Il Primo Ministro corre ai ripari dopo l’arrivo di migliaia di Haitiani irregolari
Nel frattempo il Québec, ‘preso d’assalto’ al valico di Saint-Bernard-de-Lacolle, ha stanziato 2.5 milioni $ e si appresta a distribuire 5 mila assegni sociali ai richiedenti asilo
Ottawa – Il Canada resta un Paese aperto e accogliente, dal cuore grande e da sempre sensibile ai bisogni dei più deboli. Ma ci sono delle regole che non possono essere baypassate, nemmeno dai richiedenti asilo. Umanità sì, ma non a scapito di procedure di accoglienza efficaci e collaudate. È questo il senso delle parole del Primo Ministro, Justin Trudeau, che nei giorni scorsi ha ‘richiamato all’ordine’ i profughi haitiani che nelle ultime settimane hanno attraversato illegalmente la frontiera canadese in cerca di asilo. Una mezza marcia indietro di chi, smarcandosi dalle posizioni anti-immigrazione di Trump, aveva forse esagerato con le promesse di accoglienza.
IL TWEET CONTRO IL TRAVEL BAN DI TRUMP – Lo scorso gennaio, dopo la firma del presidente degli Stati Uniti del “travel ban” per limitare l’accesso negli Stati Uniti ai cittadini di sei paesi a maggioranza musulmana e ai rifugiati, Trudeau aveva tweettato: “A tutti coloro che scappano dalle persecuzioni, dal terrore e dalla guerra, il Canada vi darà il benvenuto, indipendentemente dalla vostra fede. La diversità è la nostra forza”.
UN ESODO DI OLTRE 11 MILA “IRREGOLARI” – E gli immigrati lo hanno preso in parola: dall’inizio dell’anno si stima che più di 11.300 persone, per l’85% Haitiani, abbiano attraversato a piedi il confine tra il Canada e gli Stati Uniti. Prendendo d’assalto il valico quebecchese di Saint-Bernard-de-Lacolle. Un esodo che ha conosciuto un picco nei mesi di luglio e agosto, quando si sono registrati aumenti del 300%. Peccato, però, che lo hanno fatto in maniera illegale, attraverso località remote e non custodite, senza cioè passare per i posti di polizia preposti al confine. Mettendo in crisi il sistema di accoglienza canadese. Tanto che lo Stadio Olimpico di Montréal è stato adibito ad accampamento temporaneo. E la Commissione canadese per Immigrazione e Rifugiati ha parlato apertamente di situazione “insostenibile”.
VISTO USA PER GLI HAITIANI IN SCANDENZA – Alla base di questa ‘onda anomala’ haitiana, il Visto in scadenza negli Usa. Dopo il terremoto del 2010, infatti, negli Stati Uniti sono arrivate circa 58 mila persone da Haiti: lo status di protezione temporanea, però, scade a gennaio 2018 e, se l’amministrazione di Trump decidesse di non prorogarlo, sarebbero costretti a fare ritorno nell’isola caraibica. Da qui il viaggio della speranza irregolare in Canada.
LA MARCIA INDIETRO LIBERALE – Fenomeno a cui Trudeau ha deciso di porre un freno: “La nostra è una società aperta e accogliente – ha detto il leader liberale, di passaggio a Montréal – perché i canadesi hanno fiducia nel nostro sistema di immigrazione e nelle nostre leggi”. Da qui l’avvertimento: “Non ci sarà alcun vantaggio nell’entrare in Canada in modo irregolare”. Quindi l’affondo finale: “Dovete seguire le regole, e ce ne sono tante”. Ma non ha escluso la possibilità di accordare dei permessi di lavoro temporanei, come richiesto dalla Ministra dell’Immigrazione quebecchese, Kathleen Weil.
LA MISSIONE DI DUBOURG A MIAMI – Per spiegare meglio il concetto, il deputato liberale Emmanuel Dubourg è volato a Miami per incontrare la comunità haitiana: “La disinformazione resta il principale nemico da combattere”, ha affermato il parlamentare di Bourassa, che poi ha spiegato: “I messaggi sui social media suggeriscono che il governo canadese garantisce ai richiedenti asilo un libero accesso al Canada. Questo è assolutamente falso e induce le persone a prendere decisioni sbagliate”.
CONSERVATORI ALL’ATTACCO – Naturalmente, in vista delle elezioni nel’ottobre 2019, il Partito Conservatore è già partito all’attacco: “Il nostro sistema di accoglienza è nel caos – ha dichiarato la deputata conservatrice Michelle Rempel –: penso che questo dipenda soprattutto dai messaggi inconsistenti usciti dalla fabbrica comunicativa personale di Trudeau”.
2.5 MILIONI $ IN ASSEGNI SOCIALI – Sotto pressione, nel frattempo, è finito anche il governo Couillard, che ha stanziato 2.5 milioni $ per i richiedenti asilo: dal 30 agosto al 1º settembre saranno distribuiti quasi 5 mila assegni sociali al Palazzo dei Congressi di Montréal, ovvero 623 $ per ogni rifugiato. Una procedura abituale per chi fa domanda di asilo, ha specificato il Ministro quebecchese del Lavoro e della Solidarietà sociale, François Blais, ma che non ha mitigato le critiche delle opposizioni (perplessità sia da Jean-François Lisée del Parti Québécois che da François Legault della Coalition avenir Québec), che si chiedono quale impatto possa avere questo provvedimento sulle tasche dei cittadini della Belle Province.