Tag: elezioni federali

  • Governo liberale minoritario

    Governo liberale minoritario

    Justin Trudeau è stato riconfermato Primo Ministro: guiderà il Paese per un secondo mandato di fila, ma dovrà scendere a patti con le opposizioni, non potendo contare su una maggioranza relativa in Parlamento

    Liberali sorpresi dal Bloc Québécois di Blanchet, che si aggiudica 32 seggi, 22 in più rispetto a 4 anni fa. Conservatori traditi dall’Ontario, dove conquistano solo 3 seggi in più rispetto al 2015

    Montréal – Il Canada ha scelto: Justin Trudeau resta Primo Ministro, ma guiderà un governo di minoranza. Nelle ultime 6 elezioni, si è già verificato 3 volte: nel 2004 con Paul Martin (PLC), poi nel 2006 e nel 2008 con Stephen Harper (PC). Lunedì 21 ottobre il Partito Liberale si è aggiudicato le elezioni numero 43 della storia federale, ma dovrà scendere a patti con le opposizioni, non essendo riuscito ad accaparrarsi i 170 seggi  necessari per ottenere la maggioranza relativa alla Camera dei Comuni. Un sorriso a metà per Trudeau, che ha vinto, ma non ha stravinto: gli elettori gli hanno rinnovato la fiducia, ma con riserva. La sua azione di governo sarà, per forza maggiore, condizionata dai patti che dovrà stringere verosimilmente con il Partito Neodemocratico ed il Bloc Québécois. Se il partito orange di Jagmeet Singh ha deluso le attese conquistando solo 26 seggi, a sparigliare le carte è stato il partito nazionalista di Yves-François Blanchet, capace di condurre una campagna elettorale magistrale e portare a casa addirittura 32 seggi (+22 rispetto a 4 anni fa).  Oltre 27 milioni di elettori, di cui 6,5 nella provincia del Québec, hanno eletto i deputati in 338 circoscrizioni elettorali. Nella legislatura precedente, i seggi erano così distribuiti: 177 ai Liberali, 95 ai Conservatori, 39 ai Neodemocratici, 10 ai Blocchisti, 2 ai Verdi, 1 ai Popolari, 9 Indipendenti e 5 vacanti. I parlamentari, il cui mandato dura quattro anni, sono stati eletti con il sistema maggioritario secco: ad aggiudicarsi il seggio, infatti, sono stati i candidati che hanno ottenuto il maggior numero di voti in ciascun distretto elettorale. Un sistema che produce spesso una distorsione tra il voto popolare e la distribuzione dei seggi. Tanto che, rispetto ai dati ufficiali aggiornati all’una di notte, i Conservatori vantano il 34,5% del consenso popolare, contro il 33 % del Partito Liberale, il 7,9 % del Bloc Québécois, il 15,9% del Partito Neodemocratico ed il 6,3% del Partito Verde. Se il vero vincitore di questa tornata elettorale è il blocchista Yves-François Blanchet, mattatore incontrastato in Québec, l’unico grande sconfitto è Andrew Scheer, che si è difeso bene nelle Province Atlantiche, salvo poi arretrare in Québec, dove ha conquistato 9 seggi rispetto agli 11 di 4 anni fa, e fare pochi progressi in Ontario, dove si è aggiudicato 37 seggi, solo 4 in più rispetto al 2015. Vano il ‘cappotto’ nelle Province dell’Alberta (33 seggi a zero) e in Saskatchewan (14 a zero), tradizionalmente blu; così come anche la sostanziale tenuta in British Columbia (17 seggi, +7 rispetto al 2015, contro gli 11 Liberali e gli 11 Neodemocratici). Rieletti tutti i leader dei partiti: Andrew Scheer nella contea di Regina—Qu’Appelle, Justin Trudeau a Papineau, Yves-François Blanchet a Beloeil-Chambly ed Elizabeth May a Saanich-Gulf Islands. Non ce l’ha fatta, invece, Maxime Bernier nella circoscrizione di Beauce. Col 96,61% dei voti scrutinati, l’affluenza registrata è stata del 62,7% (contro il 68,3% nel 2015 ed il 61,1% nel 2011).  (V.G.)

    In Québec è tornato il Bloc

    Montréal – Cavalcando l’onda lunga della vittoria di François Legault al governo provinciale, Yves-François Blanchet ha sorpreso tutti, analisti e avversari, facendo risorgere il Bloc Québécois: dopo una campagna elettorale misurata ed efficace, senza mai agitare lo spettro della secessione, il partito nazionalista delle Belle Province ha saputo convincere pure gli indecisi, portando il numero di deputati da 10 a 32. Un’Araba Fenice risorta dalla sue ceneri, dopo che nel 2011 i deputati del Bloc erano stati letteralmente decimati (solo 4). Una vittoria enorme, che fa del Bloc Québécois il vero ago della bilancia del nuovo governo liberale minoritario. Una vittoria che ha penalizzato i Liberali ed i Conservatori, fermi rispettivamente a 35 e 10 deputati eletti. Grande delusione per i Neodemocratici, che hanno portato a casa 1 misero seggio in tutta la Provincia. Montréal si conferma una città liberale con 24 deputati eletti, ma anche qui è arrivata l’onda nazionalista, con ben 14 seggi a favore del Bloc.

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  • Hassan Guillet agli Italo-Canadesi: “Abbiamo la stessa storia e gli stessi valori”

    Hassan Guillet agli Italo-Canadesi: “Abbiamo la stessa storia e gli stessi valori”

    Montréal – Nato in Libano e giunto in Canada nel 1974, poliglotta (parla fluentemente 6 lingue, ma ne conosce 8), ingegnere e avvocato in pensione, agricoltore nel tempo libero, residente a Saint-Rémi, Hassan Guillet si presenta come indipendente nella contea di St-Léonard/St-Michel. Una decisione maturata dopo che il Partito Liberale ne ha revocato la candidatura, alla luce di alcune frasi di stampo “antisemita e anti-israeliano”, risalenti a qualche anno fa, denunciate dal “B’nai Brith”, un influente organismo internazionale che difende i diritti degli ebrei. Laurea e master in Ingegneria Aerospaziale a Concordia, laurea in Giurisprudenza all’Université de Montréal, membro dell’Ordine degli Ingegneri del Québec, Hassan Guillet è stato anche insignito della Medaglia del giubileo di diamante della regina Elisabetta II, nel 2012.

    Qual è la sua storia di emigrazione?

    “Sono arrivato in Canada come la maggioranza degli italiani di prima generazione, con pochi soldi in tasca: all’inizio non potevo permettermi nemmeno gli scarponi, o il biglietto dell’autobus. Ma non ho mai smesso di studiare e lavorare, per inviare i soldi ai miei genitori durante la guerra civile in Libano. Poi ho richiamato in Canada tutta la mia famiglia. Come hanno fatto gli italiani. Condividiamo la stessa storia”.

    Lei ha vinto le Primarie liberali della contea. Poi cosa è successo?

    “Ho vinto con una larga maggioranza e sono stato il candidato ufficiale del partito per tre mesi. All’ultimo momento, il Partito ha tirato in ballo alcune frasi di qualche anno fa che già conosceva, o che avrebbe dovuto conoscere. Lo stesso ex deputato Nicola Di Iorio ha ammesso che ne aveva parlato più volte alla direzione del partito. Se si trattava di affermazioni gravi, perché il partito non è intervenuto prima? Evidentemente voleva imporre qualcuno senza passare per nuove primarie. I fatti parlano chiaro. I cittadini di St-Léonard/St-Michel hanno scelto il loro candidato ed è per questo che mi presento come indipendente”.

    Quanti sono i cittadini di origine araba a St-Léonard/St-Michel?

    “Nutro grande rispetto per una Comunità forte come quella italiana, che ha costruito St-Léonard. Ho viaggiato molto e, ogni volta che mi trovo in un un parco, mi sento come in Italia. Secondo Statistique Canada, su oltre 110 mila cittadini residenti, e circa 76 mila elettori, ci sono più o meno 18 mila cittadini di madrelingua italiana e circa 19 mila di madrelingua araba. Poi 10 mila di lingua creola, 7/9 mila di lingua spagnola, 7 mila anglofoni e 35 mila francofoni”.

    La Comunità italo-canadese ha diversi candidati in lizza. Lei è l’unico candidato della Comunità araba. Saprà approfittarne?

    “Non voglio approfittare delle divisioni. Al contrario, penso di poter conquistare la fiducia della Comunità italiana perché: a) mi sento molto vicino ai suoi valori; 2) alle primarie sono stato l’unico a parlare in italiano per buona parte dell’intervento di presentazione; 3) alle 2 del mattino, subito dopo la vittoria, ero stanchissimo, eppure le prime parole di ringraziamento sono state in italiano. Perché ho detto ai miei collaboratori: ‘Magari non guadagneremo il loro voto, ma conquisteremo la loro fiducia’. Ed è quello che è successo. La gente vede che sono un uomo semplice, che la pensa come loro, ed è stufa di essere presa per acquisita: St-Léonard/St-Michel non appartiene ad un partito, ma alla popolazione di St-Léonard/St-Michel”.

    A chi la critica che non è di Saint-Léonard cosa risponde?

    “Tutta la mia famiglia già abita in questa contea e, appena sarò eletto, anche io farò il trasloco. E poi, nemmeno il deputato uscente abitava a St-Léonard/St-Michel. In Canada, i deputati che vivono nella propria contea sono molto meno numerosi di quelli che abitano fuori”.

    Perché gli Italo-Canadesi dovrebbero votarla?

    “Gli italiani, arabi o haitiani sceglieranno qualcuno che li sappia rappresentare, qualcuno che gli assomigli e che li sappia riunire. La mia cultura, la mia esperienza è molto simile a quella degli italo-canadesi: da immigrati, abbiamo vissuto le stesse difficoltà. Votiamo per qualcuno che possa aiutare davvero la nostra Comunità”.

    Chi vincerà le elezioni?

    “Può succedere di tutto, saranno gli elettori a decidere. Una cosa è certa: un candidato indipendente può fare molto di più di un deputato che appartiene ad un partito, perché non deve dare conto al Primo Ministro o al leader del suo partito, ma solo ai cittadini. In un contesto di un governo minoritario, il voto di un candidato indipendente varrà molto di più anche di quello di un Ministro, perchè quest’ultimo sarà obbligato a votare sempre a favore del governo”.

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  • Guillet: “Liberali incompetenti o in malafede”

    Guillet: “Liberali incompetenti o in malafede”

    La dura presa di posizione dell’ex Imam che sfida il partito che venerdì scorso lo ha escluso dalla corsa per la contea di St-Léonard/St-Michel

    Montréal – Dopo l’esclusione a sorpresa per le frasi antisemite e antisraeliane denunciate da “B’nai Brith”, un influente organismo internazionale che difende i diritti degli ebrei, Hassan Guillet non fa nessuna marcia indietro. Anzi, passa al contrattacco, accusando apertamente il Partito Liberale del Canada di “incompetenza o, peggio, malafede”. “Sapevano già dei miei post su Facebook, come mai se ne sono accorti solo ora?”: questa l’accusa dell’ex Imam, che mercoledì ha spiegato le sue ragioni convocando un’affollata conferenza stampa nel suo ufficio elettorale su Jean-Talon Est. “Sono due anni che il partito può avere accesso ai miei account sui social: un partito con la forza e la reputazione del Partito Liberale del Canada non può dirmi che non ne era a conoscenza, non può dirmi che non ha fatto le dovute verifiche prima di sollecitare la mia candidatura”. Guillet ha raccontato tutte le tappe della vicenda, con tanto di data e ora, spiegando come, insieme allo stesso partito (che lo ha contattato per la prima volta nel novembre 2017), avesse messo a punto un piano di azione per contrastare le accuse di antisemitismo. Fino al 30 agosto scorso, quando i vertici del PLC gli hanno dato l’aut-aut: “O ti dimetti per motivi personali oppure saremo noi a revocare la tua candidatura”. Un diktat che Guillet ha respinto al mittente, contestando al partito i modi ed i tempi di una “scelta unilaterale”, scelta che mette a repentaglio il “dialogo tra la Comunità israeliana e quella musulamana”, oltre che l’ “armonia sociale” nel suo complesso. E poi ha aggiunto: “C’è stata una pressione sul PLC revocasse la mia candidatura? Di formazione sono ingegnere e avvocato, non faccio speculazioni, preferisco basarmi sui fatti: è vero che alcune persone della Comunità italiana erano a disagio con la mia candidatura, ma dovreste fare questa domanda a chi ha preso questa decisione in seno al Partito Liberale del Canada”. Per l’immediato futuro, Hassan Guillet non ha ancora sciolto le riserve: la richiesta al PLC di tornare sui suoi passi è destinata a cadere nel vuoto. Con la campagna elettorale ormai alle porte, lo scenario più realistico, a questo punto, è che l’ex Imam continui candidandosi come indipendente: “Certamente non abbandonerò le migliaia di persone che credono in me e chiedono un vero cambiamento”. Una scelta forte, che senza dubbio gli permetterà di accaparrarsi il voto della folta Comunità araba di St-Léonard/St-Michel. (Vittorio Giordano)

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  • Justin Trudeau Primo Ministro del Canada

    Justin Trudeau Primo Ministro del Canada

    seggi

    Ottawa – Dopo 9 anni di governo conservatore (Stephen Harper è stato eletto per la prima volta il 6 febbraio del 2006) e 78 giorni di estenuante campagna elettorale, lunedì 19 ottobre i Canadesi hanno deciso di cambiare, affidando al Partito Liberale la guida del Paese: il leader del partito, Justin Trudeau, diventa così il 23º Primo Ministro del Canada. Nato il 25 dicembre del 1971, 43 anni, laureato in Letteratura inglese e Insegnamento, Trudeau è sposato con Sophie Grégoire, con la quale ha messo al mondo due figli e una figlia. Dopo essere sceso in campo 2 anni e mezzo fa (era l’aprile del 2003 quando prendeva le redini del partito), Trudeau – rieletto nel distretto montrealese di Papineau con 26.294 preferenze – sarà alla guida di un governo liberale maggioritario. Seguendo, 31 anni dopo, le orme del padre, Pierre Elliott Trudeau, 15º Primo Ministro del Canada dall’Aprile del 1968 al giugno del 1979, e ancora dal marzo del 1980 al giugno del 1984. Ad Harper sarebbe spettata la guida dell’opposizione ufficiale, ma il leader conservatore, che ha interpretato il voto come un referendum (negativo) sulla sua azione di governo, ha preferito lasciare la direzione del partito. Anche se per il momento resta in Parlamento come deputato. Disfatta per l’NDP di Thomas Mulcair: a tradirlo è stato proprio il Québec, che nel 2011 gli aveva regalato ben 59 seggi su 75. Una vera e propria “ondata arancione”, che 4 anni dopo si è trasformata in una “marea rossa”. In totale sono stati 1791 i candidati che si sono sfidati per aggiudicarsi i 338 seggi in Parlamento (170 sono quindi sufficienti per la maggioranza assoluta). Per queste elezioni, in base agli ultimi dati del censimento, i seggi sono stati ‘espressi’ dalle 10 Province e dai 3 Territori, con questi numeri: British Columbia 42, Alberta 34, Saskatchewan 14, Manitoba 14,Ontario 121, Quebec 78, New Brunswick 10, Nova Scotia 11, Prince Edward Island 4,Newfoundland and Labrador 7, Yukon 1, Northwest Territories 1 e Nunavut 1. E questi i risultati (aggiornati all’1 di notte) che certificano la nascita di un governo liberale maggioritario: 184 seggi per il PLC (39.5%), 99 seggi per il PCC (32%), 44 seggi per l’NDP (19.6%), 10 seggi per il Bloc Québecois (4.7%) e 1 seggio per il Partito Verde (3.4%). Tra gli sconfitti “italiani” anche Julian Fantino (PCC), Viceministro della Difesa nazionale, battuto nel distretto di Vaughan-Woodbridge. Trudeau ha vinto nelle Province Atlantiche, in molti distretti del Québec, in alcuni centri urbani dell’Ontario ed anche in importanti roccaforti conservatrici in Alberta. Sconfitto il leader blocchista, Gilles Duceppe, superato dalla neodemocratica Hélène Laverdière nel distretto di Laurier-Sainte-Marie. Rieletto, invece, il leader del Nuovo Partito Democratico, Thomas Mulcair, che è riuscito ad imporsi nel distretto di Outremont, nonostante una lotta molto serrata. (V.G.)

    IL PUNTO | Trudeau: un predestinato alla guida del Canada

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  • Canada, il 19 ottobre si vota:chi sarà il nuovo Premier?

    Canada, il 19 ottobre si vota:
    chi sarà il nuovo Premier?

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    di Vittorio Giordano

    Manca poco, ormai, alle Elezioni Federali n.42: lunedì 19 ottobre, dalle 9.30 alle 21.30 (orario di Montréal), 26.5 milioni di elettori saranno chiamati ad esercitare il loro diritto di voto scegliendo il candidato (e quindi il partito di appartenenza) nel seggio (3.500 in tutto il Paese) del distretto di residenza. Secondo i dati resi pubblici da Elections Canada, 2.4 milioni di canadesi si sono già recati alle urne usufruendo del voto per anticipazione (il 16% in più rispetto al maggio 2011): 850.000 venerdì 9, 780.000 sabato 10 e 767.000 domenica 11. In totale, sono 1791 i candidati in lizza che si sfideranno per aggiudicarsi 338 seggi (di cui 78 ‘espressi’ dal Québec). Per queste elezioni, in base agli ultimi dati del censimento, i seggi sono stati così modificati e redistribuiti: British Columbia 42, Alberta 34, Saskatchewan 14, Manitoba 14,Ontario 121, Quebec 78, New Brunswick 10, Nova Scotia 11, Prince Edward Island 4,Newfoundland and Labrador 7, Yukon 1, Northwest Territories 1 e Nunavut 1. Cinque i partiti più importanti dello scenario politico nazionale: Partito Conservatore del Canada (PCC), Partito Liberale del Canada (PLC), Partito Neodemocratico (NDP), Bloc Quebecois (BC) e Verdi. Nelle scorse elezioni, che si sono tenute il 2 maggio del 2011, il tasso di affluenza è stato del 61.1% (14.823.408 su 24.257.592), con il Québec appena sopra la media al 62,9% (3.853.120 su 6.130.307). Per un Parlamento così sudddiviso: al PCC il 39.6% dei voti e 166 seggi (di cui 5 in Québec), al NPD il 30,6% e 103 (59), al PLC il 18,9% e 34 (7), al Bloc Quebecois il 6,1% e 4 (4) e al Partito Verde il 3.9% e 1. Il sistema elettorale utilizzato è il maggioritario a collegio uninominale secco (che preserva la stabilità, a scapito della rappresentatività democratica): in ciascun collegio viene cioè eletto il candidato che prende più voti – non necessariamente la metà + 1 – rispetto agli altri dello stesso collegio. Ciò significa che i voti che sono andati ai candidati rimasti in minoranza vengono ‘perduti’. Il partito che ottiene il maggior numero di rappresentanti alla Camera dei Comuni forma il governo. Se eletto per la quarta volta consecutiva, Harper, 22º Premier della storia, potrebbe diventare il Primo Ministro in carica per più anni nella storia del Canada. Il leader conservatore si gioca la sua credibilità puntando tutto su economia e sicurezza, Trudeau strizza l’occhio alla classe media promettendo meno tasse e più investimenti, Mulcair auspica una ridistribuzione della ricchezza con una spesa sociale più sostenuta a favore dei meno abbienti, mentre Duceppe si concentra esclusivamente sugli interessi della Belle Province. In base all’ultimo sondaggio Nanos, reso pubblico lunedì 12 ottobre, a livello nazionale i Liberali sarebbero al 35,7% dei consensi, i Conservatori al 28,9% ed i Neodemocratici al 24,3%. Nel Québec, in particolare, NDP sempre avanti col 32,7% delle preferenze, poi i Liberali col 28,7%, quindi il Bloc col 23,2% ed i Conservatori col 14%. Lotta ancora aperta, dunque, ma i Liberali sembrano sulla rampa di lancio: probabile un governo minoritario conservatore o liberale, difficile un governo di coalizione (formato dai due partiti “perdenti”), quasi impossibile un governo di maggioranza. Ora la parola passa agli elettori, ultimi e inappellabili giudici di questa appassionante e incerta contesa.

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