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  • Il CITTADINO è sempre più social

    Il CITTADINO è sempre più social

    Lanciati on line gli appuntamenti quotidiani BUONGIORNO, BELLEZZITALIA e IL GRAFFIO e quelli settimanali IL LIBRO PER VOI, IL WEEKEND SPORTIVO, LA COPERTINA STORICA E LA RICETTA DELLA DOMENICA

    Il CITTADINO CANADESE racconta la Comunità italiana di Montréal dal 1941. Ha attraversato guerre e crisi economiche, testimoniato svolte epocali e accompagnato almeno 5 generazioni di Italo-Canadesi. Ogni volta, interpretando i tempi con spirito critico e incondizionata fiducia nel progresso. Senza mai tirarsi indietro. Con un approccio bicefalo, abbiamo mantenuto intatto il nostro senso di appartenenza verso l’Italia, favorendo, allo stesso tempo, l’integrazione nella società canadese. Abbiamo raccontato i fatti del Québec e del Canada, senza però mai trascurare le vicende del Belpaese.

    Siamo diventati canadesi, rimanendo italiani. Canadesi di passaporto (purtroppo in tanti hanno perso la cittadinanza italiana), ma italiani nell’anima e nel cuore. Con la rivoluzione digitale del nuovo millennio, accelerata dalla pandemia, dalla crisi economica degli ultimi mesi e ora pure dalla guerra in Ucraina, IL CITTADINO CANADESE sta affrontando una nuova sfida: raccontare l’Italia, la Comunità, il Québec, il Canada, il mondo, aprendosi alle nuove tecnologie di comunicazione, i social media.

    Oltre alla carta stampata, che resta il principale strumento di diffusione, il CITTADINO si lancia nel mondo digitale. Per intercettare il pubblico dei più giovani, i lettori di domani. Per alimentare un dialogo quotidiano con i nostri lettori. Ed è nel solco di questo processo di digitalizzazione che il CITTADINO CANADESE è sempre più protagonista su FACEBOOK, TWITTER, INSTAGRAM E LINKEDIN.

    Ogni giorno, su tutte le piattaforme, il CITTADINO è presente con tre appuntamenti: IL BUONGIORNO, un saluto ai lettori con una notizia leggera che, con un tono spesso ironico e goliardico, induce però ad una profonda riflessione; BELLEZZITALIA, che mira a rilanciare le bellezze, le ricchezze culturali, artigianali e paesaggistiche della penisola. Per viaggiare con la mente e cominciare a programmare il prossimo viaggio; il GRAFFIO DEL DIRETTORE, un breve commento, spesso sferzante e pungente, sulla notizia principale del giorno.

    Da questa settimana, IL CITTADINO si fa in 4, con altrettanti appuntamenti on line: di giovedì IL LIBRO PER VOI, con il suggerimento di nuove letture che potrebbero stuzzicarvi ed intrigarvi; di venerdì IL WEEKEND SPORTIVO, con i principali eventi sportivi del sabato e della domenica, dal calcio all’hockey, dalla Formula Uno al basket o al tennis; di sabato LA COPERTINA STORICA, per tuffarsi nel passato e rivivere gli eventi accaduti negli stessi giorni di qualche decennio fa; e di domenica LA RICETTA DELLA DOMENICA, con il consiglio di un piatto tipico per condividere in famiglia i sapori inconfondibili delle nostre radici tricolori.

    Un ringraziamento a tutte le aziende e a tutti i collaboratori che ci sostengono sulla carta stampata e sui social.

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  • Il Cittadino Canadese is increasingly on social media

    Il Cittadino Canadese is increasingly on social media

    Now online, daily posts of BUONGIORNO, BELLEZZITALIA and IL GRAFFIO and weekly posts of IL LIBRO PER VOI, IL WEEKEND SPORTIVO, LA COPERTINA STORICA and LA RICETTA DELLA DOMENICA.

    Il CITTADINO CANADESE has been telling the story of the Italian Community in Montreal since 1941. It has been through wars and economic crises, witnessed epochal turning points and accompanied at least 5 generations of Italian-Canadians. Each time, interpreting the times with a critical spirit and unconditional faith in progress. Without ever backing down. With a two-pronged approach, we have kept our sense of belonging to Italy intact, while at the same time promoting integration into Canadian society. We have covered the events of Quebec and Canada, without ever neglecting the events of Italy.

    We became Canadians while remaining Italian. Canadians by passport (unfortunately, many have lost their Italian citizenship), but Italians in our hearts and souls. With the digital revolution of the new millennium, accelerated by the pandemic, the economic crisis of recent months and now the war in Ukraine, il CITTADINO CANADESE is facing a new challenge: to tell the story of Italy, the community, Quebec, Canada, the world, by using new communication technologies, social media.

    In addition to being a printed paper, which remains the main means of dissemination, il CITTADINO CANADESE is launching itself into the digital world. To intercept the younger public, the readers of tomorrow. To feed a daily dialogue with our readers. And it is in the wake of this digitalization process that the CITTADINO CANADESE is increasingly a protagonist on FACEBOOK, TWITTER, INSTAGRAM and LINKEDIN.

    Every day, on all platforms, il CITTADINO CANADESE is present with three posts: IL BUONGIORNO, a greeting to readers with a light news that, with a tone often ironic and playful, however, induces a deep reflection; BELLEZZITALIA, which aims to revive the beauty, the cultural wealth, craftsmanship and landscape of the peninsula. To travel with the mind and begin to plan the next trip; the DIRECTOR’S GRAFFIO, a brief comment, often sharp and witty, on the main news of the day.

    As of this week, IL CITTADINO has 4 online features: On Thursday, IL LIBRO PER VOI (A BOOK FOR YOU), with suggestions of new readings that may intrigue you. On Friday, IL WEEKEND SPORTIVO (WEEKEND OF SPORT), with the main sporting events of Saturday and Sunday, from soccer to field hockey, from Formula One to basketball or tennis; on Saturday LA COPERTINA STORICA (THE HISTORICAL COVER), to dive into the past and relive the events that took place in the same days of a few decades ago; and on Sunday LA RICETTA DELLA DOMENICA (THE SUNDAY RECIPE), with the recommendation of a typical dish to share with your family the unmistakable flavours of our tricolour roots.

    A thank you to all the companies and collaborators who support us in print and on social media.

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  • Twitter non è al di sopra della Libertà

    Twitter non è al di sopra della Libertà

    IL PUNTO di Vittorio Giordano

    La censura è inconciliabile con la Democrazia. C’è il sospetto di un calcolo politico: Trump messo al bando solo alla fine del suo mandato. Eppure, per 4 lunghi anni, il suo linguaggio incendiario è stato ‘tollerato’. Con ricadute convenienti e remunerative per il Big Tech…

    Un’oligarchia digitale, un pugno di miliardari che controlla le più importanti piattaforme di comunicazione sul web, regolarmente quotate in borsa, dall’alto della loro “autorità morale”, si autoproclamano custodi della Verità e della Libertà e decidono unilateralmente di spegnere l’account del Presidente degli Stati Uniti d’America. Imprenditori come Jack Dorsey e Mark Zuckerberg assurgono ad arbitri supremi di cosa sia lecito dire, oppure no, nel dibattito pubblico. Senza possibilità di appello. Come nelle peggiori dittature. Con un clic, i Soloni di Twitter, Facebook, Instagram e Snapchat – ‘benefattori’ che la pandemia ha arricchito ancora di più – si arrogano il diritto di silenziare, censurare e imbavagliare il leader del paese-faro della Democrazia nel mondo. Danneggiando, di riflesso, i suoi 89 milioni di followers, solo su Twitter. E penalizzando gli oltre 74 milioni cittadini americani che lo hanno liberamente rivotato alle ultime elezioni. Da piattaforme di comunicazione senza intermediazioni a strumenti di controllo discrezionali: personaggi controversi come il presidente turco Erdogan e l’ayatollah iraniano Khamenei, infatti, continuano a cinguettare allegramente. Un vero e proprio attacco al principio irriducibile della libertà di manifestazione del pensiero. Un gesto condannato ‘senza se e senza ma’ anche dalla Cancelliera tedesca, Angela Merkel: “È possibile interferire con la libertà di espressione, ma secondo i limiti definiti dal legislatore, e non per decisione di un management aziendale”. Non stiamo parlando della Cina, dell’Iran o della Corea del Nord, dove gli oppositori politici vengono regolarmente perseguiti e perseguitati (per usare un doppio eufemismo), ma del Paese per antonomasia paladino della Libertà, tanto da volerla ostinatamente esportare; Paese fondato su una Costituzione il cui Primo Emendamento – il Primo, non il Secondo – tutela “la libertà di parola e di stampa”. Sia chiaro: una volta accertati i fatti, chi ha fatto irruzione in Parlamento causando la morte di 5 persone merita di essere processato e condannato. Ma dire che Trump abbia instigato all’insurrezione di Capitol Hill (come sostiene Twitter, per giustificare la chiusura dell’account) è una forzatura inaccettabile: il Presidente uscente ha chiesto alla sua gente, accolta poco prima nel giardino della Casa Bianca, di far sentire il proprio disappunto ai Parlamentari riuniti in seduta congiunta a Capitol Hill per certificare la vittoria di Biden alle ultime elezioni. Come succede in tutte le democrazie, con le manifestazioni fuori dai Palazzi del potere. Trump non ha mai chiesto ai suoi di mettere a ferro e fuoco il Campidoglio. Se qualche fanatico ha interpretato male il suo messaggio, è giusto che marcisca in galera. E non regge nemmeno la tesi della recidiva per il linguaggio violento e pericoloso che, oltre a costituire una minaccia per l’ordine pubblico, avrebbe violato il regolamento di aziende private che,  in quanto tali, hanno tutto il diritto di prendere provvedimenti, anche drastici, in piena autonomia. Ma davvero? Se ne sono accorti solo adesso? Dov’è stata l’‘Inquisizione digitale’ negli ultimi 4 anni? Donald Trump usa lo stesso linguaggio triviale, sboccato e incendiario dal primo giorno in cui ha messo piede nella Casa Bianca (20 gennaio 2017). Sono passati in cavalleria migliaia di cinguettii offensivi e talvolta volgari. Come mai i Giganti del web lo hanno silurato solo l’8 gennaio 2021? Francamente, il provvedimento appare tardivo e, quindi, sospetto. Sembra quasi che, per 4 lunghi anni, Twitter e company abbiano chiuso, non uno, ma due occhi sulle regole del gioco, per approfittare – in termini di visibilità e pubblicità – del privilegio di avere il presidente del Paese più potente al mondo usare in maniera rivoluzionaria le piattaforme digitali per alimentare il dibattito pubblico, anche nei rapporti internazionali. Un vantaggio formidabile, oltre che conveniente e redditizio, rispetto ai media tradizionali. Manna dal cielo. È innegabile che Twitter debba gran parte della sua fortuna proprio a questo “cliente” ingombrante, ma autorevole e influente. Salvo poi disfarsene a pochi giorni dalla fine del suo mandato, quando, guarda caso, i suoi tweet non hanno più lo stesso peso planetario. Il sospetto di un calcolo politico, figlio di una scelta ideologica, da parte di chi da sempre sostiene apertamente il Partito Democratico è più che legittima. E poi il paradosso dei paradossi: a togliere il megafono al presidente USA sono gli stessi giganti del digitale che per anni hanno difeso, non solo la totale libertà, ma anche l’assoluta irresponsabilità delle reti sociali per i contenuti diffusi. Fino all’8 gennaio; quando, all’improvviso, i magnati della Silicon Valley si sono riscoperti ‘salvatori della patria’, accollandosi anche la responsabilità sociale di vigilare sui contenuti. Uno spettacolare salto all’indietro con avvitamento carpiato. Vale tutto e il contrario di tutto. Ma chi controlla il controllore? Urge una regolamentazione dal punto di vista etico e giuridico: visto che il Big Tech dispone della nostra “vita e morte digitale”, non è più tollerabile che resti al di sopra della Legge, spesso sfruttando posizioni dominanti e anti-concorrenziali. Serve un’Autorità pubblica di garanzia, a cui appellarsi in caso di blocco, con possibilità di risarcimento e reintegro immediato. Dura Lex, sed Lex. È la Democrazia, bellezza! Perché la Libertà viene prima di tutto. Sempre. Elementare, Watson! 

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  • Domenic Fazioli racconta l’est di Montréal col sorriso

    Domenic Fazioli racconta l’est di Montréal col sorriso

    Montréal – Le sue notizie, quasi sempre utili e positive (al diavolo la massima americana Bad News is good news), raccontano una parte della città da sempre trascurata dai media tradizionali. A meno che non si tratti di cronaca nera, con i fatti legati alla criminalità organizzata o al degrado urbano che fanno sempre e comunque notizia. Il videoreporter Domenic Fazioli – nato a Montréal da genitori italiani, immigrati da Campobasso negli anni 60’ – ha fatto una scelta diversa, ha scelto un approccio costruttivo, pratico, di servizio, utile alla gente, accendendo i riflettori sul quartiere della città che lo ha visto crescere. Previsioni del tempo, traffico, cantieri e incidenti stradali, Loto-Quebec, promozioni al supermercato, decorazioni per le feste, corsi di italiano, eventi di quartiere, misure del governo, anniversari, operazioni di polizia, apertura di nuovi locali, occasioni di lavoro, storie di successo, progetti urbani, politica locale e sport: sono solo alcuni dei temi trattati da Dominic Fazioli nel suo videoblog (https://www.domenicfazioli.com), collegato anche ad una pagina Facebook, Instagram e Twitter. “Sono cresciuto a Saint-Léonard, in un ambiente italiano”, ci ha raccontato Dominic per telefono. “Nel 1991 mi sono trasferito a Toronto, avevo 19 anni, e per 3 anni ho studiato alla Ryerson University, ottenendo un Bachelor in Applied Arts (con specializzazione in Radio and Television Arts). Per 2 anni ho lavorato prima presso il canale TSN e poi da Omni television, una stazione multiculturale, dove ho fatto il vero debutto come reporter. Ma mi mancava troppo la mia famiglia e così ho deciso di tornare a casa. A Montrèal ho subito trovato lavoro da Global News, dove sono rimasto per più di 13 anni. Nel 2015 sono passato a City-Tv, per il programma ‘Breakfast Television’, che nel 2019 però ha chiuso. Dopo una parentesi al Journal Metro, è da un anno e mezzo che faccio il freelance, curando il videoblog “East End Montréal”. Una scelta fatta con il cuore, ma anche con la testa: “Le testate giornalistiche inglesi di Montréal coprono soprattutto l’ovest della città, lì dove si trova il loro pubblico, mentre io sono convinto che ci sia un’ampia fetta di pubblico inglese anche a Saint-Léonard, Anjou ed RDP. E così mi sono messo all’opera per sopperire a questa lacuna, rivolgendomi ad un mercato messo colpevolmente da parte. La prima videonotizia che ho fatto risale all’agosto 2019, poco più di un anno fa: era un piccolo reportage sui cannoli della pasticceria Alati. Una storia semplice, che però ha registrato migliaia di visualizzazioni. In un anno, su Facebook, ho raggiunto quasi 17 mila followers. Cerco di concentrarmi su fatti che riguardano la gente, notizie belle, utili, pur raccontando incidenti e sparatorie. Ma la gente ha voglia di storie a lieto fine e di personaggi positivi. In pochi lo fanno. Le persone mi incoraggiano a continuare, perché amano quello che faccio. Ed io lo faccio in maniera semplice, usando un tripode, un iphone 8, un piccolo microfono ed un laptop. E da poco anche una telecamerina Nikon, per realizzare video di qualità anche di notte. Il mio motto è “short and sweet”: i videoclip durano mediamente 90 secondi, con un minimo di montaggio ed un linguaggio snello, immediato e diretto. Le nuove tecnologie, ormai, sono il futuro. I miei figli, ormai, non guardano più la tv. Ad essere sincero, sono sorpreso dal successo che ho ottenuto in pochi mesi: pensavo che sarebbe stato un piccolo esperimento, ma è diventato  qualcosa di molto originale, interessante e popolare. Tanto che, se adesso smettessi, avrei quasi la sensazione di deludere e abbandonare il mio pubblico. E così ho deciso di andare avanti. Anche se, praticamente, lo faccio a mie spese, senza una retribuzione fissa: a motivarmi – ha concluso – sono la passione per questo mestiere e l’amore per Comunità dell’est, che voglio raccontare in chiave costruttiva, bella e positiva”. (V.G.)

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  • Rossana Bruzzone: ecco perché a Montréal siamo felici

    Rossana Bruzzone: ecco perché a Montréal siamo felici

    di Vittorio Giordano

    A Montréal per caso, poi il colpo di fulmine. Una vacanza che si trasforma in scelta di vita. E in una nuova avventura professionale. Con una profonda convinzione: Montréal è la città più felice al mondo. Rossana Bruzzone, originaria di Genova, ci spiega perché attraverso i videoclip che ha iniziato a pubblicare sulla pagina Facebook “Mtllaplusheureuse”.

    Raccontaci la tua storia a Montréal… “Sono arrivata seguendo un’intuizione. In Italia insegnavo lettere alla scuola media, ero felice ma sentivo il bisogno di un cambiamento. Durante una pausa a Firenze, ho partecipato ad un laboratorio di pittura attraverso le emozioni. Il pittore e la sua compagna, che sono di Montréal, mi hanno invitata a venire a trovarli durante l’estate. E in quel momento ho sentito forte dentro di me, come un colpo di fulmine: ‘È questo il cambiamento. Vado a vivere a Montreal’. Era inspiegabile: per questo ci ho creduto. Così ho preso un’aspettativa dall’insegnamento e sono venuta qui. Ho chiesto un permesso di lavoro come lavoratrice autonoma, fondando la mia impresa Neige en couleur, che offre atelier di scrittura ottimistica nelle biblioteche, nei centri comunitari, nelle residenze per anziani. Durante gli atelier, le persone, ispirate dai testi che commentiamo insieme, condividono le molteplici piccole gioie del quotidiano: incontri, sorprese, ‘eventi fortunati’. Raccogliendo questi racconti autentici e sinceri, ho capito che questa città è veramente felice, ha davvero ‘una marcia in più’. È cosi’ che, nel novembre 2016, in occasione del secondo anniversario del movimento cittadino ‘Je fais Montréal’, è nato il progetto ‘Montréal, la ville la plus heureuse au monde’”.

    In cosa consiste esattamente? “Durante un anno di lavoro, con il fotografo Franck Billaud abbiamo intervistato 150 persone di ogni età, origine, condizione sociale che rispondevano alla domanda: ‘Perché sei felice a Montreal?’ Ogni clip è stata pubblicata sulla nostra pagina Facebook Mtllaplusheureuse. Grazie ad una campagna di finanziamento partecipativo, abbiamo potuto realizzare un documentario, che racconta tutto il nostro percorso e il senso che c’è dietro. Siamo stati aiutati da 400 persone, tra partecipanti ai video, ‘ambasciatori della felicità’, contributori alla campagna di finanziamento. L’evento-clou e`stato il ‘grido di gioia al Mont-Royal’. Il 27 agosto eravamo circa 200 persone a proclamare all’unisono: ‘Montréal est la ville la plus heureuse au monde!’ Ma non si tratta  semplicemente di un’auto-proclamazione. È soprattutto un invito alla gioia. Perché un popolo felice, è difficilmente manipolabile. Ed è portatore di pace. Un nostro importante scopo è diffondere la gioia sui social; stiamo quindi continuando ad alimentare la pagina Facebook Mtllaplusheureuse. Abbiamo da poco pubblicato ‘Moi, Montréal et la poule joyeuse’, uno speciale che racchiude interviste a personalità come il medico e scrittore Serge Marquis, autore del best-seller ‘Pensouillard le hamster’”. (V.G.)

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