Tag: Russia

  • L’opinione di Claudio Antonelli. Russia vs Ucraina

    L’opinione di Claudio Antonelli. Russia vs Ucraina

    In Italia, paese caratterizzato dall’“a-patriottismo“ e dell’“a-nazionalismo”, trionfano invece mondialismo, globalizzazione, cosmopolitismo, internazionalismo, ecumenismo… Il mondialismo-globalizzazione ha un effetto paradossale: il nazionalismo altrui diventa il nostro nazionalismo. In soldoni: il nazionalismo di Zelensky – perché di nazionalismo si tratta anche se oggi, scoppiata la guerra, esso è puramente difensivo – è divenuto il nazionalismo anche di Draghi. E la guerra degli ucraini e dei russi sembra essere divenuta quasi una guerra italiana.

    La globalizzazione del bene si traduce purtroppo nella globalizzazione anche del male. Le guerre degli altri diventano le nostre guerre. Io farei invece valere contro il mondialismo-globalizzazione un normale patriottismo che ponga in primo piano i nostri confini. Io auspico una “de-globalizzazione” con il ritorno allo stato-nazione; con il mantenimento beninteso delle alleanze, evitando però le avventure planetarie.

    Tradizionalmente si fa una distinzione tra popolo e governo, soprattutto quando si tratta di un governo autocratico. Ebbene, ciò non avviene nei confronti della Russia, dove governo e popolo sono invece considerati dagli USA e dall’Ue un tutt’uno. Inoltre, sembra esserci un odio ufficiale europeo contro gli scrittori e gli artisti, anche quelli morti e sepolti da tempo, solo perché russi.

    Le sanzioni contro il popolo e il governo russo puniscono anche popoli che non c’entrano nulla con il conflitto. E danneggiano inoltre pesantemente quegli stessi che le infliggono: noi e gli altri europei. È un’“autopunizione” insomma, degna comunque del Vangelo. Cercando di risolvere i problemi altrui si rischia però di trascurare ancora di più i nostri.

    L’Italia è un paese dai tanti meriti ma è anche afflitta da una diffusa corruzione, da una burocrazia demenziale, da un debito pubblico elevato, da aree nel sud evocanti il terzo mondo,

    da problemi di immondizia non raccolta, da un disordine diffuso, ed è inoltre un paese infiltrato da mafia, ‘Ndrangheta, camorra, le quali sono in continua espansione. Inoltre il Paese annega in un mare di chiacchiere e polemiche. Ma l’Italia sembra aver trovato nel conflitto Russia-Ucraina, un’auto-nobilitazione, una auto-beatificazione, una auto-consacrazione di Paese ricco e buono. Noi accogliamo i loro profughi, moralizziamo, forniamo armi… E ci sentiamo quindi ricchi, forti e virtuosi.

    Secondo il nostro Saviano, la mafia svolge un ruolo non trascurabile nell’attuale guerra tra Russia e Ucraina. L’autore di “Gomorra” ha scritto (C. della S.):

    “Chiedo come sia possibile che nel dibattito internazionale sia del tutto assente la domanda fondamentale: qual è il ruolo delle organizzazioni mafiose in questa guerra? Ciò che per decenni ha tenuto unite Ucraina e Russia è la mafia. E questa guerra è una guerra che ha la sua vocazione mafiosa dietro il mascheramento geopolitico del conflitto con la Nato e l’Europa. Guardare come si stanno comportando i clan mafiosi significa capire la guerra. La criminalità organizzata russa e ucraina da sempre sono state gemelle. La più importante organizzazione mafiosa russa, la Solncevskajabratva, è governata da una diarchia: il russo Sergej Mikhajlov, detto ‘Michas’, e l’ucraino Semyon Mogilevich, detto ‘The Brain’”.

    Dobbiamo ora sperare che non approdino in Italia anche gli esponenti (ma forse vi si trovano già) di questa potente mafia russo-ucraina. La quale si aggiungerebbe, oltre che alle nostre tradizionali mafie, alla mafia abanese, alla mafia romena, alla mafia nigeriana (molto ben radicata, quest’ultima, a Castelvolturno), alla mafia cinese… Per non menzionare gli altri gruppi criminali stranieri, tra cui quello marocchino e quello dell’Est Europa, di cui è ricco il multiculturalismo dello Stivale.

    Condividi
  • L’opinione di Claudio Antonelli: guerra, pensiero unico e censure

    L’opinione di Claudio Antonelli: guerra, pensiero unico e censure

    Dopo gli orrori in atto in Ucraina con l’aggressione russa, è troppo tardi per studiare le cause delle preesistenti tensioni tra i due paesi. Ma sarebbe stato saggio studiare, a suo tempo, la realtà geopolitica di Russia e Ucraina, ai fini anche della ricerca di una futura pace. E forse ciò avrebbe potuto evitare gli errori strategici commessi dall’Occidente. È questa un’opinione basata sul pensiero di politologi di vaglia: Zbignew Brzezinski, John Mearsheimer, Samuel Huntington, Henry Kissinger, i nostri S. Romano, A. Orsini e anche altri.

    Il risalire a monte degli eventi storici è utile per poterli capire. E difatti, per elucidare la mente di Hitler, gli studiosi esaminano le clausole del trattato di pace di Versailles, firmato vent’anni prima dello scoppio della guerra nel 1939.

    Nella rivista “Foreign Affairs” non mancano gli scritti rivelanti un’ottica divergent rispetto alla vulgata trionfante in Tv. Ambasciatori, studiosi, politici, protagonisti dell’era immediatamente successiva al crollo dell’impero sovietico ci permettono anche in Rete di capire meglio una realtà che non ha solo contorni morali ma soprattutto di realpolitik. Dico questo non per dar ragione a Hitler, pardon… Putin, il nostro Hitler per acclamazione. Ma per dire che è stato forse un errore ignorare sprezzantemente la Russia emersa dal disfacimento dell’Urss. Ed oggi non ci resta che unire i nostri gridi di orrore al coro che riecheggia nei talk show e nei notiziari televisivi.

    In Italia, patria incontestata del “parlare per parlare, del “calcio parlato”, dei talk show urlati, e del moralismo à gogo, il passato non conta. Su tutto trionfa il presente. Bruno Vespa, in un suo talk show riempito di esperti, ha tacitato con gran maleducazione un malcapitato avvocato italiano, residente in Russia, che, profondo conoscitore della storia geopolitica di quell’area, tentava di dare spiegazioni storiche e geografiche, non in linea con il discorso dominante.

    Se Putin fosse semplicemente un folle, come molti sostengono, si sarebbe dovuto allora temere un diretto attacco aero all’Italia, in risposta all’articolo della Stampa intitolato: “Russia-Ucraina, se uccidere Putin è l’unica via d’uscita.”

    Non dimentichiamoci, poi, che le principali vittime delle sanzioni economiche (sanzioni punitive e non deterrenti) da noi inflitte alla Russia sono le nostre economie, di noi europei. Ma mi si dirà che per punire il nemico è necessario ricorrere talvolta ad atti estremi di autolesionismo economico… Ma vi è anche il prezzo che pagherà tanta povera gente dei paesi più diversi.

    Il parallelo storico con Hitler è imprescindibile per i sostenitori del mantra “la storia si ripete: Hitler è tornato”. Esso rischia però, secondo me, di mandare fuori pista i nostri strateghi televisivi con gettone di presenza. Il futuro, in realtà, ci è ignoto. E questo tragico presente non è stato certamente determinato dalle simpatie dimostrate a Putin, a suo tempo, da Salvini e da Berlusconi, come molti ridicolmente sostengono. Anzi, o credo che l’invasione dell’Ucraina sia stata propiziata dal disprezzo e dall’avversione dimostrati, alla Russia post comunista, dalle potenze occidentali e in particolare dagli USA. Con ‘aggravante che quest’ultimi sono usciti di corsa e con i pantaloni calati dall’Afghanistan. E come se non bastasse, Biden ha stupidamente annunciato diverse volte: “Gli USA non interverranno mai in Ucraina”. Tutto ciò deve aver incoraggiato Putin ad andare fino in fondo nel suo sanguinoso regolamento di conti con l’Ucraina.

    Condividi
  • Massacro di Bucha: la condanna di Usa ed Europa

    Massacro di Bucha: la condanna di Usa ed Europa

    Le immagini delle fosse comuni e delle esecuzioni sommarie nei territori riconquistati dalle forze ucraine intorno a Kiev hanno provocato dure reazioni in tutto il mondo. Se ne parlerà anche al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

    NEW YORK – “La Russia sta compiendo un genocidio per spazzare via l’interna nazione Ucraina”, ha denunciato il presidente Volodomyr Zelensky dopo che il suo Ministro degli Esteri, Dmytro Kuleba, aveva parlato di un “massacro deliberato” compiuto dall’esercito russo a Bucha, località a circa 60 chilometri a nord-ovest di Kiev riconquistata dalle forze ucraine, dove sarebbero state compiute esecuzioni sommarie e sarebbero state trovate fosse comuni. Finora sono stati recuperati 410 corpi. Mosca attribuisce le notizie ad una montatura organizzata da Kiev con foto truccate. Ma dall’Ue arrivano dure condanne. Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, e la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, hanno sottolineato l’esigenza di adottare nuove e più dure sanzioni contro la Russia. Ursula von der Leyen e il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, hanno poi sollecitato un’inchiesta indipendente su quanto accaduto da avviare al più presto. Con l’obiettivo, ampiamente condiviso a Bruxelles, di portare davanti al Tribunale penale internazionale dell’Aja i responsabili di massacri classificabili come crimini di guerra.

    Dura condanna dall’Ue e dagli Usa. Condanne anche da Macron, Scholz e Draghi. Il presidente francese ha detto di essere “favorevole” a nuove sanzioni Ue contro la Russia. “Ci sono indicazioni molto chiare di crimini di guerra” a Bucha, ed è “più o meno stabilito che è stato l’esercito russo” che era presente lì. Il premier italiano ha detto che “la crudeltà dei massacri di civili inermi è spaventosa e insopportabile. Le autorità russe dovranno rendere conto di quanto accaduto”. Papa Francesco, durante la sua visita a Malta, si è nuovamente scagliato contro quella che ha definito una “guerra sacrilega”. Per la Casa Bianca, sono “ulteriori prove di crimini di guerra”: lo ha detto il consigliere per la Sicurezza Nazionale, Jake Sullivan, ricordando come il presidente Joe Biden sia stato “il primo” a parlare di crimini di guerra e per questo era stato anche criticato.

    Embargo gas: non c’è l’accordo. Se è unanime la condanna dell’Occidente alle immagini di Bucha diffuse dal New York Times, non è altrettanto unitaria la posizione sulla riposta da dare alla Russia. Si rilanciano ipotesi di nuove e più incisive sanzioni anche energetiche contro Mosca, che nega la responsabilità di quanto accaduto. “L’Europa deve” staccarsi “dalla fornitura di energia russa, applicando un embargo vincolante”, ha detto la presidente del Parlamento Ue Roberta Metsola. Ma Berlino frena e anche l’Austria si dice contraria a nuove sanzioni sul gas. Il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, dal canto suo, chiarisce: “L’Italia non porrà veti su sanzioni al gas russo”. E anche da Oltreoceano il presidente Usa Joe Biden annuncia che la sua amministrazione sta studiando nuove sanzioni.

    Condividi
  • De Gustibus di Alessandra Cori: sicurezza alimentare, la risposta dell’UE

    De Gustibus di Alessandra Cori: sicurezza alimentare, la risposta dell’UE

    La guerra che si protrae ormai da un mese in Ucraina ha ridotto alla fame gli abitanti delle città sotto assedio. Ma l’operazione bellica in atto, che non accenna ad allentare il suo effetto devastante in quel Paese, è destinata a far sentire duri contraccolpi sulla sicurezza alimentare anche in altre regioni del mondo, e in Europa in particolare, per un effetto domino di proporzioni globali.

    L’Ucraina, si sa, insieme alla Russia, è tra i primi cinque principali produttori a livello mondiale di grano. Il sistema alimentare è altamente interconnesso, minato dalla pandemia e già sofferente per le conseguenze dei cambiamenti del clima. Così, negli ultimi giorni, il prezzo del grano è arrivato ad un valore di 33,3 centesimi al chilo, un livello mai così alto dalla crisi del 2008. 

    A causa, poi, dell’interruzione degli scambi con Russia e Ucraina che insieme rappresentano il 25% del commercio mondiale di grano, e del blocco navale nei porti del Mar Nero, i prezzi di molte merci agricole sono balzati alle stelle. 

    La Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo stima che la crisi agricola durerà ancora a lungo per la difficoltà compensare la dipendenza dalla Russia e dall’Ucraina, che rappresentano anche il 32% del commercio mondiale di orzo, il 17% per il mais e più del 50% per l’olio di girasole e di semi.

    L’Ucraina è il secondo fornitore di mais per l’Italia con una quota poco superiore del 20%, ma le forniture sono attualmente bloccate. E l’Italia sconta anche anni in cui la produzione nazionale è stata scoraggiata a causa dei bassi compensi riconosciuti ai produttori, con la riduzione delle terre destinate a queste colture.

    L’Europa potrebbe rimediare con i bancali di grano a prezzo inferiore provenienti dal Canada, ma la soluzione contrasterebbe con il divieto che vige in Italia di usare il glifosate nella fase di raccolta e trebbiatura. Per questo l’UE sta valutando possibili deroghe ai limiti massimi di residui fitosanitari per le principali commodity importate da Paesi terzi. 

    Un’alternativa sarebbe quella di rivolgersi a USA e Argentina per importare grano e mais. Ma qui i tempi di consegna delle merci e le differenze di normative in tema di sicurezza alimentare e disciplinari produttivi che regolano soprattutto alcune DOP europee non agevolano la decisione. Gli USA, infatti, sono i più grandi produttori al mondo di cereali OGM con 73,1 milioni di ettari, cui segue l’Argentina con 24,3 milioni di ettari.

    Preoccupa, poi, la situazione per l’olio di girasole se pensiamo che su 570 milioni di euro di prodotti importati da Kiev in Italia lo scorso anno, 260 sono stati spesi per questo tipo. Molti prodotti sono processati con quest’olio, come conserve, salse, biscotti, condimenti, fritture, sughi, e in alcuni casi anche pasta. Due sono i risultati più immediati: l’aumento dei prezzi delle scorte disponibili e il loro rapido esaurimento. 

    La risposta dell’Unione Europea, per permettere all’agricoltura del Vecchio Continente di far fronte a questa crisi, non si è fatta attendere. Sono stati stanziati 500 milioni di aiuti agli agricoltori per la sicurezza alimentare globale, per affrontare le perturbazioni del mercato per via dell’aumento dei costi di produzione e, ancora, per le restrizioni commerciali. 

    Altra misura pratica e di immediata esecuzione, è l’estensione della deroga per la coltivazione nelle aree ecologiche e nelle superfici sottratte a vario titolo alla produzione. Qui sono state autorizzate non solo le coltivazioni proteiche, ma anche quelle di cereali e di semi oleosi, per tutto il 2022 e il 2023, per un totale di 4 milioni di ettari. 

    Infine, per poter seminare le colture di cui oggi si ha più bisogno, l’Esecutivo comunitario ha previsto una deroga temporanea all’obbligo della diversificazione e della rotazione delle colture di cereali, sia per l’alimentazione umana che per quella animale.

    Il rischio reale che abbiamo di fronte è quello di assistere ad una penuria di prodotto che, gioco-forza, inciderebbe negativamente sia sulla produttività agro-industriale, sia sulla disponibilità di prodotti allo scaffale.

    Condividi
  • Biden durissimo: “Putin non può restare al potere”

    Biden durissimo: “Putin non può restare al potere”

    La replica di Mosca: “Non decide lui”. Il presidente Usa a Varsavia cita Papa Giovanni Paolo II e avverte:“Neanche un centimetro di territori dei Paesi Nato sarà sottratto”

    VARSAVIA – Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha visitato la Polonia venerdì e sabato scorsi, alla fine del suo viaggio in Europa, dove ha partecipato al vertice straordinario della Nato, al Consiglio europeo ed al G7. Da Varsavia, il presidente americano ha citato Papa Giovanni Paolo II. “Non abbiate paura”. “Parole che cambiarono il mondo”, ha affermato Biden al Castello Reale di Varsavia. “Dobbiamo rimanere uniti, non sarà facile, ci saranno dei costi, ma è un prezzo che dobbiamo pagare”.

    “L’Ucraina è in prima linea nella battaglia per la libertà. Siamo con il popolo ucraino”, ha proseguito il presidente Usa. La Russia sta “strangolando la democrazia” e vuole farlo “non solo in casa sua”, ha detto ancora Biden, mentre “Usa e Nato non hanno mai cercato di combattere con la Russia: le forze americane sono in Europa per difendere gli alleati, non per affrontare la Russia”.

    “Neanche un centimetro di territori dei Paesi Nato sarà sottratto”, ha poi avvertito Biden. Grazie alle sanzioni “senza precedenti” imposte a Mosca, ha rimarcato, “il rublo si è ridotto in macerie, l’economia si è contratta e si dimezzerà nei prossimi anni. Se prima dell’invasione era considerata l’undicesima economia del mondo, presto non sarà neanche più tra le prime 20”. Biden si è poi rivolto alla popolazione russa con queste parole: “Voi non siete il nostro nemico”, Putin “vi ha tagliato fuori dal resto del mondo. Voi non siete così, non è il futuro che meritate. Putin sta riportando la Russia al XIX secolo”. L’obiettivo di Putin “è distruggere l’Ucraina. Putin minaccia di farci tornare agli orrori della guerra mondiale”, ha tuonato Biden.

    “La colpa è solo di Putin. Per l’amor di Dio, quest’uomo non può rimanere al potere”, ha sottolineato Biden: è un “tiranno, un dittatore che cerca di ricostruire un impero”. Il significato della frase di Biden (criticata anche dagli alleati, su tutti il presidente francese Macron) è stata a breve giro rivisto da un funzionario della Casa Bianca, che ha spiegato come il presidente degli Stati Uniti non stava chiedendo un cambio di regime in Russia. “Il punto del presidente era che a Putin non si può permettere di esercitare il potere sui suoi vicini o sulla regione. Non stava discutendo del potere di Putin in Russia o del cambio di regime”.

    Prima della precisazione, era arrivata quasi immediata la ri- sposta del Cremlino, per tramite del portavoce Dmitry Peskov: chi governa in Russia “non è qualcosa che decide Biden. È solo una scelta dei cittadini della Federazione Russa”.

    Condividi
  • Filo diritto di Nicola Di Iorio: armare i civili

    Filo diritto di Nicola Di Iorio: armare i civili

    L’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS) è stata creata nel 1922. Malgrado il nome, è sempre stata un’associazione di stati sottomessi all’egemonia russa. È stata una dittatura che ha sfruttato il termine democratico per cercare di creare l’illusione che i suoi cittadini consentissero di sottomettersi all’autorità di un governo che rappresentava l’unica vera scelta alle elezioni. Gli elettori, infatti, avevano la possibilità di votare per il governo o di depositare una scheda bianca nell’urna, con il rischio di essere scoperti e puniti. Nel 1991, l’URSS è crollata nel momento in cui un riformatore non è stato più in grado di guidare lo Stato. La Russia è poi scivolata irrimediabilmente in un’altra forma di dittatura e si è ritrovata sempre più soggiogata al governo di Vladimir Putin. Oggi la Russia può contare su più di 6.250 testate nucleari, tante quante quelle di Stati Uniti, Cina, Francia e Gran Bretagna messi insieme. Un paese del genere va preso sul serio, anche se non gli si dovrebbe dare tutta l’importanza che gli si dà quando si considera che il PIL (Prodotto Interno Lordo) degli Stati Uniti è 15 volte quello della Russia e che il PIL della Russia è di molto inferiore a quello dell’Italia.

    Non va inoltre dimenticato che l’Italia produce beni grazie al genio dei suoi cittadini, ricchi di competenze accumulate nel corso dei secoli. La Russia estrae risorse dal suo suolo e le vende ad altri paesi. Vi ricordate l’ultima volta che avete acquistato un prodotto “Made in Italy”? Ora provate a ricordarvi l’ultima volta che avete comprato un bene “Made in Russia”! L’URSS è stata una minaccia per noi perché cercava di espandere la sua influenza in Italia, Francia e Spagna. Basta ricordare l’importanza del Partito Comunista italiano per rendersi conto di quanto la nostra Madrepatria sia stata vicina a diventare una dittatura autocratica sotto il controllo russo. Quando l’URSS è crollata nel 1991, molti dei suoi sostenitori si sono affrettati a cambiare l’abito, pur mantenendo le stesse abitudini.In questo modo la Russia è diventata una dittatura controllata dai sostenitori del vecchio regime. Questi hanno accumulato fortune colossali sostenendo il nuovo regime, in cambio dell’assegnazione di grandi imprese a prezzi stracciati. Altri paesi dell’ex Unione Sovietica hanno approfittato del crollo per avvicinarsi ai paesi dell’Europa occidentale. In questo modo, molti di loro sono diventati membri della Comunità europea ed hanno raggiunto livelli di prosperità senza precedenti. Hanno anche scelto di diventare membri della NATO per beneficiare della protezione militare degli Stati Uniti contro la Russia. Tuttavia, questo doppio privilegio – UE e NATO – non è disponibile per l’Ucraina. Perché? Pensateci.

    Se Jacques Parizeau o René Lévesque avessero deciso di allearsi con la Russia, permettendosi al suo esercito di stabilirsi in Québec, quanto tempo ci sarebbe voluto prima che gli Stati Uniti invadessero il Québec? Negli ultimi cinque anni, molti capi di governo di paesi membri della NATO sono diventati sempre più preoccupati per l’Ucraina che rivendica l’adesione all’Unione Europea ed alla NATO. Capite il nervosismo di Vladimir Putin all’idea di avere potenzialmente carri armati americani a 600 km da Mosca? I paesi della NATO, Canada in primis, sanno che non si impegneranno mai militarmente in Ucraina.

    Tuttavia, hanno lasciato che l’Ucraina si affermasse vis-à-vis alla Russia, lasciando ambiguità sull’adesione alla NATO. Il despota russo ha scelto di non rischiare ed ha ordinato l’invasione in un periodo dell’anno in cui il terreno è ancora gelato per consentire le manovre dei veicoli militari nei campi dell’Ucraina. E i civili in tutto questo? Chi li protegge? Qualcuno ha suggerito di armarli per difendere la madrepatria. Per tentare di limitare la brutalità della guerra, i paesi hanno elaborato delle leggi universali che proteggono coloro che non vi partecipano. È vietato maltrattare i civili. La guerra si fa tra soldati. Ma se si arma un civile, come si può pretendere che sia protetto in quanto civile? Come si può vedere, non esistono soluzioni facili contro un tiranno determinato.

    Condividi
  • L’Italia vista da vicino di Teddy Colantonio

    L’Italia vista da vicino di Teddy Colantonio

    È arrivata la primavera, ma non da noi (Molise). Ieri pomeriggio ha ancora nevicato a Campobasso e dintorni e le temperature sono sotto la media stagionale. Ma la vita continua. È ripartita la F1 con il trionfo della rinata Ferrari, è iniziata la stagione ciclistica con la Milano-Sanremo e seguiamo sempre con interesse le ultime battute del campionato italiano di calcio, con Milan e Napoli allo sprint finale, l’Inter che arranca da un paio di mesi e la Juve che, almeno in Italia, fa sempre paura. Dimenticavo quasi la netta vittoria della Roma di Mourinho nel derby. Diciamo che, come inizio di stagione, è stato un weekend di fuoco che ci ha fatto dimenticare per qualche oretta la guerra in Ucraina.

    La Milano-Sanremo ha sempre il suo fascino. Ricordo la mia impazienza quando vivevo a Montréal, ero a CFMB per sentire il suono della nuova Ferrari o per conoscere il vincitore della corsa. Per curiosità mia ed anche per informare gli sportivi che mi bombardavano di telefonate. E ho un vivo ricordo della vittoria di Saronni, campione del mondo in carica, che nel 1983 ha preceduto di 44’’ Guido Bontempi, Raas, Vanderaererden, Kelly e tanti altri avversari. Facevo la spola tra lo studio e la telescrivente e, infine, è arrivata la notizia: “Saronni si aggiudica perdistacco la Milano-Sanremo’’.

    Sarebbe stato, lo scorso weekend, il momento ideale per ritrovare il sorriso, ma l’ombra della guerra in Ucraina resta sempre con noi. Dalle ultime notizie, gli sfollati sono quasi 10 milioni ed i russi bombardano anche ospedali, scuole e supermercati. Nonostante tutto, si continua a parlare di pace. I più ottimisti dicono tra dieci giorni, altri a fine maggio.

    Ripercussioni in Italia

    La guerra in Ucraina sta già complicando la già complicata vita dell’Italia. Molti prodotti come pane, concimi e carne hanno subito notevoli aumenti, per non parlare del gas e della benzina che ha superato i due euro. Sul prezzo della benzina, molti automobilisti ci ridono su e sperano che i prezzi ritrovino una certa normalità. L’unica soluzione è trovare al più presto un accordo tra Russia e Ucraina. Sono momenti difficili per tutti perché abbiamo lottato prima contro il Covid e, quando pensavamo di poter tornare a vivere, è scoppiata la guerra.

    La settimana scorsa vado a fare la spesa al solito supermercato e inizio dal bancone del pesce perché generalmente è sempre affollato. L’addetta non c’era. Si trovava a qualche decina di metri, intenta a parlare con un’anziana signora molto distinta, sicuramente sopra la novantina, accompagnata da una giovane signorina italiana che poteva essere sua nipote o la badante. Si avvicina al bancone e con lo sguardo scorre da destra a sinistra, osservando le varie specie di pesci. Sicuramente sarà rimasta colpita dai prezzi. A parte lo sgombro, i prezzi degli altri pesci si aggiravano sui venti euro o li superava. Non ha comprato niente, ma era contenta di ritrovarsi tra la folla degli avventori. La ritrovo al bancone dei salumi e formaggi e fa la stessa operazione: scorre con lo sguardo da destra a sinistra, alza la testa e non compra niente. Stessa cosa al mercato pubblico. Mi fermo dal solito venditore che mi consiglia di fare delle provviste perché forse lunedì non resterà nulla da comprare.

    Siamo disperati? Non ancora. Ci ha fatto sorridere Berlusconi che, con l’arrivo della primavera, ha deciso di impalmare la sua giovanissima fidanzata. Sessanta invitati, tra cui Salvini. E Forza Italia è in fermento.

    Condividi
  • L’opinione di Claudio Antonelli: Vladimir Putin e la “reductio ad Hitlerum”

    L’opinione di Claudio Antonelli: Vladimir Putin e la “reductio ad Hitlerum”

    Fascismo e nazismo sono fenomeni storici che hanno tirato da lunga pezza le cuoia, ma ad essi non sono mai stati concessi i funerali perché sui loro cadaveri sono in molti a pasteggiare. Infatti, contro i fantasmi del “fascismo” – abbreviazione di “nazifascismo” – le élite e le masse sono impegnate in continui esorcismi, denunce, crociate. La “reductio ad Hitlerum” ossia il giocare la carta nazista, asso piglia tutto, è irresistibile per gli amanti del bene assoluto. E così le bocche dei difensori della civiltà denunciano con ardore l’Hitler del giorno.

    Nell’attribuzione delle parti, Putin avrebbe potuto incarnare Stalin, Ivan il terribile, Pietro il Grande – suoi connazionali – o il mongolo Genghis Khan. No, Putin è il nuovo Hitler (“Putler”) che vuole “fascistizzare” anzi “nazificare” Russia e Ucraina. Lo hanno stabilito sceneggiatori e direttori di scena; e inoltre i caricaturisti scansafatiche: basta mettere il ciuffetto e i baffetti al nemico assoluto.

    “The Economist” è stato tra i pochi ad accusarlo, invece, di “stalinizzare” la Russia. Da parte sua Putin ha dichiarato di voler “denazificare” Kiev. Ha inoltreequiparato le sanzioni occidentali contro la Russia ai pogrom antisemiti di ieri.

    L’Olocausto è stato tirato in ballo. Dopo il falso annuncio che gli aerei russi avevano bombardato il memoriale dell’Olocausto ‘Babyn Yar’ di Kiev, il presidente ucraino Zelensky, ebreo, aveva lanciato un appello a tutti gli ebrei del mondo affinché si svegliassero, perché “il nazismo è nato nel silenzio”. Giorni dopo, rivolgendosi per via telematica alla Knesset, Zelensky ha detto che Putin, da autentico Hitler, è per la “soluzione finale”. In Israele hanno immediatamente reagito giudicando il confronto con l’Olocausto scandaloso e, io aggiungerei, blasfemo.

    Con i nefasti eventi che sconvolsero l’Europa nella prima metà del secolo scorso, il manicheismo “buoni/cattivi”, “angeli/demoni”, “luci-tenebre” attinse l’apice, trasformando il termine “fascista” in sinonimo di “male assoluto”. Al giorno d’oggi ci si serve di “fascismo”, “fascista”, “nazismo”, “nazista” senza correlazione col fascismo e il nazismo storici, ma semplicemente per infamare l’avversario di cui si denuncia il carattere obbrobrioso e la sua non appartenenza al genere umano. È un linguaggio ormai obbligato…

    Dopo la sconfitta dell’Asse, ci si aspettava che il mondo entrasse in una fase di pace universale. Ma non fu così. Il condizionamento mentale, morale e politico, operato da quel tragico periodo, è mantenuto da allora vivo e fremente grazie all’attivismo, da stakanovisti del bene, degli autonominatisi eredi morali dei vincitori di allora; attraverso cerimonie, riti, rimembranze e fioritura di mitologie hollywoodiane, celebranti il bagno di sangue in cui annegò quel lontano male assoluto, che però – tutti ne sono convinti – continuamente riemerge, si reincarna, si metamorfosa…

    L’intera Europa, pacificata e unificata, si mette in festa ogni anno nel ricordo delle date decisive della seconda guerra mondiale – guerra civile europea – con i suoi massacri, i suoi lutti, i suoi odi, i suoi bombardamenti, il suo tremendo spirito divisivo. Si torna ogni volta a demonizzare i tedeschi e a celebrare quel lieto fine chesi tradusse anche, non dimentichiamocelo, nella divisione della Germania in due tronconi, nella perdita delle terre del nord-est adriatico per noi, e nella miseria economica, politica e morale piombata sui paesi europei schiavizzati dall’URSS.

    Io penso invece che sarebbe tempo di cambiare vocabolario e di chiamare i nostri nemici col loro vero nome. Smettiamola, insomma, di usare un vocabolario rimasto bloccato agli eventi di quasi un secolo fa: Hitler, nazisti, fascisti… La seconda guerra mondiale è finita. E speriamo che non ve ne sia una terza, ad opera questa volta dei vincitori della seconda, russi e americani, in mortale conflitto tra loro.

    Condividi
  • Biden prepara il suo viaggio in Europa

    Biden prepara il suo viaggio in Europa

    Bruxelles approva la “bussola strategica”. L’Unione europea mette sul tavolo sanzioni energetiche contro gli invasori

    NEW YORK – Joe Biden pressa gli alleati in vista degli incontri bilaterali previsti nei prossimi giorni in Europa (sarà al vertice della Nato ed al Consiglio europeo sull’Ucraina il 24, prima di recarsi in Polonia il 25). È durata un’ora, lunedì, la telefonata del presidente americano con i leader europei, tra i quali il premier italiano Mario Draghi. Oltre al supporto alla popolazione civile ucraina, il presidente Usa punta a un ulteriore inasprimento delle sanzioni alla Russia. Inoltre gli Stati Uniti hanno promesso a Kiev i sistemi di difesa antimissile chiesti dall’Ucraina, inclusi quelli di fabbricazione sovietica e gli S-300. L’Ue torna a insistere, invece, sulla difesa comune.

    Borrell: bussola strategica “momento storico”. L’adozione della bussola strategica – che istituisce la capacità di schierare rapidamente fino a 5mila soldati per diversi tipi di crisi – è un “momento storico: è una svolta per l’Ue come ente che fornisce sicurezza. L’adozione è un segnale molto forte di unità e determinazione e arriva in un momento chiave. Questa non è una risposta alla guerra in Ucraina, abbiamo cominciato a lavorarci due anni fa, ma il momento è tempestivo”, ha detto l’Alto rappresentante della politica estera Ue, Josep Borrell. Borrell si è detto convinto che Putin stia usando i profughi come un’arma di pressione, mandandone il più possibile: “Non ha distrutto le infrastrutture, ma ha distrutto le città per terrorizzare i civili e farli scappare. Siamo pronti ad aiutarli tutti”.

    Petrolio russo nel mirino dell’Ue. I Ministri degli Esteri dell’Ue stringono sulle sanzioni al settore energetico russo. Ma la strada dell’autosufficienza è ancora lunga, come ha fatto rilevare il vicepremier russo Aleksandr Novak. “È impossibile” per l’Europa al momento, ha detto, fare a meno del gas russo.

    Avvertimento di Mosca agli Usa. Intanto il Ministero degli Esteri russo ha convocato l’Ambasciatore americano John J. Sullivan e gli ha consegnato una nota di protesta contro i commenti “inaccettabili” di Biden su Putin (“È un criminale di guerra”), minacciando una “rottura dei rapporti”.

    Zelensky: dopo un accordo ci vorrà referendum. Il presidente ucraino Zelensky è tornato ad alzare la voce: “Non possiamo accettare ultimatum dalla Russia”. In particolare, Kiev ha chiarito che non accetterà alcun compromesso sull’integrità territoriale e sulla sovranità del Paese, ha specificato il negoziatore ucraino Mykhaylo Podolyak alla Bbc. La resistenza ucraina all’invasione, ha affermato Podolyak, ha costretto la Russia “a valutare in modo più adeguato la realtà” della situazione, il che ha contribuito a incoraggiare “una sorta di dialogo”. Un eventuale accordo con la Russia, secondo Zelensky, dovrà essere ratificato da un referendum popolare. E comunque l’Ucraina dovrà beneficiare della garanzia di alcuni Paesi Nato.

    Condividi
  • De Gustibus di Alessandra Cori: guerra in Ucraina

    De Gustibus di Alessandra Cori: guerra in Ucraina

    I venti di guerra, che ormai da giorni soffiano sull’Ucraina, e le conseguenti sanzioni economiche imposte alla Russia di Vladimir Putin fanno infiammare i prezzi delle materie prime, da quelle energetiche come gas e petrolio, che alimentano il “caro bollette” e il “caro benzina”, fino a quelle alimentari, che rendono più oneroso l’acquisto di beni di prima necessità come pane e pasta.

    Infatti, i rincari record delle materie prime energetiche e agricole si devono a tanti fattori ma le ripercussioni sono diventate ormai evidenti anche ai consumatori finali, dopo diversi mesi di incremento “silenzioso”.

    Poche settimane fa l’agroalimentare italiano festeggiava il superamento dello storico traguardo di 50 miliardi di euro di export e ora deve fare i conti non solo con l’aumento dei costi di produzione, ma anche con il conflitto tra Russia e Ucraina.

    Lo scoppio del conflitto si è inserito in un contesto di tensioni sui mercati dei cereali che non si vedeva dalla precedente crisi dei prezzi del 2007-2008. Queste tensioni vedono l’Italia particolarmente vulnerabile a causa della sua dipendenza dall’estero proprio per gli approvvigionamenti di grano e mais con i quali si fanno le nostre paste e i nostri biscotti o con i quali si nutre il bestiame.

    Dalle più recenti analisi effettuate dopo lo scoppio delle ostilità, risulta che frumento tenero, frumento duro e mais hanno raggiunto, sia in Italia che all’estero, quotazioni mai toccate prima. Non tutto però è riconducibile direttamente alla guerra, che certamente ha aggravato soprattutto le dinamiche alla base della fiammata che varia a seconda del prodotto.

    Il grano duro, per esempio, aveva già raggiunto il suo prezzo massimo a dicembre 2021. In questo caso, l’instabilità era stata determinata principalmente dal vuoto d’offerta che si era creato dopo il crollo dei raccolti in Canada (-60%), principale esportatore mondiale e il calo registrato da altri importanti Paesi produttori. Nelle forniture globali di grano duro, il ruolo del conflitto fra Russia e Ucraina sembra praticamente inesistente, visto che la produzione è concentrata in Europa, Canada, Usa, Turchia e Algeria.

    Tuttavia non si può non tenere conto che Russia e Ucraina sono i più grandi esportatori mondiali di grano (insieme rappresentano circa il 30% delle esportazioni globali), di mais (circa il 20%) e di olio di semi (per quasi l’80%). È vero che l’Italia, per quanto riguarda ad esempio il grano, produce il 65% circa del fabbisogno destinato al mercato interno, ma per il restante 35% dipende proprio dai paesi coinvolti in questa crisi politica.

    A questo punto non è difficile prevedere che a breve, e in qualche caso addirittura in brevissimo tempo, assisteremo ad un diffuso aumento dei prezzi di pane e pasta, che in Italia rappresentano una gran parte dei consumi alimentari quotidiani. Basti pensare che il consumo pro capite di pasta sfiora i 25 chili l’anno fra i cittadini italiani.

    Inoltre, il rincaro di altri prodotti che l’Italia importa dai paesi coinvolti nel conflitto, come il mais e le farine di cereali o soia, utilizzate prevalentemente per l’allevamento degli animali, non potranno che incidere negativamente sulla formazione del prezzo finale per i consumatori.

    Dunque, carni, latte e derivati finiranno per costare inevitabilmente un po’di più nel medio e lungo periodo. Fra gli addetti ai lavori si parla della necessità di trovare nella crisi un’opportunità. Questa va ricercata necessariamente in una maggiore indipendenza alimentare italiana esattamente come il Paese sta cercando una maggiore indipendenza energetica grazie ai recenti provvedimenti che il governo ha adottato e continua a adottare.

    La guerra, incidendo sulle notevoli importazioni di cereali da Russia e Ucraina porta ad una riduzione degli approvvigionamenti e a un aumento dei prezzi e, di conseguenza, suggerisce la necessità di diventare più autosufficienti da questo punto di vista, dato che i terreni agricoli per coltivare cereali nel Bel Paese certo non mancano. Ciò non solo per non dipendere dall’estero, almeno dal punto di vista alimentare, ma anche per produrre prodotti tipici realmente italiani e non solo “lavorati” in Italia, con la pretesa paradossale poi di proteggere il Made in Italy.

    Condividi
Online Shopping in BangladeshCheap Hotels in Bangladesh