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  • Il Covid-19 fa di nuovo paura, François Legault corre ai ripari

    Il Covid-19 fa di nuovo paura, François Legault corre ai ripari

    MONTRÉAL – Il Covid-19 non è ancora sconfitto. Le varianti, più contagiose e letali, fanno più paura che mai, la curva dei contagi e dei decessi è in preoccupante ripresa. Nonostate la corsa ai vaccini, la terza ondata è ormai una realtà in molti Paesi del mondo. Il Canada, purtroppo, non fa eccezione. È necessario un altro sforzo, speriamo sia l’ultimo, per dare il colpo di grazia alla pandemia. Confidando su un’accelerazione della campagna di vaccinazione. È una corsa contro il tempo tra virus e vaccini. Nel frattempo, bisogna limitare il più possibile i contatti, evitando così che il virus si riproduca. È la logica alla base dei provvedimenti restrittivi di tutti i governi. L’Ontario ha optato per un lockdown di 4 settimane. Si potrà uscire di casa solo per andare a lavorare, fare la spesa o andare in farmacia, usufruire di servizi sanitari (inclusa la vaccinazione), fare esercizio fisico (vicino alla residenza) e recarsi sul posto di lavoro. Chiudono fino al 6 maggio tutti i centri commerciali, mentre restano aperte le scuole. In Québec, negli ultimi giorni, il Primo Ministro François Legault ha annunciato diverse misure – anche di tipo ‘preventivo’ – volte a contenere la diffusione del contagio che, al momento, sembra essere ancora sotto controllo. Ricordiamo che, ad oggi, in Québec le regioni in zona rossa sono: Capitale-Nazionale, Outaouais, Bas-Saint Laurent, Chaudière-Appalaches, Montrèal, Laval, Laurentides, Lanaudière e Montèregie). Qui di seguito gli ultimi provvedimenti del governo.

    Palestre chiuse in zona rossa. Dopo il focolaio della palestra Méga-Fitness Gym, a Québec city, con oltre 500 contagi ed addirittura il decesso di un cliente 40enne, da giovedì 8 aprile le palestre restano chiuse in zona rossa, mentre sono regolarmente aperte in zona arancione, ma per solo per gli allenamenti individuali.

    Sport in maschera. La mascherina è obbligatoria per le attività sportive all’aperto, con un massimo di 8 persone in zona rossa e di 12 in zona arancione. Vietati tutti gli sport al chiuso, tranne le piscine, le piste di pattinaggio ed i campi da tennis e badminton.

    Frequenza scolastica a giorni alterni. A partire da lunedì 12 aprile, gli studenti e le studentesse che frequentano le terze, quarte e quinte delle Scuole Secondarie possono frequentare in classe un giorno sì ed un giorno no.

    Spostamenti vietati. Gli spostamenti tra zone di colori diversi, fino ad oggi non raccomandati, sono adesso vietati.

    Massimo 25 fedeli nei luoghi di culto. Dopo la celebrazione della Pasqua, il governo riporta da 250 a 25 il numero massimo di fedeli nei luoghi di culto in zona rossa, mentre il limite resta di 100 in zona arancione. 

    Gli over 60 possono prenotarsi per il vaccino. Alla luce degli appuntamenti non rispettati durante il periodo pasquale (circa 5.000 cittadini non si sono presentati, dopo essersi prenotati su clicsante.ca), il governo ha abbassato a 60 anni l’età minima per prenotarsi e ricevere il vaccino.

    Tutti gli over 55 possono ricevere l’Astrazeneca. Parallelamente, tutti i cittadini over 55 possono presentarsi oppure prenotarsi negli appositi centri per ricevere il vaccino Astrazeneca (visto che gli under 55 sono stati esclusi da Health Canada).

    Da lunedì 12 tocca ai malati cronici ed ai lavoratori essenziali di Montréal. Da venerdì sono aperte le prenotazioni per i malati cronici ed i lavoratori essenziali dell’isola di Montrèal. Sono considerate malate croniche le persone che si recano regolarmente in ospedale per terapie o per visite dal medico. Come i malati di cancro, chi è in dialisi per insufficienza renale o chi ha subito un trapianto di organo o di midollo osseo. Questi riceveranno il vaccino direttamente in ospedale. Sono considerati lavoratori essenziali, invece, il personale scolastico delle Scuole primarie e secondarie e degli asili nido, i vigili del fuoco, gli agenti di polizia, le guardie carcerarie, i lavoratori stranieri temporanei, i lavoratori nei mattatoi e nelle miniere, così come i lavoratori dei centri comunitari. Escluse, per ora, categorie come i tassisti, gli autisti degli autobus ed i dipendenti dei supermercati.

    A Montrèal e a Laval torna il coprifuoco alle 20. Alla luce dei casi in aumento in alcune regioni, il governo Leagult preferisce giocare di anticipo, decidendo di antiticipare il coprifuoco dalle 21:30 alle 20 nell’isola di Montréal e di Laval. Il provvedimento sarà operativo da domenica 11 aprile. Per adesso, le scuole restano aperte, così come i negozi e le attività professionali non essenziali.

    Prolungate le misure di emergenza in 4 regioni. Le misure di urgenza decretate per le regioni di Québec, Lévis, Gatineau e Beauce sono prolungate di una settimana, fino al 18 aprile. Rocordiamo che in queste regioni vige il coprofuoco alle 20, la chiusura di tutte le attività lavorative non essenziali, delle scuole primarie e secondarie, di ristoranti, cinema, teatri, musei, saloni e palestre. I luoghi di culto possono accogliere fino a 25 fedeli ed il telelavoro è obbligatorio.

    Obbligo di mascherina nei posti di lavoro. Dopo i dipendenti pubblici, dall’8 aprile tutti i lavoratori del Québec sono tenuti ad indossare la mascherina chirugica (e non quella di stoffa) sul posto di lavoro. La nuova misura non sostituisce la distanza di due metri e la presenza di barriere fisiche. Le uniche eccezioni sono legate a motivi di salute e sicurezza e se la mascherina interferisce con la comunicazione o l’apprendimento.

    Morta 16enne. Il Centro Ospedaliero Universitario Sainte-Justine ha confermato la morte per Covid di una sedicenne: è la vittima più giovane di sempre in Québec. Dall’inizio della pandemia, due adolescenti con meno 20 anni hanno perso la vita a causa del virus.

    Ci sono le prime 13 imprese pronte a vaccinare. C’è la lista delle prime 13 imprese che, da inizio maggio, contribuiranno alla campagna di vaccinazione, mettendo a disposizione i propri locali: Banque Nationale, Bell, Couche-Tard, le Groupe CH e METRO (Montréal e Brossard); BRP (Valcourt); CAE (Montréal); Cascades (Kingsey Falls); Rio Tinto Aluminium Saguenay-Lac-St-Jean; Industrie Côte-Nord (in collaborazione con RioTinto IOC, ArcelorMittal Mines e Infrastructure Canada, Aluminerie Alouette e Minerai de fer Québec); Merck Canada – Novartis Canada ed altri partner dell’industria farmaceutica (Montréal); il Polo di cooperazione Desjardins ed i suoi partners della grande regione di Lévis; Pratt & Whitney Canada (Longueuil); Résolu & Cégep de Saint-Félicien – Haut-Lac-Saint-Jean (Saint-Félicien), Société des alcools du Québec (Montréal); YUL (Aéroports de Montréal – Bombardier – Air Canada); CEZinc – Glencore – Collège de Valleyfield – Centre de services scolaire de la Vallée-des-Tisserands (Salaberry-de-Valleyfield).

    CONTAGI E VACCINAZIONI

    Ecco la situazione dei contagi, dei decessi
    e della campagna di vaccinazione alle ore 14 di venerdì 9 aprile:

    Covid-19 in Canada: 1.041.946 casi (+5.923), 23.238 morti (+27), 3.027 ricoverati (+3), 952.267 guariti.

    Covid-19 in Québec: 1683 nuovi casi (+74), 10,726 morti (+8), 569 ricoverati (+3), 134 in terapia intensiva (+2), 300.471 guariti.

    Dosi di vaccino somministrate in Canada: 7.472.863 (su 10.549.140 disponibili), il 17,638 % dei canadesi ha ricevuto almeno una dose.

    Dosi di vaccino somministrate in Québec: 1.754.749 (su 2.358.095 disponibili), il 20,462% dei quebecchesi ha ricevuto almeno una dose.

     

     

     

     

     

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  • Via alla vaccinazione di massa in Québec

    Via alla vaccinazione di massa in Québec

    Da giovedì 25 febbraio i cittadini con più di 85 anni potranno prenotare on line o per telefono un appuntamento allo stadio Olimpico per la prima dose che sarà somministrata a partire da lunedì primo marzo

    Montréal – Ad un anno dall’inizio dell’incubo-pandemia e con la corsa al vaccino che si è conclusa a tempi di record, in Québec la vaccinazione entra nel vivo. Dopo le prime dosi somministrate alle categorie più esposte (medici e infermieri) e quelle più a rischio (gli anziani delle cliniche a lunga degenza e delle strutture private per la Terza Età), da lunedì 1º marzo prenderà il via la sfida più grande: vaccinare tutta la popolazione. Naturalmente, per motivi organizzativi, il flusso sarà scaglionato in base all’età, per evitare pericolosi assembramenti nei siti preposti alla somministrazione.

    A darne l’annuncio, il 23 febbraio scorso, è stato il Primo Ministro del Québec, François Legault, nel corso di una conferenza stampa che si è tenuta allo stadio Olimpico di Montréal, uno dei siti prescelti (insieme, per esempio, al Palazzo dei Congressi in centro-città) per la somministrazione dei vaccini: «Finalmente intravediamo la luce in fondo al tunnel», ha dichiarato il leader della CAQ.

    Il cambio di passo è stato reso possibile dall’accelerazione degli approvvigionamenti. «Almeno 100.000 dosi del vaccino Pfizer-BioNTech saranno consegnate ogni settimana al Québec», ha annunciato il Ministro della Salute, Christian Dubé, che ha poi ricordato come il governo federale ha promesso 1,3 milioni di dosi a favore della Belle Province entro il 31 marzo.
    L’obiettivo è vaccinare 6 milioni di quebecchesi in sei mesi, se arriveranno entro settembre le dosi promesse dal governo federale.
    Altri centri di vaccinazione saranno inaugurati nelle prossime settimane in tutte le regioni della provincia.

    Da lunedì 3 marzo, dunque, e fino all’8 marzo, la priorità sarà data ai cittadini con più di 85 anni che abitano nella grande regione di Montréal. Circa il 70% delle persone positive al COVID-19 dal 14 febbraio 2020, infatti, risiede a Montréal, a Laval o in Montérégie, secondo i dati resi pubblici dal Ministero della Salute. Poi toccherà agli over 85 che abitano anche in altre regioni.
    Gli altri gruppi di età seguiranno a seconda del loro livello di vulnerabilità e in base alle scorte di vaccini disponibili.
    Nell’ordine: tutte le persone di 80-85 anni, le 768.000 persone tra i 70 ed i 79 anni e le 1.158.000 persone tra i 60 ed i 69 anni. Quindi, a ruota, tutti gli altri.

    Da giovedì 25 febbraio, tutti i cittadini nati nel 1936 o prima potranno prenotarsi on line (collegandosi al sito Québec.ca/vaccinCOVID) o per telefono (componendo l’1-877 644-4545) per fissare un appuntamento allo stadio Olimpico per la prima dose del vaccino che sarà somministrata a partire da lunedì 1º marzo.
    Contestualmente, gli stessi riceveranno anche il secondo appuntamento (non oltre 90 giorni dopo) per la somministrazione della seconda dose, come da protocollo.
    Più di 700 operatori telefonici saranno mobilitati per rispondere alle chiamate, ha sottolineato il Ministro della Salute, Christian Dubé, che però ha aggiunto che è preferibile utilizzare Internet per evitare lunghe attese al telefono.

     

    COSA C’È DA SAPERE

    • Le prenotazioni inizieranno domani, giovedì 25 marzo, a partire dalle ore 8:00.

    • Per il momento potranno prenotarsi soltanto le persone nate nel 1936 o prima.

    • È possible prendere un appuntamento collegandosi sul sito internet Quebec.ca/vaccincovid

    • Chi non ha dimestichezza col web, o ne è sprovvisto, potrà prenotarsi chiamando all’1 877 644-4545

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  • Il Québec chiude per un mese

    Il Québec chiude per un mese

    Il governo Legault usa la mano pesante per mettere con le spalle al muro i recalcitranti ed abbattere così la curva dei contagi, dei ricoveri e dei decessi, fuori controllo dopo il periodo delle feste. ECCO COSA POSSIAMO E COSA NON POSSIAMO FARE. 

    di Vittorio Giordano

    Québec – A mali estremi, estremi rimedi. Il Covid-19 continua a galoppare (lunedì sono stati registrati 1869 casi, in netto calo rispetto alla media di 2.600 casi della settimana scorsa, e 51 decessi, con 56 nuovi ricoveri, per un totale di 1436) e così il governo della Belle Province ha optato per una cura da cavallo (confinamento e coprifuoco) per riprendere il controllo della situazione. L’ufficialità è arrivata nel giorno dell’Epifania, in occasione di una conferenza stampa congiunta del Primo Ministro François Legault insieme al Ministro della Salute Christian Dubé ed al Direttore Nazionale della Sanità Pubblica, Horacio Arruda. Dal 9 gennaio all’8 febbraio, quindi, tutto il Québec, ad eccezione della regione del Nunavik e delle Terres-Cries-de-la-Baie-James, diventa zona rossa. Sconsigliati gli spostamenti tra regioni e città. Ecco i 25 punti principali del provvedimento.

     

    1. Dalle 8 di sera alle 5 del mattino, tutti i cittadini sono obbligati a restare a casa. Sono permessi gli spostamenti per motivi di salute, ragioni umanitarie o per potersi recare sul posto di lavoro (ma bisogna dimostrarlo). Concessa anche la possibilità di potersi spostare,nel raggio di 1 km dal proprio domicilio, per permettere agli animali di compagnia di espletare i propri bisogni. Sempre dalle 5 alle 20, non si potrà uscire per fare jogging, camminare o fumare una sigaretta. Potrete farlo nel vostro giardino, o backyard.
    2. I poliziotti che intercettano i cittadini che circolano senza autorizzazione (spetta ai cittadini dimostrare il contrario) si espongono ad un’ammenda da 1.000 a 6.000 $.
    3. Tutte le attività non essenziali restano chiuse fino all’8 febbraio. Da sabato 9 gennaio sono state già fatte 740 multe.
    4. Le palestre, i musei, i cinema, i teatri, i centri estetici e di bellezza, le sale di spettacolo restano chiusi. Così come i bar ed i casinò. Anche le saune e le spa rimangono chiuse, ad eccezione dei trattamenti di massoterapia ivi forniti.
    5. Le attività commerciali considerate essenziali, inclusi i dépanneurs ed i negozi di alimentari, devono chiudere prima delle 19:30,per rispettare il coprifuoco.
    6. Solo le stazioni di servizio e le farmacie potranno rimanere aperti dopo le ore 20:00, secondo i loro orari abituali, ma potranno vendere solo i prodotti essenziali:quindi medicinali, generi alimentari, benzina e prodotti per automobili.
    7. Dopo le ore 20:00, i ristoranti – le cui sale restano chiuse – potranno continuare a consegnare il cibo a domicilio, ma non sarà possibile ritirare un ordine da asporto. Prima e dopo il coprifuoco, invece, sono consentiti il ritiro del cibo da asporto e gli ordini drive-in.
    8. Il ritorno alla Scuola Primaria avverrà, come previsto,lunedì 11 gennaio.
    9. La Scuola secondaria, i corsi per adulti e la formazione professionale riprenderanno il 18 gennaio.
    10. Gli Asili restano aperti per tutti, senza restrizioni.
    11. Nella Primaria, tutti i bambini dovranno indossare la mascherina nei corridoi e nelle aree comuni. I bambini di quinta e sesta elementare, invece, dovranno indossare sempre le mascherine, anche in aula.
    12. Nella Secondaria, tutti gli studenti e il personale sono obbligati ad indossare una mascherina in ogni momento, sia dentro l’istituto che nel cortile adiacente.
    13. Sia nelle Primarie che nelle Secondarie, tutte le attività extrascolastiche, le gite scolastiche e le attività inter-scolastiche sono sospese.
    14. Viene mantenuta la presenza in classe, ogni due giorni, per gli studenti della 3ª, 4ª e 5 ª Secondaria.
    15. Il telelavoro è obbligatorio per tutte le persone che lavorano negli uffici.
    16. Le fabbriche manifatturiere devono ridurre al minimo le loro attività, obbligare al telelavoro quando possibile e adeguare i turni di lavoro per limitare la presenza contemporanea nei siti di produzione e di costruzione.
    17. Vietati i raduni nei luoghi di culto, ad eccezione dei funerali, dove possono ritrovarsi massimo 10 persone.
    18. Le manifestazioni sono consentite, ma è obbligatorio indossare una mascherina o un copri-viso, per tutto il tempo.
    19. Gli studi privati che offrono servizi professionali e sanitari possono continuare a fornire i loro servizi,quando è richiesta la presenza di una sola persona.
    20. Una persona sola può continuare a ricevere la visita di una sola persona, rispettando le regole di distanziamento. I residenti delle CHSLD e di altre strutture per anziani potranno ricevere visite da due ‘caregiver’, anche se non allo stesso tempo.
    21. Le attività sportive e ricreative dovranno ora essere limitate alla bolla familiare.
    22. Attività come passeggiate, sci alpino e sci di fondo saranno tollerate, a patto che non siano fatte in gruppo.
    23. Le stazioni sciistiche restano aperte, ma non sarà possibile sciare di sera.
    24. Non sarà permesso organizzare una partita di hockey su ghiaccio all’aperto, ma sarà consentito il pattinaggio libero.
    25. I ‘Canadiens’di Montréal, la cui stagione in NHL comincia il 13 gennaio, potranno allenarsi e disputare le gare al Bell Centre, senza pubblico, e rispettando delle stringenti misure sanitarie. Come già avviene in Europa per le partite di calcio. (V.G.)
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  • Più della metà dei canadesi sarà vaccinata entro settembre

    Più della metà dei canadesi sarà vaccinata entro settembre

    di Giulia Verticchio

    OTTAWA Trudeau non ha date precise. Legault incalza. La ‘Santé publique du Canada’ evocava già lo scenario piuttosto ottimista in cui la maggior parte dei 38 milioni di canadesi potrebbero essere vaccinati entro la fine del 2021, ma il Primo Ministro del Canada è andato poi più lontano: “Ci sono buone possibilità che, se tutto va come previsto, si possa vaccinare la maggior parte dei canadesi di qui a settembre prossimo”, ha dichiarato Justin Trudeau, non potendo dare tuttavia dettagli su quando le prime dosi potrebbero essere somministrate, sottolineando che bisogna prima pensare alla ‘linea di arrivo’ che alla ‘linea di partenza’ della corsa, riferendosi a quella che sarà l’effettiva distribuzione dei vaccini da parte delle case farmaceutiche. Alcuni Primi ministri provinciali, spazientiti, reclamano un calendario chiaro, soprattutto François Legault. Le autorità federali tuttavia attendono la prima consegna dei vaccini candidati di Pfizer e Moderna negli Stati Uniti, previa approvazione del Food and Drug Administration (FDA), a partire da dicembre. Dopodiché, Health Canada procederà il più velocemente possibile. Ottawa si è riservata 40 milioni di dosi per questi due vaccini, con delle opzioni per 132 milioni di dosi supplementari.

    Un Maggior Generale responsabile della distribuzione. Trudeau ha anche annunciato che sarà il Maggior Generale Dany Fortin (nella foto a destra) delle Forze Armate Canadesi (FAC) il responsabile dell’operazione federale di distribuzione dei vaccini, dirigendo la logistica per la Public Health Agency of Canada. Quebecchese, originario di Montmagny, nella regione Chaudière-Appalaches, Fortin ha sulle spalle 35 anni di servizio, è stato Comandante della divisione militare che interviene in caso di catastrofi naturali, Comandante della 5° Brigata Meccanizzata del Canada a Valcartier, in Québec, schierato in Bosnia e in Afghanistan, nonché a capo della missione della North Atlantic Treaty Organization (NATO) in Irak. La sua scelta è stata accolta con favore dagli ambienti militari e anche dall’opposizione: il deputato conservatore Pierre Paul-Hus lo ha definito “molto organizzato e cartesiano, ma anche molto umano”. Circa 27 membri delle forze armate sono stati distaccati per sostenere l’Agenzia federale della Sanità Pubblica nell’operazione di immunizzazione. Il loro compito si preannuncia complesso data la geografia del paese, i requisiti per la conservazione del vaccino a temperature estremamente rigide e il necessario coordinamento tra i diversi livelli di governo. Ottawa ha acquistato 126 congelatori, 26 dei quali in grado di raggiungere la temperatura di -75°C. Anche il governo provinciale dell’Ontario, per dirigere l’operazione di vaccinazione sul suo territorio, ha designato il Generale in pensione Rick Hillier, ex Capo di Stato Maggiore della Difesa. Il Quèbec, invece, ha optato per l’alto funzionario Jérôme Gagnon.

    Chiusura della frontiera
    terrestre tra Canada e Stati Uniti estesa fino al 21 Gennaio
    . Justin Trudeau ha annunciato che, in accordo con le autorità governative americane, la chiusura del confine tra Canada e Stati Uniti per i viaggi non essenziali, che era stata stabilita fino al 21 Dicembre, è stata prorogata di altri 30 giorni, fino al 21 Gennaio. Ricordiamo che la frontiera tra due paesi più lunga del mondo è chiusa agli spostamenti non essenziali dal 18 Marzo. Il travel ban non si applica a coloro che devono attraversare la frontiera per garantire il flusso continuo di merci e servizi essenziali.(G.V.)

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  • Asse Legault-Ford: più fondi per la sanità

    Asse Legault-Ford: più fondi per la sanità

    TORONTO – Le due province più popolose del Canada, il motore economico del paese, uniscono le forze e parlano all’unisono per convincere il Primo Ministro del Canada, Justin Trudeau, ad allargare i cordoni della borsa ed aumentare i fondi destinati alla sanità. È stata questa la richiesta principale emersa dal summit interprovinciale tra Québec e Ontario che si è tenuto martedì e mercoledì scorso a Mississauga. “Il sistema sanitario – ha dichiarato Legault – rappresenta una risorsa provinciale, ma attualmente deve assorbire il peso del contagio di Covid-19. Abbiamo bisogno di un maggiore sostegno da parte del governo federale”. Ricordiamo che Québec e Ontario sono le province che hanno registrato il maggior numero di contagi, rispettivamente oltre 65 mila e quasi 50 mila. Con una crescita preoccupante anche negli ultimi giorni. “Nel momento in cui le entrate delle province aumentano di circa il 3% ogni anno – ha aggiunto Leagult – la spesa in ambito sanitario è balzata dal 5 al 6% a causa dell’’invecchiamento della popolazione e dell’acquisto di nuovi farmaci e tecnologie sanitarie. Per questo motivo, François Legault e l’omologo dell’Ontario, Doug Ford, hanno chiesto esplicitamente a Trudeau di aumentare i fondi federali stanziati per la sanità su basi “ricorrenti e senza condionalità”. Ad oggi i due Premier non hanno ancora quantificato le loro richieste, ma lo faranno già “nelle prossime settimane”. Nnon solo. Il Premier della provincia francofona ha ribadito come Ottawa dovrebbe fare di più anche su altri fronti, come quello degli investimenti nelle infrastrutture. Al vertice, il Premier Legault era accompagnato dal Ministro delle Finanze Éric Girard, dal Ministro della Sanità Christian Dubé, dal Ministro dell’Economia e dell’Innovazione Pierre Fitzgibbon e dal Ministro del Tesoro con delega alle infrastrutture, Sonia LeBel. In attesa di sviluppi col governo provinciale, una decisione tangibile è stata già presa: il vertice bilaterale si terrà ogni anno al fine di rafforzare le relazioni ed i rapporti commerciali tra le due province. “Il nostro obiettivo è quello di collaborare – ha sottolineato Ford – per poter accelerare sul fronte della ripresa economica, sulla creazione dei posti di lavoro. Allo stesso tempo lavoreremo insieme per rafforzare la sostenibilità dei nostri settori sanitarie. Questo summit offre l’opportunità storica di rafforzare la partnership regionale con il Quebec, per assicurarci che saremo in grado di fornire risposte concrete alla gente e alle imprese delle due province”. Québec e Ontario, più che mai vicine, non solo geograficamente, ma anche politicamente. Un asse strategico che Ottawa non potrà far finta di ignorare.

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  • La Legge 10 ha compromesso l’identità del Santa Cabrini

    La Legge 10 ha compromesso l’identità del Santa Cabrini

    “Qualsiasi legge è fatta per essere interpretata e modificata, quando necessario”

    Montréal – L’11 giugno scorso, Irene Giannetti, direttrice generale dell’Ospedale Santa Cabrini/Centro Dante dal 1988 al 2011, ha inviato una ‘Lettera aperta’ al Primo ministro del Québec, François Legault, in cui ha espresso tutta la sua preoccupazione per le conseguenze che la Legge 10, in vigore dall’aprile 2015, ha avuto sull’ospedale Santa Cabrini. La Legge 10, lo ricordiamo, ha accorpato i 182 CSSS (Centri di salute e servizi sociali) in 33 grandi strutture denominate CISSS, di cui 5 a Montréal. Una razionalizzazione che però fa rima con centralizzazione dei processi decisionali, vista l’abolizione dei consigli d’amministrazione delle singole strutture sanitarie. Tra cui quella dell’Ospedale Santa Cabrini. 

    Irene Giannetti

    “La Legge 10 – ci ha spiegato la Giannetti, sintetizzando la missiva inviata a François Legault – ha creato nella rete sanitaria quella burocrazia che prometteva di ridurre. Da allora, quello che succede al Santa Cabrini è una progressiva perdita di identità; ma non solo. L’ospedale Santa Cabrini ha aperto le sue porte nel 1960, mentre del 1981 il Centro Dante ha cominciato ad accogliere i nostri anziani. Con la riforma imposta dalla Legge 10, tutto ciò che è stato pazientemente costruito, è sparito. 1. L’ospedale è stato integrato al CIUSSS de l’Est de Montréal (anche se, secondo la legge 10 doveva essere affiliato). L’ospedale non ha più: un suo cda, un direttore generale, una struttura medica autonoma, le sue équipes di lavoro, un budget globale. 2. Il Santa Cabrini non è piu in grado di stabilire le sue priorità: anche per cambiare una lampadina, sono necessarie richieste a ripetizione. 3. L’ospedale non gestisce più il Centro Dante, il quale fa ormai parte di una rete di CHSLD gestiti dal CIUSSS (ce ne sono 15 sotto il CIUSSS de l’Est de Montréal). Eppure, Dante è situato sui terreni dell’ospedale per garantire il conforto culturale ai nostri anziani. 4. I servizi sanitari disponibili al Santa Cabrini sono quelli decisi da Maisonneuve-Rosemont, l’altro ospedale del CIUSSS. La missione di ‘ospedale comunitario’ si affievolisce sempre di più. Per esempio, il reparto di Geriatria attiva, che prima della riforma c’era, adesso non c’è più. 5. L’ospedale Santa Cabrini è in competizione con le diverse strutture del CIUSSS,che ha: due ospedali, un istituto psichiatrico, quindici CHSLD e otto CLSC. E come purtroppo succede quasi sempre, chi grida piu forte ottiene l’attenzione. 6. I medici, il personale infermieristico, professionale, tecnico e amministrativo, i volontari, tutti sono identificati al CIUSSS e non più sul luogo del lavoro. La concentrazione costante ed il senso di appartenenza, essenziali per un clima di lavoro sano, sembrano diventate nozioni del passato.

    Le particolarità storiche, linguistiche e culturali – continua la Giannetti – pian piano sono diventate folklore. Tutto viene diluito in una mega struttura sempre più burocratica, sempre più anonima, sempre più a distanza. Il personale subisce una perdita d’identità e di scopo. Nessun leader locale per rappresentarli presso la mega struttura. Un’alienazione che può portare a conseguenze negative, fra cui l’assenteismo e la difficoltà a reclutare nuovo personale. La stessa Fondazione Santa Cabrini, creata per sostenere finanziariamente l’ospedale ed il Centro Dante, è stata indebolita.  Nel 2020 l’ospedale Santa Cabrini ha compiuto sessant’anni, ma non è stata fatta nessuna riflessione sulla strada fatta per meglio pianificare il futuro. E non per colpa della pandemia. Gli ospedali comunitari non possono essere gestiti a distanza, non sono un elenco di servizi sanitari, dove la comunicazione è a senso unico. Sono luoghi complessi, dove la partecipazione della Comunità può fare la differenza.

    A chi dice che ormai è troppo tardi per cambiar qualsiasi cosa nella legge 10 – ha concluso la Giannetti – rispondo che qualsiasi legge, anche questa, è fatta per essere interpretata e modificata, quando necessario. A causa del COVID, il governo Legault ha deciso di recrutare 10 000 addetti agli utenti, che oggi mancano nella rete sanitaria. Ha anche deciso che ogni CHSLD avrà le sue équipes locali ed il suo direttore. Cosa deve succedere prima di applicare lo stesso rimedio anche agli ospedali comunitari? Un’altra pandemia? E visto che lo scopo è anche quello di ridurre la burocrazia, dov’è scritto che un CHSLD non possa essere gestito dal suo ‘Ospedale Comunitario’?”. 

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  • Il Québec respira: oggi ‘solo’ 50 morti

    Il Québec respira: oggi ‘solo’ 50 morti

    La Provincia provvederà a fornire un milione di mascherine al Comune di Montréal, che annuncia un piano senza precedenti per ciclisti e pedoni. Dal canto suo, Justin Trudeau prolunga fino alla fine di agosto la sovvenzione per il pagamento del 75% dei salari

    Montréal – Sospiro di sollievo in Québec: venerdì sono stati registrati “soltanto” 50 decessi, per un totale di 3.401 persone che hanno perso la vita dall’inizio dell’emergenza sanitaria. I casi, però, non accennano a diminuire: altri 696 (41.420 in tutto) nelle ultime 24 ore, con 1822 pazienti ricoverati in ospedale, di cui 191 in terapia intensiva. A comunicare il bilancio è stato lo stesso Primo Ministro, François Legault, in occasione della consueta conferenza stampa che, per la seconda volta consecutiva, si è tenuta a Montréal e non nella capitale nazionale. Il leader della CAQ ha poi rassicurato la Sindaca della metropoli, Valerie Plante: il governo provinciale provvederà a fornire un milione di mascherine al Comune. Ricordando l’importanza di indossare una mascherina quando si viaggia nei mezzi pubblici (bus e metro), Legault ha anche annunciato di aver stanziato 6 milioni di dollari a favore delle società di trasporto pubblico della Comunità metropolitana di Montréal (che raggruppa 82 centri urbani). Il Primo Ministro ha inoltre indicato che tutti i dipendenti dei CHSLD pubblici e privati (le strutture sanitarie di lungodegenza) ​​saranno adesso sistematicamente testati (tamponi a tappeto) per il COVID-19, anche se asintomatici. Infine, Legault è tornato sull’incontro che ha avuto giovedì con i 16 presidenti e direttori generali del CIUSSS e dei centri ospedalieri della Grande Montréal, osservando che sono stati identificate diverse problematiche, ma che la sfida più grande resta quella di attrarre più personale. Il Primo Ministro, infine, ha ribadito che le Scuole Primarie in tutta la Grande regione di Montréal resteranno chiuse fino a settembre. Gli asili, dal canto loro, potranno accogliere i bambini a partire dal 1º giugno, mentre dal 25 maggio, salvo ulteriori proroghe,  dovrebbero riaprire i negozi, gli studi professionali e gli esercizi commerciali con accesso diretto e indipendente dall’esterno.

    Montréal annuncia un piano senza precedenti per ciclisti e pedoni. Tutti i principali festival estivi sono stati cancellati nella metropoli, epicentro dell’epidemia in Canada. “Probabilmente la maggior parte di noi trascorrerà le vacanze in città”, ha dichiarato la Sindaca Valérie Plante. Per incentivare  gli abitanti di Montreal ad “uscire, a muoversi, ma in modo sicuro”, la Prima Cittadina ha annunciato la creazione di oltre 320 km di nuove piste pedonali e ciclabili che collegano parchi e spazi verdi. Il circuito totale, nelle prossime settimane, coprirà più di 1.200 km. “Si tratta di uno dei progetti più importanti al mondo”, ha detto la Plante, che ha dichiarato di essere preoccupata per la “salute mentale e fisica” dei montrealesi, visto che la città è ‘in pausa’ da due mesi.

    Ottawa estende il sussidio per i salari fino alla fine di agosto. Il programma federale di sovvenzione per il pagamento del 75% dei salari sarà esteso per altri tre mesi, fino alla fine di agosto: ad annunciarlo, venerdì mattina, è stato Justin Trudeau, in occasione della conferenza stampa quotidiana dalla sua residenza. Il Primo Ministro del Canada ha annunciato, allo stesso tempo, che il governo sta studiando la possibilità di apportare delle modifiche al programma, progettato per incentivare il datore di lavoro a non licenziare i propri dipendenti. “Rivaluteremo la soglia di mancati introiti pari al 30% – ha detto -: quando le aziende sono pronte a riprendere le attività e persino a crescere, questa soglia non dovrebbe costituire un ostacolo alla crescita ed all’espansione. Ad oggi, ricordiamolo, possono usufruirne della misura tutte le imprese e tutti gli esercizi commerciali che hanno perso almeno il 30% delle entrate a causa del Covid-19.

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  • Troppi contagi e morti: Legault ferma le scuole a Montréal

    Troppi contagi e morti: Legault ferma le scuole a Montréal

    Grande Montréal sempre più zona rossa del Canada

    Montréal sempre più epicentro del covid-19 in Canada. Giovedì 14 maggio, in Québec, sono stati registrati altri 131 decessi e 793 nuovi contagi, per un totale di casi che schizza a 40.724. Contro i 21.494 dell’Ontario (con 1.798 decessi), i 2.376 della Colombia Britannica (132) ed i 6.407 dell’Alberta (120). Quasi la metà dei casi positivi in Québec, ovvero 20.633, sono stati registrati nella Grande Montréal, dove a perdere la vita sono stati più di 2.154 cittadini sui 3.351 totali di tutta la Provincia. Con le  residenze per anziani ed i CHSLD sempre più focolai di contaminazione difficili da controllare ed arginare. Nonostante l’arrivo dell’esercito. Il governo punta a controllare la curva dei contagi portando il numero dei tamponi giornalieri a 14.000. La tendenza resta allarmante e preoccupante, tanto che il Primo Ministro François Legault ha annunciato la chiusura fino a settembre delle Scuole Primarie in tutta la Grande regione di Montréal. Gli asili, dal canto loro, potranno accogliere i bambini a partire dal 1º giugno. Confermata per il 25 maggio, invece, almeno per il momento, la riapertura dei negozi e degli esercizi commerciali con accesso diretto e indipendente dall’esterno. Per accelerare la ripresa economica, infine, Legault ha vivamente raccomandato ai montrealesi (senza però obbligarli) di indossare le mascherine (di cui provvederà ad incrementare la distribuzione con un finanziamento ad hoc) quando frequentano luoghi pubblici (come bus e metro) dove non è possibile rispettare la regola dei due metri di distanziamento sociale.


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  • Giù le mani dalla croce

    Giù le mani dalla croce

    IL PUNTO di Vittorio Giordano

    La Storia non si cambia, non si sceglie e non si rinnega: si studia, semmai, per interpretare il presente e anticipare, nei limiti del possibile, il futuro. Con spirito critico, certo, ma sempre con ossequioso rispetto. Perché la storia resta “magistra vitae”. In Québec, invece, terra in declino spirituale dopo la Rivoluzione Tranquilla degli anni ‘70, da qualche settimana assistiamo ad una nuova spinta laicista di cui nessuno sentiva la necessità (il tema ‘agita’ i politici, non le piazze) e che mira a trasformare la Belle Province da storica roccaforte cattolica ad avanguardia del laicismo più relativista e fondamentalista. Se ne parla da una decina d’anni, è vero, ma nessuno si era ancora stracciato le vesti per accelerare un’ulteriore svolta post-secolare. Nemmeno gli immigrati più fanatici che professano altre religioni. Ad avere fretta, chissà perché, sono solo i nostri politici, il Comune e il governo provinciale. E così, sull’onda del sentimento anti-cristiano che investe i nostri tempi, complici le odiose denunce di pedofilia che si moltiplicano anche nella Belle Province (un crimine orribile che noi condanniamo ‘senza se e senza ma’), a fare da apripista è stata la Sindaca di Montréal, Valérie Plante, che ha annunciato l’intenzione di staccare la Croce dal muro della Sala consiliare. A ruota, le si è accodato il Primo Ministro del Québec, François Legault, che, rassicurato dal voto unanime dell’Assemblea Nazionale e in scia al progetto di legge sulla laicità dello Stato, ha fatto sapere che anche il Crocifisso che pende sulla parete del Salone Blu sarà rimosso. “Incompatibile con una società laica e moderna”, la giustificazione di entrambi. Croci cristiane al bando dagli edifici pubblici, dunque: per essere più “politically correct” e ‘accontentare’ i nuovi arrivati, si sacrifica la propria religione, la propria storia, la propria identità e il proprio patrimonio culturale sull’altare di una laicità dominata da un multiculturalismo oscurantista e repressivo. Fino al punto di calpestare e rinnegare la propria secolare Identità Cristiana. Da 400 anni, infatti, la Belle Province si fonda su due pilastri-cardine sintetizzati dalla ‘vituperata’ Croce Cristiana: la cultura francese e la religione cattolica, che formano l’armatura di base che ha permesso di integrare le altre componenti della sua attuale identità pluralista. La Croce non è merce di scambio e non può essere ridotta a folklore popolare o a fenomeno di costume. La Croce non è una bomboniera, un soprammobile o un cimelio da appendere al muro, così come non è solo la raffigurazione plastica del mistero della Resurrezione: la Croce è un simbolo storico intriso dei valori caratterizzanti la civiltà occidentale che per secoli hanno forgiato l’identità spirituale e culturale del popolo quebecchese. In Québec, tutte le religioni sono benvenute e uguali davanti alla legge, ma non tutte hanno lo stesso peso davanti alla Memoria. Ripudiare le nostre origini cristiane significa fare ‘tabula rasa’ dei nostri princìpi e delle nostre convinzioni più radicate. Princìpi e convinzioni che proprio quella Croce appesa al muro, anche negli uffici pubblici, ci aiuta a ricordare e a rispettare. Stelle polari imprescindibili in una società sempre più globalizzata, che vive in un eterno presente.

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  • Scuola materna anche per i bambini di 4 anni

    Scuola materna anche per i bambini di 4 anni

    Québec – Procede spedita l’azione di governo di François  Legault che, dopo aver depositato il disegno di legge n.9 che riforma il sistema di immigrazione, il 14 febbraio ha ‘raddoppiato’ con una seconda proposta di legge: quella che mira ad offrire alle famiglie la possibilità di iscrivere i propri figli alla scuola materna già a 4 anni. Un’altra promessa-faro della campagna elettorale cachista, depositata all’Assemblea Nazionale giovedì scorso dal Ministro dell’Istruzione, Jean-François Roberge. La riforma mira a  modificare la Legge sull’istruzione Pubblica, in modo che entro il 2023 tutte le scuole, pubbliche o private, possano offrire la nuova classe “indipendentemente dal settore economico” in cui vivono i bambini. Attualmente, solo le scuole che si trovano nelle aree svantaggiate (con l’indice di “sofferenza” compreso tra 8 e 10, su una scala di 10), prevedono l’offerta di queste classi. Rispetto, però, ai proclami in campagna elettorale, sono schizzati i costi: da 250 milioni a quasi 700 milioni all’anno. Senza contare le spese per la costruzione delle aule. I genitori non saranno obbligati a mandare i loro figli alla scuola materna già a 4 anni: potranno optare per gli asili, oppure decidere di lasciare i propri figli a casa o dai nonni. Molto critica l’opposizione: il Parti Québécois (PQ) ha bollato il progetto come “né voluto, né auspicabile, né fattibile”, con il governo che si sarebbe dovuto limitare a sviluppare gli asili (Centri della Piccola Infanzia, CPE). La portavoce del Partito Liberale (PLQ) in materia di educazione, Marwah Rizqy, ha accusato il governo di Legault di “cecità ideologica” volendo andare avanti a tutti i costi con il progetto, quando avrebbe dovuto e potuto concentrarsi sullo sviluppo delle scuole materne per i bambini di 4 anni nelle aree svantaggiate. Per la portavoce di Quebec Solidaire (QS) in materia di istruzione, Christine Labrie, il governo sta soltanto cercando di “realizzare una promessa elettorale”, piuttosto che promuovere il successo educativo dei bambini. Perplesse anche le Commissioni scolastiche: soprattutto quelle di Montréal lamentano non poche difficoltà a trovare ulteriori aule per accogliere le nuove classi. E, secondo un sondaggio reso pubblico il 13 febbraio scorso, nemmeno i genitori vedono di buon occhio l’iniziativa: un sondaggio realizzato dall’istituto Léger per l’Association québécoise des centres de la petite enfance (AQCPE) dimostra che gli asili (CPE) restano la prima scelta per una percentuale significativa di genitori. A parità di costo e possibilità di accesso, infatti, il 49% dei genitori dichiara di preferire l’asilo per il figlio di 4 anni, mentre solo il 19% si dichiara favorevole alla scuola materna. “Il governo deve prendere atto di questi risultati”, ha tagliato corto Geneviève Bélisle, direttrice esecutiva dell’AQCPE. (V.G.)

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