Tag: vaccino

  • Dal 1o aprile, niente test per i vaccinati

    Dal 1o aprile, niente test per i vaccinati

    OTTAWA – A partire dal 1o aprile, chi vuole entrare in Canada non sarà più obbligato a sottoporsi ad un test negativo al Covid-19. Attualmente, i viaggiatori che intendono entrare in Canada – indipendentemente dal mezzo di trasporto – devono fornire il risultato negativo di un test molecolare (PCR), effettuato nelle 72 ore precedenti all’arrivo, o quello di un test antigenico, effettuato nelle 24 ore precedenti alla partenza. Giovedì 17 marzo è arrivata la svolta, con l’annuncio del Ministro federale della Salute, Jean-Yves Duclos.

    Verranno comunque effettuati test a campione tra i viaggiatori che entrano nel paese. Coloro che verranno sottoporsi a questi test, pur essendo completamente vaccinati, non dovranno però osservare la quarantena in attesa dell’esito. Resta l’obbligo di esibire la prova di vaccinazione. Tutti i viaggiatori dovranno continuare ad inserire le proprie informazioni nell’app mobile “ArriveCAN” prima del loro arrivo. I viaggiatori parzialmente vaccinati o non vaccinati che vogliono entrare in Canada dovranno continuare a rispettare le nnorme attualmente in vigore. Sempre a partire dal 1o aprile, i viaggiatori di età pari o superiore a 12 anni e quattro mesi che si recano all’estero dovranno essere vaccinati doppiamente prima dell’imbarco.

    La seconda dose di vaccino dovrà essere stata ricevuta almeno 14 giorni prima della partenza. Non è necessario presentare un test negativo prima dell’imbarco. L’uso della mascherina resta obbligatorio su aerei e treni, tranne quando si mangia e si beve. Infine, è importante conoscere le regole di ingresso dei paesi di destinazione. Mentre molti di questi non richiedono più un test negativo all’arrivo, altri presentano ancora diverse regole ancora in vigore, inclusa la quarantena. Nelle ultime settimane, l’industria del turismo e la comunità degli affari hanno fatto enormi pressioni sul governo Trudeau affinché alleggerisse le misure per l’ingresso in Canada. “È un’ottima notizia, una decisione più che indispensabile”, ha sottolineato la portavoce di Tourisme Montréal, Manuela Goya.

    Condividi
  • Paghiamo le colpe dei nostri politici

    Paghiamo le colpe dei nostri politici

    IL PUNTO di Vittorio Giordano

    Siamo tra i più vaccinati al mondo, eppure subiamo misure restrittive, drastiche e severe, perché mancano posti-letto ed il personale medico è inadeguato

    Potremmo chiamarlo il paradosso quebecchese. Il 90% della popolazione (dai 5 anni in su) del Québec ha ricevuto almeno una dose di vaccino contro il Covid-19, l’83% ben 2 dosi ed il 40% addirittura 3 dosi (a ritmo di 100 mila nuove somministrazioni giornaliere). La stragrande maggioranza dei Quebecchesi ha seguito alla lettera le consegne del Governo, ha fatto quadrato intorno alle sue Istituzioni e si è fidata ciecamente della Scienza. Tutti ci siamo vaccinati di corsa, perché ci è stato spiegato che, grazie al siero scoperto in tempi record ed al passaporto vaccinale, saremmo potuti tornare ad una certa “normalità”. Ci abbiamo creduto, salvo ritrovarci prigionieri di un problema strutturale e congenito più grande di un virus subdolo e viscido. Ci sentiamo, a ragione, presi in giro, delusi e frustrati. La crisi sanitaria si è trasformata in crisi piscologica, sociale ed economica. Oggi, in Québec, nonostante il tasso altissimo di bi e tri-vaccinati, restano ancora chiusi bar, ristoranti, cinema, teatri, palestre, spa, stadi, chiese; sono vietati gli sport di squadra al chiuso e gli assembramenti sono limitati agli occupanti della stessa residenza. Stiamo pagando un prezzo altissimo. E questo perché siamo tutti vittime dell’inazione e della miopia della classe dirigente al potere negli ultimi 30 anni. La popolazione del Québec, tra le più vaccinate al mondo, continua a subire misure restrittive drastiche e severe perché mancano ospedali ed il personale medico è inadeguato. Ecco la verità. Il Covid-19 è stato solo l’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso. Come ha certificato recentemente la Commissaria alla Salute del Québec: “Non eravamo pronti ad affrontare la pandemia”. Un’accusa pesante, a cui il Primo Ministro Legault ha risposto annunciando “un piano di rifondazione del sistema sanitario”. L’ennesimo annuncio. Come troppo spesso hanno già fatto i suoi predecessori. Un sistema sanitario fragile e carente, messo a nudo dall’esplosione dei ricoveri, causati prima dalla variante Delta e poi da quella Omicron. I fatti sono sotto gli occhi di tutti. Secondo uno studio pubblicato da ‘La Presse’, sulla base dei dati combinati dell’Università di Oxford, dell’OCSE, del Ministero della Salute del Québec e dell’Istituto canadese d’informazione sulla salute, tra i Paesi del G7, il Québec è uno dei posti in cui il Covid ha avuto un impatto maggiore sul sistema sanitario. Attualmente, i pazienti positivi occupano il 21% dei posti-letto disponibili, rispetto al

    4% in Germania, al 7% in Francia, all’11% nel resto del Canada ed in Italia, al 12% nel Regno Unito ed in Spagna, al 13% in Ontario, al 16% negli Stati Uniti. E questo perché la capacità ospedaliera del Québec è decisamente inferiore a quella del resto del mondo. La provincia francofona, infatti, ha 1.865 letti per milione di abitanti, contro i 2.500 del Canada, i 3.200 dell’Italia, i 5.800 della Francia, i 7.900 della Germania, i 12.400 della Corea del Sud ed i 12.800 del Giappone. C’è poco da aggiungere. “Tutto ciò dimostra che non abbiamo alcuno spazio di manovra: non possiamo permetterci che il virus circoli come in altri Paesi”, ha commentato l’epidemiologo Benoît Mâsse, professore all’Université de Montréal. Il problema è antico. In un rapporto sulle prestazioni del sistema sanitario pubblicato nel 2016, il Commissario per la Salute e il Welfare (CSBE) aveva sottolineato che, nei 20 anni precedenti, cioè dal 1996 in poi, il numero dei posti letto era diminuito costantemente, senza che i servizi ambulatoriali, che avrebbero dovuto fare da contrappeso, fossero stati potenziati. La colpa, dunque, è dei governi Legault, Couillard, Marois, Charest, Landry e Bouchard. Nessuno escluso. A Legault, oggi, non chiediamo di costruire un ospedale in 10 giorni come ha fatto la Cina, ma in 10 giorni il Primo Ministro può preparare un piano decennale di rilancio del servizio sanitario pubblico. Costruendo nuovi ospedali, migliorando le condizioni di lavoro dei medici e degli infermieri, con posti fissi e salari più competitivi (come in Ontario), e specificando, già nel prossimo decreto flussi, che una quota importante degli immigrati ammessi in Québec (nel 2022 sono 70.500) abbia una Laurea in Medicina o in Scienze Infermieristiche. Ci sarebbe la fila. Ed i nostri figli e nipoti ci ringrazierebbero.

    Condividi
  • Più della metà dei canadesi sarà vaccinata entro settembre

    Più della metà dei canadesi sarà vaccinata entro settembre

    di Giulia Verticchio

    OTTAWA Trudeau non ha date precise. Legault incalza. La ‘Santé publique du Canada’ evocava già lo scenario piuttosto ottimista in cui la maggior parte dei 38 milioni di canadesi potrebbero essere vaccinati entro la fine del 2021, ma il Primo Ministro del Canada è andato poi più lontano: “Ci sono buone possibilità che, se tutto va come previsto, si possa vaccinare la maggior parte dei canadesi di qui a settembre prossimo”, ha dichiarato Justin Trudeau, non potendo dare tuttavia dettagli su quando le prime dosi potrebbero essere somministrate, sottolineando che bisogna prima pensare alla ‘linea di arrivo’ che alla ‘linea di partenza’ della corsa, riferendosi a quella che sarà l’effettiva distribuzione dei vaccini da parte delle case farmaceutiche. Alcuni Primi ministri provinciali, spazientiti, reclamano un calendario chiaro, soprattutto François Legault. Le autorità federali tuttavia attendono la prima consegna dei vaccini candidati di Pfizer e Moderna negli Stati Uniti, previa approvazione del Food and Drug Administration (FDA), a partire da dicembre. Dopodiché, Health Canada procederà il più velocemente possibile. Ottawa si è riservata 40 milioni di dosi per questi due vaccini, con delle opzioni per 132 milioni di dosi supplementari.

    Un Maggior Generale responsabile della distribuzione. Trudeau ha anche annunciato che sarà il Maggior Generale Dany Fortin (nella foto a destra) delle Forze Armate Canadesi (FAC) il responsabile dell’operazione federale di distribuzione dei vaccini, dirigendo la logistica per la Public Health Agency of Canada. Quebecchese, originario di Montmagny, nella regione Chaudière-Appalaches, Fortin ha sulle spalle 35 anni di servizio, è stato Comandante della divisione militare che interviene in caso di catastrofi naturali, Comandante della 5° Brigata Meccanizzata del Canada a Valcartier, in Québec, schierato in Bosnia e in Afghanistan, nonché a capo della missione della North Atlantic Treaty Organization (NATO) in Irak. La sua scelta è stata accolta con favore dagli ambienti militari e anche dall’opposizione: il deputato conservatore Pierre Paul-Hus lo ha definito “molto organizzato e cartesiano, ma anche molto umano”. Circa 27 membri delle forze armate sono stati distaccati per sostenere l’Agenzia federale della Sanità Pubblica nell’operazione di immunizzazione. Il loro compito si preannuncia complesso data la geografia del paese, i requisiti per la conservazione del vaccino a temperature estremamente rigide e il necessario coordinamento tra i diversi livelli di governo. Ottawa ha acquistato 126 congelatori, 26 dei quali in grado di raggiungere la temperatura di -75°C. Anche il governo provinciale dell’Ontario, per dirigere l’operazione di vaccinazione sul suo territorio, ha designato il Generale in pensione Rick Hillier, ex Capo di Stato Maggiore della Difesa. Il Quèbec, invece, ha optato per l’alto funzionario Jérôme Gagnon.

    Chiusura della frontiera
    terrestre tra Canada e Stati Uniti estesa fino al 21 Gennaio
    . Justin Trudeau ha annunciato che, in accordo con le autorità governative americane, la chiusura del confine tra Canada e Stati Uniti per i viaggi non essenziali, che era stata stabilita fino al 21 Dicembre, è stata prorogata di altri 30 giorni, fino al 21 Gennaio. Ricordiamo che la frontiera tra due paesi più lunga del mondo è chiusa agli spostamenti non essenziali dal 18 Marzo. Il travel ban non si applica a coloro che devono attraversare la frontiera per garantire il flusso continuo di merci e servizi essenziali.(G.V.)

    Condividi
Online Shopping in BangladeshCheap Hotels in Bangladesh