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  • Justin Trudeau chiede scusa agli Italo-Canadesi

    Justin Trudeau chiede scusa agli Italo-Canadesi

    Il MEA CULPA del Primo Ministro in Parlamento

    «NOI CI SCUSIAMO»

    La mozione è stata approvata all’unanimità, appoggiata anche dagli altri leader dei partiti in Parlamento: Erin O’Toole (PCC), Marie-Hélene Gaudreau (PQ), Jagmeet Singh (NDP) ed Elisabeth May (Verdi). Ecco il video degli interventi.

    OTTAWA – Il 27 maggio resterà una data storica per la Comunità Italo-Canadese. Alle ore 10:05, il Primo Ministro del Canada, Justin Trudeau, ha offerto le scuse ufficiali, in Parlamento, per l’internamento indiscriminato e ingiustificato perpetrato dalla autorità di Ottawa ai danni degli Italo-Canadesi, durante la Seconda Guerra Mondiale.

    Nel suo intervento alla Camera dei Comuni, Trudeau ha raccontato la storia di un Italo-Canadese, Giuseppe Visocchi, arrestato in occasione di un matrimonio sulla strada Dante, a Montréal, nel 1940. Il Primo Ministro ha illustrato così il danno arrecato alla Comunità italiana del Canada durante quel periodo buio della storia. Gli Italo-Canadesi arrestati furono internati a Petawawa, Kanaskakis, Kingston o Fredericton come “Nemici dello Stato”. “La politica dell’internamento è stata ingiusta», ha aggiunto Trudeau. «In alcuni casi l’internamento è durato pochi mesi, altri sono stati detenuti per anni, ma gli impatti si sono fatti sentire per tutta la vita». Nel caso del Signor Visocchi, l’internamento è durato due anni. “Due anni durante i quali i suoi sette figli avevano bisogno del padre – ha sottolineato Trudeau – : due anni durante i quali sua moglie non sapeva come sarebbe riuscita a nutrirli ed a prendersi cura di loro. Due anni durante i quali questa madre ha dovuto resistere da sola, senza soldi, e incapace di chiedere aiuto ai familiari per paura di rappresaglie”. Trudeau ha concluso il suo intervento ringraziando gli Italo-Canadesi per il loro contributo allo sviluppo della società canadese. «A tutti gli Italo-Canadesi che arricchiscono le nostre Comunità, da St. John’s a Vancouver, da Montréal all’estremo Nord, il vostro esempio ci ricorda che la diversità sarà sempre la nostra forza. Il coraggio, la resilienza e la ferma convinzione che insieme siamo più forti», ha detto in francese, inglese e italiano.

    Il 14 aprile scorso, il leader liberale si era impegnato nella Camera dei Comuni a “corregge questo torto perpetrato nei confronti della Comunità italiana”, in risposta ad un’interrogazione parlamentare del deputato Italo-Canadese Angelo Iacono.

    Un gruppo di Italo-Canadesi internati nel campo di Fredericton, 1941.
    FOTO: GLENBOW ARCHIVES

    Oltre 600 Italo-Canadesi – ricordiamolo – furono internati nei campi di concentramento (come quello tristemente noto di Petawawa, in Ontario), dopo che nel 1940 l’Italia decise di allearsi con la Germania e di entrare in guerra contro gli Alleati. Molti di loro avevano il passaporto canadese e alcuni erano addirittura nati in Canada. Senza alcuna specifica accusa e senza un giusto processo. Colpevoli solo di essere di origine italiana. Salvo poi essere liberati senza alcun risarcimento per i beni confiscati. In tutto il Paese, circa 31 mila Italo-Canadesi finirono sotto la stretta sorveglianza della Gendarmeria Reale del Canada (RCMP), perché “stranieri nemici”. Costretti ad affrontare sofferenze, angherie, vessazioni e discriminazioni.

    «I Canadesi di origine italiana – aveva dichiarato Trudeau in Parlamento il mese scorso – subiscono discriminazioni persistenti e stereotipi legati agli errori commessi dai nostri governi e dalle nostre istituzioni del passato che continuano a perseguitarli anche oggi”. “Giovedì – ha twittato qualche giorno fa il Primo Ministro – ho avuto degli incontri virtuali con alcune famiglie di Italo-Canadesi internati durante la Seconda guerra mondiale. Abbiamo parlato di questo momento oscuro della storia del Canada e di come la Comunità Italo-Canadese abbia sopportato per troppo tempo il peso di questa ingiusta politica”. “I Canadesi di origine italiana – ha poi aggiunto Trudeau in una nota ufficiale – hanno dato Un immenso contributo sociale, economico e culturale al nostro Paese. Non possiamo cancellare i nostri fallimenti passati, ma, presentando queste scuse, ci auguriamo di contribuire a rendere giustizia a chi ha sofferto e fare in modo che le lezioni apprese non siano dimenticate».

    Dopo 81 anni, il governo liberale ha posto rimedio ad una grave ingiustizia, visto che ad ordinare l’internamento era stato il Primo Ministro dell’epoca, il liberale Mackenzie King. Saldando, così, un debito con la storia e rimarginando una cicatrice che non si è mai completamente cicatrizzata.

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  • Un albero per ricordare gli Italo-canadesi internati

    Un albero per ricordare gli Italo-canadesi internati

    FOTO: RCMP (Serghe Gouin)

    Ottawa – La Gendarmeria Reale del Canada (RCMP/GRC) ha voluto esprimere il proprio rammarico ufficiale per la vicenda degli internati italiani, con una cerimonia a Ottawa in ricordo dei 600 italo-canadesi che furono rinchiusi nei campi d’internamento ai tempi della Seconda Guerra Mondiale. Nel 1940, infatti, dopo aver dichiarato guerra alla Germania ed ai suoi alleati, Italia compresa, il governo canadese dichiarò 31 mila italo-canadesi “nemici stranieri”. E tra questi, la Gendarmeria ne internò 600 a Petawawa, in Ontario. La cerimonia – che si è tenuta il 18 settembre scorso al ‘Canadian Police College’ e che si è conclusa con la piantagione di un acero, come simbolo del viaggio degli immigrati/internati – ha visto la partecipazione di circa 200 persone, più di 100 famiglie provenienti solo da Montréal. Tra le personalità politiche canadesi presenti David Lametti, deputato di LaSalle-Émard-Verdun. La cerimonia è stata organizzata da due italo-canadesi che oggi si trovano sui “lati opposti del fiume”: James Malizia, Vicecommissario RCMP con delega alla sicurezza nazionale, e Joyce Pillarella, storica orale. Entrambi nipoti di immigrati internati: Nicola Doganieri e Nicola Germano. Con il particolare, paradossale ma profondo e significativo, che oggi, 78 anni dopo, James è il vicecapo della RCMP. Quella stessa che aveva proceduto ad arresti sommari ed arbitrari. Anche contro suo nonno. E che oggi esprime tutto il suo rammarico (e non le scuse, perché a impartire gli ordini dei rastrellamenti è stato il governo). È il cerchio che si chiude. Per un finale a lieto fine. Manca ancora un ultimo passaggio. Nel 2013 il Comune di Montréal ha aperto un solco, proclamando il 10 giugno come “Giornata ufficiale della commemorazione dell’internamento dei membri della Comunità italiana”. Ora manca l’ultimo sigillo, quello più atteso e risolutore: le scuse ufficiali, formali ed in Parlamento, da parte del governo federale del Canada. Per riscattare definitivamente una pagina nera della storia italo-canadese. (V.G.)

    Il Vicecommissario James Malizia, la storica orale Joyce Pillarella e la Commissaria Brenda Lucki con le foto dei nonni internati: Nicola Doganieri (nonno di James) e Nicola Germano (nonno di Joyce)  FOTO: RCMP (Serghe Gouin)
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