Tag: François Legault

  • Trudeau e Legault: mala tempora currunt

    Trudeau e Legault: mala tempora currunt

    IL PUNTO di Vittorio Giordano

    Non è un periodo facile per i due Primi Ministri: Justin Trudeau (Canada) e François Legault (Québec) sono alle prese con questioni spinose e spigolose, che rischiano di comprometterne la luna di miele con l’elettorato. Anche perché, in politica, la percezione spesso supera la realtà. Chi rischia di più, naturalmente, è il capo del governo federale, con il voto del 21 ottobre che pende come una ‘spada di Damocle’ sul suo destino politico. La domanda lanciata dal ‘The Globe and Mail’ è la seguente: l’ufficio del Primo Ministro ha fatto o meno pressioni indebite sull’allora Ministra della giustizia, Jody Wilson-Raybould, per lasciar cadere un’inchiesta penale, sostituendola con una sanzione, riguardante la Snc-Lavalin, il gigante di ingegneria sospettato di aver pagato milioni di dollari in tangenti in Libia, all’epoca di Gheddafi? L’unico che può fare chiarezza è Trudeau (abbandonato anche dallo storico braccio destro, Gerald Butts), che però continua a fare melina, inchiodando la sua ex Ministra al “segreto professionale”. Tanto che la Commissione Giustizia della Camera, a ‘trazione’ liberale, ha respinto la richiesta di
    Neodemocratici e Conservatori di ascoltare i personaggi-chiave della vicenda, come la stessa Wilson-Raybould, che nel frattempo si è dimessa da Ministra dei Veterani. Una chiusura che alimenta il dubbio che il governo voglia insabbiare una vicenda scomoda, in nome della “ragion di stato”. È legittimo che l’esecutivo possa avere l’interesse politico (ed economico) di tutelare un’azienda che ha uffici in 35 Paesi, impiega 52 mila dipendenti in tutto il mondo e che, nel 2017, ha generato ricavi per oltre 9 miliardi di dollari. È comprensibile la sua premura di salvaguardare l’immagine e le finanze del Paese. Ma l’azione del governo non può mai sostituirsi alla magistratura: in uno stato di diritto, spetta ai giudici decidere se un’azienda, accusata di frode e corruzione, sia colpevole o innocente. Chi sbaglia deve pagare. Davanti alla legge siamo tutti uguali. La giustizia ed il rispetto delle regole non sono negoziabili. A nessun livello. È il sale della democrazia.

    Non se la passa bene nemmeno il Primo Ministro del Québec, François Legault. In nome di una riforma del sistema dell’immigrazione legittima e forse anche auspicabile (gli immigrati, nel numero e nella qualifica professionale, devono essere funzionali alle offerte del mercato, oltre a conoscere la lingua francese e ad aderire ai valori di libertà ed uguaglianza, che caratterizzano la società provinciale), il leader della CAQ è finito nell’occhio del ciclone dopo l’annuncio di voler “cestinare” 18 mila pratiche ricevute, ma non ancora trattate. I diretti interessati, circa 50 mila, che saranno rimborsati (chissà quando), potranno iscriversi al Programma dell’Esperienza Quebecchese (PEQ), se sono già in Québec, oppure riprovarci seguendo le linee-guida di una riforma non ancora approvata. Ma dove si è visto mai? Chi ha prodotto la propria domanda di immigrazione 3,4 o addirittura 5 anni fa, ha il sacrosanto diritto che la propria candidatura venga valutata (approvata o respinta, non importa) secondo le norme vigenti al momento della spedizione della documentazione. Tutto il resto è una forzatura retroattiva inaccettabile. Lo dice il buonsenso: fino a quando le nuove regole del gioco non entrano ufficialmente in vigore, valgono le regole precedenti. Legault proceda pure spedito con la sua riforma: nel momento in cui sarà approvata, tutti, nessuno escluso, dovranno rispettare le nuove procedure. Ma fino ad allora, il Ministero dell’Immigrazione non potrà che funzionare secondo le norme vigenti. Rispettando chi ha riposto nel Québec soldi, speranze e sogni.

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  • Québec, ecco il governo Legault

    Québec, ecco il governo Legault

    Québec – Giovedì 18 ottobre, il 32simo Primo Ministro del Québec, François Legault, ha ufficializzato i 26 Ministri (13 uomini e 13 donne) che formeranno il governo della CAQ per la 42ª legislatura, dopo la schiacciante vittoria del 1º ottobre scorso. “Sarà un esecutivo improntato alla vicinanza, all’umanità ed all’apertura”, ha il detto il Premier, che ha tenuto per sé le deleghe per i Giovani ed i Quebecchesi anglofoni. Contabile di formazione e cofondatore di Air Transat, Legault – 61 anni, sposato con Isabelle Brais e padre di due figli – non è un politico di primo pelo: eletto nel 1998 con il Partito pechista, è stato Ministro dell’Istruzione e della Salute durante i governi Bouchard e Landry. Uscito di scena nel 2009, il 14 novembre del 2011 ha fondato la Coalition Avenir Québec (CAQ). Alle elezioni del 4 settembre 2012 è tornato all’Assemblea nazionale come deputato della contea de L’Assomption col 42,21% dei consensi, riconfermandosi poi alle elezioni del 7 aprile 2014.

    Il nuovo consiglio dei Ministri:

    1. Geneviève Guilbeault: Vice Primo Ministro e Ministro della Sicurezza Pubblica.
    2. Jean-François Roberge: Ministro dell’Istruzione e dell’Insegnamento Superiore.
    3. Danielle McCann: Ministro della Salute e dei Servizi Sociali.
    4. Pierre Fitzgibbon: Ministro dell’Economia e dell’Innovazione.
    5. Eric Girard: Ministro delle Finanze.
    6. Christian Dubé: Ministro responsabile dell’Amministrazione governativa e presidente del Consiglio del tesoro.
    7. MarieChantal Chassé: Ministro dell’Ambiente e della Lotta contro i Cambiamenti climatici.
    8. Marguerite Blais: Ministro responsabile degli Anziani e dei Familiari-assistenti.
    9. Simon Jolin-Barrette: Leader parlamentare e Ministro dell’Immigrazione, della Diversità e dell’Inclusione.
    10. François Bonnardel: Ministro dei Trasporti.
    11. Sonia LeBel: Ministro della Giustizia, Ministro responsabile delle relazioni canadesi e della francofonia canadese, Ministro responsabile della Condizione femminile.
    12. Mathieu Lacombe: Ministro della Famiglia.
    13. Nadine Girault: Ministro delle Relazioni internazionali e della Francofonia.
    14. Chantal Rouleau: Ministro delegato ai trasporti e Ministro responsabile della metropoli.
    15. Andrée Laforest: Ministro degli Affari Municipali e dell’Abitazione.
    16. André Lamontagne: Ministro dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione.
    17. Jonatan Julien: Ministro dell’Energia e delle Risorse naturali.
    18. Pierre Dufour: Ministro delle Foreste, della Fauna e dei Parchi.
    19. Jean Boulet: Ministro del Lavoro, dell’Occupazione e della Solidarietà Sociale.
    20. Nathalie Roy: Ministro della Cultura e delle Comunicazioni, Ministro responsabile della Lingua Francese.
    21. Caroline Proulx: Ministro del Turismo.
    22. Sylvie D’Amours: Ministro responsabile degli Affari Autoctoni.
    23. Isabelle Charest: Ministro delegato all’Istruzione.
    24. Lionel Carmant: Ministro delegato alla Salute ed ai Servizi Sociali.
    25. Marie-Eve Proulx: Ministro delegato allo Sviluppo Economico regionale.
    26. Éric Caire: Ministro delegato alla Trasformazione digitale del governo.

    Mario Laframboise è stato nominato presidente del caucus del governo, mentre Éric Lefebvre sarà il capogruppo della maggioranza (whip en chef du gouvernement) in Parlamento.

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  • Legault primo ministro

    Legault primo ministro

    Québec – Sette anni dopo il suo ritorno in politica e a conclusione di una maratona elettorale lunga 39 giorni, François Legault è il nuovo Primo Ministro del Québec: guiderà un governo cachista maggioritario. Una vittoria schiacciante che ha colorato di blu tutto il Québec, da Saguenay-Lac-Saint-Jean all’Outaouais, passando per l’Abitibi. Al momento di andare in stampa (le 23:30 di lunedì 1º ottobre), la Coalition avenir Québec (CAQ) de François Legault ha conquistato 74 seggi (ne servivano 63 su 125 per formare la maggioranza) aggiudicandosi il 37.48% dei voti. Una vittoria schiacciante che non ha lasciato scampo agli avversari: 32 seggi al Parti libéral du Québec (PLQ) con il 24.74% dei consensi, 10 seggi a Québec solidaire (QS) col 16.06% e 9  seggi al Parti québécois (PQ) col 17.08%. L’affluenza è stata del 66,6% (6.153.406 i cittadini iscritti nei registri elettorali), in leggera flessione rispetto al 71,43% nel 2014 ed al 74,6% nel 2012.

    CAQ, una vittoria schiacciante nelle regioni : “Fatta la storia”. Il partito di François Legault, che è stato eletto nella contea dell’Assomption, ha costruito la sua vittoria nei piccoli centri urbani e rurali, nelle cosiddette regioni: sulle rive nord e sud di Montréal, nelle regioni di Quebec e Chaudières-Appalaches, così come in Estrie, Mauricie, Abitibi-Témiscamingue e perfino a Outaouais, tradizionalmente roccaforte liberale. La CAQ non è riuscita a sfondare a Montréal, che è rimasta liberale: gli unici due eletti cachisti sono Chantal Rouleau a Pointe-aux-Trembles e Richard Campeau a Bourget. Tra gli eletti-vip della CAQ ricordiamo l’ex procuratore capo della commissione Charbonneau, Sonia Lebel, a Champlain; l’ex Ministro liberale Marguerite Blais a Prévost, l’ex portavoce della polizia da Montréal, Ian Lafrenière, a Vachon, e la tripla medaglia olimpica Isabelle Charest, a Brome-Missisquoi. Senza dimenticare due personaggi-chiave della squadra economica: l’ex vicepresidente della Caisse de dépôt et placement du Québec Christian Dubé, a La Prairie, e l’ex tesoriere della Banca nazionale, Éric Girard, a Groulx. “I quebecchesi hanno scelto la speranza”, ha detto il Primo Ministro in pectore, tra gli applausi scroscianti dei militanti. “Oggi abbiamo fatto la storia – ha aggiunto – : “Avremo un governo efficace ed umano, un governo che ha il cuore nel posto giusto, ma entrambi i piedi per terra”, ha concluso nell’ovazione generale.

    PLQ: Montréal non basta, Couillard in pausa di riflessione. Il PLQ perde più della metà dei seggi e resta essenzialmente confinato nell’isola di Montreal e in alcuni dei suoi sobborghi. Il suo leader, Philippe Couillard, è stato tuttavia rieletto nel collegio di Roberval. Nel suo discorso ai militanti, l’ormai ex Premier si è assunto la responsabilità della sconfitta ed ha annunciato un “periodo di riflessione ”, che sarà “breve” e durerà “un paio di giorni al massimo”. Diversi ex Ministri del governo liberale, tra cui Gaétan Barrette, Dominique Anglade, Sébastien Proulx, Pierre Arcand, Hélène David, André Fortin Carlos Leitao, Christine St-Pierre, Marie Montpetit e Kathleen Weil, sono stati rieletti, ma ora dovranno accomodarsi all’opposizione. Hanno perso, invece: Pierre Moreau, François Blais, Lucie Charlebois, Luc Fortin e Véronyque Tremblay.

    Il PQ perde 2/3 dei seggi: Lisée  di dimette – Il PQ ha perso quasi i due terzi dei suoi parlamentari e, con 9 deputati eletti rispetto ai 10 di Qs, non dovrebbe essere in grado nemmeno di formare un gruppo parlamentare riconosciuto dall’Assemblea nazionale. Il leader Jean-François Lisée è stato sconfitto dall’ex editorialista de La Presse Vincent Marissal, a Rosemont. La sua vice, Véronique Hivon, invece, ce l’ha fatta a Joliette, così come i veterani Sylvain Gaudreault, Pascal Bérubé e Harold Lebel. “Il verdetto di Rosemont – ha dichiarato Lisée –  pone fine al lavoro più formidabile che ho avuto, quello del leader del Parti Quebecois”. “La volontà popolare di scegliere la CAQ al posto dei liberali è stata più forte di qualsiasi altra cosa”. “Finché il Quebec non sarà un paese, il Québec avrà bisogno del Parti Quebecois”, ha concluso. L’ex consigliere di Jacques Parizeau è stato il nono leader del Parti Québécois ed il secondo, dopo Pauline Marois, a perdere il suo seggio alle elezioni.

    Qs fa breccia anche a Québec e a Sherbrooke – Québec Solidaire, che raddoppia la sua rappresentanza nell’Assemblea nazionale con 10 deputati, riesce ad “uscire” da Montréal dove sembrava confinata, grazie alle vittorie di Catherine Dorion a Taschereau e di Sol Zanetti a Jean-Lesage. Christine Labrie ha vinto a Sherbrooke contro il liberale Luc Fortin, mentre Emilise Lessard-Therrien ha coqnuistato Rouyn-Noranda-Témiscamingue. Significative anche le vittorie a Montréal: il presidente del partito, Andrés Fontecilla, è stato eletto a Laurier-Dorion, mentre Alexandre Leduc è riuscito a battere la pechista Carole Poirier a Hochelaga-Maisonneuve. Infine, i co-portavoci del partito, Gabriel Nadeau-Dubois e Manon Massé, sono stati eletti nei loro rispettivi collegi di Gouin e Sainte-Marie-Saint-Jacques.

    Gli “italo-canadesi” eletti:
    Enrico Ciccone (PLQ) a Marquette; Jennifer Maccarone (PLQ) a Westmount-Saint-Louis; Filomena Rotiroti (PLQ) a Jeanne-Mance-Viger; Sol Zanetti (QS) a Jean-Lesage. Non ce l’hanno fatta, invece: Loredana Bacchi (CAQ) a LaFontaine; Mauro Barone (CAQ) a Mille-Îles; Doni Berberi (PQ) a La Peltrie; Beverly Bernardo (indipendnete) a Viau; Agata La Rosa (PLQ) a Rosemont; Alessandra Lubrina (PLQ) a Gouin; Ingrid Marini (PLQ) a Brome-Missisquoi; Sarah Petrari (CAQ) a Jeanne-Mance-Viger; Giuseppe Starnino (partito Libero) a Saint-Jérôme; e Felice Trombino (PCQ) a Soulanges. 

    I vincitori in alcuni quartieri “italiani”: Lise Thériault ad ANJOU-LOUIS-RIEL; Paule Robitaille a BOURASSA-SAUVÉ; Monique Sauvé a FABRE; Marc Tanguay a LAFONTAINE; George Tsantrizos a LAURIER-DORION; Marie Montpetit a MAURICE-RICHARD; Francine Charbonneau a MILLE-ÎLES, Frantz Benjamin a VIAU e Jean Rousselle a VIMONT. (V.G.)

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  • Sfida all’ultimo voto tra Legault e Couillard

    Sfida all’ultimo voto tra Legault e Couillard

    Québec – Dopo l’ultimo dibattito televisivo andato in onda su LCN, i leader dei principali partiti in lizza per la guida della Provincia si preparano al rush finale per conquistare il voto degli indecisi e aggiudicarsi le elezioni. La sfida è tra François Legault (CAQ) e Philippe Couillard (PLQ), con Jean-François Lisée (PQ) e Manon Massé (QS) che possono diventare l’ago della bilancia per un eventuale governo ‘maggioritario’, o ‘minoritario’. Rispetto al vantaggio di 5 punti percentuali che Legault vantava fino a qualche settimana fa, tutti i sondaggi resi pubblici la settimana scorsa (Mainstreet/Capitales Médias, Léger/Le Devoir/The Gazette, CROP/Cogeco e Leger/LCN) concordano nel certificare una lotta serrata tra CAQ e PLQ. Secondo il magazine di approfondimento ‘L’Actualité’, che ha fatto una media di tutti i risultati ottenuti da diversi istituti di statistica, se si andasse a votare oggi, il 30.5% sceglierebbe il Parti libéral du Québec (PLQ), il 30.2% la Coalition avenir Québec (CAQ), il 21% il Parti québécois (PQ) ed il 14.7% Québec solidaire (QS). Questo il voto popolare. Fatale per Legault (nonostante la mezza marcia indietro) l’immigrazione ed il suo test di valori e lingua francese, che comporterebbe l’espulsione dopo 3 anni in caso di fallimento. In termini di seggi, invece, combinando il vantaggio cachista tra i francofoni e nei piccoli centri della Provincia con il sistema elettorale maggioritario, la CAQ conseguirebbe 53.5 seggi, il PLQ il 45.8, il PQ il 19.1 e QS 6.6. E visto che per la maggioranza all’Assemblea Nazionale bisogna conquistare 63 seggi, l’eventuale governo cachista sarebbe un esecutivo di minoranza. Un ‘governicchio’ che, schiacciato dalla necessità della politica dei compromessi (al ribasso), potrebbe anche non durare tutta la legislatura. E a rimetterci sarebbero, come al solito, i cittadini quebecchesi.

    Il voto quebecchese in sintesi:

    Lunedì 1º ottobre, dalle 9.30 alle 20, si svolgeranno le elezioni legislative n. 42 della storia del Québec per eleggere 125 deputati che occuperanno i 125 seggi dell’Assemblea Nazionale (che corrispondono alle 125 circoscrizioni o contee elettorali).

    Le elezioni provinciali sono disciplinate da un sistema elettorale maggioritario basato su un collegio uninominale a un turno (uninominale secco). Denominato first-past-the-post (“il primo prende tutto”), prevede la vittoria del candidato che riporta il maggior numero di voti. In ogni collegio, cioè, viene eletto chi riceve più voti, mentre tutti gli altri, anche se ricevono percentuali di voto importanti, vengono esclusi. È il sistema in vigore nel Regno Unito e nella stragrande maggioranza dei Paesi anglosassoni.

    Sono 22 i partiti riconosciuti da “Élections Québec” per un totale di 940 candidati, di cui 375 donne, ovvero il 40%.

    Gli slogan dei principali partiti: “Pour faciliter la vie des Québécois” (PLQ), “Sérieusement” (PQ), “Maintenant.” e “Populaires” (QS).

    Sono 6.153.406 i cittadini quebecchesi iscritti nei registri elettorali. Alle precedenti elezioni, il 7 aprile del 2014, l’affluenza è stata del 71,4% : hanno votato 4 295 055 su 6 012 440 aventi diritto.

    Alle elezioni del 7 aprile del 2014, il PLQ ha tenuto il 41,52% dei voti (1 757 071) per un totale di 70 seggi; il PQ il 25,83% (1 074 120) per 30 seggi; la CAQ il 23,05% (975 607) per 22 seggi e QS il 7,63% (323 124) per 3 seggi.

    I candidati italo-canadesi in corsa: Loredana Bacchi (CAQ),LaFontaine; Mauro Barone (CAQ) Mille-Îles; Doni Berberi (PQ) La Peltrie; Beverly Bernardo (indipendnete) Viau; Giuseppe Cammarrota (Verdi), Nelligan; Dwayne Cappelletti (Partito Libero), Mille-Îles; Enrico Ciccone (PLQ), Marquette; Michael-Louis Coppa  (PCQ), Robert-Baldwin; Andrés Fontecilla (QS), Laurier-Dorion;  Antonino Geraci (Verdi), Sanguinet; Agata La Rosa (PLQ), Rosemont; Alexandra Liendo (PCQ), Rosemont; Alessandra Lubrina (PLQ), Gouin; Jennifer Maccarone (PLQ), Westmount-Saint-Louis; Ingrid Marini (PLQ), Brome-Missisquoi; Richard Merlini  (PLQ), La Prairie; Liana Minato (Parti 51), La Prairie; Sarah Petrari (CAQ), Jeanne-Mance-Viger; Saul Polo (PLQ), Laval-des-Rapides; Sandra Mara Riedo (Verdi),La Peltrie; Filomena Rotiroti (PLQ), Jeanne-Mance-Viger; Giuseppe Starnino (partito Libero), Saint-Jérôme; Felice Trombino, (PCQ), Soulanges; Patricia Vaca (Cambiamento), Mirabel; Claire Vignola  (PQ), Lesage; Jean-François Vignola (PCQ), Johnson; Paul-Émile Vignola (PCQ), Matane-Matapédia, Sol Zanetti (QS)m, Jean-Lesage.

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  • Couillard si difende, Legault non convince, brilla Lisée

    Couillard si difende, Legault non convince, brilla Lisée

    QUÉBEC AL VOTO Lunedì 1º ottobre

    Montréal – Tra i due litiganti, il terzo gode. Il vecchio adagio calza a pennello per descrivere la situazione politica provinciale, all’indomani del primo dibattito-tv (andato in onda su Radio-Canada, il prossimo sarà di scena giovedì 20 settembre su LNC, dopo il confronto in inglese di lunedì su CBC, Global e CTV News) che ha visto Philippe Couillard (PLQ) e François Legault (CAQ) in affanno e sotto attacco (il primo perché Primo Ministro, il secondo perché ‘battistrada’ nei sondaggi), sopraffatti da un Jean-François Lisée (PQ) tonico e rassicurante (al netto del referendum sull’indipendenza per un eventuale secondo mandato), con la stessa Manon Massé (Québec solidaire) in grado di reggere il confronto con uno spirito battagliero e autentico, salvo poi perdersi in promesse da ‘Paese dei Balocchi’ (come la gratuità scolastica fino all’Università). Legault parte bene, mettendo Couillard con le spalle al muro su un tema sensibile e spinoso come la sanità: “Il 59% dei quebecchesi –attacca – non riesce a farsi visitare dal medico di famiglia il giorno stesso, o l’indomani”. Poi il primo autogol: “Ridurrò i tempi di attesa al Pronto soccorso a massimo 90 minuti”. Cioè l’85% in meno rispetto alla media attuale. Senza spiegare, peraltro, con quali coperture finanziarie. Inoltre, pur concedendo più “potere” (di prescrizione) a farmacisti e infermieri, la missione nasce già perdente in partenza: ci vogliono anni per cambiare un sistema sanitario “malato”. D’altro canto, la ricetta del Ministro liberale Gaétan Barrette sulle supercliniche non ha convinto. Per non parlare degli aumenti di stipendio a vantaggio dei medici specialisti, giudicati come un “affronto” dai pazienti, spesso abbandonati al loro destino. Controproducenti, anche se realistici, i continui paragoni di Legault al modello dell’Ontario: “I nostri medici guadagnano il 40% in meno”. Ergendosi a paladino del capitalismo (come se i soldi fossero la soluzione di tutti i problemi). E qui la prima stoccata di Lisée: “Non è il Primo Ministro Doug Ford a decidere le politiche del Québec”. Un pizzico demagogico e populista (il Québec è pur sempre una Provincia di uno stato federale), ma utile a rinfocolare l’orgoglio quebecchese. E poi l’attacco a Couillard: “Abbandonando i più vulnerabili, il governo non ha mai mostrato la minima compassione per la sua gente”.  Ancora Legault sull’istruzione: “Tutti i bambini di 4 anni negli asili nido (classes de maternelle) o nei Centri di Piccola Infanzia (CPE)”. Ma Couillard gli ricorda che aprire gli asili anche ai bambini di 4 anni comporterebbe  costi insostenibili. I toni salgono quando il dibattito si sposta sul tema dell’immigrazione/identità nationale: Legault è apparso nervoso e approssimativo, quando gli interlocutori lo hanno attaccato sul test dei valori e sull’esame di francese: in caso di fallimento, dopo 3 anni c’è l’espulsione. “Fai paura alla gente”, lo aggredisce Couillard. Ma Legault tuona: “Smettila di darci lezioni”. Chiedendogli, invano, di scusarsi dopo che un suo candidato, Mohammed Barhone, ha accusato la CAQ di voler fare una “pulizia dell’immigrazione”. Anche Manon Massè ha il suo momento di gloria quando il dibattito si sposta sul salario minimo: “In che mondo vivete? – incalza i suoi avversari – : oggi un milione di quebecchesi vive col salario minimo: domani mattina, non fra chissà quanti anni, bisogna passare da 12 a 15 $ all’ora!”. (V.G.)

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  • Mauro Barone si candida: “Mi ha convinto Legault”

    Mauro Barone si candida: “Mi ha convinto Legault”

    VOTO 2018 |  La CAQ punta su di lui nel colleggio di Mille-Îles

    di Vittorio Giordano

    François Legault e Mauro Barone (Foto Sara Barone)
    François Legault e Mauro Barone (Foto Sara Barone)

    Sono passati tanti anni, ma l’entusiasmo è quello di un militante agli inizi. Aveva lasciato, disilluso e arrabbiato, dopo che un alto funzionario di Ottawa gli aveva ‘spiegato’ che attraversare i corridoi del Palazzo era solo un privilegio da difendere: inutile dannarsi per risolvere i problemi dei cittadini. A fargli cambiare idea è stato François Legault: è merito suo se Mauro Barone è tornato a credere nella politica, decidendo di scendere in campo per difendere i colori della CAQ.  Il 15 agosto scorso, nel corso di una conferenza stampa ad hoc, Legault – già in campagna elettorale in vista del voto provinciale del 2018 – ha lanciato la candidatura di Mauro Barone nella circoscrizione di Mille-Îles, a Laval.

    Classe 1969, fresco di matrimonio con Natalie, laureato in Scienze Politiche e in Studi Classici, con un Master in Amministrazione Pubblica europea, di origini molisane (papà di Cantalupo e mamma di Castelpetroso), oggi Mauro Barone è consulente strategico per un’azienda farmaceutica canadese in materia di relazioni governative e affari pubblici.

    “Ho provato a rientrare in politica in un paio di occasioni – ci ha raccontato per telefono – ma forse non ero abbastanza convinto. E poi, col passare del tempo, ho capito di non trovarmi più a mio agio nel Partito Liberale, sia a livello provinciale che federale. Basta sfogliare i giornali degli ultimi 10 anni. Alla CAQ ho rivisto tanti ex Liberali delusi. Non sono un politico, ma quello che sta succedendo in Québec col PLQ è imbarazzante, in primis con gli scandali della Commissione Charboneau. Sempre più gente comincia a farsi delle domande”.

    Mauro non ha peli sulla lingua : “Dal 1996 al 2001 ho lavorato a Ottawa presso gli uffici del governo liberale. Ero giovane e mi battevo per aiutare la gente. Un giorno un alto funzionario mi ha detto, con un sorrisetto ironico: non siamo qui per risolvere i problemi dei cittadini, ma per guadagnare tempo. Avevo 34 anni e mi è caduto il mondo addosso: non riuscivo più a guardarmi allo specchio. Non volevo più andare in ufficio per rubare lo stipendio ai canadesi. Ho lasciato tutto e ho smesso di credere nella politica. Per tanti anni non sono nemmeno andato a votare, tanto non sarebbe cambiato nulla”.

    A risvegliare la passione giovanile per la politica è stato Legault. “Sono 2 anni che lavoro per una società farmaceutica e, recandomi più spesso a Ottawa, ho ritrovato vecchi amici e conoscenti. Piano piano mi è tornata la passione. Poi ho incontrato Leagult, che ho sempre stimato, anche quando era separatista. Anzi, non ho mai capito come fosse possibile che una persona tanto in gamba volesse la separazione del Quebec. Legault, che ha fondato Air Transat, non ha bisogno di soldi e quindi è decisamente poco propenso ai compromessi coi poteri forti. Più che la CAQ, di cui fino a pochi giorni fa sapevo poco, ho cominciato a seguire con interesse crescente Legault, mi riconosco perfettamente nelle sue parole”.

    La scelta del collegio è caduta su Laval. “Ho casa a Sainte Julie e a Saint Sauver, ma il partito ha deciso di assegnarmi il collegio di Mile-Iles, quartiere multietnico dove non mancano gli italiani, con la convinzione di poter battere la liberale Francine Charbonneau, attuale Ministra degli Anziani. Dovessi farcela, non sarà tanto per i voti a favore della CAQ e di Mauro Barone, ma per il voto di protesta contro il Partito liberale. Il PLQ si sta autodistruggendo: non sarà necessario fare una grande campagna negativa per far capire alla gente quello che il PLQ ha fatto negli ultimi anni. Difficile non ricordare che il pareggio di bilancio, di cui mi congratulo, è stato raggiunto attraverso tagli alla sanità che hanno peggiorato i tempi di attesa al Pronto Soccorso: sempre più persone aspettano fino a 24 ore per poi finire comunque in una clinica privata”.

    L’unico in grado di rimettere a posto le cose è François Legault: “La CAQ punta molto sull’economia e sulla giustizia sociale: una cosa che non sopporto sono i giovani che si perdono per strada. Con Legault ho visitato un centro di recupero a Laval con una sessantina di ragazzi coinvolti nella coltivazione di prodotti biologici in apposite serre. In questo modo ragazzi sbandati vengono reinseriti gradualmente nella società: ecco un progetto concreto che mi piace! Per me economia e giustizia sociale vanno di pari passo. È per questi ideali che torno in politica, grazie a Legault, che mi ha fatto venire la voglia di tornare a lottare e di rimettermi al servizio dei cittadini”.

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