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  • Ucraina, aerei e droni navali contro ‘flotta ombra’ russa nel Baltico: al via missione Nato

    (Adnkronos) – Aerei, navi e satelliti, ma anche una piccola flotta di droni navali. La Nato aumenta la sua presenza militare nel Mal Baltico e annuncia l’avvio di una nuova missione di monitoraggio per proteggere le infrastrutture critiche dai sabotaggi attribuiti alla Russia. Lo ha dichiarato il segretario generale dell’Alleanza Mark Rutte in conferenza stampa dopo la riunione dei Paesi Baltici. 

    Guidato dal generale statunitense Christopher Cavoli,l’iniziativa coinvolgerà una serie di mezzi, compresi aerei, navi e satelliti per il monitoraggio marittimo. Previsto anche “l’impiego di nuove tecnologie, tra cui una piccola flotta di droni sottomarini”, aggiunge Rutte. 

    La misura fa seguito a un aumento progressivo di incidenti nel Mar Baltico, con il sospetto che si tratti di operazioni di guerra ibrida condotti dalla Russia attraverso la sua cosiddetta “flotta ombra”. In tutta l’Alleanza si sono registrati “elementi di campagne di destabilizzazione delle società, attacchi informatici, tentativi di assassinio e sabotaggio, danni alle infrastrutture e ai cavi vitali per la sicurezza e la prosperità nazionale”, dice Rutte, ricordando che “diversi cavi sottomarini sono stati spezzati negli ultimi mesi”. 

    “Le indagini sono ancora in corso ma c’è motivo di grave preoccupazione”, continua il segretario generale della Nato, evidenziando che la salvaguardia delle infrastrutture è cruciale per l’approvvigionamento energetico e per il traffico internet (il 95% dei flussi di dati è garantito dai cavi, su cui passano circa 1,3 mila miliardi di dollari di transazioni finanziarie al giorno, sottolinea Rutte). In questo campo sono in aumento gli sforzi di collaborazione tra gli alleati, aggiunge, inclusi sforzi per integrare i rispettivi apparati di sorveglianza nazionale con la Nato per assicurarsi un rilevamento delle minacce a tutto tondo. 

     

    Tra i risultati della riunione tra i Paesi baltici della Nato tenutasi in mattinata c’è anche la decisione di istituire un gruppo di esperti legali “che dovrà occuparsi della libertà di navigazione nelle acque internazionali e del genere di azioni che possiamo intraprendere” all’interno di questo quadro, ha detto il presidente finlandese Alexander Stubb durante la conferenza stampa al termine della riunione. 

    Lo sviluppo avviene in seguito a un aumento di incidenti sospetti che hanno riguardato l’infrastruttura energetica e di comunicazione sul fondo del Mar Baltico. Il caso più recente è avvenuto a dicembre, quando le autorità finlandesi hanno sequestrato una petroliera che trasportava petrolio russo sospettando che avesse danneggiato il cavo elettrico Estlink 2, steso tra Finlandia ed Estonia, e quattro cavi per le telecomunicazioni trascinando l’ancora sul fondale marino. 

    Questa reazione ha segnato un salto di qualità nel decisionismo con cui gli alleati hanno finora trattato questo genere di incidenti, rileva Stubb, ricordando che solo un anno fa una nave responsabile di un danno del genere “è scappata” e a novembre 2024 le autorità danesi ne hanno abbordata un’altra. “Ora abbiamo la capacità e la volontà di agire. Aumenteremo la presenza della Nato nel Mar Baltico e continueremo a migliorare l’uso delle moderne tecnologie per scoprire le attività nel Baltico e le infrastrutture, continueremo ad affrontare con decisione la flotta ombra della Russia”, ha detto il presidente finlandese. 

    La questione della deterrenza “è all’attenzione di tutti”, spiega Michal, aggiungendo che nell’ambito del monitoraggio rinforzato 360 petroliere hanno presentato i documenti, 62 non lo hanno fatto, e 7 sono state abbordate. La flotta ombra “sta facendo girare i soldi per la Russia affinché possa finanziare questo tipo di guerra ibrida contro l’Europa, dovremmo affrontare tutte le possibilità e mettere in campo regole migliori per rispondere”, esorta. 

    Rutte indica le “azioni forti” di Helsinki come un modello da replicare altrove all’interno dell’Alleanza, assicurando che agli alleati arriverà un rapporto dettagliato su quanto successo a dicembre col sequestro della nave sospetta.  

     

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  • Terzo mandato, Zaia: “Nessuna lezione da chi sta in Parlamento da 30 anni”

    (Adnkronos) – “Il blocco al terzo mandato è un’anomalia tutta nostra e che riguarda un centinaio di sindaci e alcuni governatori, compreso il sottoscritto. La motivazione è: così si evita che si creino dei centri di potere. Cosa che però non vale per esempio per deputati, senatori e ministri e tanti altri incarichi istituzionali. Trovo assurdo e inaccettabile che si utilizzi questa motivazione dei centri di potere, ma ancora peggio che tali osservazioni arrivino da gente che è 30 anni che sta in Parlamento”. Lo ha detto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, durante l’odierno punto stampa a Palazzo Balbi, a proposito del terzo mandato e della dialettica interna alla coalizione di centrodestra in vista delle prossime elezioni regionali e di chi sarà il candidato alla presidenza. 

    “La mia non candidatura farà felice un sacco di persone, ma i cittadini veneti si sono già espressi in maniera inequivocabile – ha scandito – I veneti devono essere gli attori protagonisti della prossima legislatura, è impensabile che arrivi qui uno e dica ‘sono io il candidato’. Ho sempre avuto un approccio da amministratore delegato e per prima cosa vengono il Veneto e i veneti, poi la Lega che è il mio partito e io sono sempre stato un uomo di squadra”. 

    Zaia ha sottolineato che “siamo in un momento storico particolare per il Veneto che è innegabile, cioè i veneti chiedono la mia ricandidatura e lo chiedono in maniera trasversale. Aspettiamo che sulla questione del terzo mandato si esprima la Consulta ma lo può fare anche il governo, ma se mai dovesse arrivare lo sbocco dei mandati io mi ricandiderei sicuramente”.  

    “Che Fratelli d’Italia chieda il governo della Regione non è un atto di lesa maestà ma bisogna capire quale sarà il punto di caduta di tutto questo – ha affermato il governatore – Non mi pare che questa Regione sia stata governata male finora, ma se qualcuno dice che non è stata governata bene, allora è giusto che le strade si separino”. 

    “Come diceva Eduardo de Filippo: prima adda passà ‘a nuttata. Ora siamo in una fase nella quale tutti parlano, ma poi ognuno deciderà cosa fare del proprio futuro – ha aggiunto Zaia – Lo farà la Lega e lo farò anch’io. Non auspico per forza di cose una corsa in solitaria, occorre fare sintesi delle diverse posizioni ma ritengo fondamentale che prima di tutto vengano ascoltati i veneti, e mi pare assurdo non farlo. Non faccio battaglie ma rimango convinto che sia sbagliato calare nomi dall’alto. Per me le priorità sono sempre le stesse: prima i veneti, poi la Lega e poi il centrodestra”.  

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  • Bernabè e il video choc, Lotito: “Licenziato anche il chirurgo. Olympia? Non volerà più”

    (Adnkronos) – Dopo il licenziamento del falconiere Juan Bernabé “quell’aquila sicuramente non volerà più”, ha dichiarato il presidente della Lazio, Claudio Lotito, a Montecitorio per le votazioni per i giudici costituzionali. “Vedremo, bisogna trovare le soluzioni per sostituirla. Anche perché – ha spiegato – me la sono inventata io questa storia” del volo dell’aquila prima delle partite. 

    Juan Bernabé, falconiere della Lazio, aveva condiviso nelle ore scorse un video ‘esplicito’ dopo un intervento per la protesi al pene e la società biancoceleste ha preso immediati provvedimenti. “La S.S. Lazio S.p.a., allibita nel vedere le immagini fotografiche e in video del sig. Juan Bernabé e nel leggere le dichiarazioni che le hanno accompagnate, comunica di avere interrotto, con effetto immediato, ogni rapporto con costui, attesa la gravità del suo comportamento”, aveva fatto sapere in una nota. Ora Lotito ha spiegato che anche il chirurgo urologo-andrologo Gabriele Antonini che ha operato Bernabé “è stato licenziato subito, immediatamente, revocato il tesseramento”.  

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  • Brescia, incendio in reparto Spedali Civili: fiamme dalla sigaretta di una paziente

    (Adnkronos) – Un incendio è divampato alle 4 di questa mattina agli Spedali Civili di Brescia, in una stanza del reparto della Terza Medicina, situato alla Scala 6 dell’ospedale. Il fuoco avrebbe avuto origine, spiegano dall’Asst in una nota, “al letto di una paziente che, secondo quanto ricostruito, stava fumando una sigaretta nonostante i divieti posti. Il tempestivo intervento degli operatori ha evitato il propagarsi dell’incendio, limitandolo al solo letto della paziente interessata che, purtroppo, versa in condizioni critiche avendo riportato gravi ustioni”. 

    Il sistema di rilevazione incendi, prosegue l’ospedale nella nota, “si è immediatamente attivato, inviando l’allarme alla centrale del telecontrollo”. E’ scattata la chiusura delle porte antincendio e “sono subito intervenuti gli addetti antincendio del reparto, la squadra antincendio del presidio, attiva 24 ore su 24. Sono intervenuti prontamente” anche “i vigili del fuoco di Brescia”. Gli altri 26 pazienti ricoverati nel reparto interessato, “che non hanno riportato alcuna conseguenza”, informa infine l’Asst, “sono stati trasportati in altri reparti, in attesa di ripristinare e sanificare la Terza Medicina”. 

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  • Messina, uccide la madre con 15 coltellate dopo averla stordita con spray al peperoncino

    (Adnkronos) – Uccide la madre, al termine di una lite, con 15 coltellate, dopo averla stordita con lo spray al peperoncino. E’ accaduto a Messina. La vittima è Caterina Pappalardo, di 62 anni. L’omicidio è avvenuto nell’abitazione della donna in via Cesare Battisti. In carcere è finito il figlio Giosuè Fogliani di 26 anni, che avrebbe già confessato. Ad allertare carabinieri e polizia sono stati i vicini di casa. Indaga la Procura. 

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  • Processo depistaggio, sfilata di testi eccellenti

    (Adnkronos) – (dall’inviata Elvira Terranova) – L’ex Procuratore nazionale antimafia ed ex Presidente del Senato Pietro Grasso, ma anche l’ex Procuratore di Roma Giuseppe Pignatone e l’ex Capo della Polizia, Prefetto Gianni De Gennaro. Sfilata di testi eccellenti nel processo per depistaggio che si è aperto questa mattina davanti al Tribunale di Caltanissetta. Alla sbarra due generali dei Carabinieri, due ex investigatori antimafia, Angiolo Pellegrini, oggi 83 anni, e Alberto Tersigni, oggi 63 anni, entrambi accusati di depistaggio. Per la Procura, rappresentata in aula dal pm Pasquale Pacifico, i due ufficiali, oggi in pensione, avrebbero depistato le indagini per riscontrare le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Pietro Riggio. I due, in particolare, avrebbero intralciato, secondo l’accusa, il lavoro dei pubblici ministeri, che stavano cercando riscontri alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia nisseno Pietro Riggio sulla strage di Capaci. Alla sbarra anche l’ex poliziotto Giovanni Peluso, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa. Pellegrini è stato anche uno storico collaboratore del giudice Giovanni Falcone.  

    L’udienza è iniziata con una breve sospensione perché la difesa degli imputati ha presentato delle eccezioni. I legali dei due generali hanno detto che quando Pellegrini e Tersigni sono stati sentiti per la prima volta dagli inquirenti, avrebbero dovuto essere sentiti “in veste di indagati”. Quindi, i verbali avrebbero dovuto essere interrotti. Ma il pm Pacifico non si è detto d’accordo. Alla fine, dopo una breve Camera di consiglio, il Presidente del Tribunale Francesco D’Arrigo, ha ripreso l’udienza respingendo le eccezioni dei legali.  

    Al centro della vicenda ci sono le dichiarazioni di Riggio, ex agente della Polizia penitenziaria, poi arrestato con l’accusa di essere legato ai clan mafiosi. Secondo i pm i due ex investigatori, che respingono le accuse, non avrebbero dato il giusto peso alle rivelazioni di Riggio, all’epoca loro confidente, rivelazioni che, sempre a dire degli inquirenti, avrebbero potuto portare alla cattura del latitante Bernardo Provenzano e a scoprire un progetto di attentato all’ex giudice del pool antimafia Leonardo Guarnotta. Peluso, invece, avrebbe agevolato Cosa nostra, tra l’altro favorendo la latitanza del boss corleonese. Dal capo d’accusa della procura di Caltanissetta sottoscritto dal sostituto procuratore Pasquale Pacifico e dai magistrati Domenico Gozzo e Salvatore Dolce della procura nazionale antimafia, emerge che gli ex generali Pellegrini e Tersigni erano stati intercettati in vista della loro audizione come testimoni al processo d’appello sulla trattativa Stato-mafia. Secondo l’accusa, avrebbero concordato cosa riferire. Secondo l’avvocato Basilio Milio, che con l’avvocato Giuseppe Piazza difende il generale Tersigni, hanno “semplicemente dialogato per ricordarsi a vicenda i fatti di venti anni fa”. Angiolo Pellegrini è difeso dagli avvocati Rocco Licastro e Oriana Limuti, mentre l’imputato Peluso dall’avvocato Boris Pastorello. 

    Lunga la lista testi. Emergono i nomi dell’ex Presidente del Senato ed ex Procuratore di Palermo, Pietro Grasso, ma anche di ex ufficiali della Dia di Caltanissetta, ex carabinieri del Ros di Caltanissetta. Oltre alla ex dirigente della Squadra mobile di Caltanissetta, Marzia Giustolisi, citata anche dall’accusa. L’audizione dell’ex Procuratore di Palermo ed ex Procuratore nazionale antimafia Pietro Grasso è stata chiesta dalla difesa “per riferire sull’impegno investigativo della Dia di Palermo a partire dal 2001 in direzione della ricerca e la cattura di Bernardo Provenzano in merito alla segnalazione, fatta dall’allora colonnello Pellegrini, nel gennaio 2001, di propositi criminosi concepiti da appartenenti a Cosa nostra e da compiersi nel territorio siciliano, alle attività conseguenti, ai relativi esiti, alla nota a sua firma del 29 gennaio 2001, nonché su ogni altra circostanza pertinente all’oggetto della imputazione e utile all’accertamento della verità”.  

    La difesa chiede anche l’audizione dei magistrati Michele Prestipino e Giuseppe Pignatone, ex Procuratore di Roma, “entrambi per riferire sull’impegno investigativo della Dia di Palermo a partire dal 2001 in direzione della ricerca e la cattura di Provenzano, sulla conoscenza del maggiore Tersigni e del colonnello Pellegrini e sulle interlocuzioni avute con i predetti, sulla conoscenza professionale di Pietro Riggio e Giovanni Peluso, su eventuali condotte contrarie ai doveri di ufficio e poste in essere dagli imputati e da altri soggetti nello svolgimento dell’attività di Polizia giudiziaria nonché su ogni altra circostanza pertinente all’oggetto della imputazione e utile all’accertamento della verità”. In lista testi altri generali e ufficiali, come il generale Carlo Alfiero, il generale Antonio Tomaselli, il colonnello Ignazio Lizio Bruno. Oltre al generale Paolo Azzarone “sugli accertamenti effettuati e sulle attività svolte a seguito delle informazioni fornite da Pietro Riggio asseritamente apprese da Giovanni Peluso”. E pi diversi magistrati, come il Pm Maurizio Bonaccorso, Stefano Luciani, il Procuratore di Caltagirone Giuseppe Verzera, l’ex Procuratore di Palermo Giancarlo Caselli. 

    Il prossimo 11 febbraio, quando si terrà la seconda udienza del processo a carico di due generali dei Carabinieri, due ex investigatori antimafia, Angiolo Pellegrini e Alberto Tersigni, accusati di depistaggio, verrà sentito il collaboratore di giustizia Pietro Riggio. Nel novembre 2019, al processo Capaci bis, a Caltanissetta, il collaboratore nisseno, aveva riferito, tra le altre cose, quanto apprese da Giovanni Peluso nel 2000, altro imputato, sulla “volontà di Cosa nostra di eliminare il giudice Leonardo Guarnotta”, ex membro del pool antimafia di Antonino Caponnetto e all’epoca presidente della corte che stava giudicando il fondatore di Forza Italia Marcello Dell’Utri per concorso esterno a Cosa nostra.  

    “Giovanni Peluso – aveva detto Riggio in aula rispondendo alle domande dell’avvocato Salvatore Petronio – voleva essere coadiuvato in un attentato nei confronti di un giudice palermitano, il dottore Guarnotta. Le ragioni non me le disse, se non l’esigenza di rifugiarsi dopo l’attentato. Aveva anche fatto uno schizzo sull’abitazione del giudice. Io quel giorno stesso riferii dell’attentato al colonnello della Dia”. Sul punto però rispetto al verbale reso ai pubblici ministeri, Riggio aveva cambiato un po’ le sue dichiarazioni. Ai magistrati aveva detto: “Peluso mi disse che la ‘nostra organizzazione’ aveva bisogno di fare favori alla politica quando ve ne era la necessità. Segnatamente mi disse che era stato incarico a uccidere il giudice Guarnotta e che a tal fine aveva già eseguito un sopralluogo nei pressi di un ‘palazzo’, ritengo fosse quello dove abitava il magistrato”.  

    Sempre in quella udienza, del 2019, Riggio aveva anche riferito che un ex poliziotto avrebbe messo l’esplosivo sotto l’autostrada per preparare la strage di Capaci del 23 maggio 1992 in cui furono uccisi il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo e tre agenti della scorta. L’uomo collabora con la magistratura da più di 14 anni. Alla domanda de perché fino a quel momento non avesse mai parlato della strage di Capaci, Riggio replicò, collegato in videoconferenza: “Non ho parlato prima della strage di Capaci perché, purtroppo, ho avuto modo di conoscere il sistema dall’interno e se io ne avessi parlato prima oggi sarei un uomo morto…”. Riggio sarà risentito l’11 febbraio e nell’udienza successiva. 

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  • Pechino Express 2025, svelati i nomi delle 9 coppie in gara: le anticipazioni

    (Adnkronos) – Sono state annunciate ufficialmente le 9 coppie di Pechino Express 2025. La nuova edizione del reality show Sky Original prodotto da Banijay Italia, è intitolata ‘Fino al tetto del mondo’ e porterà i concorrenti tra Filippine, Thailandia e Nepal.  

    A guidare il gruppo e a dirigere la gara con i suoi snodi e i suoi colpi di scena tornerà Costantino della Gherardesca, che ritroverà al suo fianco l’inviato speciale Fru. 

    Le coppie in gara sono: Virna Toppi e Nicola Del Freo, Gianluca Fubelli (Scintilla) e Federica Camba, Jey e Checco Lillo, Ivana Mrázová e Giaele De Donà, Jury Chechi e Antonio Rossi, Giulio Berruti e Nicolò Maltese, Nathalie Guetta e Vito Bucci, Dolcenera e Gigi Campanile, Samanta e Debora Togni. 

    Marito e moglie, Primi Ballerini del Teatro alla Scala di Milano. Virna Toppi, nata a Milano nel 1992, è diplomata con il massimo dei voti alla Scuola di Ballo del teatro, si è distinta fin da subito per la sua profondità espressiva, la grazia e la tecnica raffinata. Nel 2020 è diventata contemporaneamente anche prima ballerina del Bayerisches Staatsballett di Monaco.  

    Nicola Del Freo, nato a Carrara nel 1992, dopo aver iniziato i suoi studi di danza in Italia, ha perfezionato la sua formazione all’Hamburg Ballet di Amburgo. La sua tecnica impeccabile e il suo carisma sul palco gli hanno presto permesso di farsi notare, portandolo a entrare nel corpo di ballo del Bayerisches Staatsballett di Monaco.  

    Gianluca, in arte Scintilla, inizia la sua carriera di comico e attore a soli 20 anni nei villaggi turistici come animatore. Fino al 2013 è stato membro de “I turbolenti”, gruppo di attori con i quali ha preso parte ai più importanti programmi comici della TV italiana. Celebre è soprattutto l’esperienza fatta in Colorado, che Scintilla, dal 2017, ha anche condotto affiancando Paolo Ruffini, Federica Nargi e Belen Rodriguez.  

    Federica Camba, in arte LA CAMBA, è una cantautrice, compositrice e produttrice discografica italiana con all’attivo più di 10 milioni di copie vendute delle sue canzoni. Nella sua carriera ha scritto brani per sé e per i più importanti artisti della scena italiana. La sua consacrazione avviene nel 2000 quando due sue canzoni vengono inserite nell’album “Tra te e il mare” di Laura Pausini; a seguire, nel 2005 è in tour con Gianni Morandi in qualità di cantante e di attrice (e insieme hanno anche vinto il Premio Lunezia per la canzone “Grazie a tutti”). Ha scritto e prodotto hit per Alessandra Amoroso, Emma, Annalisa, Elodie e tanti altri. Ha pubblicato due dischi: “Magari oppure no”, premiata ai Wind Music Awards all’Arena di Verona, e “Buonanotte sognatori”.  

    I due, sposati dal 2023, si dilettano in sketch comici sui social e hanno una figlia di nome Nina.  

    Jey Lillo, il mago moderno più famoso d’Italia, è nato a Napoli nel 1997 e si è avvicinato alla magia a soli 9 anni, ispirato dallo stile innovativo dell’illusionista americano Criss Angel. Nel 2020 Gennaro, il suo vero nome, ha pubblicato per gioco il suo primo video su TikTok lanciando il format “Se ti stupisco mi fai un regalo”: raggiunse un milione di visualizzazioni in meno di 24 ore.  

    Suo fratello Francesco, per tutti Checco, classe 2001, è uno studente universitario che lavora presso un negozio di videogiochi: questa, per lui, è una grande passione che gli ha permesso di conoscere e provare già dai 16 anni il mondo delle competizioni gaming.  

    Ivana Mrázová ha 32 anni, è nata a Vimperk, nella regione della Boemia Meridionale, in Repubblica Ceca. All’età di 15 anni ha lasciato la sua città natale per iniziare la carriera di modella a Milano: dopo aver sfilato per l’haute couture italiana ed europea, è stata scelta come testimonial di diversi brand. Ha fatto il suo esordio in TV come valletta di Gianni Morandi al Festival di Sanremo nel 2012; quindi nel 2017 ha partecipato come concorrente al Grande Fratello VIP classificandosi terza.  

    Giaele De Donà, nata a Vittorio Veneto nel 1998, si è trasferita a Milano giovanissima per lavorare come modella per importanti brand internazionali. Parallelamente ha studiato fashion business all’Accademia del Lusso e si è laureata in Scienze della mediazione linguistica. Dopo alcuni anni a Los Angeles con suo marito, è rientrata in Italia per lanciare la sua prima linea di moda. Ha partecipato anche al Grande Fratello VIP 7 arrivando fino in finale. Si definisce una cittadina del mondo. 

    Jury Chechi è soprannominato “Il signore degli anelli” per le sue imprese come ginnasta: negli anni ‘90 è stato il dominatore assoluto di tale specialità, la medaglia d’oro vinta alle Olimpiadi di Atlanta del 1996 è pura leggenda sportiva. A 34 anni, nel 2004, ha vinto la sua seconda medaglia olimpica, conquistando uno splendido bronzo alle Olimpiadi di Atene. Nel 2005 ha pubblicato il suo primo libro, “Semplicemente Jury”, che ripercorre i più grandi successi della sua carriera: oltre alle due medaglie Olimpiche, cinque ori Mondiali, quattro ori Europei, tre ori alle Universiadi e ben sedici medaglie ai giochi del Mediterraneo; il secondo, “Codice Jury”, è stato pubblicato nel 2022 ed è un programma di allenamento calistenico.  

    Antonio Rossi è un ex canoista italiano, specialista del kayak velocità, appartenente al Corpo della Guardia di Finanza. Nel suo Palmares si annoverano: cinque medaglie olimpiche, tre ori, un argento e un bronzo, conquistati nelle edizioni delle Olimpiadi di Barcellona ‘92, Atlanta ‘96, Sydney 2000 ed Atene 2004; a Pechino 2008 è stato il portabandiera della spedizione italiana. Dopo il ritiro sportivo ha iniziato ad impegnarsi attivamente in politica, venendo nominato prima Assessore allo Sport della Regione Lombardia e poi Sottosegretario ai Grandi eventi sportivi della medesima Regione. Attualmente collabora nel ruolo di City Operations Manager con Fondazione Milano-Cortina 2026, continuando così la sua carriera nello sport management, iniziata nel 2005 in qualità di membro della Giunta Nazionale del Coni.  

    Hanno entrambi una targa nella Walk Of Fame dello sport italiano, che si snoda tra le vie del Foro Italico a Roma: è un prezioso riconoscimento riservato agli atleti italiani che si sono maggiormente distinti in campo internazionale. 

    Giulio Berruti ha 40 anni, è nato a Roma da padre oculista e madre avvocato ed ex funzionario della presidenza della Repubblica. Mentre si laureava in Odontoiatria e Protesi dentaria, ha iniziato a lavorare nel mondo dello spettacolo come modello e a dedicarsi alla recitazione. Ha partecipato a Ballando con le stelle e a Dance Dance Dance. È anche un imprenditore lavorando come medico e manager presso otto cliniche di medicina estetica, oculistica e odontoiatria. Da quattro anni è il compagno di Maria Elena Boschi.  

    Nicolò Maltese è romano di Centocelle, ha 39 anni, è figlio di uno psicologo-psicoterapeuta e di un’insegnante d’inglese. Durante l’università lavorava in una pizzeria per potersi dedicare alla sua più grande passione, la musica: è stato per più di sei anni frontman di un gruppo punk-rock che si è esibito in tutta Italia. Allo stesso tempo ha iniziato a lavorare come consulente commerciale presso un istituto di lingua inglese, prima, e nel settore farmaceutico, poi; quindi si è specializzato nell’informazione scientifica nel campo della medicina estetica e della chirurgia plastica. Ama viaggiare, è un grande sportivo appassionato di calcio, pallavolo e taekwondo.  

    Nathalie Guetta è un’attrice francese naturalizzata italiana, nota al pubblico televisivo italiano soprattutto per il ruolo della perpetua Natalina nella serie televisiva Don Matteo, in cui recita nel cast fisso dal 2000. Ha 66 anni, è sorella (con madre diversa) del dj e produttore David Guetta, nel 1989 ha acquisito notorietà presso un pubblico più vasto grazie alle sue partecipazioni al Maurizio Costanzo Show. È approdata al cinema nel 1987 interpretando un piccolo ruolo in Intervista di Federico Fellini, è stata poi notata da Cristina Comencini che l’ha diretta in I divertimenti della vita privata. È stata concorrente di Ballando con le stelle e de Il cantante mascherato, dove è arrivata terza, nonché ospite in alcune puntate di Stasera tutto è possibile.  

    Vito Bucci, trentacinquenne di Metaponto (Matera), trasferitosi a Roma più di 17 anni fa per frequentare la facoltà di Arti e Scienze dello spettacolo presso l’Università La Sapienza, è attualmente segretario di produzione in importanti progetti per il cinema e per la tv tra cui anche Don Matteo, dove appunto ha conosciuto Nathalie. Si definisce testardo, caparbio, permaloso “quanto basta”, competitivo, solare, socievole, curioso ed affidabile. È sposato da due anni. 

     

    Dolcenera, nome d’arte di Emanuela Trane, è una cantautrice, polistrumentista e produttrice 47enne. Sin da bambina ha studiato canto, pianoforte e clarinetto, ha composto le prime canzoni a soli 14 anni. Il suo approccio alla musica, così come quello con la vita, è istrionico, entusiastico e idealista, ma anche – dati gli studi in ingegneria – metodico e ortodosso. Si è affermata nel panorama musicale italiano nel 2003 vincendo la categoria Nuove proposte del Festival di Sanremo con il brano Siamo tutti là fuori.  

    Gigi è un avvocato, preciso e rigoroso, ma applica l’ironia sistematica a tutto ciò di cui si occupa. Amante della letteratura sudamericana, della psicologia, dei cani, è anche un grande appassionato di piante grasse: da anni si prende dolcemente cura della sua collezione di esemplari rari.  

    I due sono legati sentimentalmente da più di 25 anni, si sono conosciuti nella loro terra d’origine, il Salento. La loro è una relazione che unisce vita privata e vita professionale: Gigi, infatti, è nel team manageriale e legale dell’artista.  

     

    Samanta e Debora sono due sorelle. Nate a Terni, in Umbria, sono figlie della stessa mamma (ex ballerina professionista) ma di due differenti papà. Di fatto le due sorelle sono una l’opposto dell’altra. 

    Samanta ha ereditato la passione per la danza della mamma e del suo padre biologico, il suo grande talento l’ha portata a viaggiare in tutto mondo a partire dall’età di 13 anni per competere sui più importanti palcoscenici internazionali. Non ancora maggiorenne si è trasferita in America formando insieme all’ucraino Maksim Chmercovskiy la seconda coppia più forte delle competizioni statunitensi. Nel 2005 è tra i maestri della prima edizione di Ballando con le stelle: ballava con Fabrizio Frizzi, arrivarono quinti; ha vinto lo show nel 2016, ballando in coppia con l’attore spagnolo Iago Garcia. Nello stesso anno è stata inviata di Unomattina e ha debuttato come conduttrice presentando il Festival di Castrocaro al fianco di Flavio Montrucchio. Nel 2020, dopo ben dodici edizioni, Samanta ha lasciato Ballando con le stelle per dedicarsi ad altri progetti personali, tra i quali il ruolo di conduttrice de I fatti vostri insieme a Giancarlo Magalli. A partire dal 2021 ha condotto il programma Domani è domenica, ora è il volto di Amarsi un po’ – Istruzioni per l’uso.  

    Sua sorella Debora fa il muratore d’inverno e la bagnina d’estate, oltre che l’istruttore in palestra. A differenza di Samanta, inoltre, Debora è rimasta a vivere in Umbria. Ha animo e look rock, è molto verace e spontanea, non si è mai sposata, è allergica alle regole e uno spirito libero. 

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  • Torino, consigliere comunale a colleghe: “Tornate a fare le casalinghe”

    (Adnkronos) – Fa discutere una frase che il consigliere comunale di Radicali +Europa, Silvio Viale avrebbe pronunciato ieri durante la seduta del Consiglio comunale. Alle colleghe consigliere della Sala Rossa, durante la discussione su un testo della Consulta femminile comunale sulle donne migranti, avrebbe detto “avete sbagliato mestiere, tornate nei vostri quartieri a fare le casalinghe”.  

    A stigmatizzare l’affermazione una nota firmata dalla consigliere di maggioranza, condivisa anche dai colleghi e da M5S in cui si sottolinea “è un’uscita inaccettabile che come consigliere e consiglieri della Città di Torino rifiutiamo, condanniamo e per cui pretendiamo delle scuse pubbliche. Sentire nel 2025, in un’aula istituzionale, usare parole che mirano a delegittimare il lavoro e i ruoli delle donne, sia che facciano le consigliere nelle istituzioni sia che si occupino di lavori di cura familiare fuori dalle istituzioni, è gravissimo e dimostra che tentare di zittire le donne è una pratica ancora in voga”. 

    “E’ tempo che tutte e tutti coloro che sono contrari a questi atteggiamenti discriminatori facciano sentire la propria voce per ripristinare il rispetto e contrastare ogni forma di discriminazione di genere. Perché le donne, qualunque sia la loro scelta di vita, siano sempre viste, rispettate, e riconosciute”, conclude la nota. 

    A prendere le distanze dalle parole di Viale Andrea Turi, portavoce +Europa Torino che sottolinea: “Come è noto, +Europa è da sempre impegnata nella promozione dei diritti, della parità, dell’equità, dell’uguaglianza contro ogni discriminazione di genere e non ritiene tollerabile che i propri esponenti utilizzino determinate espressioni, a maggior ragione all’interno delle istituzioni dove sono chiamati a rappresentare il nostro elettorato e il nostro partito”.  

    Solidarietà e condanna per le affermazioni anche dal Pd torinese e piemontese che in una nota ribadisce “l’impegno per l’uguaglianza di genere, il rispetto e la valorizzazione di ogni individuo, indipendentemente dal ruolo che sceglie di ricoprire nella società. Queste affermazioni, oltre a essere anacronistiche e inaccettabili, rappresentano un duro colpo alle conquiste raggiunte con decenni di lotte per i diritti delle donne e per la parità – prosegue – le donne, oggi più che mai, sono pilastri fondamentali in tutti gli ambiti: famiglia, lavoro, cultura, politica, scienza e tecnologia -. È fondamentale continuare a promuovere una cultura che riconosca la libertà di scelta, il valore del contributo di ogni persona, e il rispetto reciproco. Ridurre le donne a un unico ruolo stereotipato significa ignorare la complessità e la ricchezza delle loro vite, oltre a perpetuare dinamiche di disuguaglianza che non possono e non devono trovare spazio nella nostra società. Ci opponiamo con forza a qualsiasi tentativo di relegare le donne a ruoli imposti. Siamo al loro fianco per costruire una società più equa, inclusiva e rispettosa delle differenze”, conclude la nota invitando “ tutti e tutte a riflettere sull’importanza delle parole e a lavorare insieme per un futuro in cui i diritti di ogni donna e individuo siano pienamente riconosciuti e rispettati” 

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  • Terzo mandato, Zaia: “Molti felici che io non mi possa ricandidare. No a nomi calati dall’alto”

    (Adnkronos) – “La mia non candidatura farà felice un sacco di persone, ma i cittadini veneti si sono già espressi in maniera inequivocabile. I veneti devono essere gli attori protagonisti della prossima legislatura, è impensabile che arrivi qui uno e dica ‘sono io il candidato’. Ho sempre avuto un approccio da amministratore delegato e per prima cosa vengono il Veneto e i veneti, poi la Lega che è il mio partito e io sono sempre stato un uomo di squadra”. Lo ha detto il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, nella conferenza stampa odierna a Palazzo Balbi a proposito del terzo mandato e della dialettica interna alla coalizione di centrodestra in vista delle prossime elezioni regionali e di chi sarà il candidato alla presidenza. 

    “Che Fratelli d’Italia chieda il governo della Regione non è un atto di lesa maestà ma bisogna capire quale sarà il punto di caduta di tutto questo – ha affermato il governatore – Non mi pare che questa Regione sia stata governata male finora, ma se qualcuno dice che non è stata governata bene, allora è giusto che le strade si separino”. 

    “Come diceva Eduardo de Filippo: prima adda passà ‘a nuttata. Ora siamo in una fase nella quale tutti parlano, ma poi ognuno deciderà cosa fare del proprio futuro – ha aggiunto Zaia – Lo farà la Lega e lo farò anch’io. Non auspico per forza di cose una corsa in solitaria, occorre fare sintesi delle diverse posizioni ma ritengo fondamentale che prima di tutto vengano ascoltati i veneti, e mi pare assurdo non farlo. Non faccio battaglie ma rimango convinto che sia sbagliato calare nomi dall’alto. Per me le priorità sono sempre le stesse: prima i veneti, poi la Lega e poi il centrodestra”.  

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  • Italiano arrestato in Venezuela, appello della famiglia: “Governo intervenga”

    (Adnkronos) – Si appellano al governo italiano i familiari di Alberto Trentini, cooperante italiano di cui non si hanno più notizie da quando è stato fermato il 15 novembre dalle autorità del Venezuela. La famiglia, in una nota diffusa con l’avvocato Alessandra Ballerini, chiede di “porre in essere tutti gli sforzi diplomatici possibili e necessari, aprendo un dialogo costruttivo con le istituzioni Venezuelane, per ripotare a casa Alberto e garantirne l’incolumità”. 

    Trentini, si spiega, si trovava in Venezuela per una missione con la Ong Humanity e Inclusion per portare aiuti umanitari alle persone con disabilità. “Alberto era arrivato in Venezuela il 17 ottobre 2024 ed il 15 novembre mentre si recava in missione da Caracas a Guasdalito è stato fermato ad un posto di blocco, insieme all’autista della Ong – si legge – Dalle scarse e informali informazioni ricevute sembrerebbe che pochi giorni dopo il fermo Alberto sia stato trasferito a Caracas e, ad oggi, ci risulta ‘prigioniero’ in una struttura di detenzione, senza che gli sia mai stata contestata formalmente nessuna imputazione”. 

    Nella nota si spiega che “nessuna notizia ufficiale è mai stata comunicata da nessuna autorità venezuelana né italiana e di fatto, da quasi due mesi, nulla sappiamo sulle sorti di Alberto, tenuto anche conto che soffre di problemi di salute e non ha con sé le medicine né alcun genere di prima necessità. Dal suo arresto ad oggi, a quanto sappiamo, nessuno è riuscito a vederlo, né a parlargli. Neppure il nostro Ambasciatore è riuscito a comunicare con lui né ad avere sue notizie nonostante plurimi tentativi”.  

    Per la famiglia “è inaccettabile che cittadini italiani che si trovano a lavorare o visitare altri Paesi con l’unica finalità di contribuire a migliorare le condizioni di vita dei loro abitanti, si trovino privati delle libertà e dei diritti fondamentali senza poter ricevere nessuna tutela effettiva dal nostro Paese. Confidiamo che la Presidente del Consiglio ed i Ministri interessati, si adoperino con lo stesso impegno e dedizione recentemente dimostrati a tutela di una nostra connazionale, per riportare presto, incolume, Alberto in Italia”, conclude la nota.  

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