminile.
    12. Mathieu Lacombe: Ministro della Famiglia.
    13. Nadine Girault: Ministro delle Relazioni internazionali e della Francofonia.
    14. Chantal Rouleau: Ministro delegato ai trasporti e Ministro responsabile della metropoli.
    15. Andrée Laforest: Ministro degli Affari Municipali e dell’Abitazione.
    16. André Lamontagne: Ministro dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione.
    17. Jonatan Julien: Ministro dell’Energia e delle Risorse naturali.
    18. Pierre Dufour: Ministro delle Foreste, della Fauna e dei Parchi.
    19. Jean Boulet: Ministro del Lavoro, dell’Occupazione e della Solidarietà Sociale.
    20. Nathalie Roy: Ministro della Cultura e delle Comunicazioni, Ministro responsabile della Lingua Francese.
    21. Caroline Proulx: Ministro del Turismo.
    22. Sylvie D’Amours: Ministro responsabile degli Affari Autoctoni.
    23. Isabelle Charest: Ministro delegato all’Istruzione.
    24. Lionel Carmant: Ministro delegato alla Salute ed ai Servizi Sociali.
    25. Marie-Eve Proulx: Ministro delegato allo Sviluppo Economico regionale.
    26. Éric Caire: Ministro delegato alla Trasformazione digitale del governo.

    Mario Laframboise è stato nominato presidente del caucus del governo, mentre Éric Lefebvre sarà il capogruppo della maggioranza (whip en chef du gouvernement) in Parlamento.

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  • Cambiano 14 Ministri:Anglade all’Economia

    Cambiano 14 Ministri:
    Anglade all’Economia

    Il Primo Ministro Couillard punta su volti nuovi per rilanciare il governo

    cabinet-couillard

    Québec – Un robusto rimpasto di governo per passare alla “fase 2” e riconquistare la fiducia dell’opinione pubblica, in vista delle elezioni del 2018: per la seconda parte della legislatura, il Primo Ministro Philippe Couillard rinnova la sua squadra ministeriale (è la terza volta in 20 mesi) ridistribuendo le funzioni, puntando su volti nuovi e bocciando alcuni pesi massimi. “Negli ultimi 2 anni – ha dichiarato il leader liberale – abbiamo dovuto riaddrizzare le finanze pubbliche affrontando momenti difficili e rigorosi: ora è arrivato il tempo di navigare in acque più tranquille”. Parole di speranza, quelle pronunciate da Couillard, che vuole lasciarsi alle spalle l’austerità degli ultimi anni per puntare su una politica di investimenti mirati “per meglio sostenere settori che ci stanno particolarmente a cuore: come l’educazione, la sanità, l’assistenza alle famiglie e ai meno abbienti”. Alla luce del rimpasto, oggi il governo Couillard si compone di 28 Ministri, 2 in più rispetto alla precedente compagine: se prima gli uomini erano 18 e le donne 8, oggi invece l’esecutivo conta 17 uomini e 11 donne. Ventitrè Ministri restano al governo, ma ben 14 con responsabilità diverse. A questi se ne aggiungono 5, mentre in 2 tornano ad essere semplici deputati. Couillard ha scelto una ‘matricola’ come Dominique Anglade, una ingegnere di 41 anni (ex presidente della Coalition Avenir Québec) per guidare il Ministero dell’Economia: erano 12 anni (l’ultima era stata Pauline Marois) che questo portafoglio strategico non finiva nelle mani di una donna. Anglade sarà responsabile anche della Scienze e dell’Innovazione, oltre che dell’elaborazione di una nuova Strategia digitale. Il suo predecessore, Jacques Daoust (ex patron di Investissement Québec) passa ai Trasporti, scalzando dunque Robert Pöeti, che torna ad essere un semplice deputato. Pöeti non è l’unico escluso eccellente: a fargli compagnia anche Jean-Denis Girard, che era responsabile delle Piccole e Medie Imprese. Dicastero che ora viene affidato a Lise Thérialut, di ritorno da un lungo congedo per malattia: per lei confermata anche la poltrona di Vicepremier, oltre che la delega allo Sviluppo Economico regionale e alla Condizione femminile. Martin Coiteux lascia il Consiglio del Tesoro: ad attenderlo, il Ministero degli Affari Municipali e quello della Sicurezza pubblica (una sorta di Ministro dell’Interno alla francese), oltre alla responsabilità della regione di Montréal. Prende il posto di Pierre Moreau, a cui viene affidato il Ministero dell’Educazione, che rappresenta il secondo per importanza, in termini di budget. Mossa che in tanti analisti hanno letto come una sonora bocciatura per François Blais, a soli 11 mesi dalla nomina: torna al Lavoro ed alla Solidarietà sociale che aveva già diretto in passato. Sarà Sam Hamad, invece, ad ereditare il Consiglio del Tesoro, oltre alle deleghe all’Amministrazione pubblica e alla Revisione permanente dei programmi. Il neo deputato del collegio di Jean Talon, Sébastien Proulx, entra nel consiglio dei Ministri come responsabile della Famiglia, mentre Francine Charbonneau si occuperà di Anziani e di Lotta all’Intimidazione, oltre a sobbarcarsi la responsabilità della regione di Laval. Il deputato di Sherbrooke, Luc Fortin, sarà responsabile dello Sport e Tempo Libero, mentre Julie Boulet guiderà il Turismo al posto di Dominique Vien, che passa al Lavoro. L’italo-canadese Rita De Santis diventa responsabile dell’Accesso all’Informazione e della Riforma delle Istituzioni Democratiche.Tutti gli altri Ministri sono stati confermati: Hélène David resta alla Cultura, Christine St-Pierre alle Relazioni Internazionali, Kathleen Weil all’Immigrazione, Pierre Arcand all’Energia e alle Risorse Naturali (oltre che responsabile del ‘Piano del Nord’), Pierre Paradis all’Agricoltura, Laurent Lessard alla Forestale, Geoffrey Kelley agli Autoctoni, Jean D’Amour agli Affari marittimi, Lucie Charlebois alla Protezione della gioventù e Sanità pubblica, e Luc Blanchette alle Miniere. E ancora: Carlos Leitao confermato alle Finanze, Gaétan Barrette alla Sanità, Jean-Marc Fournier agli Affari intergovernativi canadesi, David Heurtel all’Ambiente e Stéphanie Vallée alla Giustizia. (V.G.)

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