Tag: Partito Liberale

  • Guillet: “Liberali incompetenti o in malafede”

    Guillet: “Liberali incompetenti o in malafede”

    La dura presa di posizione dell’ex Imam che sfida il partito che venerdì scorso lo ha escluso dalla corsa per la contea di St-Léonard/St-Michel

    Montréal – Dopo l’esclusione a sorpresa per le frasi antisemite e antisraeliane denunciate da “B’nai Brith”, un influente organismo internazionale che difende i diritti degli ebrei, Hassan Guillet non fa nessuna marcia indietro. Anzi, passa al contrattacco, accusando apertamente il Partito Liberale del Canada di “incompetenza o, peggio, malafede”. “Sapevano già dei miei post su Facebook, come mai se ne sono accorti solo ora?”: questa l’accusa dell’ex Imam, che mercoledì ha spiegato le sue ragioni convocando un’affollata conferenza stampa nel suo ufficio elettorale su Jean-Talon Est. “Sono due anni che il partito può avere accesso ai miei account sui social: un partito con la forza e la reputazione del Partito Liberale del Canada non può dirmi che non ne era a conoscenza, non può dirmi che non ha fatto le dovute verifiche prima di sollecitare la mia candidatura”. Guillet ha raccontato tutte le tappe della vicenda, con tanto di data e ora, spiegando come, insieme allo stesso partito (che lo ha contattato per la prima volta nel novembre 2017), avesse messo a punto un piano di azione per contrastare le accuse di antisemitismo. Fino al 30 agosto scorso, quando i vertici del PLC gli hanno dato l’aut-aut: “O ti dimetti per motivi personali oppure saremo noi a revocare la tua candidatura”. Un diktat che Guillet ha respinto al mittente, contestando al partito i modi ed i tempi di una “scelta unilaterale”, scelta che mette a repentaglio il “dialogo tra la Comunità israeliana e quella musulamana”, oltre che l’ “armonia sociale” nel suo complesso. E poi ha aggiunto: “C’è stata una pressione sul PLC revocasse la mia candidatura? Di formazione sono ingegnere e avvocato, non faccio speculazioni, preferisco basarmi sui fatti: è vero che alcune persone della Comunità italiana erano a disagio con la mia candidatura, ma dovreste fare questa domanda a chi ha preso questa decisione in seno al Partito Liberale del Canada”. Per l’immediato futuro, Hassan Guillet non ha ancora sciolto le riserve: la richiesta al PLC di tornare sui suoi passi è destinata a cadere nel vuoto. Con la campagna elettorale ormai alle porte, lo scenario più realistico, a questo punto, è che l’ex Imam continui candidandosi come indipendente: “Certamente non abbandonerò le migliaia di persone che credono in me e chiedono un vero cambiamento”. Una scelta forte, che senza dubbio gli permetterà di accaparrarsi il voto della folta Comunità araba di St-Léonard/St-Michel. (Vittorio Giordano)

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  • La Comunità italo-canadese ormai è adulta

    La Comunità italo-canadese ormai è adulta

    IL PUNTO di Vittorio Giordano

    In occasione delle primarie del Partito liberale del Canada nella circoscrizione di St-Léonard/St-Michel, tra le più “italiane” del Canada, la Comunità italo-canadese ha subìto una sconfitta storica. Inutile cercare alibi o giustificazioni esterne: il primo errore, imperdonabile, è stato quello di esprimere due candidature. In questo modo, il voto italo-canadese si è diviso, favorendo il terzo candidato, votato in blocco dalla Comunità araba di Montréal. Tra i due litiganti, ha goduto il terzo ‘incomodo’, scaltro nell’approfittare delle divisioni della nostra Comunità, per dare scacco matto ed aggiudicarsi una contea appannaggio degli italo-canadesi dal 1984. Erano 35 anni, infatti, che la Comunità italiana esprimeva un candidato, poi puntualmente eletto alle elezioni federali. La circoscrizione di Saint-Léonard/St-Michel è sempre una roccaforte liberale (anche grazie anche al voto italo-canadese) dalla sua costituzione nel 1984 ed è stata rappresentata negli anni da Alfonso Gagliano, Massimo Pacetti e Nicola Di Iorio. Detto questo, se la Comunità italo-canadese si è data la zappa sui piedi, il Partito Liberale non è apparso super-partes. In primo luogo, non ha controllato che tutte le persone in fila fossero effettivamente registrate e avessero perciò ‘diritto di voto’. Non sono da escludere a priori, infatti, strategie ostruzionistiche di chi si è messo in fila al solo scopo di rallentare le procedure di voto. In secondo luogo, il partito liberale non ha trattato allo stesso modo due fasce sociali deboli, come le mamme e gli anziani: a causa dei bambini piccoli, molte mamme, spesso accompagnate da coniugi e familiari, hanno potuto usufruire di una ‘corsia preferenziale’, mentre molti anziani, sia uomini che donne, sono stati costretti a fare la fila senza che il partito, tanto comprensivo e accomodante con le mamme, si scomodasse per fornire loro una sedia. Una disparità di trattamento clamorosa. Tanto che molti anziani, stanchi e affaticati dall’estenuante attesa, hanno alzato bandiera bianca rinunciando ad un loro legittimo diritto. Tra coloro che sono riusciti ad arrivare alle urne, in molti sono stati respinti perché non erano in possesso di un documento d’identità munito di fotografia. Ignorando – ci auguriamo in buona fede – che molti anziani con più di 75 anni, come prevede la legge provinciale, non sono tenuti ad avere una foto sulla loro carta malattia. La cosa più grave, però, è che il partito ha convocato i membri iscritti al partito entro il 30 aprile soltanto via email, ‘discriminando’ di fatto chi non era in possesso di un indirizzo di posta elettronica. In questo modo, infatti, in molti non hanno saputo in tempo delle primarie e in tanti non hanno potuto conoscere la normativa che disciplina la partecipazione al voto delle primarie liberali. Ora gli italiani, delusi dal Partito Liberale che hanno sempre votato ‘a prescindere’, hanno due possibilità per esprimere il loro malcontento alle elezioni federali del 21 ottobre: disertare le urne, oppure votare in blocco per l’unico candidato italiano (ad oggi) in lizza, ovvero Ilario Maiolo del Partito Conservatore. La sensazione è che, dopo decenni di convinta militanza e ossequiosa lealtà, gli italo-canadesi siano pronti a voltare le spalle al Partito Liberale optando per un candidato che parla la loro stessa lingua e condivide la loro stessa storia e cultura. In questo modo la Comunità Italiana dimostrerebbe di essersi emancipata, di essere diventata ‘adulta’, recidendo il cordone ombelicale con un partito che ha commesso l’imperdonabile errore di dare per scontato, acquisito e sicuro il suo prezioso voto. Che magari, il 19 ottobre, sarà decisivo.

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  • Gli italo-quebecchesi festeggiano Lametti

    Gli italo-quebecchesi festeggiano Lametti

    Una sessantina di esponenti della Comunità si sono riuniti per rendere omaggio al nuovo Ministro, accompagnato per l’occasione da un leader storico del Partito Liberale del Canada, Ralph Goodale, attuale Ministro della Sicurezza Pubblica

    Il Ministro David Lametti con i Marchigiani di ALMA Canada

    Montréal – Un brindisi con vino rigorosamente ‘made in Italy’ per salutare la nomina di David Lametti a Ministro della Giustizia e Procuratore Generale del Canada. Una nomina inaspettata, ma più che meritata, che ha riempito di orgoglio la Comunità italo-montrealese. Tanto che il 18 gennaio scorso, poche ore dopo la splendida notizia, una sessantina di connazionali si sono ritrovati negli uffici della Camera di Commercio Italiana in Canada, nel cuore di Montréal, per abbracciare David Lametti.  Un grande giurista, che ha tutte le carte in regola per diventare anche un grande politico: eletto per la prima volta nella contea di LaSalle—Émard—Verdun nel 2015, Lametti è già stato segretario parlamentare, prima al Ministero del Commercio Internazionale e poi a quello dello Sviluppo Economico. Fino al grande salto alla guida del Ministero tra i più “pesanti” del governo. A stringergli la mano, tra gli altri, sono stati: Camillo D’Alessio, ex presidente di Alma Canada, e Fausta Polidori, direttrice Alma e Consultrice per la Regione Marche in Nord America; il Console d’Italia a Montréal, Lorenzo Solinas; la Presidente del Comites, Giovanna Giordano; il presidente della Fondazione Comunitaria italo-canadese, Tony Loffreda; Mario Galella, ex dirigente della Banque Laurentienne; Pino Asaro, ex presidente del Congresso Congresso Nazionale degli Italo-Canadesi (Regione Québec); Dominic Diaco, presidente della CIBPA; Patricia Occhiuto di ‘Mini Italia’; i consiglieri comunali Patrizia Lattanzio (Saint-Léonard) e Francesco Miele (Saint-Laurent), oltre all’ex deputata provinciale, Rita de Santis. Tutti ospiti di Emmanuel Triassi (via skype) e Danielle Virone, rispettivamente presidente del cda e direttrice generale della Camera di Commercio. Con Lametti anche un decano del Partito Liberale, un esponente tra i più longevi e apprezzati: Ralph Goodale, eletto per la prima volta in Parlamento nel 1974 a soli 24 anni nel distretto di Regina — Wascana, oggi Ministro della Sicurezza Pubblica e della Protezione Civile. “Non mi aspettavo affatto questa nomina: è stata una bella sorpresa”, ha esordito il neo Ministro della Giustizia, che poi ha rivelato: “Quando il Primo Minsitro mi ha convocato nel suo uffico per comunicarmi la nomina, è passato qualche secondo prima che sia riuscito a rispondere”. “Vi ringrazio per la fiducia che avete riposto in me fin dall’inizio : farò del mio meglio per rendere onore alle nostre tradizioni e ai sacrifici dei nostri genitori. È una nomina che sognavo, magari non adesso, ma nella carriera di un giurista diventare Ministro della Giustizia è il massimo. Sono contentissimo, ma so già che ci sarà tanto lavoro da fare. Sicuramente la Giustizia occupa un ruolo molto importante nel governo e poi io ricopro due funzioni: sono il Ministro della Giustizia, che è responsabile del funzionamento dell’amministrazione della giustizia federale, e Procuratore Generale, cioè l’avvocato deldel governo. Due ruoli diversi: uno forse più neutro, l’altro più politico”. Ministro o Procuratore, Lametti non dimentica le sue origini: “Ho ricevuto messaggi di auguri su Facebook da parenti e amici nelle Marche, dove ho tanti cugini e due zie. Naturalmente sono tutti contenti”. E poi un aneddoto che si è rivelato profetico: “I miei vengono da un paesino vicino a Fabriano, Cerqueto, frazione del comune di Genga, che è molto vicino a Sassoferrato, dove è nato Bartolo di Sassoferrato, il giurista più conosciuto del Medioevo. Forse si chiude un cerchio: proprio due anni fa sono stato a Sassoferrato dove ho incontrato il Sindaco e scattato una foto col busto di Bartolo E proprio il Sindaco mi ha scritto dicendomi che quella foto, probabilmente, mi ha portato fortuna”. (V.G.)

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